Vivere a Capoverde: la vita di Marco e della sua famiglia

“Fin da ragazzo ho avvertito sempre un certo disagio e disgusto per il ‘Sistema Italia’ e non mi sono mai adattato al 100% né tantomeno ho mai creduto alla vita italiana”.

Così dopo diversi viaggi esplorativi nelle Antille Francesi (Ile de Guadalupe), in Polinesia Francese e a Capoverde, Marco Giandinoto ha optato per quest’ultima meta. Ormai vive da cinque anni sull’Isola di Brava, dove si è trasferito nel 2008 insieme a sua moglie e ai suoi figli.

Sull’isola, Marco ha potuto recuperare un contatto diretto con la natura e soprattutto ha recuperato il “suo tempo”, quello da dedicare alla sua famiglia.

Dal 2012, ha avviato anche l’Hotel Djabraba’s Eco-Lodge, che si erge in una zona panoramica all’entrata della piccola cittadina di Vila Nova Sintra.

“Dal 2008 ad oggi posso dire che la mia vita si sia completamente trasformata a 360 gradi. Con mia moglie Maria abbiamo avuto altri due figli e siamo in attesa del quinto.

Questi anni sono passati velocemente, con continui mutamenti e l’alternarsi di varie esperienze che hanno cambiato il mio carattere, il mio modo di pensare e quelle che sono le priorità della mia esistenza. L’Isola di Brava, dove viviamo, è un luogo particolare, sicuramente non adatto a tutti, bisogna avere una certa predisposizione ed essere pronti a tutto, è un posto dove la natura e gli eventi climatici la fanno da padrone.

Qui il tempo non conta niente, la cosa più importante è il presente ed è quello che viviamo giorno dopo giorno. Nella mia quotidianità ora ho trovato una nuova forma di vita più umana e ho abbandonato il superfluo.

Adesso ho più tempo da dedicare a me stesso e ai miei figli, cosa impossibile in Italia per via di quel frenetico meccanismo della produzione che mi obbligava a vivere in simbiosi con il lavoro, senza soddisfazioni, con tanto stress e lontano dalla famiglia che per me viene sempre al primo posto.

Con i miei figli e con mia moglie Maria ora condivido gran parte della mie giornate, oltre a condividere i lavori nel nostro orto, dove produciamo una parte della frutta destinata all’Hotel e tanti altri piccoli hobby. Ovviamente il lavoro è importante, ma cerco di dargli il giusto posto nella mia vita”.

 

Qual è stato il motivo del tuo allontanamento dall’Italia?

Fin da ragazzo ho avvertito sempre un certo disagio e disgusto per il “Sistema Italia” e non mi sono mai adattato al 100% né tantomeno ho mai creduto alla vita italiana.

Col passare degli anni ho cominciato così quella che, in un’età più matura, sarebbe diventata una ricerca materiale e spirituale di un luogo in grado di trasmettere un’emozione positiva così da placare il mio animo di eterno vagabondo.

Ho cominciato così il mio pellegrinaggio con viaggi esplorativi che mi hanno fatto toccare le Antille Francesi (Ile de Guadalupe), la Polinesia Francese per ben due volte e Capo Verde nel 2001. Durante il periodo invernale viaggiavo e durante il periodo estivo lavoravo.

Non metto in dubbio la bellezza paesaggistica, culturale e culinaria dell’Italia e non mi sento di denigrarla, ma è un dato di fatto che chi ci governa fa di tutto per renderla invivibile, complici anche una parte di italiani che, con il loro modo di fare, hanno fatto sì che si verificasse la situazione in cui il Bel Paese si ritrova adesso.

Di cosa ti occupavi in Italia?

Terminato il Liceo Scientifico ho iniziato a fare, per mia scelta personale, una vita discutibile per molti, compresa la mia famiglia; una vita in cui ho preferito concentrare la parte lavorativa nei mesi compresi tra marzo e settembre puntando a massimizzare le mie entrate e praticando lavori stagionali nella Riviera Ligure, alle volte più di uno contemporaneamente, senza giorni di riposo.

Ho iniziato come aiuto-cuoco in un ristorante, poi sono diventato cameriere di hotel, barman; ho conseguito il Brevetto da Bagnino di Salvataggio che praticavo part-time, poi ancora guardiano notturno. Mestieri formativi, che sono stati per me un’importante fonte di esperienza e conoscenza, che mi hanno aiutato a compiere il grande salto nel 2008, quando ho deciso di andare a vivere a Capo Verde.

 

Cosa significa lasciare tutto e andare via? Quali sono i sacrifici da affrontare?

Quando si sente parlare di “lasciare tutto e andare via” si può avere l’impressione che si scappi da qualche situazione precaria.

Penso che a nessuno di noi italiani espatriati sia stata puntata una pistola alla tempia e sia stato detto: “Devi andare via!”. In realtà ha un significato ben più profondo e nel mio caso si tratta di una volontà estrema di cambiamento radicale.

Si tratta di reinventarsi, rimettersi in gioco con positività e pazienza, perché si sa quello che si lascia, ma non si può avere la certezza assoluta di quello che si troverà. Nel mio caso è stato triste allontanarmi dagli amici e dalla famiglia e ogni tanto, quando mi soffermo a pensare, vengo assalito dalla malinconia, però subito ripenso ai motivi della mia scelta e continuo il mio cammino.

I sacrifici sono una costante in ogni parte del mondo, si fanno sacrifici quando si mettono al mondo dei figli e se ne devono fare degli altri quando si prendono determinate decisioni. Penso che il “sacrificio” di per sé rafforzi le persone ricordando che niente è dovuto, ma te lo devi guadagnare, lottando sempre giorno dopo giorno.

Con che spirito hai affrontato il trasferimento?

La decisione di trasferirmi è nata in accordo con mia moglie Maria, con la quale abbiamo valutato, durante diversi viaggi a Capo Verde, di cambiare le nostre vite e di lasciare il nostro passato alle spalle.

Avendo già due figli ci siamo fatti forza ed abbiamo ponderato la situazione nell’insieme, il nostro legame è diventato più solido e maturo e ci ha portato felicemente dove siamo oggi.

 

Dopo qualche anno, precisamente nel 2012, hai aperto un albergo sull’isola. Raccontaci qualcosa su questo progetto…

Il progetto dell’Hotel Djabraba’s Eco-Lodge è nato molti anni prima della nostra partenza ed è il frutto di nostri continui viaggi in loco dal 2001 in avanti, per capire appieno la realtà locale, la fattibilità del progetto, le possibilità ed i costi di realizzazione.

Chiariti questi punti mi sono reso conto che sull’Isola di Brava mancava una struttura con uno standard più alto, qui infatti il livello delle strutture è abbastanza fatiscente se rapportato agli hotel che troviamo sulle altre isole vicine.

Da qui l’idea di costruire una struttura alberghiera usando solo materiali di qualità che hanno pesato considerevolmente sul costo totale preventivato in partenza, ma che hanno creato un hotel decisamente di un livello superiore. Il progetto architettonico è stato realizzato sulla base di una mia idea che ho plasmato prendendo come esempio l’architettura locale.

L’hotel si erge in una zona panoramica all’entrata della piccola cittadina di VILA NOVA SINTRA ed è suddiviso in 3 piani, di cui solo due adibiti a hotel. Disponiamo attualmente di 8 stanze suddivise tra doppie, singole e triple e due suite totalmente autonome, tutte con entrata privata, bagno, minibar e tv.Al primo piano vi è la zona ristorante/bar con internet point dove serviamo la colazione e, su prenotazione, anche pranzo o cena.

noltre è a disposizione per i nostri ospiti il servizio Rent-a-car e quad, una guida bilingue per i vari percorsi trekking e in futuro ci sarà anche la possibilità di affittare mountain bike. L’intera zona adiacente l’hotel è circondata da un orto in cui coltiviamo piante da frutto ed altro. Dopo un anno o poco più di apertura abbiamo incrementato abbastanza, certo bisogna dire che molto ancora dobbiamo fare per crearci un flusso turistico più continuativo.

Molte sono le agenzie con cui lavoriamo all’estero tra cui Francia, Svizzera, Olanda, Germania e Italia e abbiamo contatti con grossi tour operator stranieri. Il turismo italiano qui a Capo Verde si concentra quasi tutto sulle isole a Nord come Sal e BoaVista, in pochi arrivano fino qua, in percentuale direi che il 5% dei miei clienti è di nazionalità italiana.

Sono sempre contento quando arriva qualche connazionale qui a Brava, perché ho l’opportunità di conversare e parlare l’italiano, di scambiare opinioni e idee e di sapere qualche cosa di più sull’Italia, ottenendo informazioni che non riesco a reperire in rete.

Gli italiani quando viaggiano sono più socievoli e mi piace conoscere le loro storie.

Quali difficoltà burocratiche hai affrontato per l’apertura del tuo hotel?

A livello burocratico ho dovuto fare tutto con molta calma e pazienza, perché Vila Nova Sintra, dove si trova l’hotel, è candidata come cittadina a Patrimonio per l’UNESCO e quindi una palazzina come la mia poteva stonare nell’insieme, perciò mi hanno imposto determinate regole che ho dovuto rispettare.

Una volta presentato il progetto dell’opera, abbiamo aspettato all’incirca un mese ed abbiamo ricevuto la licenza per costruire.

Subito dopo abbiamo formato un’equipe di lavoro selezionata in base alle capacità professionali e finalmente, nel febbraio 2009, abbiamo iniziato con la costruzione dell’hotel. Fino ad oggi il Governo Capoverdiano non mi ha mai sostenuto ed appoggiato, anzi, a volte ho avuto quasi l’impressione che non fossero molto contenti che uno straniero investisse in un’opera di tale importanza sull’isola.

 

Come si vive sull’isola?

L’Isola di Brava si trova a sud dell’Arcipelago di Capo Verde, conta circa 6 mila abitanti. L’economia è basata sull’agricoltura, sulla pesca, sulle entrate provenienti dall’estero e per ultimo sul turismo che si sta sviluppando poco a poco, con miglioramenti operati nei trasporti marittimi e nel settore delle infrastrutture.

Tutti i prodotti alimentari importati subiscono rincari talvolta esagerati e sembra quasi che alcuni commercianti locali se ne approfittino spudoratamente. Sul posto scarseggiano frutta, verdura e legumi, che magari si trovano sulle altre isole e ovviamente, quando arrivano, i prezzi sono inaccessibili per gran parte della popolazione.

La luce e la fornitura dell’acqua sono il maggior problema che affrontiamo tutti i mesi, dati i costi esagerati e le fatturazioni alquanto improponibili.

La qualità dell’aria sull’isola è salubre, non c’è inquinamento ambientale, data anche la scarsa presenza di auto che circolano in loco. La criminalità è quasi inesistente, pochi i casi di furto, ma in aumento casi di violenza domestica, dovuta al forte maschilismo e alla poligamia dei capoverdiani.

L’aspetto negativo riguarda decisamente l’alimentazione, l’elettricità, l’acqua e i trasporti, i cui costi sono indubbiamente troppo alti, il servizio sanitario poi lascia molto a desiderare e ci obbliga a spostarci sulle altre isole per fare analisi di vario tipo, mentre per le urgenze pediatriche abbiamo come punto di riferimento le vicine Isole Canarie.

L’isola ci offre però la possibilità di entrare in contatto con una natura accattivante, fatta di paesaggi idilliaci, insenature dove la tranquillità la fa da padrone, una cultura e tradizioni locali molto sentite e una popolazione molto socievole e affabile.

Il posto ideale per crescere i nostri figli, lontano dalla confusione sociale italiana.

Consiglieresti Capo Verde per un espatrio definitivo? Per che fascia d’età sarebbe perfetta?

Sicuramente consiglierei Capo Verde come destinazione privilegiata per la posizione geografica data dalla vicinanza con le Isole Canarie ed i collegamenti aerei con l’Europa e per l’ottimo potere di acquisto dell’euro, ma anche per i costi di vita in generale più bassi dell’Italia.

Dividerei Capo Verde in due zone completamente distinte e con un target ben definito:

  • Le Isole al Nord, dedicate al turismo di massa si addicono per qualità dei servizi ad un pubblico più maturo, quindi anche ai pensionati.
  • Le isole al Sud, più “ruspanti”, sono l’ideale per le giovani coppie e per chi ha voglia di fare.

Ci sono possibilità di lavoro? E di investimento?

Ci sono alcune buone opportunità di lavoro per chi abbia una buona preparazione universitaria in alcuni campi, come il settore informatico e quello medico.

Per altre tipologie di lavoro si deve tener conto che il governo capoverdiano dà priorità prima ai capoverdiani e poi agli stranieri.

Per quel che riguarda gli investimenti ci sono molteplici opportunità nel campo immobiliare, in quello dei servizi e della ricezione turistica, controindicato però a chi ha un budget limitato.

 

Cos’ha in più rispetto all’Italia e cosa invece manca?

Capo Verde ha un clima e una temperatura stabili tutto l’anno, una buona stabilità politica, un sistema fiscale competitivo e un PIL costantemente in crescita; inoltre stanno aumentando e migliorando i servizi e le infrastrutture pubbliche, grazie anche ai notevoli investimenti da parte di cooperazioni straniere.

Dall’altra parte direi che ai capoverdiani manchi un’elasticità mentale che permetta loro di stare al passo coi tempi, quindi a volte si ha a che fare con un tipo di mentalità conservatrice e un po’ bigotta, che non lascia filtrare le idee nuove, idee che probabilmente contribuirebbero a migliorare notevolmente alcuni settori.

Sull’Isola di Brava mancano praticamente tutti i prodotti alimentari di qualità, molti ingredienti della cucina italiana e numerosi medicinali, a causa dei costi di vendita troppo alti.

Non c’è un aeroporto e dipendiamo dal trasporto marittimo da/per le altre isole, può capitare quindi che se le condizioni marittime sono pessime, rimaniamo bloccati sull’isola.

Grazie Marco per la tua disponibilità. Per concludere ti andrebbe di lanciare un messaggio a tutti coloro che ti leggeranno?

Inseguite sempre i vostri sogni ad ogni costo, non importa se vanno o meno a buon fine, l’importante è tentare, persistere con pazienza e non rimanere mai passivi, perchè il tempo passa inesorabile e la vita è uno stato di grazia tanto meraviglioso che vale la pena vivere al massimo, quindi prendete e partite per il mondo senza pensarci troppo e vedrete che troverete la felicità!.

Sito internet: http://hoteldjabrabasecolodge.jimdo.com/

e-mail: marcogiandinoto@gmail.com

Di Nicole Cascione