Marcello: a Londra se vali, vai avanti
A cura di Maricla Pannocchia
Marcello, originario di Verona ma che, per via del lavoro del padre – calciatore di serie A – si è spostato spesso fino ai 5 anni, è arrivato nella capitale inglese nell’ormai lontano 1997. “Sono venuto qui per imparare la lingua e studiare grafica” racconta l’uomo, “Avrei potuto frequentare dei corsi di grafica a Milano, a sei mesi di distanza da quelli che ho frequentato a Londra ma, non volendo perdere tempo, ho deciso di andare in Inghilterra.”
Una volta finiti i corsi, Marcello ha deciso di rimanere. “In famiglia mi chiedevano sempre quando sarei tornato in Italia” racconta l’uomo, “e lo fanno ancora. Tuttavia, credo che abbiano capito che la mia vita, ormai, è qui.”
Dopo quasi 30 anni a Londra, Marcello racconta di aver visto molti cambiamenti nella città, e non solo per via della Brexit o della pandemia da Covid-19, che ha fatto sì che molta gente se ne sia andata, ma anche per delle modifiche nel modo di vivere. “Quando sono arrivato, i locali erano aperti fino a tardi” ricorda Marcello, “Mentre, adesso, molti chiudono alle 22.”
A chi sogna di vivere a Londra, oltre a essere in regola con i documenti per farlo, Marcello consiglia d’imparare l’inglese e di mettersi in gioco. Chi ha voglia di lavorare e spirito d’iniziativa, infatti, nella capitale inglese può avanzare e raggiungere i propri sogni, a prescindere dall’età o dalla provenienza.
Ciao Marcello, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao a tutti, chiamo Marcello Muiesan, nato a Verona nel 1971 ma cresciuto principalmente tra Imola e Bologna, dove sono rimasto fino al 1992. Mio padre giocava a calcio in serie A quindi, fino ai 5 anni, ho cambiato città quasi ogni anno. Sono passato da Verona a Bari, poi Roma e Arezzo , infine, con la separazione dei miei genitori, mi sono fermato in Emilia Romagna per un po’.
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Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
In verità è stato un caso. Ho lasciato l’Italia nel giugno del 1997 per venire a Londra a fare dei corsi di grafica. C’ero già stato lo stesso anno ma solo per un mese e mezzo a frequentare dei corsi d’inglese. In teoria, sarei dovuto tornare indietro dopo l’estate ma non l’ho più fatto.
Come mai hai scelto di trasferirti proprio lì?
Come accennato, sono venuto a fare dei corsi di grafica durante l’estate. Gli stessi corsi avrei potuto farli a Milano sei mesi dopo ma, per non perdere tempo, ho deciso di farli qui. La città e l’atmosfera mi sono piaciuti molto e così ho deciso di restarci.
Quali cambiamenti hai notato, sia in positivo sia in negativo, da quando sei arrivato in città a oggi?
Essendo arrivato 27 anni fa devo dire che i cambiamenti sono stati tanti, soprattutto dopo la Brexit, e poi la pandemia ha dato il colpo di grazia. Tanta gente è andata via e non c’è più quella vibe che c’era una volta, dove uscivi la sera e potevi conoscere gente proveniente da qualsiasi Paese. A quei tempi, c’era sempre qualcosa da fare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Adesso, alle 22 i ristoranti sono già vuoti. Una volta quello era l’orario del secondo giro e lo so parchè lavoravo nel settore. Quando sono arrivato io non c’erano tutti i locali chiusi che ci sono adesso, nessuno parlava di crisi o degli affitti improponibili. C’era più voglia di uscire e divertirsi.
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?
All’inizio bene poi, dopo qualche anno, hanno iniziato a chiedermi quando sarei tornato in Italia. Adesso, dopo 27 anni, continuano a domandarmelo ma credo abbiano capito che la mia vita ormai è qui.
Come ti sei organizzato prima della partenza?
La prima volta sono arrivato tramite un’agenzia che mi ha aiutato con alloggio, lavoro e con i corsi d’inglese. La seconda volta sono venuto da solo e, per i primi mesi, mi sono appoggiato a un conoscente per poi trovare una stanza da solo. Avevo già qualche contatto per il lavoro quindi è stato piuttosto semplice.
Di cosa ti occupi?
Ho una mia società, la Tastevin Ltd, che si occupa d’importare vino da Italia, Francia e Austria. Lo vendo sul mio e-commerce, dove offro anche un servizio di chef privato. Da poco ho anche registrato Muiesan Art Ltd, che si occupa di vendere la mia arte. Dipingo, fotografo e, di recente, ho scritto un libro, “283 Giorni”, che parla dei miei primi 283 giorni d’immunoterapia (mi hanno diagnosticato un melanoma a settembre 2022) ed è disponibile nelle maggiori librerie online italiane (Amazon, Mondadori, Feltrinelli, ecc.)
Adesso, per via della Brexit, vivere e lavorare a Londra non è più semplicissimo. Che consigli daresti a chi ancora sogna di farlo?
Adesso è complicato, devi guadagnare cifre importanti anche solo per arrivare qui. Il consiglio che posso dare è di arrivare con una buona base d’inglese, pianificare bene il soggiorno e di avere le motivazioni giuste, altrimenti, alla prima difficoltà, tornate a casa.
Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?
In generale no. Adesso che, tra Brexit e pandemia, è rimasta meno gente e c’è carenza di personale in molti settori, si è creata una caccia al dipendente e gli stipendi si sono alzati, però anche il costo dei prodotti alimentari è aumentato e, soprattutto, quello degli affitti, che sono diventati assurdi, e non parlo solo delle zone centrali.
Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?
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Dipende molto da dove vai a fare la spesa e dalla zona in cui ti trovi ma, per fare degli esempi, diciamo: espresso £2.80, cappuccino £3.40, latte parzialmente scremato da lt. (circa) £1.25, uova (6) £2.60, spaghetti da 500gr De Cecco £2.00, passata Cirio da 500gr. £1.20, biglietto singolo per il bus £1.75 e biglietto metro zona centro £3.40 (ore di punta).
Come ti sei mosso per cercare un alloggio?
Come già accennato, la prima volta arrivai tramite un’agenzia consigliata da amici, adesso è molto più facile, ci sono un sacco di siti web per chi affitta stanze o appartamenti.
Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?
Adesso il mercato degli affitti è oltraggioso. Dove sono io, a Fulham, per un appartamento moderno con una stanza da letto ci vogliono £1800/£2000 il mese, per due stanze dai £2200 a salire il mese. Onestamente, sono sempre stato in zona SW e non conosco molto le zone a nord.
Come sei stato accolto dalla gente del posto?
È difficile definire la gente del posto, nel senso che a Londra c’è talmente tanta gente di nazionalità diverse che si tende a stare nella propria comunità. Diciamo che, quando arrivi, sei uno dei tanti.
Come descriveresti le loro vite?
Onestamente non saprei, io guardo al mio, non a quello che fanno gli altri. Ci sono talmente tante persone di culture diverse, che fanno lavori completamente diversi tra loro, che descriverne solo alcuni sarebbe molto riduttivo.
Com’è una tua giornata tipo?
Sveglia, colazione, lavoro, pranzo, passeggiata in riva al Tamigi, lavoro, cena, Netflix o libro. Nel week-end, dipingo o vado in giro per gallerie d’arte.
Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Inizialmente, la lingua. In seguito, l’adattamento ai ritmi, qui è tutto più veloce, devi stare al passo o vieni inghiottito. Gli spostamenti, che sono sempre abbastanza lunghi, sono da tenere in conto. Ti muovi bene ma comunque, che sia in bus o metro, ci vuole tempo. È tutta questione di organizzazione e di flessibilità. Io sono sempre stato una persona molto organizzata quindi non ho fatto fatica ad adattarmi ai ritmi londinesi.
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
È una città che dà tanto se hai voglia di fare e, soprattutto, nella quale il tuo valore è riconosciuto. Io, senza aver fatto la scuola alberghiera, sono arrivato a gestire ristoranti d’eccellenza, senza aver studiato arte adesso faccio esibizioni e vendo quadri. Per quanto la Brexit abbia creato scompiglio, Londra è ancora una città dove puoi fare carriera e che ti può dare un sacco di opportunità.
C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?
Ce ne sono tante, anche sui gruppi su Facebook. Io faccio parte di un gruppo che si chiama Professionisti Italiani a Londra ma non sono molto attivo.
Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi su questa città?
Di sicuro c’è ancora chi pensa che qui si mangia male o che qui si trovano gli spaghetti in scatola e via dicendo.
Conosco italiani i cui genitori gli mandano il caffè o la pasta come se fossimo ancora negli anni ‘70.
Prima della Brexit, arrivavano prodotti che gli Italiani vendevano solo all’estero perché gli conveniva di più.
Con il global warming anche il clima è cambiato. Quando sono arrivato io nel 1997 era molto più grigio e piovoso, adesso non è tanto differente da un Nord Italia in inverno. In estate, poi, la temperatura è decisamente più fresca. Londra non è più pericolosa di qualsiasi grande città italiana, ci sono zone da evitare come, magari, fai anche a Milano o a Roma ma, tutto sommato, è sicura.
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E quali i pro e i contro del vivere lì?
Il pro più grande è senz’altro quello di vivere in una città cosmopolita. Qui conosci gente da tutto il mondo, impari a comprendere culture nuove e questo ti apre la mente a 360 gradi. Se hai voglia di lavorare e inventiva, puoi ancora crearti un business dal nulla. Per contro, è difficile farsi amicizie che durano, a meno che non siano inglesi, che sono nati qui e ci vivono da sempre. Gli altri, soprattutto gli italiani, prima o poi se ne vanno.
Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?
Qui ti puoi creare una carriera dal niente ma devi essere pronto a fare dei sacrifici, soprattutto all’inizio. L’importante è non mollare davanti alle difficoltà. Qui se vali vai avanti e non importa quanti anni hai o da dove vieni.
E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?
Se trovi le giornate di sole Londra è bellissima, c’è tanto da vedere e ci sono un sacco di cose da fare. Dai musei, ai monumenti, ai teatri, ai locali e ristoranti per finire con sacco di altre attività, a Londra è difficile annoiarsi.
Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?
Senz’altro Neal’s yard a Covent Garden, Battersea Power Station, Cork street (per chi ama l’arte, ci sono un sacco di gallerie nella stessa via) e Albert Bridge.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Probabilmente perderei meno tempo e soldi in locali e mi concentrerei di più sul lavoro, che sia il dipingere o il cucinare. Se, quando sono arrivato a Londr,a fossi andato a lavorare in una cucina di un bel ristorante invece che in sala come cameriere magari adesso sarei l’head chef in qualche fine dining.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Ho imparato la professionalità e la cultura del lavoro (che in Italia non c’è, soprattutto tra le generazioni più giovani). Ho appreso anche il rispetto per le altre culture e le altre religioni.
Progetti futuri?
Per adesso la mia priorità è la salute ma non mi dispiacerebbe, per il futuro, entrare a fare parte di qualche grossa galleria d’arte e magari scrivere altri libri. Cucinare è altrettanto creativo e appagante ma chiede molto dal punto di vista fisico.
Per seguire e contattare Marcello:
E-mail: marcello@muiesanart.com
Siti web: www.muiesanart.com
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