Maddalena: la vita a Londra mi ha insegnato tanto…

A cura di Maricla Pannocchia

Maddalena, originaria delle Marche, ha sempre sentito che il suo paesino natale le andava stretto e, per questo motivo, si è trasferita prima a Roma e poi a Urbino per frequentare l’università. Quando ha dovuto scegliere dove fare l’Interneship che, a quel tempo, era obbligatoria prima di diventare psicologa a tutti gli effetti, Maddalena ha scelto Londra.

“Ero già stata in vacanza nella capitale inglese per due volte,” racconta la donna, “Ma sapevo che Londra rappresentava qualcosa in più, per me. Ho mandato molte e-mail a psicologici italiani che vivevano lì e, dopo diverso tempo, uno di loro mi ha risposto, dandomi delle dritte su come e dove fare domanda.”

Oltre ad aver svolto l’Internship in una struttura in cui Maddalena voleva lavorare, la donna ha anche lavorato molto a Londra, sia nel suo ambito di studio sia in quello della ristorazione.

“Ho lavorato in diverse strutture cliniche ma non ho mai avuto il coraggio e la pazienza d’iniziare il percorso per iscrivermi all’HCPC (Health and Care Professions Council), che è un registro per esercitare a tutti gli effetti la psicologa clinica nel Regno Unito. Con il senno di poi sono contenta delle mie scelte e delle mie esperienze e qualifiche ma, se potessi tornare indietro, forse avrei fatto subito la trafila per l’iscrizione all’HCPC”, dice Maddalena, che ora è tornata in Italia, dove esercita come psicoterapeuta.

A chi vuole trasferirsi a Londra, la donna consiglia di tenere a mente le regole imposte dalla Brexit, come il costo di tutto sia aumentato e, soprattutto, di capire qual è la motivazione dietro il trasferimento.

Maddalena Palumbo

Ciao Maddalena, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, grazie per questa intervista. Sono Maddalena Palumbo, sono di origine pugliese ma, dopo la maturità, ho sentito che il mio posto non era nella mia regione. Qualcosa dentro di me stava crescendo, volevo esplorare e andare oltre quel paesino che io ritenevo troppo stretto. Così, presi la decisione di trasferirmi prima a Roma per l’università e poi, l’anno seguente, nelle Marche, precisamente a Urbino, per iniziare l’università per intraprendere il percorso per diventare psicologa.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

In tutti questi anni dal 2006 a oggi, diciamo che ho cambiato diverse case e diversi posti. Nel 2014 presi la decisione di lasciare l’Italia e trasferirmi all’estero, precisamente in Inghilterra, perché sentivo di voler cambiare e di voler fare un’esperienza fuori dall’Italia. Ero stata a Londra già due volte per vacanza e sentivo che quella città poteva essere, per me, qualcosa di più. Desideravo imparare la lingua inglese e, proprio alla fine della Laurea Magistrale in Psicologia Clinica, presi la decisione di fare questo cambiamento.

Puoi parlarci meglio della tua esperienza a Londra?

Dopo la Laurea Magistrale in Psicologia Clinica, per diventare psicologa a tutti gli effetti, prima bisognava intraprendere un percorso di tirocinio post laurea di 1 anno, completamente gratuito, dalla durata di 1000 ore, presso una struttura clinica (adesso le cose sono cambiate, burocraticamente). Ho colto l’occasione di fare questa esperienza nel Regno Unito, iniziai a mandare tante e-mail a tutti gli psicologi italiani residenti a Londra, dopo tanto uno mi rispose e mi diede delle dritte su dove avrei potuto far domanda. E così, dopo pochi mesi, scalata tutta la parte burocratica, mi ritrovai a intraprendere un percorso di Internship presso la Community Housing Therapy di Londra.

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Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Tutti, sia amici sia parenti, hanno reagito bene alla mia partenza, forse perché non ne sono stati tanto sorpresi 😊

Erano molto entusiasti del mio percorso e cercano sempre di spronarmi in tutte le mie scelte.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Ricordo di aver seguito un corso gratuito, organizzato da “Vivere all’estero”, che si teneva nella Marche. Fecero proprio un corso su cosa chiedere appena arrivati a Londra, su come muoversi per cercare lavoro, su come attivare una Sim card, tutta una serie di cose sia su come muoversi sia in città sia per richiedere il NIN (National Insurance Number). Proprio in quegli incontri ho conosciuto una ragazza in procinto di trasferirsi all’estero, così abbiamo deciso di partire insieme.

Maddalena Palumbo

Hai avuto modo di fare un Internrship lì. Ti va di raccontarci di più su quest’esperienza?

Certo! Ho svolto un Internship post-laurea presso una comunità terapeutica a Londra, una struttura che si occupa di pazienti con diverse patologie come disturbo bordeline, disturbi di personalità e dipendenze patologiche. Ho svolto 1000 ore, divise in 500 per ogni semestre. È stata un’esperienza veramente gratificante sia in ambito professionale, perché sono stata a stretto contatto con una tipologia di utenza che non avevo mai approfondito prima, sia a livello personale. Io sono una persona che si mette sempre in gioco, in cerca di nuove sfide, ma all’inizio è stato veramente difficile, mi sono trovata in questo ambiente nuovo, con una nuova lingua, era tutto abbastanza grande per me. Ho superato un colloquio per accedere a questo tipo di Internship. Ricordo che non avevo ancora dimestichezza con la lingua inglese e facevo molta fatica a comprendere sia le persone (l’equipe della struttura) sia gli utenti, che per di più presentavano un eloquio abbastanza disorganizzato. Comprenderli in un’altra lingua era veramente un’impresa.

Che consigli daresti ad altre persone che vorrebbero fare qualcosa di simile (tenendo conto anche della Brexit)?

Vorrei fare una premessa, Londra non è una città semplice, ci sono i suoi pro e i suoi contro. Io consiglierei d’informarsi sul lavoro e di chiedervi cosa vi piacerebbe fare e perché vorreste andare a Londra. Io sono andata via da Londra dopo il Covid, nel 2021, e da quello che so da fonti di alcuni amici che risiedono ancora lì, la situazione è veramente cambiata. Rispetto a quando mi ero trasferita io nel 2014, tutto è aumentato di prezzo, dalle case alla metropolitana, passando per la spesa. Anche la situazione lavorativa è diventata più complessa e ora non è semplice trovare lavoro. Attualmente bisogna ottenere uno sponsor per poter lavorare all’interno di alcune strutture.

Cos’hai imparato, sul mondo lavorativo londinese e su te stessa, da quella Internship?

Ho imparato tante cose. All’inizio del mio percorso è stata veramente dura. A livello emotivo, sentivo il peso di essere in un’altra nazione senza sapere perfettamente la lingua. Sono cresciuta tanto nei 6 anni in cui sono stata a Londra. Ho imparato a essere costante ed efficiente sul lavoro, a risolvere determinate situazioni sia lavorative sia personali, in un arco di tempo alquanto ridotto. La vita a Londra era abbastanza intensa e movimentata, perché dovevi essere sempre veloce, sempre sul pezzo e, in quel momento, pronto ad affrontare ogni ostacolo che avrebbe potuto bloccarti. Ho imparato a essere forte, a trovarmi in circostanze veramente difficili e affrontarle da sola, in un’altra lingua, è stato veramente complicato. Mi ritengo soddisfatta del mio percorso, ovviamente nel mezzo ci sono stati tanti errori e tante distrazioni che mi hanno portata a essere quella che sono oggi.

Hai anche lavorato a Londra. Di cosa ti occupavi?

Sì, ho fatto tanti lavori a Londra, a volte anche due o tre lavori diversi nel giro di poche settimane, per cercare di sopravvivere ai costi della città. Quando facevo l’Internships, contemporaneamente lavoravo in una caffetteria e, dopo, ho lavorato in due ristoranti, sempre nel cuore della città. Dopo l’Internship avevo iniziato a lavorare in diverse strutture e mi ero trasferita nel Kent per lavorare come care assistant presso una casa di riposo. Dopo 11 mesi, ero tornata a Londra, dove facevo tre lavori: la nanny per una famiglia prestigiosa, ero all’interno di una scuola per special needs e seguivo un bambino nel doposcuola. Successivamente, avevo fatto domanda per lavorare presso una struttura clinica come support worker con utenza con diverse patologie come disturbi di personalità o autismo e, infine, il mio ultimo lavoro è stato all’interno di una scuola specializzata nella terapia ABA, con bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico.

Maddalena Palumbo

È stato facile trovare un lavoro?

Sì, tutto sommato direi di sì. All’inizio ho sempre cercato lavori che erano affini a quello che sapevo fare in quel momento. Ho lavorato per 8 anni nella ristorazione, non sapendo bene la lingua inglese ho preferito addentrarmi in un ambiente più o meno familiare per me. Ho trovato subito lavoro, non ho avuto difficoltà. All’inizio mi ero rivolta anche a delle agenzie interinali, dove mi trovavano lavoro anche giornalmente presso hotels, all’interno del catering.

Che consigli daresti a chi, ovviamente in possesso dei documenti necessari, vorrebbe cercare lavoro nella capitale inglese?

Io consiglierei d’iniziare a cercare dall’Italia qualcosa che può fare al caso vostro. Oppure, suggerirei di andare a Londra e cercare di farsi approvare un Internship o cercare di adattarsi, almeno all’inizio, a quello che offrono, per poi capire perché si è andati lì. Bisogna capire prima la motivazione e poi partire alla ricerca del lavoro con determinazione. Perché, dopo la Brexit, trasferirsi nel Regno Unito è veramente difficile.

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Che differenze hai notato fra l’Internship e il mondo del lavoro vero e proprio?

Sinceramente nessuna, ho lavorato tanto in entrambe le circostanze. Quando facevo la mia Internship molte volte ero proprio io a gestire determinati eventi o situazioni difficili all’interno della struttura clinica, trattandosi, infatti, di pazienti abbastanza gravi. I colleghi mi trattavano come una persona alla pari all’interno dell’equipe, non c’era nessuna differenza.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

All’inizio la ragazza che avevo conosciuto all’interno di quel corso prima di partire ed io decidemmo di trovare un hotel a poco prezzo e poi cercare un alloggio sul posto. Dopo due intere settimane di ricerca sia su Facebook sia presso le agenzie, finalmente, grazie alla conoscenza di un’amica italiana, riuscimmo a trovare una camera condivisa presso un’abitazione al Nord di Londra (Kilburn).

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Allora, io ho cambiato parecchie zone, da nord a ovest. Kilburn è una zona abbastanza multietnica al Nord di Londra, i prezzi delle case oscillavano più o meno dalle 400/500 sterline al mese per una camera singola. A Dollis Hill per un intero appartamento potevi pagare più o meno 1700 sterline, in zona 3, sempre al nord. Una bella zona, che io consiglierei tanto, è Ealing Broadway, a ovest della metropoli, un quartiere economico e abbastanza ricco di negozi. Per una camera singola io pagavo sulle 500 sterline mensili ed ero in zona 3. Ovviamente, il costo dell’affitto dipende dalle zone, più ti avvicini al centro, più il costo si alza. Nel Sud della città, alcune zone sono più economiche, come South Norwoodal, invece Canary Wharf è molto cara, anche perché è un quartiere in evoluzione. Io mi sono trovata molto bene sia a nord sia a ovest. Ovviamente ognuno di noi usa delle strategie per risparmiare.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Quando ero a Londra, quasi tutte le persone che incontravo non erano originarie del posto. Quando mi ero trasferita nel Kent, in un villaggio con pochi abitanti, ebbi l’occasione di lavorare a stretto contatto con la popolazione inglese, e mi sono trovata benissimo. Ero l’unica Italiana ma mi sentivo a casa, mi avevano accolta benissimo. A Londra, invece, essendo una grande metropoli, gli inglesi erano molto più freddi, anche se quando iniziai a lavorare all’interno delle scuole, erano molto predisposti ad accogliermi, ad ascoltarmi, cercando di farmi evolvere all’interno delle strutture.

Maddalena Palumbo

Come descriveresti le loro vite?

Le descriverei come molto frenetiche, sempre in movimento, senza mai un attimo di pausa. Corrono sempre, hanno quella fame di cercare sempre qualcosa di più, sia al lavoro, sia nella vita personale. Durante il weekend, gli inglesi s’isolano completamente, verso le 17.00 del venerdì si ritrovano al pub con i colleghi e gli amici, mentre il sabato è destinato principalmente alle serate nei club e la domenica la passano in completo riposo.

Com’era una tua giornata tipo?

Dipendeva molto dal tipo di lavoro che facevo. Quando lavoravo all’interno delle comunità avevamo una turnazione quindi dipendeva dal turno, invece, quando lavoravo all’interno della scuola, dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 15.00 ero in struttura, dopo prendevo la metropolitana e impiegavo circa un’ora a tornare a casa (vivevo a Ealing Broadway e la scuola era a Clapham Junction). Poi, mi dedicavo ai miei hobbies, come la lettura, o, a volte, facevo delle passeggiate nel parco. Alle 20.00 cenavo e dopo guardavo un bel film.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Le principali difficoltà sono state soprattutto all’inizio con la lingua inglese, che non sapevo parlare molto bene. Frequentai un corso di inglese ma non mi servì a tanto, imparai di più isolandomi da amici o persone del mio Paese e cercando di addentrarmi nella realtà inglese, frequentando persone straniere, cercando sempre di parlare inglese. Questa è stata la prima difficoltà, poi ce ne sono state altre. All’inizio, mi sentivo parecchio sola ed era molto difficile farsi una cerchia di amici. Dopo, con il tempo, sono riuscita a integrarmi e a circondarmi di persone fidate. La vita a Londra, tuttavia, era veramente difficile, anche per le relazioni, tutto è molto distante, tutti lavorano sempre ed era difficile conciliare gli orari per vedersi.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

La soddisfazione più grande è stata quella di essere riuscita a fare l’Internship all’interno di una struttura clinica nella quale avrei voluto fare quell’esperienza, per la quale avevo mobilitato tutto quanto. Poi, quella di essere riuscita a integrarmi sia dal punto di vista lavorativo sia da quello personale. Con il tempo, ho stretto tante amicizie che ancora adesso sento e vedo. L’essere riuscita a parlare fluentemente inglese, essere stata tenace e puntigliosa su determinate cose e di averle raggiunte tutte.

Londra è famosa per essere una delle città più care al mondo. Sei d’accordo?

Sì, d’accordissimo. A Londra, con uno stipendio base di 1,500 sterline, sopravvivi, condividendo però la casa con altre persone. Per vivere nella grande metropoli devi avere due lavori con un’entrata soddisfacente o un lavoro che ti permette di guadagnare almeno 2,500 sterline il mese. Lo stipendio che ricevevo a scuola come terapista ABA era di circa 1,500 sterline e veramente cercavo di sopravvivere, anche se io sono una ragazza abbastanza conservatrice e risparmiatrice.

Hai scoperto qualche “trucco” per risparmiare?

I “trucchi” che usavo per risparmiare erano guardare la zona dove abitare e capire come spendere il meno possibile per arrivare al lavoro. Per quanto riguarda la spesa, io sono abbastanza calcolatrice, mi gestisco la settimana in base a quello che devo fare, tra pranzi o cena a casa e cosa mangiare, così avevo un’idea sul risparmio e su cosa fare. Sconsiglierei supermercati come Tesco o Sainsbury’s, che sono troppo costosi, invece quello che consiglierei è Aldi, economico e alla portata di tutti.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Consiglierei, per prima cosa, di sapere quello che si vuole fare, di stabilire degli obiettivi, di esplorare bene le zone e di cercare di focalizzarsi su quello che piace fare realmente. Direi, poi, di partire con una certa tenacia e grinta, con un gruzzoletto economico da parte, perché, soprattutto all’inizio, è dura e gli imprevisti ci potrebbe essere sempre. Consiglierei anche di prepararsi psicologicamente perché vivere a Londra non è facile ma con il passare del tempo, grazie a quella tenacia e con la giusta motivazione, è possibile raggiungere i propri obiettivi.

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E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Io consiglieri di vivere Londra appieno, anche pochi giorni bastano per cominciare a scoprirla. Londra è bellissima, ci sono spazi che rimandano sia al moderno sia al classico dei monumenti. Ci sono tante attrazioni che possono attirare le persone. Ovviamente, dipende da quello che si vuole visitare. Io consiglierei di visitarla anche a piedi, oppure spostandosi con il bus perché così si riesce ad assaporare e osservare tutti i bei dettagli della metropoli.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Ci sono tanti posti che meritano una visita, per esempio lo Skygarden, un grattacielo noto anche come “walkie talkie” per la sua forma, con ristorante panoramico all’ultimo piano, bellissimo e con una vista panoramica mozzafiato su tutta la città. Il Kyoto Garden è un giardino immenso, con una parte botanica giapponese, che a me è piaciuto tantissimo. Un’altra parte di Londra che merita è il sud, ovvero il meridiano di Greenwich e, da lì, consiglio di attraversare tutto il parco e di arrivare al Veliero CuttySark, che si trova sul fiume Tamigi. Anche i luoghi nascosti come la Little Venice o il mercato di Leadenhall meritano una visita.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Sì, forse mi sarei concentrata di più sulla mia attività professionale come psicologa. Ho lavorato in diverse strutture cliniche ma non ho mai avuto il coraggio e la pazienza d’iniziare il percorso per iscrivermi all’HCPC (Health and Care Professions Council), che è un registro per esercitare a tutti gli effetti la psicologa clinica nel Regno Unito. È un percorso molto lungo, ci volevano anni ed io sono sempre stata insicura sulla modalità di proseguire la carriera come psicologa a Londra, perché non sapevo se avrei voluto spostarmi. Con il senno di poi sono contenta delle mie scelte e delle mie esperienze e qualifiche ma, se potessi tornare indietro, forse avrei fatto subito la trafila per l’iscrizione all’HCPC.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Grazie a questa mia esperienza ho imparato a essere più forte e ad affrontare ogni circostanza difficile in modo del tutto normale e naturale. Ho imparato a essere paziente e ad aspettare il momento giusto, a riflettere su me stessa e a vivere da sola. Io amo viaggiare da sola e riconosco che, grazie a questa esperienza ho imparato come mi sento quando rimango senza compagnia. Ho imparato anche a selezionare le persone e a riconoscere quelle che possono restare al mio fianco.

Progetti futuri?

I progetti sono tanti, adesso lavoro qui in Italia sia all’interno di una cooperativa come responsabile di un centro diurno per ragazzi affetti da dipendenze patologiche sia come libera professionista. Essendo tornata in Italia sono diventata anche psicoterapeuta. La mia attività lavorativa è concentrata qui in Italia ma la mia idea è quella di evolvermi e dare spazio anche all’estero. Collaboro con un’associazione di volontariato che si occupa di salute mentale in Sri Lanka (SLV volunteers), con sede anche a Londra, e sono responsabile europea per reclutare volontari all’interno del progetto. Nel 2018, quando ero a Londra, intrapresi questa esperienza di volontariato per un mese in Sri Lanka, una parentesi di vita molto gratificante. Mi piacerebbe proporla ad altri e condividere la mia esperienza.

Per seguire e contattare Maddalena:

E-mail :palumbomaddalenawork@gmail.com

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