Vivere e lavorare in Corea del Sud

A cura di Matteo Melani

 

Dalle strade di Torino ai grattacieli di Seul con la voglia di riscatto e un mestiere in tasca. Luca Villa, architetto italiano che vive in Corea del Sud racconta a “Voglioviverecosi.com” la sua svolta personale e professionale.

Originario del capoluogo piemontese, si appassiona al disegno e dopo il diploma sceglie la facoltà di architettura al Politecnico di Torino dove si laurea. Oltre all’università fa anche pratica sul campo, collaborando con diversi studi professionali.

Acquisisce esperienza, ma allunga i tempi dello studio anche se la tesi otterrà la pubblicazione. “Nel 2002 ho aperto la partiva Iva- dice Luca Villa- e ho iniziato l’attività di libero professionista”. Così progetta interni di uffici e residenze, si occupa di arredo su misura e si interessa alle strategie di eco sostenibilità nel design.

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La vita di Luca scorre fra lavoro, amicizie e conosce in Italia la futura moglie che viene dalla Corea. Nonostante abbia aperto uno studio tutto suo non si sente appagato. “Se in Italia non hai le conoscenze giuste è impossibile essere soddisfatti della propria carriera”, spiega. “Le difficoltà sono enormi -continua- : dall’accesso fino allo svolgimento della professione”.

E’ il 2011 e la crisi che era iniziata tre anni prima, si manifesta in tutta la sua brutalità. Colpisce tutti i settori produttivi a cominciare dall’edilizia, dove tante aziende licenziano o chiudono e gli effetti arrivano anche alle progettazioni. Luca Villa si rende conto che in Italia non è più possibile recuperare altri lavori e decide di cambiare la sua vita. Dopo aver chiuso la partita Iva si trasferisce in Corea del Sud, desideroso di nuove opportunità.

Il fatto di avere la moglie sudcoreana facilita la strada di Luca solo in parte, tanto che nel lavoro e nella quotidianità trova diversi ostacoli. “L’inizio è stato traumatico”, ricorda Luca. “Ciò che mi è saltato subito all’occhio è la loro concezione del tempo, assai più rapida rispetto all’Italia”. L’Asia ha mille facce: esistono le campagne del Pakistan, le zone di guerra in Yemen e le metropoli come in Corea del Sud.

Da prima va a vivere a Busan, dove lavora con professionisti dell’interior-design occupandosi di negozi di moda e spazi commerciali di aziende multinazionali come Samsung e Lg. La sua esperienza dura solo nove mesi: un po’ perché il primo impatto con il paese è stato troppo forte ; un po’ per la scarsa paga considerando che talvolta lavora anche il sabato e la domenica.

Così si trasferisce nella capitale, Seul, dove riesce ad iscriversi in una scuola per stranieri e imparare (seppur a livello basilare) il coreano. Torna alla libera professione, anche se non possiede uno studio e proprio ma collabora con altri professionisti. “Il mio raggio di azione spazia in tutti gli ambiti: dalla progettazione grafica fino all’arredamento e la scelta dei materiali”, dichiara Luca Villa.

Sotto l’aspetto dell’architettura la tendenza sudcoreana verte ai riferimenti del mercato. Al contrario di quella italiana, dove si privilegia lo stile. “Questa concezione mi ha spiazzato”, dice. “Dopo anni di studio e di tirocini orientati alla tecnica- continua- ho visto che i coreani sono più orientati alla vendita e alle tecniche manageriali”.

Oggi, insieme ad un altro architetto, sta progettando degli appartamenti all’interno di un grattacielo a Seul. “E’ un bene che sia differenza nella progettazione perché consente di crescere. Malgrado la competizione fra colleghi, mi sto adeguando ai loro usi”, dichiara. Dopo sette anni in Corea del Sud oggi Luca si è integrato, anche se per comunicare usa più l’inglese del coreano.

Luca spiega infatti che oltre che nell’architettura, anche nelle relazioni sociali molti coreani tendono a dettare le regole e talvolta a marginalizzare lo straniero. Non ha dimenticato l’Italia e torna una o due volte l’anno per visitare le persone care e cercare nuove collaborazioni. “Oggi non intendo trasferirmi da Seul – conclude Luca -, e voglio portare avanti la mia attività”.

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