Luca: vivo a Fuerteventura e sono felice!

A cura di Maricla Pannocchia

Luca, 37 anni, originario della provincia di Verona, lavora da remoto come perito assicurativo e vive a Fuerteventura. “Tutto è cominciato quando un’amica d’infanzia che viveva sull’isola da molto tempo mi ha proposto di andare a visitarla. A un certo punto, le ho dato ascolto e sono andato lì facendo piani per un trasferimento.”

Ciò che ha spinto Luca a lasciare l’Italia è stato un senso generale di sfiducia verso il Paese che, secondo lui, non ha le capacità e la ‘forma mentis’ per essere appetibile per i giovani e gli autonomi. “Siamo nel 2023 eppure molti modi di pensare degli anni ’80 sono ancora consolidati nelle menti della maggior parte degli italiani” racconta Luca, che vede molti lati positivi nella vita a Fuerteventura come il clima, la calma dell’isola, la facilità con cui relazionarsi alla gente del posto e il poter spendere meno rispetto all’Italia.

Uno degli aspetti negativi di Fuerteventura è la difficoltà a trovare una casa a lungo termine perché praticamente tutte le abitazioni sono convertite in realtà per i turisti. A chi volesse andarci in vacanza, invece, l’uomo consiglia di non aspettarsi chissà quale vita notturna ma di recarsi a Fuerteventura consapevoli della sua aura speciale.

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Ciao Luca, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Mi chiamo Luca, ho 37 anni e sono originario della provincia di Verona, dove avevo uno studio come perito assicurativo. Appassionato di astronomia e di auto storiche, sono arrivato a Fuerteventura dopo una lunga e dettagliata programmazione. Ero autonomo in Italia e, con la prospettiva di tasse insostenibili e una totale sfiducia nel futuro del Paese, mi sono trasferito qui.

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

La sfiducia. Non credo che l’Italia abbia la capacità e la ‘forma mentis’ per ambire a essere appetibile per i giovani e gli autonomi. Oltre a questo, una mentalità superata, ancorata a vecchi luoghi comuni degli anni ’80, che ancora oggi, purtroppo, è viva e vegeta nella popolazione, di certo non aiuta.

Come mai hai scelto di trasferirti proprio a Fuerteventura?

Ho un’amica d’infanzia che vive qui già da moltissimo tempo, che continuava a ripetermi di venirci per visitare l’isola. Nel 2019, a seguito di vicissitudini personali, le ho dato ascolto e sono venuto qui per la prima volta, con il preciso intento di valutare un trasferimento. In buona sostanza, non ho mai visitato l’isola da turista!

Di cosa ti occupi?

Quando lo racconto, vedo le persone che mi guardano come se fossi un alieno. Il mio lavoro principale è il perito assicurativo. Lavoro con clienti italiani, stimando i danni alle auto che subiscono un incidente. Si può pensare a un lavoro che debba essere fatto sul campo e in realtà lo è ma, nel corso degli ultimi anni, si è sviluppato un metodo di lavoro tale da permettermi di lavorare completamente da remoto, così ho convertito il mio studio di conseguenza.

Essendo un freelance, pensi che l’isola possa ospitare senza problemi nomadi digitali o persone che lavorano da remoto?

Assolutamente sì. La connessione Internet è molto buona e ci sono diversi locali di co-working, specialmente nelle parti più turistiche. Non sono ancora moltissimi, ma se ne stanno aggiungendo alcuni, seppur con calma, perché l’isola ha i suoi ritmi e i suoi tempi.

Come ti sei organizzato per trovare un alloggio?

Ho interpellato dei ragazzi che già vivevano sull’isola da qualche tempo e che si occupavano d’intermediazione immobiliare, Saskia e Nicolò. Mi hanno ispirato fiducia e mi sono affidato a loro. Scelta azzeccata.

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?

Facendo un paragone con l’Italia, per alcuni aspetti, è impietoso. Alcune spese qui sono molto più basse, una su tutte, il bollo auto. Sulla mia macchina personale, portata dall’Italia, la differenza è abissale: 250€ in Italia, 44€ qui. In generale il costo della vita a Fuerteventura è di circa il 10-15% in meno rispetto a quello italiano, se prendiamo in considerazione tutti gli aspetti del quotidiano. La parte del leone, per quanto riguarda il risparmio, la fanno certamente il carburante e il riscaldamento, che qui non c’è. Di questi tempi, potersi risparmiare una bolletta salata come quella del riscaldamento casalingo è indubbiamente vantaggioso. Altri risparmi ben noti, l’IVA (che non c’è, abbiamo solo un’imposta del 7%), la birra (tra i 2,50€ e i 3,50€ ma si trova anche a meno), le tasse (“ti piace vincere facile?!” cit.) e, citata meno, l’elettricità. In casa mia pago circa 0.14 cent/kwh.

E servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

La sanità sta crescendo in qualità e, come succede anche in Italia, ci sono pazienti soddisfatti e altri insoddisfatti. I tempi di attesa sono lunghi, ma non più lunghi di quelli italiani. Diciamo che, in generale, si può venire qui tranquillamente, senza paura.

La burocrazia è un po’ complicata ma rimane, agli occhi di un italiano, sempre più semplice di quella tricolore. I dipendenti sono mediamente più giovani di quelli italiani e sono generalmente cortesi, non ho mai avuto esperienze negative. È capitato che le guardie all’ingresso degli uffici avessero sufficienti competenze per rispondere a quesiti anche non banali su alcune procedure.

I mezzi pubblici hanno costi abbastanza contenuti, ma si potrebbero certamente migliorare. All’inizio di quest’anno è stata introdotta una riforma che permette ai residenti di viaggiare gratuitamente su tutti i bus dell’isola (attenzione, non si chiamano “autobus” ma “ guagua”) facendo un certo numero di corse. Sono dettagli che ti danno la sensazione che qui si pensi davvero alle esigenze delle persone.

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Come sei stato accolto dalla gente del posto?

I majoreros, così si chiamano i nativi di Fuerteventura, sono persone adorabili. Si accorgono che sei italiano dal modo di parlare e dalle pause tipiche del nostro modo d’interloquire con una lingua straniera, specialmente con lo spagnolo. In generale, con i canari ci s’integra molto bene, a patto di non voler dettar legge a casa loro.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro del vivere lì?

Sarebbe troppo facile partire dai pro, quindi comincio con i contro. Il primo è l’emergenza abitativa. Ci sono poche case e quasi tutti, come in altre parti del mondo, Italia compresa, hanno convertito le abitazioni in realtà turistiche. Il governo canario e quello spagnolo stanno cercando una soluzione, ma il problema rimane. Un altro contro è che, secondo me, è difficile, per un italiano, adattarsi a una certa mentalità e a certe abitudini. Se non hai questa precisa attitudine, il tuo trasferimento diventa un incubo. Prima di spostarsi fisicamente a Fuerteventura, bisogna “trasferirsi con la testa e lo spirito”. Il corpo viene dopo.

I pro? Uno su tutti, la qualità della vita, incentivata tantissimo dal clima, che è il punto forte di queste isole.

Che passaggi è necessario fare per lavorare da freelance a Fuerteventura?

“Darsi de alta” come autonomo è relativamente semplice. Presi accordi con un commercialista, si comincia a lavorare, i pagamenti sono trimestrali come in Italia, con diverse agevolazioni per i primi due anni. Una grande comodità sono le tasse domiciliate: la quota della “seguridad social” viene prelevata direttamente dal conto corrente alla fine del mese. Niente F24, niente moduli. Nel caso in cui tu debba avviare un’altra attività, basta richiedere al commercialista (asesòr) di aggiungere il relativo codice, è gratuito e dalla mezzanotte si fattura.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi sull’isola?

Pianificare, pianificare e ancora pianificare. Non avere fretta e lavorare tanto sul proprio stato d’animo. Sembra niente, ma all’inizio è tutto. Avere una check list di obbiettivi aiuta anche a rilassarsi mentalmente e a mettere una deadline al proprio rapporto con l’Italia. Nel mio caso, mi ha aiutato molto sapere che non avrei più avuto a che fare con le problematiche italiane. La programmazione e lo studio hanno fatto il resto.

E quali a chi, invece, vorrebbe andarci in vacanza?

Fuerteventura non è Formentera e non è Ibiza. Se volete la vita notturna, ci sono altri posti dove andare. Fuerteventura è chiamata “la isla lenta” e anche i canari delle altre isole ripetono la stessa cosa, quest’isola ha un’aura particolare di tranquillità, quindi, chi decide di venire qui, sappia da subito che c’è tantissimo oltre alla rinomata Corralejo. La vera Fuerteventura inizia fuori da lì.

Quali sono alcune delle esperienze più belle che hai vissuto finora sull’isola?

L’aspetto più bello è che, nonostante io viva qui, ogni volta in cui decido di esplorare una zona, trovo qualcosa di nuovo, che non conoscevo. Altre belle esperienze sono l’incontrare persone di tantissime nazionalità e interagire con loro, scambiandosi esperienze e sensazioni. Ancora, l’essere in mezzo alla natura, arrivare in auto e parcheggiarla a bordo spiaggia, e l’avere spiagge libere e lunghissime. I colori del Festival de Las Cometas alle dune di Corralejo, i tramonti visti dalla costa occidentale.

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Cosa ti manca dell’Italia?

Il volo per Fuerteventura.

Progetti futuri?

Tantissimi. Il più importante è certamente avviare un’attività legata all’astronomia. Vorrei piegare le stelle sotto uno dei cieli più belli d’Europa e costruire un osservatorio privato con cui studiare l’Universo.

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Instagram: luca_ftv