Lavorare all’estero tra Portogallo e Francia

A cura di Nicole Cascione

“Perché sono partita? Perché non vedevo riconosciuto il mio valore (umano e professionale) in Italia. Perché a Lisbona? Non l’ho scelta, è arrivata per caso”. Per quasi 4 anni Elisabetta e il suo compagno hanno vissuto in Portogallo, fino a quando, nel 2019, hanno deciso di lasciare il lavoro a tempo indeterminato per vivere una nuova avventura a Clermont Ferrand, in Francia.

Il suo consiglio a tutti coloro che intendono vivere un’esperienza lavorativa all’estero: “Fatelo! Serve ad aprire la mente. Conosci te stesso, la tua forza, i tuoi limiti e quelle che sono le tue reali esigenze”.

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Elisabetta, 4 anni fa ha avuto inizio la tua nuova vita all’estero. Precisamente a Lisbona. Facendo un passo indietro, cosa ti ha portato ad andare via dall’Italia? E perchè hai scelto proprio Lisbona?

Perché sono partita? Perché non vedevo riconosciuto il mio valore (umano e professionale) in Italia. Perché a Lisbona? Non l’ho scelta, è arrivata per caso. Finita l’Università nel 2013 (Facoltà di Lingue a Torino) il mio sogno era di partire in Canada o in Australia, ma guardando il mio conto in banca … sono rimasta a casa. Non avevo molti soldi da parte e non volevo chiedere ai miei genitori di aiutarmi, perché volevo fare tutto da sola. Così ho lavorato come barista, impiegata, cameriera, lavori normali che non necessitavano di chissà quali competenze, ma la mia laurea era inutile. Gli anni passavano, io diventavo “un po’ più grande”, così come la mia famiglia: la voglia di partire c’era sempre, ma non così lontano. Quel tanto che basta per dire sono fuori dall’Italia, indipendente, ma sono vicina. Arriviamo così a gennaio 2015: avevo raggiunto una somma accettabile per spostarmi in Europa, quindi il mio obiettivo era quello di partire in autunno. A dire il vero non ho fatto granché per raggiungere il mio scopo, mi sono iscritta ad un concorso per andare a Bruxelles come interprete (ho ricevuto un bel no), ho partecipato ad un evento EURES e ho risposto ad una candidatura pubblicata su Facebook per lavorare a Lisbona. Niente di più. Agli inizi di settembre è arrivata la mail nella quale mi chiedevano un colloquio telefonico per l’offerta di lavoro a Lisbona. Pensavo fosse spam, non ci credevo. La mia famiglia nemmeno, ci ha messo un po’ per digerirlo, “Ma cosa vai a fare lì?” era il nuovo slogan di casa. Io pur avendo paura, ero convinta di quello che facevo: “Tanto mal che vada mi faccio il mese di prova poi torno a casa” mi dicevo. Sono partita a ottobre 2015 e sono ripartita a dicembre 2019. Lì ho potuto migliorare le lingue che già parlavo (francese, inglese e spagnolo) e imparare anche il portoghese.

Dopo aver vissuto poco più di 4 anni a Lisbona, insieme al tuo compagno, visto che le condizioni di vita che avevate non erano più così tanto favorevoli, avete deciso di cambiare ed avvicinarvi un po’ più a casa:

Sì, infatti. Io sono originaria della Valle d’Aosta e il mio compagno è francese (Borgogna), abbiamo trovato una città non troppo grande nè troppo piccola, più o meno a metà strada tra le nostre due famiglie: Clermont Ferrand. Abbiamo preso la decisione di partire ad inizio 2019 ma siamo effettivamente partiti solo a dicembre dello stesso anno.

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Come mai è slittata così di tanto la vostra partenza?

In realtà la decisione di partire insieme e andare altrove c’era sempre stata, entrambi non volevamo vivere la nostra vita in Portogallo, ma per ragioni professionali siamo rimasti più a lungo del previsto. Col passare del tempo, il mio compagno era diventato Supervisore degli operatori al telefono e io ero la responsabile dei Supervisori (lavoravamo in progetti diversi, molto meglio per la sopravvivenza della coppia), quindi abbiamo voluto aspettare quel tanto che bastava affinchè questa esperienza a Lisbona contasse qualcosa nei nostri CV.

Mi hai parlato di condizioni poco favorevoli che vi hanno portato a partire per una nuova destinazione. Raccontaci qualcosa a riguardo.

Il Portogallo è un Paese bellissimo, affascinante e con un sapore un po’ “retrò” per certi versi. Quando sono arrivata in Portogallo era tutto bello, ero felicissima. Ma col passare degli anni, Lisbona è esplosa di turisti e di nuovi inquilini stranieri: le strade cominciavano ad essere più sporche, gli sportelli pubblici avevano code interminabili che neanche al concerto dei Queen con ancora Freddy Mercury, gli affitti sono saliti in maniera esorbitante e gli stipendi sono rimasti gli stessi (non so come facciano i portoghesi a vivere con 600€ al mese in 4). Io lavorando in un call center stavo bene, avevo uno stipendio che mi permetteva di vivere bene e in più mi pagavano la casa, non avevo spese extra. Ma questa comodità la si pagava a caro prezzo: potevi avere da un minimo di 2 a circa 10 coinquilini (a volte anche di più), il dipartimento che si occupava della gestione delle case aveva il diritto di entrare in casa e in camera ad ogni momento, a volte senza preavviso. E io pur avendo avuto esperienze meravigliose con i miei coinquilini, ad un certo punto ho sentito il bisogno di convivere col mio compagno, solo con lui. Quindi è iniziata la ricerca casa: appartamenti da 60mq in pieno centro a 1200€ al mese, più spese. Spostandosi più verso la periferia i prezzi diminuivano, certo, ma in ogni caso si passava dal “vivere bene” al “sopravvivere”, senza contare il fatto che molto spesso i proprietari non facevano neanche il contratto d’affitto; il rischio di essere sbattuti fuori casa dall’oggi al domani era troppo alto. Avremmo potuto cercare un altro lavoro che pagasse di più, ma sarebbe stato sempre un call center e il margine di guadagno non era comunque alto. Volevamo qualcosa di diverso, che non fosse un’esperienza “Erasmus” .

Così, tra tante ricerche andate a vuoto, siete arrivati al 2019:

Sì, nel 2019 abbiamo deciso di dare entrambi le dimissioni (avevamo contratto a tempo indeterminato) e di partire insieme per una nuova avventura. Il 7 dicembre abbiamo preso il volo e abbiamo passato natale tra casa mia e casa sua, itineranti. Poi a inizio gennaio siamo arrivati su Clermont Ferrand e abbiamo iniziato la nostra ricerca. Dopo poche settimane, abbiamo trovato un appartamento in centro (pagando la metà di quello che avremmo pagato a Lisbona). Per il lavoro è un “work in progress”, stiamo facendo colloqui, mandiamo CV, valutiamo proposte di lavoro che arrivano dall’ufficio del lavoro. Siamo molto attivi e speranzosi.

Sicuramente lasciare un contratto a tempo indeterminato comporta tanto coraggio. E’ anche vero però che all’estero c’è una maggiore possibilità di trovare lavoro rispetto a quel che avviene in Italia. Confermi?

Io credo che di lavoro se ne possa trovare un po’ dappertutto, a seconda del luogo in cui ci si trova e a seconda delle competenze e delle qualifiche che uno possiede. Chiaramente nelle città più grandi è più facile trovare un lavoro, ma la qualità di vita ne può risentire. Io con la mia esperienza e le mie competenze non so cosa potrei fare in Italia, so però cosa potrei fare all’estero. Comunque, parlando con i miei amici che si trovano al Nord così come al Sud Italia, trovare lavoro non è facile.

Elisabetta di 4 anni fa come e in cosa è cambiata rispetto all’Elisabetta di oggi?

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L’Elisabetta di oggi sa vivere da sola, ha meno paura, riesce a cavarsela in qualsiasi situazione, in un modo o nell’altro, è indipendente. L’Elisabetta di oggi sa vivere in coppia, sa vivere in comunità, è estroversa e crede un po’ di più in se stessa, pur mantenendo sempre una parte di quella timidezza che la fa essere prudente, che le permette di pensare a mille scenari possibili e valutare la scelta migliore. Resta il fatto che anche l’Elisabetta di oggi sbaglia, si arrabbia e può trovarsi in un vicolo cieco, ma questo non la scoraggia, cerca di imparare da tutte le esperienze e di andare avanti.

La tua è una scelta permanente o pensi di rientrare in Italia prima o poi?

Dubito di rientrare in Italia tanto presto, sono venuta qui in Francia con l’intenzione di stabilirmi. Al momento, famiglia e amici a parte, non ho nessuno stimolo a rientrare in Italia. Grazie alla tecnologia posso vedere e sentire la mia famiglia e i miei amici in qualsiasi momento, questo aiuta a tardare il mio eventuale rientro in patria. Non rinnego le mie origini, ma voglio vedere cos’altro c’è fuori dall’Italia per me.

A chi sta valutando di vivere un’esperienza lavorativa all’estero, cosa consigli?

Di farlo, a 20 o a 30 anni, anche a 40 o 50. Ti apre la mente, conosci tanta gente nuova, ma soprattutto conosci te stesso, la tua forza ma anche i tuoi limiti, capisci quelle che sono le tue reali esigenze: puoi anche renderti conto dopo una settimana, un mese, che non fa per te, che stai meglio a casa tua. Almeno ci hai provato, almeno sai con certezza qual è il tuo posto e dove vuoi stare. Non è facile, ci sono i momenti di sconforto, ti manca la tua famiglia, ti mancano gli amici, ti senti solo, ma se hai un obiettivo di vita, diventa tutto più semplice.

betta.quaglia@gmail.com

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