La Familia Flotante, una famiglia singolare

Provate ad immaginare un palco di pietra in una piazza assolata, in un piccolo paesino nel deserto, nell’entroterra di un isola. Le macchine passano sporadiche e senza fretta, dirette al mare, ma è primo pomeriggio. Immaginate il piccolo “pueblo” addormentato durante l’ora della siesta. Il silenzio regna sovrano, nonostante la presenza di una decina di ragazzi, seduti a cerchio, con le gambe incrociate e le teste inclinate, lì su quel palco abbandonato.  Quel gruppo di ragazzi non ha rotto il silenzio dell’ora della siesta perché sono in ascolto. Quello che ascoltano è la natura stessa del loro sogno che in quel cerchio prende vita, in quel pomeriggio, nell’entroterra di un isola sull’oceano atlantico. Quello che fanno seduti a cerchio non è altro che unire le emozioni e dare vita ad un progetto. Hanno creato un circulo de hablar perché loro sono tutti uguali e tutti hanno il diritto non soltanto di dire quello che pensano, ma di esprimere quello che sentono. Sanno che verranno ascoltati in religioso silenzio dagli altri membri del gruppo. E’ uno solo di loro a parlare nel cerchio, colui che ha un bastone di legno in mano. Terminato quello che ha da dire lascia andare il bastone, passandolo al compagno che è seduto alla sua destra. Il bastone inizia a passare di mano in mano fino a quando qualcuno non lo ferma e inizia a parlare a sua volta. La decisione è presa quando il bastone fa un giro completo del cerchio senza essere fermato. In quel cerchio, in quel pomeriggio assolato, nell’entroterra di un isola, è nata una famiglia.

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La familia flotante sono soltanto dei ragazzi che hanno conosciuto il bello del vivere, attraverso l’arte e il viaggio, ma prima ancora di essere la familia flotante sono Valentin, Hector, Veronica, Valdés, Rico, Gas, Gabriele, Miguel, Alejandra, Natalia, Manawa, Pablo, Nuria, Gavina e Graziana. L’ordine con cui ho elencato i membri della familia non è casuale, ma riporta al progetto stesso che in quel cerchio ha preso forma e poi, con le mani ad aspirale restando in cerchio hanno lasciato volare in cielo, affinché prendesse vita e imparasse a volare. La familia flotante ha tanti progetti, il primo fra tutti è il progetto di unire i progetti. Sì perché prima di essere una famiglia Valentin, diciannove anni, è partito dalla Germania con il suo violino e la sua tenda. Dopo aver girovagato per un pò è finito in Marocco, dove ha conosciuto Hector e Veronica, una coppia di trentenni spagnoli che vivono e viaggiano in barca a vela con il loro cane Lola. Hector è un liutaio, costruisce le chitarre e lui stesso suona meravigliosamente. I due si sono prefissati di amarsi e girare il mondo costruendo ottanta chitarre. Valentin e Hector hanno iniziato a fare musica insieme ed insieme hanno raggiunto Lanzarote, nelle Canarie dove hanno conosciuto Valdés, percussionista girovago. I tre insieme sono diventati i Perros de mar e sono giunti a Furteventura. Hector e Veronica hanno buttato l’ancora nella piccola baita di fronte al Muelle Chico. Miguel, Alejandra e Natalia sono invece gli Atlanterra. Suonano per l’Europa da un anno e viaggiando sono arrivati a Fuerteventura Sono stati i primi a colorare di allegria e buona musica il Muelle Chico. Nel frattempo, soltanto un mese dopo arriva sull’isola la Banda Rei formata da Rico, Gabri e Gas, rispettivamente batteria, basso tuba e sax. Bolognesi in tour di sperimentazione all’estero. La loro idea è quella di passare due mesi alle Canarie e poi rientrare a casa. La loro musica è stata da subito apprezzata e hanno trovato base stabile lavorativa al Muelle Chico.

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Manawa è un pittore. Le sue tele sono pietre che la natura gli regala e che lui trasforma in arte. Dopo aver vissuto per anni in una vecchia grotta appartenuta ai guache, si è trasferito in una casa di pietra in mezzo a grandi palme e circondato dal verde, nella piccola isola di La palma. E’ arrivato a Fuerteventura con il suo furgone camperizzato verde, rosso e giallo, per vendere le sue pietre al Muelle Chico.

Pablo e Nuria sono una coppia di spagnoli che vive a Sud dell’isola. Lei ha un buon contratto in Hotel e lui suona il suo sax. Sono venuti a Nord dell’isola per un weekend e guidati dalla musica sono giunti al Muelle Chico.

Gavina è una viaggiatrice e un artigiana della mano e del cuore. Lei ha passato tutta la sua vita viaggiando per il mondo ed è a Fuerteventura di passaggio, prima di riprendere il viaggio. Vende i suoi alberi della vita e i suoi arcangeli, che costruisce con le sue mani, seduta al Muelle Chico.

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Io? Io sono una giornalista pubblicista, ma prima ancora sono una scrittrice. Vivo di emozioni e scrivere è una benedizione e un tormento che accompagna tutta la mia vita. Io a Fuerteventura ci sono arrivata quasi due anni fa e quest’isola mi ha fatto regali ogni giorno. Due anni di crescita spirituale, professionale e mentale. Sono giornalista per voglioviverecosì.com e faccio la cameriera in un ristorante al Muelle Chico.

Tra colori e poesia, l’oceano limpido e i turisti, in quel Muelle Chico ci siamo riconosciuti a prima occhiata. Quello che è successo nei giorni a seguire non è stato altro che una magia, una fusione di buona energia. I ragazzi hanno cominciato a suonare insieme e quella fusione è esplosa, ha preso forma, ha contagiato tutti. Circa un mese e mezzo, pieno di abbracci e buona musica. Poi la separazione.

Rico della Banda Rei deve rientrare a Bologna per preparare uno spettacolo per delle scuole, mentre il resto dei Rei risalirà via mare in Spagna, continuando a suonare, fino al rientro in Italia. Veronica, Hector e il loro cane Lola rimarranno ancora qualche mese nelle isole canarie, aspettando i venti favorevoli per cominciare il viaggio verso l’America e nel frattempo Hector continuerà a fare musica con Valentin. Valdés lascerà i Perros de Mar perché con un gruppo di musicisti andrà ad un festival della musica in primavera.

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Gli Atlanterra erano giunti sull’isola con l’idea di suonare insieme fino alla fine della primavera continuando a viaggiare per le isole canarie o tornare in Spagna. Poi separarsi. Forse Natalia e Miguel torneranno in Sud America, la loro terra di origine, e Alejandra, a Tenerife, casa sua. Manawa invece dopo un inverno a Fuerteventura, ha voglia di tornare a casa, sulla piccola isola di La Palma, dove al mattino raccoglie le banane direttamente dall’albero e coltiva le sue verdure. Gavina è solo di passaggio, lei è una viaggiatrice, non fa programmi per domani, non sa dove andrà, ma certamente è consapevole che troppo a lungo in un posto non può stare. Io? Io amo Fuerteventura, ma il desiderio di viaggiare ancora non mi ha mai lasciata. Ho provato ad andare via già due volte, ma l’isola mi ha trattenuta. Forse perché qualcosa di grande doveva ancora arrivare..

Era giunto, quindi, il momento di separarci, ma c’era qualcosa di forte che non potevamo non ascoltare. Qualcosa che aveva una potenza e un’energia maggiore dei nostri programmi. Non sapevamo bene cos’era. Eravamo solo consapevoli che separarci era innaturale. E allora cosa? In quel “circulo de hablar” siamo diventati una famiglia. Una famiglia tutta strana e abbiamo unito tutti i progetti, amalgamandoli in un progetto comune. Continuare a fare musica, continuare a viaggiare (ma tutti insieme) e continuare a respirare energia buona a pieni polmoni.

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Siamo in quindici, più due cani. Abbiamo una barca a vela, due kayak, una barchetta a remi, un furgone camperizzato, una macchina e tante tende. Undici musicisti, un artigiana, una blogger pedagoga e una giornalista. Seguiamo le maree e ci cibiamo di una vita semplice. No falta nada. Sì, perché quando siamo intorno al fuoco con la luna piena e ci passiamo di mano in mano una tazza di latte e cioccolato sappiamo che più pieni di così non possiamo essere. Siamo una Familia, e siamo in cammino, abbiamo scelto la libertà e la condivisione e siamo affamati di vita. Sappiamo dove siamo oggi, domani è sconosciuto, e l’esperienza ce lo ha ricordato una volta in più. D’altronde non abbiamo fretta di rincorre domani perché di oggi siamo già pieni. Fino ad ieri eravamo tante piccole stelle che brillavano, ma oggi siamo insieme e la nostra luce è talmente tanta da riscaldarci e farci essere noi stessi, in totale libertà, ma al tempo stesso una comunità, perché in quindici, spontaneamente, siamo diventati una carovana allegra e colorata. Ogni giorno vi racconteremo il nostro viaggio, i traguardi, le gioie e le emozioni, ma non aspettatevi mai preoccupazioni per domani perché su quel palco assolato, nell’entroterra di un isola, abbiamo colto l’attimo, e continueremo a farlo, passo a passo, vivendo solo di oggi e prendendo tutto il bello che la vita ci riserva ogni giorno.

Di Graziana Morcaldi