Viaggi in India: istruzioni per l’uso

L’India è un sogno. E’ ricerca spirituale. E’ un intimo viaggio nel ventre della specie umana. A seconda dei contesti, può rappresentare estrema povertà, vertiginosa crescita economica, frenetica ricerca del successo. Non esiste altro posto al mondo che possa rispecchiare in maniera così fedele le sfumature dell’animo umano.

Un paese enorme, il settimo al mondo per estensione geografica e il secondo per numero di abitanti. Ospita più di un miliardo di persone. Nonostante l’estremo stato di povertà in cui vivono ancora troppi indiani, il Paese vanta la seconda economia del mondo (dopo quella cinese) per crescita annuale.

Tutto questo genera una fluida, vitale e meravigliosa mescolanza di culture, etnie, e classi sociali (sì, in India come in nessun altro Paese al mondo ancora lecito parlare di “classi sociali”).

Sono oltre duecento le multinazionali che hanno aperto centri di ricerca e sviluppo in India, come IBM e General Electric. Investire qui non conviene soltanto per la mano d’opera a basso costo, ma anche per l’apporto qualificato che gli indiani possono fornire: il Subcontinente sforna 9 milioni di laureati all’anno e dispone di 16 milioni di esperti informatici. Questo comporta, tra le altre cose, anche enormi vantaggi per chi vive in Occidente e non ha intenzione di spostarsi a Mumbai. Basta ad esempio andare sul sito www.yourmaninindia.com per “affittare” un laureato e lavorarci assieme. A fine progetto, il vostro collaboratore verrà pagato in dollari e secondo il costo della vita indiano. I conti sono presto fatti…

Secondo la confindustria indiana, il 70 per cento delle aziende che investono in India producono profitto, numero tra i più elevati al mondo. Questo anche perche’, rispetto ad altre economie emergenti, quella indiana offre la garanzia di un sistema politico democratico e stabile ed un quadro giuridico-legale affidabile.

Augusto Di Giacinto dirige da un anno la sede a Mumbai dell’Ice, l’istituto per il Commercio Estero italiano. Conosce molto bene i mercati dell’Indonesia e di Singapore, e ha un’esperienza decennale nei paesi asiatici. Nonostante queste importanti esperienze, il suo primo impatto con l’India non è stato facile: “Questo è un continente dove si trova tutto e il contrario di tutto. Talmente grande e complesso da sbalordire. La popolazione è giovanissima, metà degli abitanti ha meno di 30 anni. I cambiamenti sono quindi molto veloci. Bisogna poi pensare che all’interno dell’India esistono diverse lingue, razze, dialetti e religioni. Solo la città di Mumbai raccoglie 20 milioni di abitanti. Tutto ciò è estremamente affascinante, ma può confondere chi proviene dai paesi europei”.

La lingua ufficiale dell’India è l’Hindi, ma sono presenti ben 18 lingue e 844 dialetti. L’Inglese, al quale viene riconosciuto il titolo di lingua ufficiale, è l’idioma più diffuso negli affari, sia nazionali che internazionali. “Nonostante queste difficoltà, l’India attrae moltissimi giovani italiani”, spiega Augusto Di Giacinto. “Vengono qui per sfruttare le opportunità di questo mercato in forte crescita. Infrastrutture, servizi, commercio: tutti settori ancora da sviluppare, che creano opportunità inimmaginabili in altri paesi emergenti. Un esempio: qualche giorno fa a Mumbai hanno aperto un negozio di giocattoli in un centro commerciale. Un negozio di questo tipo, ci crediate o no, ancora non esisteva: è stato letteralmente preso d’assalto dai clienti!“.

Ma cosa fanno gli italiani che decidono di vivere in India?

Chi non sceglie la via spirituale (sono tantissimi) e decide di aprire un’attività commerciale, può scegliere tra innumerevoli opportunità. Non solo il campo della ristorazione, che è ancora tutto da costruire, ma anche i settori del marketing e del commercio. Innumerevoli multinazionali stanno aprendo in questi anni una sede in India.

“Le aziende italiane che hanno una sede stabile sono circa 200 – spiega il direttore dell’ICE – ma prima di decidere di investire in India è importante sapere alcune cose: non si può pensare di guadagnare nel breve periodo, bisogna imparare a ragionare sul medio e lungo periodo. Le difficoltà da affrontare sono tante. Prima di tutto bisogna trovare un partner indiano che possa aiutare l’imprenditore italiano a orientarsi nei meandri della burocrazia. Trovare il partner giusto non è facile. Dopodichè bisogna considerare che il costo della vita in una città come Mumbai è elevatissimo: Mumbai è la sesta città più cara al mondo per quel che riguarda gli spazi commerciali, a causa della carenza di alloggi e le limitazioni geografiche (Mumbai è circondata dal mare) che limitano la possibilità di costruire nuovi edifici”.

È innegabile che il mercato indiano continui a presentare zone d’ombra per l’investitore straniero: una burocrazia lenta, un quadro normativo mutevole, uno scenario a lungo termine non sempre limpido. Si tratta di una realtà comune a molti Paesi emergenti, che può influenzare significativamente le condizioni di rischio a cui è sottoposto l’investimento. Tutti gli investimenti stranieri, inoltre, vanno autorizzati da autorità pubbliche. Esistono però forti facilitazioni per chi decide di investire nelle cosiddette Special Economic Zones (SEZ).

Ecco uno schema, fornito dall’ICE, che riassume il sistema delle imposte indiano:

Imponibile (in rupie) Aliquota

Fino a 100.000                   —

135.000 (donne)                —

185.000 (anziani)               —

100.001 – 150.000            10%

150.001 – 250.000            20%

Da 250.001 in su               30%

Da 1.000.000 in su            33%

Come si può vedere, sotto determinate fasce di reddito la tassazione è uguale a zero.

L’aliquota applicata al reddito societario varia invece secondo la nazionalità: se per le società di diritto indiano, incluse quelle detenute da capitale straniero, esiste un’unica aliquota del 30% (che diventa del 33% nel caso di imponibile superiore a un milione di rupie), per le ditte straniere esiste una struttura fiscale diversificata:

Voce Aliquota

Dividendi           20%

Interessi           20%

Royalties           30%

Servizi tecnici    30%

Altre entrate     55%

Come accennato prima, esistono regimi fiscali di favore per chi si trasferisce nelle cosiddette Special Economic Zones (SEZ): l’esenzione totale per i primi cinque anni ed esenzione al 50% per i seguenti due anni.

I costi degli alloggi, in India, variano moltissimo a seconda della zona in cui si abita. Con riferimento a Delhi, il costo mensile di affitto di un ufficio varia dale 150 – 200 rupie per piede quadro nel cosiddetto Central Business District alle 35 – 60 rupie per la “prima cintura”, rappresentata dai centri di Gurgaon e Noida, passando per le 80 rupie al piede quadro delle zone non centrali. L’affitto di un locale ad uso residenziale, invece, raggiunge il massimo nelle zone più lussuose, dove viene a costare anche 100 – 150 rupie al metro quadro. A Mumbai i costi di affitto sono generalmente più elevati del 10 – 20%. “ I nuovi investimenti immobiliari – spiega Augusto Di Giacinto – andrebbero indirizzati a Delhi, che in futuro crescerà molto di più di Mumbai.

Di Giacinto suggerisce anche di non sottovalutare altre mete indiane altrettanto importanti: “penso a città come Bangalore e Chennai, nel Sud dell’India. In particolare, Bangalore ha un’ottima qualità della vita, collegata bene ed è poco costosa

Last but not least, i problemi legati al permesso di soggiorno. “Per lavorare in India bisogna avere un contratto di lavoro, altrimenti il visto non viene concesso. Anche chi ha un visto turistico potrebbe avere difficoltà: per tornare nel Paese bisogna aspettare due mesi dall’ultima visita”.

Ovviamente, l’India non rappresenta solo un’opportunità commerciale o professionale. Nella valle dell’Indo, il grande fiume che nasce nel Tibet, sono nate due delle più grandi religioni al mondo: L’Induismo e il Buddismo. La mescolanza di religioni, paesaggi, monumenti tra i più antichi al mondo, e il variopinto disordine tipico delle grandi città indiane, rende questo posto unico al mondo.

Molti scelgono l’India come meta spirituale per incontrare un maestro che dispensi consigli, o per cercare un luogo di ritiro meditativo, i cosiddetti Ashram: luoghi eremitici dove gli asceti vivono in pace in mezzo alla natura e dedicano la propria vita alle pratiche spirituali. Nella maggior parte dei casi l’innalzamento spirituale avviene attraverso lo yoga, arte prediletta per la purificazione fisica e spirituale.

E’ possibile decidere di vivere in India per qualche mese in un Ashram con cifre modestissime. Ecco l’elenco degli Ashram più importanti:

www.amma-italia.it

www.siddhayoga.org

www.sathyasai.it

www.amritapuri.org

Un’ultima cosa da tenere a conto, prima di considerare l’India come meta futura di soggiorni e investimenti: il clima!

Le aree costiere meridionali e occidentali hanno un clima moderato, mentre l’India settentrionale è caratterizzata da temperature estreme: 45 gradi (!!!) in estate e 4-5 gradi in inverno. Il periodo delle piogge monsoniche è invece nei mesi di luglio e agosto.

Leandro Diana

Per capire meglio l’India (e molti sui lati oscuri) consigliamo inoltre di leggere il bellissimo romanzo Shantaram di Gregory David Roberts:

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