La violenza in Brasile
Stefano Gentile
Il recente attentato di Nizza mi ha lasciato particolarmente scioccato. Per questo motivo ho deciso di riprendere un argomento che avevo già trattato per tentare di fare un confronto tra la violenza europea e quella brasiliana. Nizza è una città che amo particolarmente in quanto si raggiunge facilmente da Genova, la mia città natale e dove ho vissuto per circa 40 anni. La località francese è una città di medie dimensioni, molto ben organizzata e con un clima stupendo. Non per niente è stata, in passato, eletta come meta preferita di una buona parte del turismo nordeuropeo, inglese in particolare, tanto da arrivare a dare al lungomare il nome di Promenade des Anglais (Passeggiata degli Inglesi).
E’ una città molto luminosa, nel senso che tutte le volte che ci sono stato ho trovato il sole anche quando partivo da Genova con tempo cupo e nuvoloni minacciosi di pioggia e temporali. Un tempo Nizza era italiana, è stata la città natale di Giuseppe Garibaldi. Insomma, per farla breve, è il luogo dove meno ti aspetti si possa verificare una tragedia come quella del 14 luglio.
Oggi, quando sto scrivendo, è il 16 luglio, sono passati solo due giorni dal terribile attentato che ha fatto quasi 100 morti e 200 feriti. Una carneficina. Un pensiero di grande sgomento e di grande solidarietà va a tutte le famiglie delle vittime e specialmente a quelle che hanno perso dei bambini in quella notte infelice. Ora tutto quello che dirò è esclusivamente la mia opinione personale e quindi non necessariamente condivisa dalla redazione di Voglio Vivere Così Magazine.
Al momento non si conoscono ancora con precisione le dinamiche dell’attentato, ma una cosa è certa: quel camion lì non ci doveva stare. In qualunque manifestazione pubblica di piazza i veicoli sono obbligati a stare alla larga, a parte quelli espressamente autorizzati. Ma in quel caso gli agenti preposti alla vigilanza hanno l’obbligo di verificare i documenti e, nel caso specifico della Francia, sottoposta da anni a vari sanguinosi attentati, sarebbe anche logico che si procedesse ad una ispezione dei mezzi che entrano in una area molto affollata, cosa che, a quanto pare, non è stata fatta. Alla magistratura francese l’accertamento delle responsabilità.
C’è da dire che la Francia da sempre ha interessi economici molto forti nelle aree islamiche, addirittura possiamo risalire al tempo delle crociate quando proprio nella prima crociata del 1099 d.C. una armata composta prevalentemente da francesi andò alla conquista di Gerusalemme. Voi direte che sono passati dieci secoli, ma l’odio tra etnie o tra religioni si consolida nel tempo, i giovani kamikaze del giorno d’oggi probabilmente non sanno nulla di Goffredo di Buglione e dei suoi crociati. Però i kamikaze del giorno d’oggi sono imbevuti di odio verso l’occidente, odio tramandato di generazione in generazione e quindi sicuramente in parte dovuto anche a quei lontani tempi. Come molto antico, e per motivi simili, è l’antisemitismo. Oggi sono gli interessi economici a prevalere, mascherati da motivi etnici o religiosi.
A questo punto voi vi chiederete dove sta il parallelismo col Brasile. In realtà si tratta di un parallelismo per differenza. Infatti il Brasile è considerato un gigante economico ma un nano dal punto di vista della diplomazia internazionale. Questo significa che il coinvolgimento del Paese Verdeoro nelle questioni internazionali del Medio Oriente è storicamente irrisorio e per questo motivo i grandi attentati terroristici passano molto lontani da questi luoghi.
Il Brasile, in realtà, fino al 1984 aveva a che fare col terrorismo interno creato dal regime militare dittatoriale. Tuttavia, una volta caduto il regime militare e reinstaurata la democrazia, la parola terrore è stata sradicata dal comune sentire e oggi l’unica cosa a fare paura è la microcriminalità. Il Brasile moderno, a livello internazionale, è un gigante buono, è uno stato molto pacifico che ripudia la guerra e la violenza in tutte le sue forme. I rapporti con gli altri paesi del sudamerica sono piuttosto tranquilli e il Brasile si è fatto promotore di una comunità economica dell’America Latina che oggi esiste e funziona: si chiama Mercosul. Il passaggio di persone e di merci tra i paesi aderenti è molto semplificato e il regime fiscale anche. I cittadini di uno degli stati del Mercosul possono passare da un paese all’altro senza passaporto o visto, è sufficiente il documento di identità.
Le merci godono di un regime fiscale molto favorevole al contrario di quelle che provengono da paesi extracomunitari che invece sono altamente tassate. Questa situazione di notevole pacifismo sarà, a mio avviso, una carta molto importante da giocare per i governi che sapranno sfruttarla. Perchè il Brasile non è odiato da nessuno. Allora parliamo della violenza della microcriminalità. In realta ho già scritto su questo argomento ma vorrei portare altri contributi e maggiore dettaglio perchè la mia impressione è che ciò che accade qui sia molto strumentalizzato in Europa per dare una immagine che non corrisponde al vero.
Per prima cosa va detto che in Brasile non esiste pena di morte. Non esiste nemmeno l’ergastolo. I giovani minorenni non sono praticamente punibili. Questi aspetti non sono necessariamente positivi. In realtà sta crescendo e sta assumendo proporzioni molto ampie il movimento a favore della riduzione della minore età penale. Si vuole portare almeno a sedici anni l’età punibile per i reati più gravi. A mio avviso questa misura è necessaria ma non servirà a ridurre sensibilmente il numero di reati (principalmente omicidi) se non sarà associata ad un piano molto più organico ad una azione di sensibilizzazione della popolazione.
Quello che manca in Brasile, anche se si stanno facendo grandi sforzi per risolvere il problema, è la diffusione dell’educazione. Educazione intesa in primo luogo come formazione scolastica e extrascolastica. Questo problema, unito alle condizioni socio economiche veramente precarie di una ancora ampia fetta della popolazione, fa si che esista un notevole numero di giovani che non hanno la minima idea di cosa sia il vivere civile (perchè nessuno, e in primo luogo i genitori, glielo ha insegnato) e non hanno nulla da perdere, perchè non hanno realmente “nulla”. In più sanno che non sono punibili per la legge. Oggi in Brasile bisogna guardarsi dai ragazzotti che possono avere sedici/diciasstte anni perchè sono i più pericolosi.
Tuttavia bisogna analizzare il problema anche da un altro punto di vista.
Quali sono i motivi principali che scatenano la violenza di queste persone, che non hanno ricevuto alcun tipo di educazione, che non hanno nulla da perdere, che sono cresciute in famiglie dove il padre alcolizzato picchiava la madre ogni giorno e che sono oggetto di conquista dei trafficanti di droga che offrono loro denaro ma soprattutto una specie di status sociale garantito con le armi, che conferisce quella inebriante sensazione di contare finalmente qualcosa nel mondo?
Bene in prima istanza questioni legate al traffico di droga appunto. Come la necessità di prevalere nel prorpio rione contro i rivali, oppure debiti di forniture di droga non pagate. Poi ci sono molti casi che si possono collegare alla profonda ignoranza di larga parte della popolazione come liti per questioni legate a donne/fidanzate. Oppure a insulti personali ritenuti molto disonorevoli. E, in generale, in tutti quei casi dove si ritiene che l’onore personale o di qualche parente sia stato mortalmente ferito. Poi ci sono casi legati alle infime condizioni economiche di molti come quando il ladruncolo di turno vuole rubare il cellulare e la vittima si ribella perchè sa che non si potrà facilmente permettere di comprarne un altro. Ecco, reagire ad una rapina, è pericolosissimo soprattutto quando il rapinatore è molto giovane, perchè non esiterà a sparare.
Allora come si fa ad evitare di finire vittime della microcriminalità in Brasile?
Da quanto detto direi che alcuni semplici accorgimenti dettati dal buonsenso già aiutano molto: non trovarsi in strade buie e deserte la notte, non farsi coinvolgere in questioni di donne sposate o fidanzate, non entrare nei giri della droga, evitare certi insulti dei quali ci si potrebbe amaramente pentire, non girare con molto denaro o oggetti preziosi in tasca, non mettersi a usare il cellulare in luoghi non appropriati (io, ad esempio, quando devo prendere un autobus che viene o va verso quartieri più degradati, lo spengo o lo metto silenzioso) oppure quando si va in posti non sicuri usare un vecchio cellulare di cui ci importa poco, non reagire in nessuna maniera, nemmeno a parole, se si viene rapinati.
Con queste semplici precauzioni i rischi di subire un “assalto” come lo chiamano qui sono veramente limitati così come, per quanto detto all’inizio, estremamente limitate sono le possibilità di essere coinvolti in attentati terroristici.
Se aggiungiamo che in Brasile non esistono terremoti possiamo dire che si tratta di un paese veramente ottimo per viverci.