Giulia: adoro Londra, una città che ti offre di tutto

A cura di Maricla Pannocchia

Arrivata a Londra 10 anni fa, solo per fare un’esperienza all’estero senza alcun progetto di trasferirsi lì, adesso Giulia abita nella capitale inglese da un decennio e lavora come insegnante d’italiano presso un’università e non solo.

Innamorata di questa città elettrizzante, dove c’è sempre qualcosa da fare – “organizzandosi per tempo è possibile divertirsi e fare esperienze culturali spendendo poco o niente, come andando all’opera con 5 sterline o visitando i musei, il cui ingresso è sempre gratuito” – ma non nasconde la verità raccontando anche la difficoltà nel trovare un alloggio decente a un prezzo accettabile.

Un altro problema per chi sogna di trasferirsi a Londra, o nel Regno Unito in generale, è, come ben sappiamo, quello legato alla Brexit: il consiglio di Giulia è di provare con un’esperienza di studio per capire se Londra può essere la città giusta per un eventuale trasferimento e anche per crearsi un network da cui attingere, un giorno, per trovare uno sponsor per ottenere un visto lavorativo.

E, nonostante l’amore per Londra, Giulia non rinnega affatto la sua Italia: nata e cresciuta in un piccolo paesino toscano, non esclude di poter, un giorno, tornare sotto il sole, fra le sue amate colline!

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Ciao Giulia, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao ragazzi! Sono una docente d’italiano all’Università King’s College di Londra, originaria della verde Toscana, nata a Firenze e cresciuta in un piccolo paesino tra Pistoia e Lucca. Dopo il liceo sono tornata a Firenze per i miei studi universitari: lettere antiche, con una tesi di specializzazione in papirologia.Nel frattempo ho anche sviluppato una grande passione per la fotografia, che mi ha portata a studiare e collaborare in un fantastico studio toscano fino al momento del “grande salto”.

Adesso abiti a Londra, puoi raccontarci come sei finita proprio nella capitale inglese?

Quando ho deciso che avrei fatto un’esperienza all’estero, Londra è stata la scelta che più mi dava sicurezza: all’epoca il Regno Unito era sempre nell’Unione Europea, a poche ore di volo da casa, me la cavavo già un po’ con la lingua e la città prometteva un’atmosfera elettrizzante e cosmopolita. What else?

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Hai sempre saputo che non avresti vissuto in Italia o è una consapevolezza che hai maturato con il tempo?

Inizialmente, quella londinese doveva essere un’avventura temporanea. Non avendo avuto l’opportunità di partecipare a un Erasmus durante gli anni dell’università, sentivo la mancanza di un’esperienza all’estero e volevo mettermi alla prova in una realtà diversa da quella in cui ero cresciuta. Poi le cose sono andate diversamente e adesso sono quasi 10 anni che abito nella capitale britannica!

Quali sono state, per te, le difficoltà principali e come le hai affrontate?

Quando sono arrivata a Londra, non sapevo nemmeno io cosa volessi veramente da questa esperienza. Ho cercato un lavoretto iniziale per mantenermi, ma piano piano mi sono ritrovata invischiata in una routine molto faticosa che non mi lasciava spazio per focalizzarmi sui miei obiettivi. Inoltre, una cosa da non sottovalutare è che molte compagnie britanniche non valutano allo stesso modo i titoli o le esperienze conseguiti in altri Paesi. Una volta capito questo, ho iniziato a studiare per titoli e le certificazioni riconosciute in UK e a fare esperienze con enti e scuole locali.

Di cosa ti occupi?

Insegno la lingua italiana agli stranieri. Al momento sono docente part-time all’università King’s College, somministratrice CILS (uno degli esami di lingua italiana che gli studenti stranieri devono sostenere per ottenere la cittadinanza italiana) ed esaminatore di livello per i diplomatici britannici che devono trasferirsi in Italia.

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Raccontaci la tua vita quotidiana…

Le mie giornate sono molto differenti le une dalle altre, dipende dagli orari dei corsi che insegno. Sono piuttosto fortunata perché abito vicino al campus dell’università quindi ogni giorno faccio una bella passeggiata per arrivare a lezione. Tra un corso e l’altro gestisco le mail, preparo altre lezioni, seminari vari oppure seguo studenti esterni all’università. Ho una discreta flessibilità rispetto al classico lavoro d’ufficio, ma il lato negativo è che molti dei miei corsi finiscono tardi la sera e questo significa rientrare spesso a casa dopo le 21.

Secondo te com’è il rapporto costo/qualità della vita a Londra?

Inutile nasconderlo, Londra è una delle capitali più costose del continente. Devo dire però che – a parte il costo degli alloggi, su cui torneremo – per moltissimi altri aspetti è possibile trovare alternative valide a prezzi competitivi. Cenare fuori non è necessariamente proibitivo se si evitano i ristoranti dei quartieri più “in”, così come le attività del tempo libero: prenotando per tempo e sapendo dove cercare si può andare all’opera anche con 5 sterline (giuro!) o assistere a numerosi concerti ed eventi gratuiti.

Come funzionano i servizi in città (sanità, trasporti, burocrazia)? Sono efficienti?

Trasporti e burocrazia sono per me il paradiso in confronto alla realtà che ho vissuto in Italia. Londra è una città enorme ma è collegata benissimo, così bene che non ho mai sentito il bisogno di una macchina. La burocrazia è molto più snella e veloce di quella italiana, merito anche della quasi totale digitalizzazione di tutte le procedure più ostiche. Il vero tasto dolente, per me, è la sanità. Per esperienza personale, ma anche di persone a me molto vicine, la sanità britannica è piuttosto approssimativa e molto meno attenta al paziente di quella nostrana. Infatti, quando sono veramente preoccupata per qualcosa che riguarda la mia salute, cerco sempre di farmi visitare in Italia.

Come sei stata accolta dai londinesi?

Integrarsi in una grande città è sempre complicato, soprattutto perché in età adulta non è semplice creare da zero una nuova cerchia di amici. A parte questa ovvia considerazione, direi che i londinesi sono tendenzialmente aperti, da sempre abituati a milioni di visitatori che arrivano tutto il mondo e quindi – a modo loro – anche piacevolmente accoglienti!

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È facile trovare alloggio? Qual è il costo medio e quali sono i tuoi consigli per chi sogna di vivere a Londra e deve cercare un posto in cui vivere?

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Ecco, dopo la sanità, gli alloggi sono l’altro tasto dolente della vita londinese. Trovare una stanza o un appartamento decente in una zona centrale è molto difficile, a meno che non si disponga di un budget piuttosto alto o non si decida di adattarsi a standard decisamente più bassi di quelli a cui noi italiani siamo abituati. Il costo medio dipende molto dalle necessità: la zona, la vicinanza dalla metro, il tipo di casa (moderna o vecchia), il numero dei coinquilini etc. Diciamo che per una camera singola in zona 2-3 si possono spendere tra le 700 e le 900 sterline al mese, bollette escluse. Non esattamente uno scherzo, ma la domanda è altissima e quindi la competizione per accaparrarsi la casa (o la stanza) dei sogni è alle stelle. Per chi è alla ricerca di un alloggio, il mio consiglio è di prendere questo compito molto seriamente: consultare giornalmente i classici siti come “spareroom” o “rightmove” e contattare subito i proprietari non appena un annuncio è online. Chiedere anche ad amici in loco di spargere la voce e iscriversi ai numerosi gruppi Facebook dove vengono proposte case in vendita e/o in affitto.

È possibile venire a Londra per viverci e lavorarci sapendo poco o niente l’inglese oppure, secondo te, è necessario arrivare con una discreta conoscenza della lingua?

Assolutamente sì. Gli inglesi sono abituati a sentire la propria lingua “bistrattata” e non si formalizzano. Certo, questo quando si inizia con lavori di livello base. Se poi c’è l’ambizione di fare carriera e integrarsi come si deve, conviene sempre impegnarsi e investire in un corso di lingua o frequentare perlopiù madrelingua per migliorare giorno dopo giorno.

Che cos’hai imparato dal modo di vivere degli inglesi?

Moltissimo. A partire dal rispetto per l’altro, sempre al primo posto, fino alla discrezione e alla cortesia. E anche a pianificare, seppure a scapito di un po’ di sana spontaneità. Dalla vita londinese, invece, la forza di non cedere alla pigrizia. Ci sono così tante cose da fare e da vedere, che 50minuti di metro, anche a tarda notte, non possono e non devono essere un ostacolo 🙂

C’è qualcosa che ti manca dell’Italia?

Diversa domanda, ma stessa risposta: moltissimo. Mi mancano il calore e l’amore tutti italiani nel fare le cose, le serate con gli amici che finiscono a notte fonda perché ci si perde a chiacchierare, le estati calde e il mare a due passi. Mi manca la vera schiacciata (focaccia), che – nonostante la globalizzazione – ancora qui non sono riuscita a trovare. Mi mancano la mia famiglia e gli amici, ovviamente, più di ogni altra cosa. Saperli lontani e non essere al loro fianco ogni giorno, nelle piccole cose, mi rende molto triste.

Sappiamo che, per via della Brexit, non è più facile come un tempo vivere e lavorare a Londra. Secondo te è ancora fattibile? Che consigli daresti a chi ha questo sogno?

Purtroppo, con Brexit sono cambiate molte cose e tra queste la libertà di trasferirsi qui anche senza un obiettivo preciso, con la sola voglia di “vedere come va”. Se fosse stata questa la condizione del Paese 10 anni fa, io non sarei potuta venire. Adesso per poter vivere qui serve un lavoro già sicuro e una compagnia disposta a fare da sponsor e a sobbarcarsi gli oneri di un visto lavorativo. Si tratta di posizioni che hanno competenze ben precise, che richiedono una laurea e che mirano a portare nel Paese solo un certo tipo di immigrazione “qualificata”. Una buona idea per aggirare l’ostacolo potrebbe essere quella di ottenere un visto di studio qui: seguendo un corso professionalizzante, si può iniziare a capire come funziona la città, se fa veramente al caso nostro, ma nel frattempo anche costruirsi un network sociale e professionale che può diventare la base in un momento successivo per la ricerca dello sponsor lavorativo.

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Quali sono, invece, i tuoi suggerimenti per chi vorrebbe cambiare vita ma non sa da che parte cominciare?

Da brava inglese adottiva, il mio consiglio è: pianificare. Capire quali sono le proprie necessità e i propri limiti, ma anche avere un obiettivo professionale, per non lanciarsi in imprese epiche destinate a fallire. Fare ricerca sul Paese in cui vorremmo andare, e cercare contatti di amici e conoscenti in loco a cui chiedere feedback e supporto. Se necessario, risparmiare una cifra sufficiente a garantire qualche mese senza entrate o valutare l’opzione di andare in esplorazione con una vacanza studio o un’altra esperienza formativa. Comunque vada, queste esperienze lasciano sempre qualcosa.

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Ti senti cresciuta da quando sei arrivata a Londra? In che modo?

Certamente. Vivere in una città così grande e cosmopolita ti mette di fronte a realtà estremamente diverse da quelle che si possono incontrare in un piccolo paese come quello da cui vengo io. Questi anni mi hanno messa alla prova sotto numerosi aspetti, a partire da quello professionale fino a quello emotivo e psicologico. Ho imparato a cavarmela da sola, prima di tutto, e a costruirmi mattone dopo mattone la vita che desideravo. In una città dove confluiscono le eccellenze di tutto il mondo, ho acquisito la consapevolezza che ci sarà sempre qualcuno più capace e un passo avanti a me, ma invece che deprimermi oggi so che questa è un’opportunità, l’opportunità di avere un continuo ricambio e scambio di nuovi modelli da cui imparare e migliorarsi.

Ci sono dei luoghi della città che ti hanno rubato il cuore?

Numerosissimi! Il mio luogo del cuore è in assoluto la Southbank, una bellissima passeggiata sul lungofiume che parte dal London Bridge e arriva a Waterloo, regalando viste di monumenti iconici come St. Paul’s, la Tate Modern, il Globe ed è costellata da musicisti e artisti di strada a tutte le ore del giorno.

Un itinerario veloce per un week-end nella capitale inglese… dacci qualche spunto.

Allora, se fosse la prima volta a Londra dedicherei il primo giorno a esplorare i grandi classici: una lunghissima passeggiata per vedere il Big Ben, Buckingham Palace fino a Trafalgar Square e poi Covent Garden e Soho, dove terminare la serata in uno dei tanti ristoranti etnici e un pub a seguire. Il secondo giorno lo dedicherei a esplorare un quartiere specifico, sforzandomi di scovare qualche perla più autentica: Notting Hill alla ricerca delle iconiche casette colorate, Camden per il mercato e gli animi più rock, Brick Lane per i negozi vintage, Richmond o Greenwich per fuggire dall’atmosfera cittadina. Immancabili un picnic in uno degli splendidi parchi e la visita, anche fugace (tanto l’entrata è sempre gratuita) a uno dei grandi musei.

Progetti per il futuro?

Per adesso, godermi ancora un po’ questa città tanto stimolante e costruire la mia carriera, affinando le competenze in uno dei campi da gioco più competitivi d’Europa. Poi, più avanti, vedremo: non credo che potrei invecchiare in questo Paese, e l’idea di un rientro in Italia a un certo punto non mi sembra per niente improbabile.

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