Giovanni Solazzo: volontariato, viaggi e lavoro

A cura di Nicole Cascione

Giovanni Solazzo, trentaduenne nato ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, dopo la laurea in Editoria e Giornalismo alla Sapienza di Roma ha vissuto e lavorato in Inghilterra e Germania. Ad un certo punto della sua vita, l’insoddisfazione lavorativa e l’impossibilità di raggiungere una stabilità economica lo hanno spinto a viaggiare e lavorare in giro per il mondo, fondendo volontariato, viaggi e lavoro (in alberghi, ristoranti, scuole). La voglia (e la necessità) di professionalizzare questo percorso, lo ha poi spinto ad aprire il sito giovannisolazzo.it dove, carica i suoi reportage, i suoi articoli e le sue foto: www.instagram.com/giovanni.solazzo.photos/

Giovanni Solazzo

Giovanni, sei un ragazzo molto attivo che ama viaggiare e soprattutto impegnarsi nel sociale. Quanto è importante dedicarsi oltre a se stessi anche agli altri?

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E’ fin troppo facile rispondere che aiutare gli altri è importante e blablabla. Non mi va di fare catechismo su queste cose. Soprattutto perché c’è molto astio (giustamente) verso questa nuova figura del viaggiatore (spesso privilegiato) che scrive da angoli sperduti di mondo e pontifica su tutto e tutti. Io cerco e credo di non essere così e quindi mi sento di dire una cosa molto semplice e di una banalità sconvolgente: aiutare gli altri fa star bene anche te, fatelo per egoismo.

A proposito dei tuoi viaggi, raccontaci qualcosa. Qual è stato il più bello in assoluto e quale invece quello che preferiresti non aver mai fatto?

Quando si tratta di esperienze – di viaggio, lavorative o di vita – penso sia fuorviante parlare di bellezza. Un incontro sconvolgente o davvero poco gradevole può essere interessante e illuminante su molti altri lati inaspettati, e quindi “bello” in una maniera tutta sua. Ho smesso di ragionare in termini di bellezza da tempo, sono altri i fattori che fanno crescere. Direi che il mio primo viaggio in America Latina (un anno in bus, autostop e bici, dal Costa Rica al Cile) rimane la cosa più facilmente indicabile come “bella”, anche se non priva di momenti a dir poco complicati. Non c’è niente che preferirei non aver fatto.

Hai lavorato a Ioannina, un piccolo comune della Grecia, con una piccola Ong che lavora con i migranti. Come si svolgeva una tua giornata, quali erano i tuoi compiti?

Sì, sono stato per tre mesi in Grecia. La Ong con cui ho collaborato si chiama Second Tree e consiglio a tutti di cercarla su Fb o Google (www.facebook.com/ SecondTree/). Sono piccoli, ma fanno tante cose belle: corsi di inglese, di doposcuola e attività di integrazione

all’aperto per i migranti di tutte le età. Io mi sono occupato di una fascia di età spesso dimenticata dall’opinione pubblica, ovvero gli adolescenti, contribuendo a organizzare eventi, workshop, attività e piccole gite che potessero sia educare i giovani migranti (prevalentemente siriani, afghani e iracheni) che aiutarli nello stabilire un contatto con le popolazioni locali, come per esempio attraverso attività di Twinning. Quindi in questo senso non c’era una giornata tipo, ci si dava da fare ogni giorno a seconda della cosa che si riteneva più efficace nella contingenza, per favorire la convivenza (parola che preferisco a “integrazione”), l’educazione o anche solo un sorriso.

Ci racconti l’esperienza che più ti ha segnato in questi anni?

Ti dico quest’ultima, più per volontà di far pubblicità che altro. E perché si ricollega a quello di cui parlavo prima: la curiosità e l’altruismo (anche egoista). Sappiamo tutti che l’immigrazione è la sfida più grande della nostra contemporaneità. Questa “emergenza” migranti (che poi emergenza non è, ma questo è un altro fatto) è ciò che sta succedendo nel mondo e nella storia mentre noi siamo qui, ed è per questo che ho voluto lavorarci. Per poterla vedere e capire un po’ meglio. In questo senso mi sento di consigliare a tutti di fare qualcosa di simile. Per riuscire ad essere uomini del nostro tempo un po’ di più. E soprattutto perché è facile, non bisogna necessariamente attraversare mari oppure Oceani. Vicino a noi, nei nostri paesi, ci sono realtà interessantissime e diversissime da quelle che fuoriescono dai giornali e dalle chiacchiere da bar che stanno avvelenando il nostro Paese. Basta cercarle e interessarsi per potersi formare una opinione basata sui fatti e non su quello che dice Belpietro, Grillo o Minniti.

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Quali sono i pro e i contro del volontariato e quali devono essere secondo te le caratteristiche di un buon volontario?

I contro sono fin troppo ovvi: o non si guadagna o si guadagna pochissimo (rimborso spese). I pro è che sono un ottimo modo per stabilire contatti e accumulare competenze che in chiave lavorativa torneranno utili. Vi ricordate quando Poletti disse che per trovare lavoro è meglio fare volontariato e giocare a calcetto che mandare curriculum? Aveva ragione. In questo mondo impazzito è così che si trova lavoro: non cercandolo, ma facendo gli amiconi con chi ha più potere di noi in campi che ci interessano. Solo che lui era il ministro del Lavoro e diceva una cosa sconvolgente come questa come se stesse parlando della pioggia, di una cosa inevitabile, invece di darsi da fare per aggiustare le cose.

Per concludere, come e dove ti vedi fra 10 anni?

Mah, mi va bene anche solo se sono ancora magro e coi capelli.

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