Le sue passioni: la barca a vela, il mare e la politica, anche se ci dice “ora è rimasta un interesse personale, non più un’attività organizzata come in passato”. Una bella storia la sua, ancora in evoluzione. Ne parliamo con lui, una chiacchierata sorridente come il suo viso, aperto e cordiale e il suo elegante accento palermitano.

Andare oltre l'orizzonte

Giovanni, una vita che sono tante vite direi

Devo ammettere che, in tutta la mia vita, non sono mai stato un tipo tranquillo. Per anni, dopo aver messo su una delle prime radio private del Mezzogiorno (RadioTelePalermo) ho fatto il pilota di rally, fin quando un incidente mi ha messo fuori gioco. E allora che far di meglio se non il giornalista? Fatto anche questo, solo che ho cominciato in Germania per poi trasferirmi in Italia. Adesso lavoro al Giornale di Sicilia a Palermo.

In Germania dove?

In Germania ho vissuto a pochi chilometri da Francoforte, in un paesino medioevale delizioso immerso nelle montagne del Taunus: Kronberg.

Una vita in viaggio si può dire

Ho sempre avuto la voglia di andare oltre l’orizzonte. Ho vissuto in Germania, ho girato il mondo per mestiere, poi – per amore – mi sono trasferito in Brasile. Questo avvenne alla fine del 2005.

Sapevi già dove stabilirti in Brasile?

Dopo aver girato in lungo e in largo quasi tutto il Nordest, la scelta è caduta su Joao Pessoa, capitale della Paraiba. Lì ho comprato una baracca sulla spiaggia urbana di Cabo Branco.

Cabo Branco Brasile andare oltre

Difficoltà iniziali?

All’inizio, la burocrazia mi ha fatto impazzire. Ma poi, grazie anche ad un commercialista onesto e competente, le cose sono andate bene.

Burocrazia a parte hai avuto altri problemi?

La difficoltà maggiore è stata quella di abituarmi alla Paraiba, ai suoi tempi, alla sua mancanza di logica. Un esempio? Piove al mattino e le persone – non si sa perché – non escono di casa alla sera. E si potrebbe continuare all’infinito. Ma poi il Brasile ti entra nel sangue e resta nel cuore.

E nel frattempo la “baracca” è diventata un ristorante

Il ristorantino – “La Tavernetta” – è stato un piccolo successo. Ho assunto quattro persone – con me nessuno ha mai lavorato in nero – e per tre anni mi sono divertito. Ovviamente non sono andato in Brasile per diventare ricco, ma l’obiettivo – quello di vivere senza attingere al mio conto bancario in Italia – è stato raggiunto senza troppe difficoltà.

Consigli a chi volesse intraprendere un’attività in Brasile?

Se dovessi dare un consiglio a chi vuole fare impresa, piccola impresa, nel nordest brasiliano, direi subito di fare un piccolo passo alla volta. Gli europei e gli americani sono visti come persone ingenue e piene di soldi. Basta far capire subito che non si è fessi e neppure ricchi sfondati. Una volta sciolto questo dubbio, il popolo brasiliano fa di tutto per farti sentire a casa. L’importante è trovare un buon commercialista: sarà lui a sbrigare tutte le pratiche burocratiche a bancarie e sarà sempre lui a comporre le inevitabili vertenze di lavoro.

Adesso hai creato un blog sul Brasile. Perché?

Per me è un modo per “matar a saudade”, insomma, per uccidere la nostalgia del Brasile. E’ un blog che si arricchisce, si fa per dire, ogni giorno di un post. Non ho molto tempo (il giornale per cui lavoro me ne lascia davvero poco), ma cerco di dare qualche notizia, consigli. Spero, nei prossimi giorni, di mettere anche qualche storia tutta brasiliana. Insoma, una pagina di “testimonianze di vita”.

Hai girato il mondo per tutta la tua vita mi sembra. E adesso hai in programma di prenderti una barca e andartene per mare.

Il mondo l’ho girato sia per mestiere sia, e soprattutto, per vocazione. E ovunque sia stato mi sono sempre sentito a casa. Odio le frontiere ed è anche per questo che vedo il mio futuro in una barca a vela in mezzo agli oceani: credo che il mare sia rimasto l’unico posto davvero democratico. Pensa ad una cosa: in mezzo al mare, se uno ha un milione di euro in contanti e l’altro dieci euro, né l’uno né l’altro possono spenderli. Insomma sono uguali.

Adesso hai anche pubblicato un libro.

In realtà avevo cominciato a scriverlo quattordici anni fa ma ha visto la luce solo ora. Ed è stato scritto in undici giorni.

Come mai così in fretta?

In quei giorni mio padre stava male ed entrò in coma. Così per non pensarci mi sono buttato nella scrittura.

Questo il blog di Giovanni:

http://brasile-italia-brasile.blogspot.com

Intervista a cura di Gerardine Meyer