E da qui facciamo una chiacchierata con Giorgia Gasparotto, dinamica quarantaquattrenne di Vimercate che la sua vita l’ha cambiata andando in Egitto. “Avevo voglia di libertà, di cambiare aria – ci racconta- perché alcune cose della mia vita non funzionavano più come avrei voluto.” Giorgia ha una lunga esperienza come truccatrice ed esperta di saloni di bellezza. “Stavo uscendo da una storia che aveva cominciato a logorarsi e anche il lavoro stava iniziando a risentire della crisi. A Milano, per il target a cui mi rivolgevo io, non c’era più molto mercato. A funzionare erano solo le sfilate di moda e alcuni freelance già da tempo introdotti nel giro. Insomma avvertivo un’aria che si faceva ogni giorno più pesante.” Giorgia non si demoralizza e prova a guardare fuori dalla metropoli milanese, fuori dall’Italia e dall’Europa. Un soggiorno di qualche mese a New York è il rompighiaccio per affrontare mentalmente il cambiamento; ma l’ambiente della bellezza nella grande Mela è come un mare pieno di pescecani. Giorgia torna in Italia ma ormai sa molto bene cosa fare: darsi da fare e cercare strade nuove.

El Gouna, Egitto mar rosso

Quando sei determinato a trovare qualcosa l’attenzione si affina e lo sguardo si fa acuto: e così Giorgia trova un annuncio per un lavoro in Egitto: “Qui a El Gouna siamo in un posto molto esclusivo in cui l’offerta ricettiva è assicurata dal Club Med, e da strutture alberghiere come Sheraton e Moevenpik. Non vogliono neanche farsi troppa pubblicità perché la politica è quella di rivolgersi ad una clientela di fascia molto alta e ristretta”. I clienti del complesso alberghiero e di Giorgia sono egiziani appartenenti alle classi sociali più privilegiate e ricchi stranieri. “Forse non risulterà molto simpatico e popolare ma questo tipo di clientela ci garantisce di non sentire crisi di alcun genere. Anzi, gli egiziani ricchi sono quelli che in gran numero sono venuti a soggiornare da noi durante i recenti scontri che hanno preceduto e accompagnato la caduta di Mubarak. Cercavano tranquillità e un filtro a quanto stava accadendo.” Del resto non c’è da stupirsi: c’è sempre qualcuno che, anche rimanendo nella legalità, trova vantaggio dalle situazioni di instabilità, non serve essere ipocriti al riguardo. “Noi abbiamo lavorato in quel periodo molto più che in altri.” Qui Giorgia ha incarichi manageriali e sta arricchendo il suo curriculum professionale con mansioni diverse che vanno dal servizio accoglienza alla responsabilità amministrativa. Le chiediamo che idea si è fatta di quegli scontri e Giorgia non ha esitazioni nel dirci che secondo lei molti delle manifestazioni erano create ad arte, per provocare l’emotività soprattutto della fascia di popolazione meno colta.

Giorgia Gasparotto, El Gouna Egitto mar rosso

È una persona schietta Giorgia anche quando le chiediamo se abbia mai avuto problemi come donna in un paese musulmano: “Siamo sinceri, le donne non sono ancora considerate come dovrebbero un po’ dappertutto e io non ho incontrato una particolare discriminazione in un paese musulmano. L’Egitto poi è una nazione che ha una lunga tradizione di turismo e internazionalità, quindi forse è già un po’ più avanti di altri rispetto a questo argomento. Sinceramente, in linea di massima, non ho trovato mai un atteggiamento integralista. L’unica cosa che non bisogna mai dimenticare è che se sei straniero sei pur sempre un ospite; quindi ti devi muovere con rispetto per la cultura e le tradizioni. Magari evitare di andare in giro con una canottiera aderente che lascia intravedere qualche forma. Non si tratta di essere integralisti o bigotti. Del resto da noi in chiesa con canottiere e braghette non si può entrare. È sempre una questione di apertura mentale e rispetto reciproco. Magari le donne musulmane, alcune, vanno in giro con il bourka; ma noi occidentali spesso il bourka l’abbiamo nel cervello.

Giorgia Gasparotto, El Gouna Egitto mar rosso

Dal punto di vista dell’integrazione c’è anche da dire che essere italiana ha sicuramente facilitato, o almeno non complicato le cose per Giorgia; gli egiziani hanno molta simpatia per noi e tendo a mettere in risalto più le somiglianze che le differenze. “È vero – dice Giorgia – in fondo abbiamo abbastanza cose che ci avvicinano, nel bene e nel male.” Giorgia in Egitto sembra aver trovato una nuova carica e nonostante manchino alcune cose tipiche di una grande città, non ha nessun rimpianto, solo la nostalgia per i suoi nipotini. “Ma so che stanno bene come so che stanno bene i miei genitori. Del resto non ci vedevamo spessissimo neanche prima. Ma so che sono contenti e in salute. E questo è ciò che conta. Del resto se proprio servisse non sono dall’altra parte del mondo. Due ore di volo e torno.”

A cura di Geraldine Meyer