Gennaro: ho girato il mondo in sella alla mia bici

A cura di Maricla Pannocchia

Quando pensiamo ai grandi viaggiatori, forse ci vengono in mente persone come Gennaro, che escono del tutto dalla propria zona di comfort, conoscono persone strada facendo e si muovono lentamente, con l’obiettivo di godersi ogni istante. Originario della Calabria, dopo qualche esperienza in Europa, Gennaro ha deciso di fare domanda per il Working Holiday Visa australiano. È così che, non senza una certa apprensione da parte dei genitori, il ragazzo è partito alla volta dell’Australia. I primi tempi non sono stati facili, anche per via della pandemia da Covid, che Gennaro ha vissuto interamente a Melbourne, dove poi ha trovato lavoro.

Gennaro ha attraversato mezzo mondo in sella alla sua bici, in compagnia della sua ragazza e, a volte, di amici conosciuti nei vari viaggi. “Presto ripartiremo con le nostre bici, stavolta dalla Georgia, e il nostro obiettivo è arrivare in Italia, magari prima dell’inverno”. E dopo? Chi lo sa. Di sicuro, Gennaro ha ricordi meravigliosi del periodo in Australia ed egli non esclude un altro viaggio, sempre in sella alla sua fedele due ruote!

Gennaro Sposato

Ciao Gennaro, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, sono Gennaro Sposato, ho 35 anni e sono di origini calabresi. Come tanti calabresi, anche io ho lasciato la mia bella terra per andare a studiare fuori, a Roma ,per poi lasciare l’Italia nel 2015.

Dopo la laurea e diverse esperienze in Europa, ho vissuto diversi anni nell’Amazzonia dell’Ecuador, in Sud America, e da lì sono partito, nel 2018 ,per il mio giro del mondo in bicicletta attraversando più di 25 Paesi in sella alla mia bici e percorrendo migliaia di km.

Hai vissuto per un po’ in Australia, inclusi i due anni della pandemia. Cosa puoi raccontarci di quell’esperienza?

Esatto, ho vissuto tutta la pandemia in Australia, precisamente a Melbourne. Sono arrivato in Australia con un visto Working Holiday la prima settimana di febbraio del 2020, poche settimane prima che chiudessero le frontiere.

Dopo aver pedalato dagli Stati Uniti all’Argentina, ho deciso di volare a Melbourne con il sogno di pedalare la costa e il deserto.

Poche settimane dopo il mio arrivo fu un apocalisse, in ostello la gente era molto preoccupata e tutti gli europei volevano tornare a casa il prima possibile. Io ero appena arrivato. L’Australia non era messa così male come l’Italia e, siccome venivo da cinque anni di America Latina, non volevo tornare in Italia in piena pandemia.

Devo riconoscere che l’Australia mi ha accolto molto bene, ho trovato un’azienda che mi ha fatto lavorare per tutto il periodo della pandemia, circa due anni, e quindi sono rimasto a Melbourne tutto il tempo, condividendo casa e lavoro con degli australiani.

Come mai ti trovavi proprio lì quando è scoppiata la pandemia da Covid-19?

Non avevo programmato per nulla di rimanere a Melbourne, la mia idea era pedalare il deserto australiano, il famoso Outback.

Quando sono arrivato a Melbourne non si parlava del Covid-19. Era solo un virus della Cina e in Australia non gli si dava molto peso.

Una volta trovato lavoro a Melbourne, una casa e degli amici, non aveva nessun senso tornare in Italia per rinchiudermi in qualche casa in affitto senza lavoro o tornare a casa dei miei genitori.

Ho resistito e devo dire che ne è valsa la pena.

Cosa ti ha spinto, quindi, a lasciare l’Italia?

La curiosità. Crescere in un paesino di poche migliaia di persone in Calabria ti fa venire una gran voglia di conoscere il mondo. Dopo la laurea magistrale a Roma in progettazione turistica e vari tirocini, ho sentito la voglia di mettere il naso fuori dall’Italia per crescere un po’.

Come ti sei organizzato prima della partenza?

Allora, se parliamo della mia prima partenza fuori dall’Italia, a parte l’Erasmus in Spagna e il tirocinio a Praga, sono partito con il Servizio Civile Internazionale per l’Ecuador nel 2015.

Ho fatto i colloqui con la ENGIM di Roma e sono partito per un progetto di un anno nell’Amazzonia ecuadoriana. Un’esperienza che mi ha cambiato la vita.

Per l’Australia invece ho fatto domanda per il Working Holiday Visa, un visto che ti permette di lavorare e viaggiare in Australia per un anno, estendibile fino a 3 anni. Prima ci si poteva candidare fino ai 30 anni ma dopo la pandemia hanno esteso la candidatura del visto fino ai 35 anni.

Non avevo molte informazioni, allora ho cominciato a chiedere nei diversi gruppi Facebook di italiani in Australia.

Come hanno reagito i tuoi cari davanti alla tua scelta?

I miei genitori erano un po’ scettici, come tutti, del resto. Erano abituati a vedermi partire ma questa volta l’Australia faceva paura a tutti perché era molto più lontana delle altre destinazioni. Per quanto riguarda il mio progetto in bici, sono sempre stati molto favorevoli e hanno creduto in me.

Ricordi le emozioni che hai provato appena atterrato?

Sì, ero molto agitato, il mio inglese non era dei migliori, in più viaggiavo con la bici in aereo e tutti i bagagli. Partendo dall’Italia con scalo in Qatar si calcolano almeno 25 ore tra volo e scalo. Insomma, si arriva in Australia distrutti.

Avevo prenotato un ostello a Melbourne e devo ammettere che, fin da subito, mi sono sentito a mio agio.

Dove hai vissuto precisamente durante la pandemia e com’era la quotidianità in un periodo così particolare?

Ho sempre vissuto a Melbourne per tutta la pandemia. Prima di trovare lavoro era molto dura perché eravamo chiusi in ostello ed era molto facile mollare. Ho cercato di farmi una routine di corse, allenamento e anche un corso di chitarra online. Mi riempivo la giornata così da evitare pomeriggi inutili a giocare ai videogiochi o a bere birra.

Con il lavoro molte cose sono cambiate. Ho lavorato come corriere in bici per un laboratorio dentistico quindi andavo in giro per la città con la borsa piena di denti in ceramica e apparecchi. Questo lavoro mi permetteva di pedalare tutto il giorno e stare fuori. Non avrei potuto chiedere di meglio.

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Ho anche conosciuto una ragazza canadese che ha mollato tutto e ha deciso di seguirmi in questo viaggio.

Una volta finita la pandemia, sei andato da Melbourne ad Alice Springs in bicicletta, attraversando l’Outback. Cosa puoi dirci di questa esperienza?

Eh già, per tutto il mio periodo a Melbourne ho sognato e progettato la traversata del deserto in sella alla mia bici. Dopo la pandemia le frontiere dei diversi Stati dell’ Australia si sono aperte e quindi ho deciso pedalare prima tutta la costa fino ad Adelaide, attraverso la suggestiva Great Ocean Road, e dopo il deserto, non dalla strada principale, la Stuart Highway, ma passando per uno sterrato di 1000 km incredibile: la Oodnadatta Track, tutto insieme alla mia compagna.

Non basterebbe un articolo per descrivere quei luoghi e le sensazioni provate nel dormire nel bel mezzo del deserto dentro la propria tenda. Uno dei posti più interessanti in cui abbia mai pedalato.

Che consigli daresti a chi vorrebbe vivere un’esperienza simile?

Consiglio vivamente a tutti di fare un’esperienza in Australia. Un posto che merita tantissimo, un’economia molto stabile e una natura che toglie il fiato.

Su un viaggio in bici per il deserto, consiglio di prepararvi bene perché una volta lì non ci sono molte opzioni. Lo rifarei altre mille volte.

Proprio poco tempo fa un italiano mi ha contattato per organizzare un viaggio a piedi per il deserto ed è stato molto soddisfatto delle informazioni che gli ho dato.

E quali, invece, a chi sogna di vivere e lavorare in Australia?

L’Australia è il sogno di molti italiani, è un Paese che sta crescendo tantissimo e i locals sono molto aperti a ricevere persone da tutto il mondo. Il mondo del lavoro è molto serio, si cresce professionalmente e si viene riconosciuti per il lavoro che si fa. In Australia c’è un certo ottimismo nel lavoro, anche nel lasciare un lavoro per un altro, aspetto che è molto comune.

Pensi che sia facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa lì?

Non è facile, l’Australia non è il Paese dei balocchi. La concorrenza è molto alta in tutti i settori. A Melbourne, per esempio, arrivano persone da tutto il mondo e il livello di preparazione è elevato.

Tuttavia, c’è la possibilità di crescere e c’è una mentalità imprenditoriale, una mentalità che forse noi in Italia abbiamo perso, ma che gli italiani non hanno perso affatto.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Molto bene, persone corrette e squisite. Magari ci mettono un po’ a prendere confidenza ma provate a invitarli a cena o per un fine settimana e non vi diranno mai di no.

Noi riprenderemo il nostro viaggio in bici fra qualche settimana, partendo dalla Georgia, e proprio due amici australiani, conosciuti a Melbourne, verranno a pedalare con me e la mia compagna per più di 15 giorni. Sono molto emozionato. Ho creato legami molto forti a Melbourne, anche con la comunità italiana.

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?

A mio parere, si guadagna molto bene, poi, certo, dipende dallo stile di vita ma noi italiani siamo dei grandi risparmiatori, quindi stiamo molto attenti e questo ci aiuta tantissimo.

Ovviamente il discorso è molto individuale ma,in generale, non ho mai sentito nessuno lamentarsi perché non poteva arrivare a fine mese.

E i servizi come sanità, burocrazia e mezzi pubblici?

La burocrazia e la sanità sono eccellenti.

Anche tutta la parte burocratica da sbrigare all’arrivo in Australia si fa in pochi passaggi e per la maggior parte online.

Si apre una Partita Iva o un tax number per pagare le tasse in pochi minuti dal sito del governo.

Per quanto riguarda la sanità, noi italiani abbiamo il diritto all’assicurazione sanitaria, per il primo anno di WHV. Chi volesse rimanere per più di un anno, dovrà pagarne i costi.

È facile trovare un alloggio? Quali sono i costi medi?

A Melbourne era facile, io so che a Sidney i prezzi erano molto più alti. Io vivevo con degli australiani in un quartiere molto carino poco distante dal CBD, ovvero dal centro, e la mia stanza era sui 200$ a settimana, spese escluse. Mangiare fuori costa molto ma la spesa sinceramente la trovo molto rapportata alla qualità della vita.

Che consigli daresti a chi sta pianificando il primo viaggio nel Paese?

Fate una chiacchiera con qualcuno che ha già qualche esperienza. Anche se a pagamento, comunque è un investimento che state facendo su di voi. Fatevi un po’ un’idea di cosa volete e di dove volete andare. Se poi avete superato i 35 anni di età o comunque volete entrare in Australia come professionisti, quindi skills visa, affidatevi a una delle tante agenzie che si trovano in Australia, le cosiddette immigration agency.

E quali a chi sogna di vivere e lavorare lì?

Provateci, tentar non nuoce. Sarà dura all’inizio, come qualsiasi cosa. Credeteci.

Pensi che potresti mai tornare a vivere in Australia, magari “per sempre”?

Ritornerò sicuramente in Australia, ero molto tentato di rimanere a Melbourne, ma sono venuto via perché ho il sogno e il progetto di fare questo viaggio in bici fino in Italia, ma penso ogni giorno a quanto sia stato bene in quel continente.

Progetti futuri?

Sono in Georgia, Tbilisi, tra meno di una settimana ricomincerò a pedalare verso l’Italia, il mio sogno è arrivare in Italia in bici. Ho pedalato lungo gli Stati Uniti, l’Argentina, l’Australia, il sud est asiatico, l’India e il Nepal. Ora dalla Georgia pedalerò verso la Turchia, l’Est-Europa e spero di arrivare in Italia poco prima dell’inverno.

Dopo il mio viaggio, non so cosa farò, magari ne inizierò un altro…

Per seguire e contattare Gennaro:

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Indirizzo e-mail gennarosposato88@gmail.com