Vivere a Londra: la storia di Francesco

Riceviamo in redazione e molto volentieri pubblichiamo

Mi chiamo Francesco, ho 33 anni e da 5 anni ho deciso di lavorare e vivere a Londra. La mia storia è quella di tanti ragazzi che con una laurea e, nel mio caso, un dottorato alla mano, dopo aver inviato invano decine di CV senza risposta ad imprese italiane, inizio a mandare gli stessi all’estero. Nel mio caso avevo il vantaggio di parlare già abbastanza bene la lingua avendo vissuto precedentemente per 5 mesi a Edmonton in Canada durante l’esperienza di dottorato all’estero.

A Londra, e parliamo di Marzo 2008, periodo pre-crisi, il mio CV fu accolto molto bene con 4 colloqui effettuati in 3 giorni. Da qui, decisi di accettare l’offerta dell’azienda più conosciuta…non potevo credere ai miei occhi! Una storia delle tante che si leggono nel vostro sito nel quale avrò il piacere di raccontare il periodo trascorso a Londra fino ad ora…una visione della capitale inglese un poco differente che fara’ storcere il naso ai piu’…

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Il primo periodo qui a Londra e’ stato di avanscoperta e ben presto mi sono reso conto che oltre alla freddezza atmosferica, le persone che vivono qui (e non solo gli inglesi) hanno uno stile di vita completamente diverso dalla norma. Tutti corrono, tutti si stressano e non si guarda in faccia nessuno. Vige la legge del più forte e se sei a terra e’ piu’ facile trovare qualcuno che ti scansi o calpesti rispetto ad uno che ti dia una mano a rialzarti. Storie di una grande metropoli, una delle tante, ma quello che ho appena scritto e’ anche in senso metaforico…

Londra negli anni 80-90 e’ stato il luogo preferito di chi volesse vivere qualcosa di estremo…droghe, alcool e chi più ne ha più ne metta…oltre che per l’esperienza di lingua per tanti ragazzi.Negli ultimi anni lo stereotipo di italiano che viene qui e’ cambiato radicalmente…parliamo di ragazzi per lo più laureati in cerca di lavoro a cui si sommano le migliaia di persone che vengono qui ad imparare la lingua. Fortunatamente la Londra dei morti di overdose quasi non esiste più ma la “malattia” principale e’ ora la solitudine…Fino a 4-5 anni fa, vista l’offerta di lavoro, i laureati potevano mandare CV dall’Italia e trasferirsi qui già con il lavoro in tasca ma oggi questo non e’ piu’ possibile.

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vivere a Londra

Allo stesso modo i ragazzi che volevano lavorare nelle caffetterie, anche senza conoscere la lingua, trovavano un lavoro in 2-3 settimane….ora anche questo non e’ piu’ scontato… Ragazzi, la situazione è cambiata anche qui e non esiste, se pur fosse mai esistita, la Londra di William e Kate presentata giornalmente dalle TV italiane. L’inglese con la bombetta ed il bastone super educato…lasciatelo ai libri di storia. Vivere qui significa innanzitutto capire che se sei straniero rappresenti una manodopera per gli inglesi e quindi oltre una bella pacca sulla spalla, a parità di titoli, verrai sempre considerato in termini di ruolo e salario un gradino più in basso rispetto a loro…la mentalità coloniale di sfruttare al meglio la risorsa straniera esiste ancora…

Questa citta’ e’ costosissima e il rapporto salario/costo della vita ti permette a mala pena di arrivare a fine mese…quindi a chi pensa di diventare Paperon de Paperoni è meglio che eviti di venire qui a meno che non lavori in finance. Il peggio viene poi se perdi il lavoro ed hai ancora un affitto da pagare…se non hai lavorato per alcuni mesi i benefit te li scordi e per molti non c’e’ altra soluzione di tornare in Italia o peggio ancora la strada… Si la strada, poiché non ti capita spesso di incontrare senzatetto italiani che non hanno la forza mentale più che economica di tornarsene.

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Altra situazione tipica riguarda molti ragazzi che non conoscono la legge inglese che prevede un minimo salario per ora e vengono sfruttati da fantomatici ristoratori italiani che li pagano a nero ben sotto il minimo consentito con turni di lavoro anche di 10 ore al giorno. Ho visto ragazzi fare i camerieri qui con lauree e master nel CV che non avrebbero il coraggio di fare gli stessi lavori in Italia. Ho visto ragazzi vivere in topaie, nel vero senso della parola visto che qui avere un topolino in case e’ come avere le formiche in Italia, nel quale non sarebbero neanche entrati nel nostro bel paese.

Giusto per dire qualche cifra, i soli iscritti all’AIRE negli ultimi 5 anni sono aumentati da 160.000 a 205.000 rappresentanti comunque un quinto del numero degli italiani presenti qui in Gran Bretagna…un’emigrazione silenziosa!

Ho fatto varie esperienze di volontariato e noto che qui l’errore principale e’ quello di pensare che se vedi una persona in difficoltà, della stessa se ne occuperà qualcun altro, ma non è così…scordatevelo. Questo comporta che chi va in difficoltà si sente solo….con tutte le conseguenze che comporta tale stato d’animo…

Questa e’ la Londra che ho visto io…una Londra reale…forse mai raccontata.

Francesco