Francesco: vi racconto la vita in Colombia

A cura di Maricla Pannocchia

Originario di Lamezia Terme, Francesco ha sempre coltivato un profondo interesse per l’America Latina e, quando non ha passato il concorso per fare il Servizio Civile in Argentina, ha deciso di viaggiare comunque verso l’America Latina ma in solitaria.

Affascinato dalla Colombia, l’uomo ha scelto proprio quel Paese come meta del suo viaggio e, sebbene la sua intenzione fosse quella di rimanervi per appena 3 mesi, scaduto il periodo Francesco ha richiesto il visto per trasferirsi stabilmente lì.

“La Colombia e l’Italia hanno diversi punti in comune, come il valore della famiglia e l’accoglienza calorosa” racconta l’uomo, “Tuttavia, è bene sapersi muovere qui ed essere sempre all’erta. Io sono stato accolto benissimo dalle persone del posto ma ho vissuto anche esperienze poco piacevoli. Questo perché noi europei, in generale, siamo visti come benestanti e alcune persone potrebbero ronzarti intorno non per vero interesse ma per un tornaconto personale.”

Francesco, dopo aver girato un documentario sullo sfruttamento minorile nelle zone rurali del Paese per conto del governo, ora lavora, tramite la sua agenzia, allo sviluppo di progetti web per l’Europa e gli USA in modalità “full remote”. Inoltre, ha dato vita a una fondazione, chiamata FUNNAPAZ (Fundación Arte, Naturaleza y Paz), con l’obiettivo di sviluppare progetti sociali sul territorio. “La vita è dura per la maggior parte dei colombiani”, continua Francesco, “In tanti lavorano duramente per guadagnare solo sui 300 Euro il mese. Il costo della vita è caro, per chi ha delle paghe così basse. Chi, come me, guadagna in Euro o in dollari, invece, può risiedere in zone migliori e vivere come in Italia, se non meglio, alla metà del costo.”

Francesco Pugliese Colombia

Ciao Francesco, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Mi chiamo Francesco Pugliese e sono nato a Lamezia Terme (CZ), in Calabria. Fin da giovane ho coltivato un profondo interesse per l’America Latina e le sue lingue. Determinato a imparare lo spagnolo, ho intrapreso lo studio autonomo di questa lingua, insieme al portoghese, mentre ero ancora in Italia. Il mio obiettivo era quello di trasferirmi, un giorno, in Sud America, e stabilirmi lì.

Sono un appassionato di arte, musica e cultura. Mi considero una persona curiosa ed estroversa. Nato in una piccola città del Meridione, ho sempre avvertito un desiderio di cambiare aria e così mi sono trasferito a Milano per studiare presso il SAE Institute, specializzandomi in Ingegneria Audio e Multimedia. Successivamente, ho preso la decisione definitiva di trasferirmi in Colombia, a Cartagena, dove vivo ormai da quasi 7 anni.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho deciso di lasciare l’Italia nell’estate del 2017. All’epoca avrei dovuto partecipare ad un progetto di Servizio Civile in Argentina, purtroppo (date alcune magagne durante il concorso) non sono riuscito a passare e così, un po’ stizzito, ho deciso di fare comunque un viaggio, ma in solitaria, rimanendo sempre in Sud America, dato che è un continente che mi ha sempre attratto particolarmente. Tra tutti i posti, ho scelto la Colombia.

Come mai hai scelto proprio la Colombia?

Ho scelto la Colombia perché m’intrigava profondamente. Volevo esplorare questo Paese, spesso oggetto di giudizi negativi a causa della sua storia recente. Volevo comprendere di persona una realtà così diversa dalla mia. Sono arrivato come turista nel luglio del 2017, con l’intenzione di restare solo per tre mesi e poi tornare a casa. Tuttavia, alla scadenza del mio visto turistico, ho deciso di prolungare il mio soggiorno per altri tre mesi e infine (complice anche l’aver conosciuto quella che con il tempo è diventata la mia attuale compagna) ho richiesto il visto per stabilirmi definitivamente qui.

Quali sono i cambiamenti, sia positivi sia negativi, che hai visto nel Paese da quando sei arrivato a oggi?

Da quando sono arrivato i cambiamenti sono stati tanti. Io sono arrivato in pieno processo di pace avviato (il processo di pace era stato firmato appena un anno prima, nel 2016). Questo mi ha permesso di conoscere fin da subito una Colombia molto diversa da quella generalmente rappresentata nei film, nelle serie TV o nei media tradizionali. Grazie a uno dei primi lavori che ho svolto, un documentario sullo sfruttamento minorile nelle zone rurali per conto del governo, ho avuto l’opportunità di raggiungere zone molto remote del Paese. Oggi, a distanza di anni e considerando anche i cambiamenti politici, queste aree sono diventate più complesse e pericolose da raggiungere.

Uno dei cambiamenti positivi che ho notato rispetto a quando sono arrivato qui è certamente una politica sempre più incentrata sulla promozione turistica della Colombia. Ora si comincia a mostrare il Paese per la bellezza dei suoi luoghi e per le sue attrattive, piuttosto che per la sua storia. Questo cambiamento è stato influenzato dall’elezione di un governo progressista nel 2022.

Tuttavia, questo stesso cambio di governo ha portato un po’ d’instabilità all’interno del Paese, sia a livello economico sia dal punto di vista sociale, dato che questo è il primo governo di sinistra democraticamente eletto in circa 200 anni di storia colombiana.

Francesco Pugliese Colombia

In quali città colombiane hai abitato?

Da quando sono arrivato ho vissuto prevalentemente sulla costa caraibica, anche se ho avuto la fortuna di conoscere gran parte della Colombia e di visitare quasi tutte le sue regioni e le città principali (tra cui Bogotà e Medellin). La prima città in cui ho vissuto è stata Santa Marta, dove sono stato per circa 2 anni e mezzo. Per un brevissimo periodo ho vissuto a Barranquilla per poi trasferirmi definitivamente a Cartagena de Indias nel 2019/2020.

Come descriveresti Cartagena de Indias?

Cartagena de Indias per me è una città fantastica, qui ho trovato la mia reale dimensione. Dalla prima volta che l’ho visitata, mi sono definitivamente innamorato di questa città. La considero una città magica per le sue spiagge, le sue isole, il suo clima caldo e per il centro storico che esibisce una bellezza incomparabile. L’architettura unica contribuisce al suo fascino ma, senza dubbio, il mio amore va alla sua gente amichevole e all’aver compreso che Cartagena non è solo un luogo ma un simbolo che mantiene viva la storia dei Caraibi. Questa città evoca l’età dell’oro dei pirati. È l’autentica icona della resistenza e dell’indipendenza di un popolo e di un intero Paese.

Cartagena incarna la libertà in modo palpabile.

È importante sottolineare che Cartagena è considerata la seconda città più disuguale d’America. Purtroppo, la sua enorme ricchezza si scontra in modo molto crudo con un’evidente povertà. Molti si soffermano solamente sulle sue bellezze e sul centro storico, ignorando l’esistenza di una seconda Cartagena di cui nessuno parla, dove le persone vivono letteralmente alla giornata e, se riescono a mangiare una volta al giorno, è già tanto. Queste problematiche sono veramente tangibili.

Ritengo che queste realtà così forti mi abbiano anche aiutato a crescere e a formarmi come persona. Molte volte diamo per scontate cose semplici che, per altri, non lo sono.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro del vivere lì?

Dal mio punto di vista ritengo che, dato l’attuale costo della vita a livello globale, vivere in un Paese come la Colombia (che ha una moneta abbastanza debole rispetto all’Euro, ad esempio) sia sicuramente un vantaggio se, come me, si guadagna in Euro o in dollari.

Un altro punto a favore è sicuramente la possibilità di avere a disposizione ogni tipo di clima diviso per regione. Contrariamente a quanto si possa erroneamente pensare, la Colombia presenta climi perenni tutto l’anno, grazie ai suoi fattori geografici distintivi. Nella zona andina fa sempre freddo, nella zona amazzonica il clima è sempre tropicale mentre nelle regioni di montagna (come Medellin) il clima è primaverile e ovviamente nei Caraibi la temperatura è costantemente estiva.

Un punto a sfavore è sicuramente la lontananza da casa, soprattutto non avendo voli diretti per l’Italia. I viaggi di andata e ritorno sono sempre molto (fin troppo) lunghi. Un altro punto negativo è l’attuale clima nel Paese. Dopo l’ultimo cambio di governo (e dopo la pandemia), la Colombia ha subìto una forte crisi economica e sociale, il che ha favorito l’aumento della microcriminalità in quasi tutte le città principali.

C’è un aspetto che, secondo me, presenta sia vantaggi sia svantaggi e mi riferisco alla stratificazione sociale. Questo significa che ogni città è divisa in “zone” (in spagnolo estratos). Queste vanno dall’1 al 6, dove l’estrato 1 ospita le persone più povere del Paese, mentre l’estrato 6 ospita le persone più ricche. Come si può immaginare, i costi sono proporzionali all’estrato in cui si vive, poiché i costi dei servizi (e la stessa qualità della vita) variano notevolmente se si vive, ad esempio, a nord o a sud di una città. Tutto ciò garantisce molta sicurezza e qualità di vita a chi vive in un estrato 6 ma concentra e isola tutti i problemi in alcune zone marginali delle città (estrato 1).

Di cosa ti occupi?

Ho studiato ingegneria del suono e multimedia presso il SAE Institute di Milano. Questo mi ha permesso di formarmi nel campo digitale e acquisire le conoscenze necessarie per realizzare, nel 2017, un documentario per il governo colombiano che parlava dello sfruttamento minorile nelle zone rurali del Paese. Successivamente, pur continuando a considerare questa mia passione, nel 2019 ho deciso di aprire DIgithab SAS, un’agenzia specializzata nello sviluppo web, app e software, lasciando la parte di multimedia e comunicazione come un hobby personale.

Attualmente, tramite la mia agenzia, sviluppo progetti web per l’Europa e gli USA in modalità “full remote”. Inoltre, ho dato vita a una fondazione, chiamata FUNNAPAZ (Fundación Arte, Naturaleza y Paz), con l’obiettivo di sviluppare progetti sociali sul territorio.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Trovare lavoro in Colombia è molto difficile, soprattutto se si pensa al lavoro dipendente. Bisogna considerare che la concorrenza è estremamente alta. Se non si è sufficientemente preparati o se non si è seguito un percorso universitario prestigioso, risulta davvero complicato.

Qui i posti migliori sono occupati principalmente da persone che hanno studiato presso università private o che hanno conseguito lauree o master negli Stati Uniti, per poi tornare in Colombia e inserirsi nel mercato del lavoro.

Ritengo che, più che in Italia, sia importante avere ciò che qui chiamano “la palanca”, ovvero la raccomandazione o il contatto. Altrimenti, trovare lavoro diventa davvero un’odissea.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Quasi tutti gli stranieri (italiani e non) che ho visto lavorare come dipendenti sono insegnanti e traduttori di lingue.

Generalmente queste persone vengono qui dal loro Paese d’origine per lavorare con college privati o entitá semi-statali, in gemellaggio con lo Stato che rappresentano.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

Gli stipendi in Colombia sono estremamente bassi. Attualmente, il salario minimo, che rappresenta la retribuzione di gran parte della popolazione, equivale a poco più di un milione di pesos, per essere precisi 1.300.000 pesos, corrispondenti a circa 300€ (fino all’anno scorso erano 200€), con il cambio attuale di 1€= 4.200 pesos.

C’è da considerare che in Colombia non vengono pagate né le ore extra né gli straordinari. Purtroppo, il lavoratore dipendente affronta orari estenuanti e lavora fin troppo per ricevere una retribuzione molto bassa rispetto al costo della vita.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune ?

Come dicevo, il costo della vita qui, se non si guadagna bene, è molto alto rispetto a quelle che sono le entrate. Basta pensare che un affitto (ad esempio nell’estrato 2) costa all’incirca 500/600.000 pesos (circa 120€). Tenendo conto che, come accennavo, il salario minimo è poco più del doppio, la vita per il colombiano medio è abbastanza difficile. Affittare un immobile in un estrato 6 – come faccio io – costa circa 1.600.000 pesos (400€) il mese per un monolocale, mentre per un appartamento con 3 stanze il costo è di circa 800€. La benzina si aggira intorno ai 4.000 pesos (0,94€) al litro, mentre l’elettricità (in generale sempre molto alta) ha costi che variano in base all’estratto sociale. Mediamente, una persona di estratto 5/6 paga intorno ai 2 milioni di pesos (circa 470€), mentre una persona di estratto 1/2 può pagare 160.000 pesos (poco meno di 40€). Ovviamente, tengo a precisare che, vivendo in una zona molto calda, servizi come l’aria condizionata sono essenziali. In generale, il cibo ha costi relativamente bassi. Ad esempio, un pacco di uova da 36 costa in media 20.000 pesos (4.70€), mentre 1 kg di carne solitamente costa 40.000 pesos (circa 10€). Guardando il tutto con gli occhi di un europeo, soprattutto guadagnando in moneta straniera, la vita qui è molto comoda. Spendendo meno della metà di quello che si spenderebbe stando in Italia, si mantiene un tenore di vita se non uguale, addirittura superiore.

Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?

Per avviare un’attività è necessario tenere conto di 3 aspetti chiave, i quali influenzeranno tutto il processo di creazione della stessa:

  • Definire la propria situazione migratoria
  • Scegliere il tipo di società che si desidera creare
  • Legalizzare gli investimenti esteri

La prima cosa che consiglio di fare è avere un avvocato e un commercialista, poiché avviare un’impresa qui richiede procedure presso entità amministrative.

È necessario definire la propria situazione migratoria, cioè avere un visto (il visto turistico non è valido).

Successivamente, si deve decidere che tipo di impresa o società si desidera aprire: che sia una società per azioni (S.p.A.), una società per azioni semplificata (SAS), una società a responsabilità limitata (SRL), ecc. questo è importante perché, a seconda del tipo di società che si vuole aprire, sarà necessario compilare alcuni documenti che spieghino l’attività da svolgere per registrarla e iscriverla presso la Camera di Commercio.

La persona, sia essa naturale o giuridica, deve essere registrata presso un’altra entità chiamata Dian per ottenere l’identificazione e la registrazione tributaria, nonché per poter emettere fatture. È necessario inoltre aprire un conto bancario, versare il denaro da investire e legalizzarlo presso la Banca della Repubblica di Colombia, per evitare problemi di riciclaggio di denaro.

L’investimento deve essere di almeno 27.000 € circa, affinché si possa ottenere un visto da imprenditore.

Generalmente, il consiglio è quello di avvalersi di un buon avvocato e, soprattutto, di un buon commercialista, poiché alcuni documenti (ottenimento del registro mercantile, RUT, firma elettronica, ecc.) non sono semplicissimi da avere, se si fa tutto in maniera autonoma.

Francesco Pugliese Colombia

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Qui per lavorare bisogna avere necessariamente un visto, questi si dividono in Visto tipo T – Turista, visto tipo M – Migrante, visto tipo R – Residente. Oltre a ciò è necessario richiedere la cedula de extranjeria, l’equivalente di una carta d’identità per stranieri. Per quanto riguarda il visto specifico, questo varia a seconda di cosa si vuol fare ma in linea generale, per poter stare in Colombia più di 180 continui, il visto da richiedere è quello tipo M, il quale si suddivide in diverse tipologie:

– Visto di lavoro subordinato

  • Visto come imprenditore
  • Visto come coniuge o compagno permanente
  • Visto come nomade digitale

Generalmente il costo per il visto e la relativa cedula de extranjeria hanno un costo totale di circa 250€ e hanno una durata massima di 3 anni.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Come dicevo, questo è abbastanza relativo, ovviamente tutto sta al tenore di vita che ognuno è abituato ad avere. Ad ogni modo, le migliori zone per vivere a Cartagena sono principalmente 4:

– Manga, un quartiere estrato 4/5

– Bocagrande, uno dei quartieri più importanti e moderni della città, estrato 6

-Castillogrande, il quartiere più residenziale di tutta la città, estrato 6 – El Laguito, anch’esso un quartiere molto esclusivo, estrato 6

Entrambi hanno dei costi di affitto che partono dai 400€. Nel mio caso specifico, vivendo nella zona di Castillogrande, posso dire che è possibile viverci bene spendendo il giusto.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Se c’è una cosa che colpisce quando si arriva in Colombia è proprio l’accoglienza della gente. I colombiani sono molto allegri e aperti, cercano l’interazione con lo straniero e l’ospitalità che ho ricevuto è stata veramente molto calorosa.

Essendo meridionale, per me è stato molto piacevole, in quanto ho sentito il tutto molto simile al posto da dove provengo.

Ad ogni modo, tengo a precisare che, purtroppo, ho avuto anche esperienze spiacevoli.Noi europei siamo spesso visti come persone benestanti e questo a volte ha reso il confronto un po’ scomodo, in quanto si tende ad avere molte persone intorno ma alcune, purtroppo, ci sono solo per interesse e per un tornaconto personale.

Come descriveresti le loro vite?

La vita per molti colombiani è veramente difficile: si sottopongono a orari estenuanti e a paghe davvero da fame, pur di cercare di condurre una vita minimamente decente. Ricordo un episodio in particolare, durante i primi periodi trascorsi a Santa Marta. Salito su un autobus per raggiungere il centro, mi sono seduto e ho atteso la mia fermata. Dopo qualche fermata, un ragazzo è salito a bordo con una busta di caramelle, iniziando a distribuirle a tutti i passeggeri. Ingenuamente, ho ringraziato e ho cominciato a mangiarle, pensando tra me e me: “Che gentili, veramente ospitali questi colombiani.” Dopo un po’, il ragazzo ha fatto il giro tra i passeggeri chiedendo qualche centesimo per le caramelle oppure offrendosi di riprenderle indietro da chi non era interessato. Arrivato il mio turno, ho capito il tutto e ho offerto al ragazzo un paio di banconote. Successivamente, alla fermata seguente, il ragazzo è sceso dall’autobus e l’ho visto risalire su un altro, ripetendo lo stesso atteggiamento.

Questo episodio mi ha fatto riflettere sulle difficoltà quotidiane affrontate da molti colombiani, costretti a ricorrere a piccoli stratagemmi per raccogliere qualche moneta e cercare di andare avanti. Ho notato e compreso nel tempo che questa è una pratica comune tra coloro che non hanno nulla, dimostrando quanto sia importante per loro la voglia di lavorare. Nonostante le poche opportunità, cercano comunque di tirare avanti. Anche se si tratta solo di qualche moneta, come si suol dire, il lavoro nobilita l’uomo.

Quali sono, secondo te, le differenze e gli eventuali punti in comune fra lo stile di vita italiano e quello colombiano?Una prima e fondamentale differenza risiede nel tenore di vita. I colombiani, grazie alla vicinanza con gli Stati Uniti, tendono a riflettere il cosiddetto “sogno americano”.

A differenza di noi, non sono un popolo particolarmente risparmiatore. Anche coloro che godono di una situazione economica agiata tendono a spendere senza considerare troppo le eventualità future, concentrandosi piuttosto sul momento.

Sono profondamente legati alla musica, al ballo e al bere, specialmente alla birra (è frequente trovare piramidi di birra nei supermercati, come nei film americani). Per loro, il divertimento spesso si accompagna a musica e alcol. Per quanto riguarda il cibo, non importa se si tratta di piatti raffinati o meno, l’importante è riempire lo stomaco.

Per noi italiani, ovviamente, il cibo costituisce uno dei pilastri fondamentali della nostra cultura. Tuttavia, devo ammettere che la mia esperienza sulla costa colombiana non è così distante da quella vissuta in Italia, soprattutto nel Meridione. L’ospitalità, il forte senso di famiglia e l’attaccamento al territorio sono molto simili a quelli italiani. Purtroppo devo ammettere che, anche in alcune situazioni pratiche, come ad esempio l’organizzazione di un appuntamento, c’è una somiglianza con quanto avviene in Italia. Si concorda un orario ma alla fine le persone tendono ad arrivare con un ritardo di almeno mezz’ora, se tutto va bene.Senza dubbio, un’altra somiglianza tra la Colombia e l’Italia è l’ineguaglianza interna; così come sono fortemente presenti differenze tra il Nord e il Sud Italia, lo stesso accade in Colombia ma attraverso il centralismo che governa il Paese, poiché la capitale Bogotà, una grande città cosmopolita e moderna, e Medellin, un’altra importante città situata al centro, sono state privilegiate con politiche di sviluppo e investimento di risorse rispetto alle città costiere.

In Italia la costa è nel sud, in Colombia la costa è nel nord del Paese e in entrambi i luoghi la domanda sociale è alta.

Noti, invece, delle differenze in te fra quando sei in Colombia e quando torni in Italia?

Stando in Colombia noto che sono generalmente piú concentrato sul mio lavoro, cerco di non perdere tempo e di approfittare di ogni opportunitá. Penso che, stando lontani da casa, si ha forse un senso di responsabilitá maggiore (forse dovuto anche al “sacrificio” di essere, appunto, lontani dal Paese di origine). Allo stesso modo, in Colombia generalmente mi sento piú sereno, in un certo qual modo felice.

Stando in Italia, invece, tendo a rilassarmi, approfitto del tempo per stare con la famiglia, con gli amici e recuperare un po’ il tempo “perso”.

Torni nel tuo Paese per Natale o per far visita alla tua famiglia. Cosa ti manca della Colombia, quando sei in Italia?

Effettivamente ogni anno torno in Italia per Natale (tranne durante gli anni della pandemia, per via del Covid sono rimasto bloccato qui per 2 anni di fila), in quanto la considero una festa da passare con la famiglia. Non posso negare che, quando sono in Italia, mi mancano l’allegria che trasmette la Colombia, il clima caraibico, quel senso di spensieratezza che ti dà il vivere una cittá caraibica, i suoi ritmi, i sapori…

E cosa dell’Italia, quando sei in Colombia?

Dell’Italia, come dico sempre, mi mancano solamente due cose: prima fra tutte la famiglia, in secondo luogo alcuni cibi, anche se, da buona forchetta, devo ammettere di essere riuscito ad adattarmi abbastanza bene.

Com’è una tua giornata tipo?

Poiché lavoro con aziende situate in Europa, ho il problema del fuso orario. In estate c’è un differenza di 7 ore, mentre in inverno è di 6 ore; questo di fatto altera le mie giornate. Generalmente in Colombia la gente si alza molto presto, alle 5/6 del mattino c’è già molta attività nelle città. Io, solitamente, mi sveglio alle 10 del mattino, faccio colazione all’italiana (in Colombia la colazione è di tipo americano), faccio una passeggiata sulla spiaggia, poi vado in palestra, verso le 13 pranzo e poi mi preparo a lavorare fino alle 20.00 circa. Ceno verso le 21:30 poi continuo a lavorare fino alle 23 o a mezzanotte.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Le principali difficoltà sono state quelle di adattarsi a una cultura totalmente nuova, tenendo presente che quello è stato il mio primo viaggio da solo in un altro continente. Adattarsi all’inizio non è semplice.Un’altra cosa senz’altro difficile è stata l’alimentazione, poiché volevo provare a mantenere una dieta il più simile possibile a quella italiana e, ovviamente, ciò era molto difficile, se non impossibile, dato che non si trovano molti dei nostri prodotti. Il modo per superare questa difficoltà è stato aprirmi a provare nuovi sapori e nuovi prodotti per adattare ciò che mi piaceva alla mia dieta.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

Queste sono veramente tante, qui ho trovato una compagna veramente splendida, una ragazza molto dolce e solare. La realizzazione del mio documentario è stata veramente bella, quell’esperienza mi ha permesso di conoscere il Paese in lungo e in largo, di viaggiare tanto e di superare anche diverse paure interne che, fino a quel momento, mi bloccavano come, appunto, aprire qui la mia attività e realizzarmi professionalmente.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Prima di trasferirsi definitivamente in Colombia, consiglio di viaggiare nel Paese, di conoscerlo a fondo e di capire quale parte della Colombia potrebbe essere più adatta alle proprie esigenze.Il clima gioca un ruolo fondamentale: non è la stessa cosa vivere tutto l’anno a livello del mare con temperature di 30 gradi all’ombra o vivere in una città andina a 2.220 metri di altezza con un clima costantemente freddo.

Inoltre, è importante essere mentalmente aperti. Vivere in Colombia significa essere consapevoli di come e dove muoversi, essere sempre vigili (come si dice localmente “no dar papaya“) e, soprattutto, mostrare rispetto per il luogo in cui si vive.

Raccomando, inoltre, di arrivare in Colombia conoscendo almeno le basi dello spagnolo, in quanto, al contrario di quanto si possa pensare, non sono molte le persone che parlano inglese. In più, poter padroneggiare (anche minimamente) la lingua, aiuta ad avere una migliore connessione con i locals e un più rapido adattamento al Paese.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Per chiunque voglia venire in vacanza, come dicevano fino a qualche anno fa alcuni slogan qui in Colombia, “El riesgo es que te quieras quedar“, letteralmente “Il rischio è quello di voler restare”, che è quello che è successo a me. La Colombia, con gli occhi del turista, è bellissima, accattivante, ti conquista, ha così tanti bei posti che il tempo sembra non essere sufficiente a esplorarli.

È importante sapere che la Colombia è ancora un Paese in via di sviluppo e, sebbene la situazione sia notevolmente migliorata, rimane comunque un Paese che va visitato con cautela e attenzione. Sono frequenti i furti ai danni dei turisti, soprattutto nei ristoranti o sulle isole, dove i servizi a volte vengono richiesti senza conoscere previamente i prezzi, il che può portare, alla fine, a delle brutte sorprese.Le città principali si possono tranquillamente visitare da soli, stando attenti a quali quartieri frequentare ed evitando di girare fino a notte fonda. Tuttavia, per vivere esperienze un po’ più estreme, come nei deserti della Guajira o per dei tour in Amazzonia, è sempre bene affidarsi a qualche tour operator certificato.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

L’aver conosciuto davvero tante belle persone, aver viaggiato tanto, imparato da chiunque, anche da persone totalmente diverse da me, mi fa giungere alla conclusione che trasferirsi in un altro Paese dovrebbe essere qualcosa che ognuno dovrebbe fare, anche per breve tempo, durante la vita. Aiuta a conoscere anche sé stessi, a superare i propri limiti e pregiudizi, a vedere il mondo con occhi diversi e a crescere.

Progetti futuri?

Dopo diversi anni vissuti e molte esperienze fatte qui in Colombia, sto iniziando a raccogliere tutto il materiale fotografico e video accumulato negli anni per aprire un canale YouTube, oltre ad altri canali social, incentrato sulla Colombia.

Il mio obiettivo è quello di far scoprire questo bellissimo Paese, con gli occhi di un italiano, a chiunque abbia voglia di visitare e conoscere questa meravigliosa nazione, ancora troppo sottovalutata, per tutto quello che rappresenta e che ha da offrire.

Per seguire e contattare Francesco:

E-mail francescopugliese0791@gmail.com

Facebook: https://www.facebook.com/francesco.pugliese.10485/

Instagram: https://www.instagram.com/francesco_pugliese91/

Youtube: www.youtube.com/@FrancescoPugliese91

Tiktok: https://www.tiktok.com/@francescopugliese91