Invenzioni italiane contro l’inquinamento

Matteo Melani

L’inquinamento da plastica rappresenta un grave fattore di rischio per il nostro ecosistema.

Secondo gli ultimi studi, ogni anno finiscono nei mari 8 milioni di tonnellate di materie plastiche che, andando avanti così, nel 2050 saranno più dei che pesci.

Cosa fare allora per limitare il problema? Due ingegneri italiani, Fabio Dalmonte e Mauro Nardocci, residenti rispettivamente a Londra e New York, hanno brevettato Blue Barriers, delle barriere che consentono di raccogliere i rifiuti in plastica prima che arrivino al mare.

Le barriere infatti sono state progettate per i fiumi, così da contrastare il fenomeno all’origine. Circa il 90% della plastica proviene proprio dai corsi fluviali. Nel 2018 hanno costituito la società Seads (Sea Defence Solutions, Soluzioni per la difesa dei mari), con l’obiettivo di collocare la loro opera in quanti più paesi possibili.

Blue Barriers, l’invenzione contro l’inquinamento da plastica inventata da due italiani

L’intuizione è venuta a Fabio nel 2014, quando lavorando sul fiume Ciliwung (il più grande di Giacarta, in Indonesia) rimase stupito dall’enorme quantità di rifiuti trascinati dalla corrente. I fiumi più inquinanti si trovano nei paesi poveri, dove la raccolta dei rifiuti viene effettuata con metodi arretrati e, in caso di piogge o uragani i rifiuti raggiungono anche i mari.

Così, insieme all’amico Mauro Nardocci, ha messo in piedi un progetto per lo studio della qualità dei fiumi locali con l’intento di sviluppare soluzioni di miglioramento.

La ricerca ha visto la collaborazione della University of Scotland e della University of Indonesia. “Serve un progetto che sia replicabile dal Gange al Nilo”, ricorda Fabio Dalmonte parlando dell’invenzione.

Così, al termine del lavoro i due hanno optato per la realizzazione di un sistema avanzato ma allo stesso tempo ecosostenibile. Infatti i due sbarramenti (sorretti da dei pilastri sotto il livello dell’acqua) sono posizionati obliquamente a pochi metri di distanza l’uno dall’altro: il primo intercetta i rifiuti; il secondo, che si trova a ridosso della sponda, li raccoglie per poi essere smistati.

Ad oggi le barriere non consentono di trattenere anche le microplastiche, ma i due ingegneri hanno spiegato che stanno testando l’uso di tende a bolle d’aria per immagazzinare anche gli scarti più piccoli. L’aggettivo Blue (blu in italiano) non deve trarre in inganno, dato che le barriere possono essere dipinte in base al colore del fiume.

FOTO TEST FIUME LAMO

La particolarità di Blue Barriers è il loro materiale di costruzione: la plastica. Esse non costituiscono pericoli per i pesci o per la vegetazione acquatica e non intralciano la navigazione delle barche. Poi possono essere smontate in qualsiasi momento e, se si vuole, anche montate in un luogo diverso.

Prima di partire con l’attività, Mauro Nardocci e Fabio Dalmonte hanno partecipato a un contest organizzato da Impact Hub di Milano vincendo una cospicua somma di denaro utile a completare la registrazione del brevetto.

Con l’apertura della società (che ha sede a Londra e svolge la propria attività tra la capitale inglese e il sud dell’Inghilterra), Blue Barriers ha ricevuto grandi riconoscimenti.

Anche il mondo accademico italiano ha osservato con grande attenzione l’invenzione a firma Seads, tanto che il Politecnico di Milano e l’Università di Firenze hanno avuto il piacere di collaborare con loro.

Ad oggi il sogno di Fabio sta diventando realtà, visto che dal governo indonesiano hanno avuto il via libera per installare le barriere sul fiume Ciliwung.

L’apporto delle Blue Barriers include in sé anche un aiuto economico per la comunità locale, dato che i rifiuti raccolti possono essere selezionati per essere riciclati o venduti.

Negli ultimi mesi Dalmonte e Nardocci si stanno impegnando per stringere accordi con imprese del luogo per il riuso.

Un circolo virtuoso frutto della genialità italiana.

www.seadefencesolutions.com