vivere in spagna

Elisabetta, di dove sei originaria? E cosa ti ha portato a vivere a Madrid?

La mia città è Roma. Ho vissuto lì, al Rione Garbatella, quartiere Ostiense, per 32 anni, ma poi la vita mi ha portato a vivere definitivamente a Madrid. Ho deciso di lasciare l’Italia, non perché non mi offrisse delle opportunità lavorative, in quanto sono Dott.ssa Commercialista e avrei avuto l’opportunità di rimanere a lavorare a Roma, nel nostro studio di famiglia, con mio padre e mio fratello. Devo ammetterlo, sarei stata una persona privilegiata in questi tempi, in cui è complicatissimo trovare lavoro e mantenerlo. Ma ho conosciuto Fernando, mio marito, mentre era impegnato con il programma Erasmus all’Università “La Sapienza” di Roma ed io ero una studentessa della Facoltà di Economia e Commercio, sempre della stessa Università. Dopo ben nove anni e mezzo, nei quali abbiamo incrementato il fatturato delle linee aeree tra Madrid, Roma e Santander (perché la sua famiglia vive a Santander), abbiamo deciso di convolare a nozze. Il nostro matrimonio è stato celebrato a Roma, con molti invitati e ben 42 parenti ed amici di mio marito, venuti dalla Spagna. E’stato veramente divertente, con balli e musiche di ogni tipo. Dopo il matrimonio, siamo venuti a vivere a Madrid, dove lui aveva già un lavoro come docente universitario di Diritto Internazionale Pubblico. Quindi, il motivo reale del mio trasferimento qui, in questa meravigliosa terra del fuoco e del sole, non è stato il lavoro, ma… l’amore.

Da quanti anni vivi a Madrid?

Vivo a Madrid dal 2002, da quando mi sono sposata. E’ una città splendida. Per me, naturalmente, Roma è Roma, ma amo la città che mi ha “adottato”. E’ pulita, grande, comoda, le persone sono affidabili ed amichevoli. E’ la città giusta per me: ero madrilena e non lo sapevo finché non ho scoperto il suo stile di vita, che condivido in pieno, in ogni suo aspetto. I miei bimbi stanno crescendo vicino al Retiro, in una zona verde e ricca di stimoli per loro, in grado di alimentare la loro curiosità e la loro vita. Adoro questa città.

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Che attività svolgi?

Sono traduttrice dallo spagnolo all’italiano e dall’italiano allo spagnolo. Collaboro con l’Accademia di lingue Booklane di Madrid. Non è stato semplice trovare lavoro. Una donna con una certa età, con dei figli a carico a cui badare, sola, senza la famiglia d’origine vicina, senza la famiglia del marito a Madrid, perché ripeto, loro vivono a Santander, deve ottemperare a tante mansioni e, trovare il lavoro adatto che permettesse di svolgere tutto nel migliore dei modi, ottimizzando al massimo il tempo a disposizione, non è stato per nulla semplice. Se avessi avuto un lavoro fisso ed uno stipendio fisso chi avrebbe badato ai miei figli? Nessuno. Avrei dovuto prendere il mio stipendio e darlo direttamente ad un’ assistente o ad una baby sitter, in grado di accudire i miei figli. Che senso avrebbe avuto? Per me, nessuno. Questa non vuole essere una critica nei confronti di coloro che lo fanno. Assolutamente no. Dico solo che io, ho operato una scelta diversa. In questo modo ho potuto gestire il mio tempo, che divido tra la casa e il lavoro. Riuscendo così, a seguire la crescita dei miei figli, crescita alla quale partecipo attivamente ogni giorno, controllando compiti ed attività extrascolastiche. Il mio pomeriggio è interamente dedicato a Francesca Romana e a Stefano. A volte, ritaglio anche un po’ di tempo per leggere e scrivere. Le mie più grandi passioni. Mi piace molto la poesia e da poco più di due mesi, ho pubblicato il mio primo libro di poesie che s’intitola “Voce”, la cui presentazione è avvenuta a Roma, al punto d’incontro culturale “78 Giri Caffè” di Maurizio e Barbara Antinori. Quel giorno ero emozionatissima. La mia prima esperienza come scrittrice. Con un libro che amo, sofferto e voluto con tutta me stessa. Sono stata intervistata dalla giornalista Nicoletta Orlandi Posti di “Libero” e ora, il mio libro si sta distribuendo a Roma, ho preso anche dei contatti per far in modo che venga distribuito a Madrid, affinché possa conoscerlo anche la comunità italiana di questa città.

Ti sei trasferita nel 2002 e sei riuscita ad inserirti nel mondo del lavoro. Ma per chi volesse trasferirsi oggi a Madrid, è altrettanto facile trovare un lavoro?

Il tasso di disoccupazione è molto alto qui in Spagna. Non è per nulla semplice trovare lavoro. Anzi, per meglio dire, un lavoro specializzato, incanalato verso lo svolgimento di un mestiere, è molto più richiesto di un lavoro cosiddetto di “concetto”. Per questo oggi, qui come in Italia, ci sono molti laureati disoccupati e tanti altri, che si ritrovano a svolgere dei lavori per i quali non hanno studiato. Qui c’è il 22% di disoccupazione. Dati alla mano, la situazione è più che tragica.

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Sei riuscita a realizzare tutto quello che ti eri prefissata al momento della partenza?

Posso dire di averci provato, di essere riuscita a diventare mamma e moglie felice, di aver convertito le mie conoscenze dirette in un lavoro completamente diverso da quanto ho studiato, ma che mi da qualche soddisfazione e che, anzi, è stato in grado di far uscire la mia “Voce”.

Qualche volta desideri tornare a Roma?

Certo che desidero tornare a Roma. Tanto che, appena posso, ci faccio una capatina. D’estate, solitamente ci veniamo per circa un mese, periodo in cui cerchiamo di stare il più possibile con i miei genitori, i miei parenti e gli amici. Dell’Italia mi mancano tante cose, ma soprattutto le persone con le quali sono cresciuta, i miei luoghi, le mie pietre che, anche se non sembra, hanno un’anima e a me parlano. Le mie poesie spesso sono poesie del passato e questo anche perché, in questo modo, rivivo Roma e la sento più vicina a me. Ma rifarei le stesse scelte, perché sono proprio queste le scelte che mi hanno portato a vivere la mia vita come desideravo, a formare quella famiglia a cui tanto aspiravo. Ciò ha comportato delle rinunce, è vero. Ma ha anche arricchito la mia vita con una nuova prospettiva del mondo che mi circonda e che mi ha circondato a suo tempo a Roma. Sono quel che ero, ma anche quel che vivo ora.

Il momento del tuo trasferimento come l’hai vissuto? Ci sono stati momenti di paura per il passo che stavi affrontando?

Sì, la paura in questo caso rientra nell’ordine delle cose. E’ nell’indole umana. Chi non ha paura di affrontare l’ignoto? Per quanto potevano essermi chiari, determinati aspetti della vita che avrei trovato a Madrid, dopo nove anni e mezzo di fidanzamento, la paura di non riuscire, il timore di un fallimento, era nell’aria. Ma è stata bilanciata da una forte fiducia in mio marito, nell’uomo che mi ha fatto conoscere un’altra realtà, nella quale, mi sono adattata benissimo.

Come è cambiata la tua vita dopo il trasferimento?

Come hai potuto notare dalle risposte precedenti, la mia vita è cambiata radicalmente. Si può dire che a Madrid sono maturata e di certo, in questo mi hanno aiutato l’essere sola, il dover contare solo sulle mie forze e su quelle di mio marito, per poter andare avanti con due bimbi di 8 e 5 anni.

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Cosa puoi dirci degli italiani a Madrid? Ce ne sono molti?

La comunità italiana di Madrid è una tra le più popolate. Ti basti dire che secondo l’AIRE (l’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero e tra questi ci sono anch’io, naturalmente), gli italiani che vengono in Spagna e che non fanno più ritorno in Italia sono 85.000 e, la maggior parte di questi, sono distribuiti nelle città di Madrid e Barcellona. Frequentando la comunità italiana, anche per via della scuola dei miei figli, mi rendo conto però che non tutti sono italiani nati e cresciuti in Italia come me, ma che ce ne sono anche molti che sono naturalizzati italiani per legge, per matrimonio, per ascendenza… etc… etc… e ce ne sono altri invece, che vengono in Spagna per lavoro, per via di società italiane ivi presenti e che approntano stages o altro e per questo hanno necessità temporanee di lavoratori di madrelingua, provenienti dall’Italia. E questi, in genere, non si fermano per più di 5 anni e poi tornano in Italia occupando di nuovo il loro posto di lavoro, ma con un bagaglio ed un’ esperienza in più.

Quando sei giunta a Madrid, quale è stata la tua prima impressione? Che differenze hai potuto notare tra le due realtà in cui hai vissuto?

Madrid è una città pulita, grande, una metropoli nel vero senso della parola. I negozi sono aperti fino a tardi, anche nel fine settimana ed alcuni sono aperti anche di notte. Le luci di Madrid sono impressionanti. Bella, una città piena di vita che non mi mette paura. Anzi, posso tranquillamente andare in metro la sera, senza mai sentirmi a disagio o in pericolo. E poi non dimenticarti, Nicole, che sono una mamma e il Parque del Retiro, un parco che si trova a dieci minuti di passeggiata da casa nostra, è il corrispondente della nostra Villa Borghese a Roma ed è strabiliante, pulito, tenuto benissimo e non ho assolutamente paura di lasciar giocare liberamente i miei figli, non ho paura che possano trovare cose indesiderate ed indesiderabili. Le differenze sono essenzialmente quelle che ho appena descritto. Roma di contro, è una città millenaria, con la sua storia e con le sue persone. Madrid, abbracciando proprio questo concetto di metropoli, è una città proiettata al futuro, ma un forse po’ anonima. Voglio dire, le persone sono gentili ed amabili, ma solo dopo che le conosci. Non danno molta confidenza al principio. A Roma invece, ti danno subito una mano. Se chiedi dov’è una via, un romano ti porta quasi a destinazione. È nella sua indole. Per parafrasare il nostro beneamato Brignano, se il romano è romano “non è colpa sua”!

C’è qualcosa che non ti piace della realtà in cui vivi? Qualcosa che ti piacerebbe cambiare?

Della mia realtà, cambierei sicuramente la casa. Ovvero, vorrei una casa tutta mia, non in affitto e più grande di quella in cui viviamo. Il mio è un appartamento unico, che adoro. Ha un panorama invidiabile. Da quassú (vivo al 14º piano) vedo tutta Madrid, la mia Madrid con i suoi edifici importanti e perfino la Sierra. Ma vorrei che fosse mio, nostro. Ho bisogno di sentire di appartenere a questa città, per poterla sentire veramente mia. Ho bisogno di poter fare e disfare la mia casa a mia immagine e somiglianza, di porre la mia identità anche nel luogo in cui vivo. Cosa mi piacerebbe cambiare? Non so … forse più che cambiare qualcosa, mi piacerebbe miscelare la mentalità cosmopolita madrilena con la generosità, l’amore e il sorriso tipico romano. Mi piacerebbe impiantare la stessa identica rete di trasporti urbani, quali metropolitana, autobus e perfino taxi con la loro esperienza ed efficienza a Roma, dove è meglio camminare piuttosto che attendere un autobus per un’ora. Inserire a Roma, un sistema sanitario pubblico pari a quello madrileno, efficiente e organizzato e parlo per esperienze personali, avendo due bambini. Prendere le pizzerie e i ristoranti di Roma per far comprendere agli spagnoli che, la pizza e la pasta, non sono solo colla o surgelati da riscaldare… e potrei andare avanti così fino all’infinito, mia cara Nicole, ma è giunto il momento di salutarci e di incontrarci a Madrid, magari, per fare un giro per “tapas” nella “movida” madrilena, o no? ¡Hasta pronto!

I contatti di Elisabetta:

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