Elena, vita da nomade, oggi a San Francisco con la famiglia
Elena e la sua famiglia appartengono alla categoria poco conosciuta dei “frequent expat”, a causa dei continui spostamenti dovuti a ragioni lavorative. Il lato positivo di questa vita da nomadi è lo sviluppo della capacità di adattamento e la conoscenza di nuove realtà.
Certo il distacco dagli affetti è un prezzo alto da pagare, ma se si segue il consiglio di Elena e si affronta il tutto con un pizzico di curiosità e con la consapevolezza che ovunque si andrà si troveranno dei “tesori”, allora tutto risulterà più facile.
Elena raccontaci quando e perché ha avuto inizio la tua vita da expat:
Ho iniziato la mia vita da expat per seguire mio marito, ingegnere che lavora per una società italiana che ha progetti un po’ in tutto il mondo. Lavoro che ci porta a spostarci ad ogni fine progetto, ecco perchè facciamo parte della categoria, poco conosciuta, dei “frequent expat”.
In quanti Paesi hai vissuto?
Prima di seguire mio marito, ho vissuto in Germania e in Brasile per un po’ di mesi, dopodiché sono stata in Ecuador e poi negli Stati Uniti, precisamente a New York, a Las Vegas ed attualmente, da qualche mese, a San Francisco.
Nel tuo continuo viaggiare, quali sono i ricordi che conservi con te e che non potrai mai dimenticare?
I ricordi sono tanti…soprattutto legati alle persone che incontri, alle nuove amicizie che, con il tempo, diventano la tua famiglia. In ogni posto ho lasciato un pezzo di cuore per le persone che ho avuto la fortuna di incontrare.
Con che spirito hai affrontato e continui ad affrontare il distacco dai luoghi e dagli affetti?
E’ doloroso, ma ci si sente tutti i giorni. Si cerca di tornare e stare insieme il più possibile. Le persone che ti amano e che ami ti stanno comunque vicino e renderli partecipi nella tua vita di tutti giorni è importante. Su Skype mi sento quotidianamente con i miei fratelli e i miei genitori. Con mio nipote gioco a “nascondino” e canto le canzoncine. Faccio i video del primo balletto di Giulia, la mia piccola, e lo mando subito a mia mamma. Tempesto di foto tutti i parenti e mandiamo cartoline, pacchettini con disegni, pensierini. L’importante è esserci e farsi sentire. Anzi a volte è molto più di quanto uno farebbe stando a “casa”, spesso infatti succede che anche vivendo nella stessa città ci si veda e ci si senta poco.
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Quali sono i disagi di una vita sempre in movimento?
Per me, come avrai notato, è sempre tutto legato agli affetti. E’ molto difficile dire addio e ricominciare da capo in una città dove non ci sono amici e persone care, anche se ho la grande fortuna di riuscire a incontrare le persone giuste molto in fretta. Poi c’è lo stress del trasloco che avviene ogni due, tre anni, cosa che a lungo andare pesa un po’, anche se più passa il tempo e più si impara ad organizzarsi per affrontare tutto con meno disagio. Le mie più grandi ansie sono poi legate ai miei figli: cerco sempre di trovare la scuola giusta e una zona bella e tranquilla dove vivere per farli sentire a casa, ovunque. In realtà mi faccio più problemi io, perché loro, per ora, si sono sempre adattati velocemente e sono sempre stati molto felici!
E i lati positivi?
Conoscere posti nuovi, ricominciare da capo. Spesso i nuovi inizi portano una ventata di aria fresca nella vita. E poi non c’è modo migliore di conoscere un posto come quello di viverlo!
Quali sono le cose che fai appena arrivi in un posto nuovo?
Sistemo la casa, in modo che diventi subito la NOSTRA casa (con foto, giochi, ecc.) e nel giro di un giorno facciamo fuori tutti gli scatoloni. La ritengo una cosa fondamentale. Poi si comincia a girare ed andare in giro in perlustrazione e si comincia la “solita” routine quotidiana come in un qualsiasi altro posto: scuola, casa, parco, amici…Soliti orari, solite abitudini, anche se in città diverse.
Come riesci a gestire la vita dei tuoi figli? Come ti comporti per quanto riguarda la scuola e tutto ciò che ne concerne?
Penso come fanno tutti! Appena ci comunicano la meta del successivo trasferimento, inizio a cercare la scuola, a leggere le recensioni e a valutare i programmi, poi vado ai colloqui e, spesso, i miei figli sostengono test d’ingresso. Contemporaneamente si cerca la casa più o meno vicino alla scuola scelta. Per il resto credo che la routine scolastica sia come in tutti i Paesi del mondo. Niente di speciale!
In tutto questo periodo di continui spostamenti, sei mai stata colta da paure e dubbi? E come sei riuscita a superarli?
AH! sempre, in continuazione. Poi la giornata scorre, la vita continua, vedi i tuoi figli felici e si va avanti. Per me l’importante è che i miei figli siano felici e che regni la serenità familiare. Se tutto questo girare cominciasse a diventare un problema, penso che mi fermerei e probabilmente tornerei in Italia senza ombra di dubbio. I sacrifici si fanno, ma per vivere bene. E poi, lo ripeto, mi basta alzare la cornetta per chiamare mia madre e mia sorella e sfogarmi un po’. Loro ci sono sempre e sono felici della nostra scelta di vita!
La vita da expat in cosa ti ha arricchito?
Mi ha insegnato ad adattarmi velocemente, a conoscere nuove culture e a rispettarle totalmente. E poi, grazie alla mia vita da expat, sono riuscita a capire cosa realmente mi manca dell’Italia e, cosa più importante, quali sono le persone veramente importanti, quelle che non ti mollano mai, nonostante le distanze.
Ora ci racconti qualcosa di San Francisco?
Mmmmm, dunque sono tutti fissati con il biologico, l’organico, ecc. E’ un po’ l’atteggiamento dei vecchi figli dei fiori, secondo me. E’ una città molto liberale e il rapporto coppie omosessuali (con figli anche) e coppie eterosessuali è 50/50. Mi sembra quasi che in questa città ci sia come “un’intolleranza verso l’intolleranza in generale”. Per questo penso che sia una città viva e accogliente! San Francisco è fenomenale, è la città più fricchettona che io abbia mai visto. Viva, intellettuale, calda. Con le sue casette vittoriane in legno, le porte colorate, il mare. E’ una città meravigliosa e sono molto felice di essere qui. Le persone sono molto amabili e disponibili e poi c’è una grandissima comunità italiana. E’ molto facile ambientarsi qui ed è una città molto “kids friendly”, dove i bambini sono ben accolti ovunque e dove con loro puoi scovare moltissime attività e luoghi da visitare. E’ comunque una città molto cara. I prezzi degli affitti delle case sono allucinanti. Però trovi tutto quello che ti serve e in generale, se sai dove andare, non spendi molto in vestiti e spesa. Sono qui solo da qualche mese e ancora devo perlustrarla per bene, ma già penso che farò molta fatica ad andarmene via da qui….
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Per quanto riguarda il lavoro, ci sono possibilità?
Possibilità di lavoro ce ne sono sempre qui. Soprattutto nel campo del web, ovviamente. E poi in generale l’America è il Paese delle opportunità!
Come sono i rapporti con la gente del posto?
In generale con gli americani è difficilissimo avere e costruire dei rapporti. Sono molto molto formali e poco affettuosi. Mentre noi italiani siamo più “de core”, se vogliamo. Mi vedo e mi sento con delle mamme, conosciute a scuola, ma tutto qui. Niente grandi rapporti di amicizia.
Tra i posti in cui hai vissuto, c’è qualcuno in particolare che ti è dispiaciuto lasciare?
Per me è difficile lasciare ogni posto. A Las Vegas abbiamo vissuto quasi 4 anni, mi sono sposata in quella casa e ho avuto la mia secondogenita….quindi quel posto, quella casa e le amicizie trovate lì sono speciali. E’ stata dura.
Qual è lo spirito giusto per affrontare un trasferimento?
Essere curiosi. Felici di poter conoscere un’altra città e sapere che anche lì troverai dei tesori.
Ti è mai pesato vivere da expat?
Non molto, mi pesa non poter vedere la mia famiglia, ma per il resto mi piace questa vita. Non so se torneremo mai in Italia. Chissà…
Se potessi scegliere il posto in cui vorresti che i tuoi figli crescano, quale sceglieresti e perché?
Non lo so davvero. Me lo chiedo spesso e la risposta è sempre diversa. A volte penso che tornare in Italia sia la cosa migliore. Stare vicino alla famiglia e farli vivere in un Paese così bello e ricco come l’Italia. Altre volte penso magari ad una via di mezzo come Londra. Altre volte ancora penso a New York che ho amato tantissimo…
Qui in America stiamo bene, ma ci manca “casa”.
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A cura di Nicole Cascione