Annalisa: in Danimarca la vita scorre lenta e i bambini sono più liberi di essere sé stessi

A cura di Maricla Pannocchia

Dopo aver vissuto in Ohio e a New York – “è veramente la città che non dorme mai!” – Annalisa, che ha sempre saputo di non essere un albero che ha bisogno di salde radici per crescere ma, al contrario, un’anima nomade, ha colto un’occasione al balzo ed è partita alla volta della Danimarca, dove vive tuttora. Annalisa lavora nel campo dell’educazione ma “qui il lavoro è una parte della vita e, a differenza dell’Italia, non ha una posizione così centrale nella società.

Questo ha anche dei lati negativi, come il fatto che a volte bisogna aspettare anche mezz’ora per un caffè”. Copenaghen non è una città economica ma, racconta Annalisa, offre tantissimo e i genitori danesi sono molto meno “paranoici” di quelli italiani riguardo al far uscire i figli con il clima avverso o riguardo a cosa succede se questi si sporcano i vestiti.

Per il futuro, Annalisa vuole concentrarsi sui progetti lavorativi e, al momento, non ha alcuna intenzione di lasciare la sua amata Danimarca!

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Ciao Annalisa, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, sono Annalisa e sono di origini abruzzesi. Il mio paese si chiama Castel Frentano, un gioiellino incastonato tra le colline incorniciato a Est dalla costa dei trabocchi e a Ovest dalla maestosa Majella.

Sono un’educatrice Montessori e mi occupo di educazione da decenni. Ho lavorato nelle scuole italiane e statunitensi così come nei settings meramente famigliari. Sono convinta che, attraverso un’educazione rispettosa e consapevole, si possa aspirare a un avvenire più roseo.

Cosa ti ha spinta a trasferirti in Danimarca?

Dopo un decennio negli States ho deciso di rientrare in Europa. L’era della pandemia era ancora sconosciuta ma imminente. Ho iniziato a lavorare in una Casa Dei Bambini nei pressi di Pavia. Penso che la pandemia abbia influito molto nel mio difficile inserimento nel contesto del Nord Italia. Quel posto non lo sentivo mio, sapevo che sarebbe stato una sorta di fermata nel mio viaggio esistenziale, ma indubbiamente non era la meta finale. Ecco infatti che, attraverso una newsletter di offerte di lavoro estere, mi è capitata davanti la Danimarca, questa nazione così al Nord con la sua emblematica Sirenetta!.

Da quando ho deciso di lasciare l’Abruzzo, anni fa, tutti i posti in cui ho abitato sono stati un po’ frutto del caso e non di scelte ponderate. Non ho mai messo il dito sulla mappa per poi dire “da domani andrò a vivere qui!” Ma, per le circostanze e le occasioni presentatemi, mi sono trovata a trasferirmi in diversi posti quasi per caso!

Abiti a Copenaghen, come descriveresti questa città a chi non c’è mai stato?

Copenaghen, dal mio punto di vista, è una bella città per i suoi innumerevoli corsi d’acqua – essendo nata vicinissima alla spiaggia, l’acqua ha per me un’importanza vitale, consolante e rigenerante – per l’architettura elegante, per il fatto che sia una città cosmopolita e internazionale, piena di eventi e occasioni di scambio e crescita personale, con quella vibrazione serena che si respira tra gli autoctoni.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Mancando da ormai decenni dalla mia città natale i miei cari non si sono sorpresi più di tanto quando ho comunicato loro la mia scelta. Mia nonna, a cui sono molto legata, ha reagito con disappunto in quanto sperava scegliessi di avvicinarmi e non di allontanarmi ulteriormente. Mi ricordo di aver avuto con lei una conversazione in cui le ho spiegato che i suoi altri nipoti sono come alberi, mettono radici, crescono quando esse sono ben solide nel terreno in cui il seme è stato piantato. Io, invece, sono un po’ come un fiume dove l’acqua deve scorrere continuamente per far sì che sia vivo e maestoso.

Quali difficoltà hai dovuto affrontare e come le hai superate?

Sono stata molto fortunata in quanto ovunque mi sono spostata ho sempre avuto delle conoscenze che mi hanno assistito da subito, sopratutto per le questioni burocratiche.

Sicuramente uno dei pilastri fondamentali per me, quando ci si sposta in un posto nuovo, è la necessità di crearsi una sorta di “rete di sicurezza” composta da quelle persone che ti capitano lungo il cammino e ti rendono l’esistenza più facile. Amici che diventano un po’ la famiglia che ti scegli.

C’è una sorta di luogo comune sul fatto che, sopratutto in Danimarca, sia difficile stringere amicizie ma io non ho riscontrato questo problema. Sono una persona che si adopera a partecipare a eventi, organizzarli, impegnarmi nel cercare connessioni perché se aspetti che qualcuno venga a prenderti a casa per una birra, beh, rischi di berla da solo per molto tempo!

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Com’è, secondo te, il rapporto costo/qualità della vita a Copenaghen?

Copenaghen non è una città economica, le sue tasse sono alte ma c’è abbastanza equilibrio tra salari e costo della vita.

Ci sono dei “trucchi” per spendere poco senza sacrificarsi troppo?

Mangiare fuori nei ristoranti, se lo si fa con regolarità, può veramente prosciugare il portafoglio quindi, sopratutto durante la stagione in cui la luce è più prolungata, si può approfittarne per fare dei pic-nic nei parchi o sulla spiaggia.

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Per lo shopping io ho scoperto con grande gioia il second hand, un connubio perfetto tra sensibilità per il pianeta e per le tasche.

Che suggerimenti daresti, anche dal punto di vista burocratico, a chi sogna di vivere e lavorare lì?

Dalla mia personale esperienza io mi sento di dire che forse è meglio arrivare qui con un piano già delineato, sopratutto dal punto di vista lavorativo. Per poter far tutto è necessario il CPR, una sorta di codice fiscale che ti permette di fare davvero qualsiasi cosa e senza di quello non si ha vita facile. Lo si ottiene facendo una capatina negli efficienti uffici e con la presentazione del contratto di lavoro e di quello d’affitto e, nel giro di una settimana, si è in regola. Da lì si può poi accedere al servizio sanitario locale, all’apertura di un conto corrente ecc.

Com’è la sanità in Danimarca?

Una volta ottenuto il CPR ti viene assegnato un dottore disponibile nella tua area, che puoi comunque cambiare nel caso non ti trovassi bene. È importante avere il medico di base in quanto è lui che deciderà se hai bisogno di vedere degli specialisti. Tutto questo meccanismo è a costo zero però le tempistiche non sono immediate. Anche poter prendere appuntamento con il dottore non è cosa dall’oggi al domani. Fortunatamente non ho avuto necessità degli ospedali finora quindi non posso riferire la mia esperienza diretta.

Questa non è la tua prima esperienza all’estero, perché hai vissuto anche a Cincinnati e a New York. Cosa puoi raccontarci di queste esperienze?

Sono partita per gli Stati Uniti che ero scevra da qualsiasi esperienza fuori dal mio paesino. Non mi sono trasferita neanche per l’università, che ho frequentato facendo la pendolare. Non nego di aver avuto il cuore pesante per diverso tempo, sopratutto appena approdata in Ohio. Tutto era grande, sconosciuto, diverso. Il mio inglese era basilare quindi, non riuscendo neanche a comunicare, ho avuto difficoltà anche nel fare le cose più semplici. Dopo la parentesi del Mid-West mi si è presentata la possibilità di spostarmi a New York e lì sono rimasta per ben 10 anni, vivendo la realtà della Grande Mela e dello stile newyorkese con tutti i suoi pro e contro! Manhattan è una realtà da amare o odiare, le mezze misure non sono permesse, lì tu sei uno fra milioni di esseri umani, nessuno si cura di te però sei libero di essere semplicemente te stesso.

È davvero la città che non dorme mai, un mega parco giochi per adulti, con tutti i tipi d’intrattenimento possibile.

Ho vissuto per la maggior parte del tempo a Long Island, l’isola adiacente che ospita i quartieri del Queens and Brooklyn e i famigerati Hamptons.

La mia esperienza americana mi ha cambiata profondamente, mi ha aperto i confini mentali, sradicato profondi stereotipi portandomi alla consapevolezza che ognuno di noi si porta dietro una storia e se ci fermassimo ad ascoltare quelle degli altri avremmo più tolleranza per tutto.

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Quali sono, secondo te, le differenze e quali gli eventuali punti in comune fra lo stile di vita italiano e quello danese?

Sicuramente la lentezza è la prima differenza che mi viene in mente. In Danimarca tutto scorre con lentezza, a meno che tu non sia d’intralcio sulla strada delle bici nelle ore di punta 

Il lavoro è parte della vita, non la vita stessa.

Se questo aspetto fa sorridere devo ammettere che in alcuni contesti lo trovo un tantino irritante… in tutta la ristorazione, ad esempio, vale la stessa regola e quindi per un costosissimo caffè puoi aspettare anche mezz’ora.

I bambini in Danimarca possono vivere meglio la loro età; non c’è l’ansia genitoriale che porta tante mamme e tanti papà a dire “oddio, si è sporcata il vestito” oppure “oddio, ci sono due gocce di pioggia, non possiamo uscire”. Il motto qui è: non esiste il clima avverso, basta vestirsi adeguatamente. Qui vedo i bambini correre, sporcarsi, cadere, bagnarsi e continuare a sopravvivere e pure senza buscarsi il raffreddore.

L’inverno è lungo in questo Paese e non tanto per il freddo quanto più per la mancanza di luce solare che si riscontra nei mesi di tardo autunno/inverno. Devo confessare che questo trasmette un sentimento di letargo. Si cena prima, si esce meno e si cerca di coltivare la cultura del famigerato Hygge: creare atmosfere accoglienti e calde con candele, luci soffuse ecc. e godersi il tempo con le persone care.

Dai un consiglio a chi vorrebbe cambiare vita, lasciando l’Italia, ma non sa da che parte cominciare…

Le motivazioni per lasciare l’Italia possono essere svariate ma sono fermamente convinta che sia necessario avere un mindset di apertura. Si deve voler abbracciare la cultura del posto dove si migra con umiltà e senso di meraviglia.

Una volta realizzato ciò bisogna armarsi di gentilezza e spirito di avventura. Le difficoltà non mancheranno, la nostalgia non mancherà ma siamo tutti cittadini di un unico posto, la Terra, e, con l’aiuto delle persone che si incontreranno lungo il cammino, ogni esperienza diventerà un tesoro da custodire!

Progetti per il futuro?

Ad oggi sono piena di entusiasmo nel continuare quest’esperienza danese e nel portare avanti dei progetti professionali. La vita ci riserva sempre delle sorprese quindi non posso mettere un freno temporale, sono ancora in viaggio su questo inarrestabile treno. Per ora mi godo questa fermata danese e vediamo quando e se ripartirò per una nuova destinazione!

Per seguire e contattare Annalisa:

Facebook: Annalisa Di Blasio

E-mail: a.Lisa.db@hotmail.it