La polenta italiana ad Oxford

“A Oxford abbiamo realizzato i nostri sogni, ma la nostra casa rimane l’Italia”

A cura di Enza Petruzziello per Voglio Vivere Così Magazine

Mangiare la vera polenta? È possibile, se vai ad Oxford. Eh già, perché adesso il tipico piatto del nord Italia parla anche inglese. Merito di Carla e Matteo due giovani italiani che hanno portato questa deliziosa prelibatezza in Gran Bretagna. Cotta lentamente, ore e ore passate girando in una pentola per ottenere la giusta consistenza, la polenta grazie al loro ingegno è diventata un cibo da street food.

Che strizza l’occhio all’Inghilterra e al loro fish and chips. “Polentista – Authentic Italian” – questo il nome del loro street food – è operativo ormai da tre anni e si trova al Gloucester Green Market e al Summertown Market.

Nella loro roulotte vintage del 1969, comprata all’asta su eBay per 500 sterline, Matteo e Carla ogni giorno accolgono tantissimi clienti desiderosi di provare la vera cucina italiana e di assaporare la loro gustosa polenta con ingredienti rigorosamente made in Italy e di alta qualità.

La loro farina di mais proviene infatti da una piccola impresa familiare che utilizza l’antico processo di macinazione della pietra. Questo processo garantisce l’integrità del mais che mantiene le sue caratteristiche naturali e i suoi preziosi componenti. Una polenta totalmente priva di glutine, sana e povera di grassi, da mangiare accompagnata al manzo, alla fonduta di gorgonzola, con verdure in salsa di pomodoro e tante altre specialità.

Familiare è anche la passione con cui ogni giorno preparano i loro piatti, la stessa che gli ha tramandato la nonna. Matteo, geometra con la passione per attività all’aria aperta, viene da Brescia, mentre Carla, palermitana di origine e con diploma in lingue, da Vigevano. Fidanzati da 10 anni, gli ultimi 3 dei quali conviventi in Inghilterra.

Amano dividere, infatti, la loro vita insieme in 2 periodi: quello trascorso in Italia e la nuova vita in UK. Tutti vissuti condividendo avventure, viaggi e amicizie.

polenta italiana ad oxford

Matteo, Carla che cosa facevate prima di trasferirvi ad Oxford?

Matteo: «Ero geometra libero professionista con un posto di lavoro sicuro presso uno studio di progettazione. Ho sempre vissuto con i mie genitori. Una famiglia benestante che mi ha consentito di vivere a pieno le mie passioni. Weekend al mare, weekend in montagna, viaggi in motocicletta. Insomma una vita, per quanto concerne gli hobby e le avventure, vissuta a pieno».

Carla: «Ex impiegata pre crisi 2008, mi sono riadattata a tutti i lavoretti possibili immaginabili: dalle traduzioni italiano-inglese alla donna delle pulizie fino alla commessa. Mamma di Alessandro, oggi quasi 20enne, ho la passione per la lettura».

Perché a un certo punto avete deciso di lasciare tutto e trasferirvi all’estero? Che cosa vi stava stretto o non vi piaceva dell’Italia?

«Fin dal suo primo viaggio in California nel 2008, Matteo è sempre stato affascinato dall’idea di provare una esperienza all’estero. Ma è soltanto dopo il viaggio fatto insieme in Usa nel 2013 che ci siamo innamorati dello street food e della vita che gli ruota intorno: eventi, manifestazioni, festival ecc. Per entrambi la vita lavorativa in Italia era scarsa di soddisfazioni. Ci sembrava che il tempo ci stesse scorrendo tra le mani senza aver mai fatto niente per trasformare due vite convenzionali in qualcosa di diverso, più emozionante e soddisfacente. L’Italia ormai aveva ben poco da offrirci se non la banale comfort zone ai quali troppi si omologano e adeguano».

Conoscevate già Oxford o siete partiti all’avventura?

«È stata una vacanza in Inghilterra nell’estate 2015 a farci scoprire i diversi luoghi e le opportunità di lavoro. Dopo qualche mese, nel febbraio 2016, ci siamo definitivamente trasferiti a Oxford dove, dopo esserci confrontati con il manager del mercato, siamo riusciti ad avviare subito la nostra piccola attività di Polenta Street Food nel mercato centrale della cittadina universitaria. Esser riusciti, ancor prima di avviare l’attività, ad assicurarci 3 giorni lavorativi alla settimana (il mercato si svolge ogni mercoledì, giovedì e sabato) ci ha definitivamente convinti del fatto che Oxford fosse la nostra meta, abbandonando altre opzioni aperte quali Brighton, Londra, Bristol, Liverpool e Manchester. In realtà il sogno iniziale era di trasferirci negli Stati Uniti, ma le difficoltà nell’ottenere i permessi, ci hanno fatto propendere per la più vicina Inghilterra. Il miglior compromesso per poter fare ciò che desideravamo e al contempo imparare la nuova lingua».

Quando e come nasce l’idea di aprire un “polenta street food”?

«Decidersi a partire non è stato semplice, lo stesso dicasi per il tipo di cibo su cui fondare il nostro business. Molte sono state le idee che ci sono passate per la testa, dalla piadina alla pizza, dal gelato al più classico cibo da strada siciliano (per via delle origini sicule di Carla). Poi l’illuminazione: un piatto che non fosse solo una mera questione di lucro ma qualcosa che ci scaldasse il cuore e ci riportasse ogni volta alle nostre origini: la polenta. Matteo è solito dire ai nostri clienti di come a casa sua, da sempre, non ci sia domenica senza la polenta a pranzo. Insomma la sfida nella sfida: non solo l’affrontare da zero un trasferimento e una nuova vita, ma allo stesso tempo esportare in UK un piatto della cucina italiana di cui gli inglesi ignorano l’esistenza. Col vanto però di essere gli unici a farlo con tutti i benefici, e a volte svantaggi, che ciò comporta».

Parlateci del vostro “Polentista – Authentic Italian”. Come si compone e che tipo di cucina offrite ai vostri clienti?

«A distanza di quasi tre anni dal nostro primissimo mercato, oggi il “Polentista- Authentic Italian” è il nostro piccolo grande orgoglio. Dopo i primi festival con i gazebo, da circa un anno serviamo il nostro cibo dalla nostra “polentina”, una roulotte vintage del 1969 comprata all’asta su eBay per 500£ e convertita in cucina itinerante. Il mercato di Oxford rimane la nostra base a cui aggiungiamo festival ed eventi. Due giovedì al mese serviamo cibo in una zona industriale nella periferia, i venerdì sera sfamiamo i clienti di una birreria in città, durante quasi tutti i weekend della stagione estiva prendiamo parte a festival di 2-3 giorni. Tra gli eventi che ci hanno visti partecipi ci sono il tradizionale mercatino di Natale nella via principale di Oxford, il festival del cibo organizzato dalla BBC, e diversi venerdì notte passati a servire polenta in quel di Birmingham. E non ci siamo certo fatti mancare gli ambitissimi University Balls, feste organizzate dai college di Oxford in cui sembra di essere sul set cinematografico di Harry Potter. Con ragazze in abiti da sera e ragazzi in frac. Feste con migliaia di persone, musica fuochi d artificio e ovviamente cibo.

Anche il menu così come la nostra immagine, ha subito variazioni e adattamenti alla cultura britannica lungo il nostro percorso. Dagli esordi con paiolo di polenta tradizionale e brasato di manzo siamo arrivati al menu attuale che prevede le nostre lasagne di polenta in due varianti, quella classica e quella vegetariana con crema di zucchine e broccoli, nonché la polenta fritta servita su un letto di insalata a cui aggiungiamo le nostre salse tra le quali fonduta di gorgonzola, crema al pesto, ragù alla bolognese».

La polenta è la vostra specialità. Cucinata seconda tradizione e con ingredienti di altissima qualità rigorosamente made in Italy, che cosa la differenzia dalle altre polente?

«Utilizziamo polenta integrale macinata a pietra prodotta che ci spediscono da un mulino della provincia di Brescia. Per quanto riguarda gli altri ingredienti, rigorosamente made in Italy, è invece facile reperirli qua in UK».

Nel vostro furgoncino bianco e giallo accogliete ogni giorno tantissimi clienti, le cui recensioni sono davvero entusiaste. Quali sono i piatti più apprezzati? E che rapporto c’è con chi viene a mangiare le vostre specialità?

«Il piatto più apprezzato è indubbiamente la polenta fritta al gorgonzola. Per gli amanti dei formaggi e per i più “coraggiosi” (molta gente non ha mai assaggiato né la polenta né il gorgonzola) è una tentazione a cui è impossibile resistere. Anche la lasagna è molto popolare, ma è facilitata dal fatto che sia un piatto tipico della cucina italiana famoso in tutto il mondo. Molti trai nostri clienti sono generalmente persone che hanno viaggiato in Italia e ne conservano ottimi ricordi. Mediamente riscontriamo più successo tra persone del ceto medio alto. Fatichiamo invece con la working class, i classici operai con tuta arancione non ci degnano manco di uno sguardo. Per loro non esiste altro che hamburger o hot dog. Con i clienti abitudinari si è instaurato un rapporto di simpatia, li accogliamo nell’unico modo in cui siamo capaci: con un sorrisone e un inglese dal forte accento italiano! Ed è gratificante riscontrare anche in loro lo stesso entusiasmo nel ritrovarci lì al solito mercato, al solito posto».

STREET FOOD POLENTA OXFORD

Raccontateci una vostra giornata tipo.

«Ne abbiamo principalmente due: la giornata di preparazione agli eventi, e la giornata dedicata all’evento. La prima consiste nel cucinare in casa le pietanze che poi porteremo al mercato piuttosto che all’evento in programma. Da mattina a sera inoltrata prepariamo polenta, lasagne di polenta (con tutti gli ingredienti correlati quali ragù, besciamella, mix ricotta zucchine e broccoli per la lasagna vegetariana), maciniamo verdure per il battuto e cuociamo il relativo ragù alla bolognese. Tra un piatto e l’altro è un continuo lavare a mano le stoviglie. Il giorno dell’evento, invece, la sveglia suona alle 6, carichiamo il furgone e partiamo per il mercato. Dalle 9 alle 11 c’è l’allestimento dello stand e il riscaldamento del cibo cucinato a casa il giorno precedente. Prepariamo in loco la fonduta di gorgonzola, la crema al pesto e la carbonara. Dalle 12 alle 15 ci occupiamo dei clienti. Alle 16 smontiamo lo stand per rientrare a casa attorno alle 17. Ancora lavaggio a mano delle stoviglie e preparazione per il giorno successivo (nel caso si preveda un’altra giornata di eventi). Nel periodo estivo non sono rari festival della durata dell’intero weekend piuttosto che venerdì sera di servizio a pub o locali della zona».

È stato difficile aprire un’attività del genere in Inghilterra? Penso agli aspetti burocratici e naturalmente economici.

«Niente di più facile veloce ed economico. A livello burocratico non abbiamo avuto ostacoli. Tutto molto veloce e senza pagare una, dico una, marca da bollo. Per quanto riguarda l’avvio dell’attività ovviamente ha comportato degli investimenti iniziali a cui abbiamo dovuto far fronte: penso a tutti gli accessori da cucina nonché all’impianto del gas con relativa certificazione piuttosto che all’assicurazione obbligatoria che ci copre da eventuali danni a cose e o persone. Trattasi comunque di somme ridicole per l’avvio di quella che è seppur in piccolo una attività imprenditoriale».

Avreste potuto aprire un’attività del genere in Italia?

«Ci fanno spesso questa domanda e sinceramente pensiamo di no. O meglio, avremmo potuto tentare, ma molto probabilmente saremmo rimasti ostaggio di lungaggini burocratiche e costi ad esse correlati. Per non parlare poi della tassazione nel caso fossimo riusciti ad avviare l’attività. Fare questo lavoro in Italia è quasi impossibile. Diverso è se lo si fa saltuariamente come secondo lavoro. Ma noi ad Oxford facciamo questo e solo questo. E nonostante tutto, tra alti e bassi, da tre anni ci guadagniamo da vivere grazie al nostro lavoro di street food».

STREET FOOD POLENTA OXFORD

Mollare il proprio Paese, una casa, gli affetti per andare incontro a una vita nuova. Certo, in una città cosmopolita e piena di opportunità, ma una scelta fatta almeno inizialmente di tante incognite. Come sono stati gli inizi e l’accoglienza del popolo inglese?

«Per assurdo gli inizi sono stati molto più facili del proseguo. Gli inglesi sono gentili e cortesi. Noi siamo arrivati con tutto il nostro carico di entusiasmo e speranza. I primi due anni sono volati. Immersi nel nostro nuovo lavoro e nuova vita, non abbiamo neppure avuto il tempo di pensare a ciò e a chi avevamo lasciato in Italia, di realizzare e comprendere quegli aspetti derivanti dal fatto di vivere in un paese completamente diverso dal nostro. Ci siamo tuffati con tutti noi stessi e non avevamo pensieri all’infuori di cosa e come poter fare della nostra idea una solida certezza. Aspetti a cui negli ultimi mesi, abbiamo invece iniziato a pensare. E ci rendiamo conto che con tutti i suoi difetti l’Italia un po’ ci manca. E che all’Inghilterra e agli inglesi saremo sempre grati, ma questo paese non sarà mai la nostra casa. E non per le solite cose quali il cibo e il meteo, ma per quel rapporto umano che da queste parti si fatica a percepire e instaurare».

Inglesi a parte, in generale come si vive a Oxford? Penso al costo e alla qualità della vita?

«Oxford è una bellissima cittadina ma è anche la seconda più cara per costo della vita (seconda solo a Londra). A incidere su questo aspetto sono i prezzi degli affitti. I ragazzi che studiano a Oxford per una camera da letto in un appartamento condiviso con altri studenti arrivano a pagare anche 6/700 sterline al mese. Alcuni nostri colleghi con casetta cucina livingroom, due camere e bagno pagano 1200 a cui vanno aggiunti 200 di council tax e altri circa 300 di bollette varie. Noi siamo relativamente fortunati. Viviamo in un piccolo villaggio rurale nella campagna a 20 minuti da Oxford e paghiamo 900sterline tutto incluso. C’è però da dire che viviamo in quello che era il garage dell’abitazione principale, poi ampliato e riconvertito in bilocale. La qualità della vita è insomma relativa. La città, a misura d’uomo, ha tutto per offrire una alta qualità della vita. Ma dipende dalle possibilità di ognuno».

Come è cambiata la vostra vita da quando siete ad Oxford e avete aperto il vostro Polenta Street food?

«Difficile rispondere, ma vogliamo essere onesti con noi stessi prima ancora che con chi ci legge: se parliamo della qualità delle nostre vite non c’è alcun dubbio che siamo passati dalle stelle alle stalle. Per farla breve: non abbiamo più una vita sociale, viviamo in un ex garage e lavoriamo tutto il giorno tutti i giorni. Le nostre gite in montagna o le domeniche passate con gli amici sono un lontano ricordo. Ma è il prezzo che consapevolmente eravamo disposti a pagare e stiamo pagando tuttora. Perché dall’altro lato abbiamo raggiunto una serenità d’animo e una consapevolezza in noi stessi che prima non avevamo. Abbiamo la serenità di chi si è messo in gioco e ci ha provato. Senza rimorsi e senza rimpianti. Abbiamo vissuto questi mesi a pieno. Abbiamo vissuto la nostra vita. Oggi siamo più vivi che mai e pieni di energia positiva. Aperti al mondo. A nuove avventure».

Avete detto che l’Italia vi manca, ci ritornereste?

«Sì, l’Italia ci manca. O forse la cosa che più ci manca è soltanto quel posto da poter chiamare casa. Pensavamo ed immaginavamo di voler vivere la nostra vita a spasso, nel mondo ma stiamo realizzando che ora come ora la cosa di cui più sentiamo il bisogno è di piantare le radici in un posto che ci scaldi il cuore. E se pensiamo a qualcosa del genere è normale che la prima idea che ci torna in mente è l’Italia. Ma senza fretta. Tutto deve avere un senso ed ogni cosa ha il suo tempo. Vedremo un po’ più in là…»

Progetti o sogni per il futuro?

«Siamo persone con i piedi ben piantati per terra.. quindi il sogno futuro è una vacanza di 15 giorni in Sicilia a fine settembre. Sono 3 anni che non ci prendiamo del tempo per noi due».

Come possono contattarvi i nostri lettori?

«Sul nostro profilo Facebook e Instagram cercando “Polentista Authentic Italian”. Da poche settimane siamo anche su YouTube col nome Polentista UK. Un canale in cui ci mettiamo a nudo. Mostriamo la nostra quotidianità, mostriamo e raccontiamo il nostro lavoro, incontriamo altri italiani in UK e affrontiamo le tematiche generali che riguardano la vita di due ragazzi italiani in UK. Il tutto col nostro stile e col sorriso sulle labbra».