Cambiare vita a 40 anni: la storia di Adele

 

Si può ricominciare e cambiare vita a 40 anni? E’ facile rimettersi in gioco in un’altra terra, lontano dagli affetti, dalla propri famiglia e dagli amici? Non è facile, ma non è neanche impossibile.

Basta avere tanta determinazione ed un pizzico di entusiasmo che non guasta mai. Molto spesso, è la vita a decidere per noi, sono gli eventi che ci portano verso una meta lontana, che poi si rivela essere il nostro piccolo angolo di paradiso. Adele, in poco tempo, ha perso il proprio lavoro e il compagno di una vita, così ha seguito il suo desiderio di cambiamento ed è partita per Galway con ”grande entusiasmo e senza niente da perdere, perché a volte la vita decide per te, quindi non vale neanche la pena fare troppi progetti”.

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Chi era Adele prima di trasferirsi a Galway?

Una quarantenne che in un paio d’anni si è trovata a dover ricostruire la propria vita quasi da zero o, come diceva Massimo Troisi, a “ricominciare da tre”. In un paio d’anni ho infatti perso il compagno della mia vita ed il lavoro, poiché l’azienda di informatica per la quale lavoravo decise di licenziare quasi mille persone. Professionalmente continuavo a collezionare contratti a progetto, facendo la pendolare tra Salerno e Napoli, senza una vera prospettiva di vita migliore.

E chi è ora Adele?

Un’italiana che vive a Galway, in Irlanda, orgogliosa di essere italiana e con un grande rispetto per la terra che la ospita, con un lavoro che le piace, un compagno irlandese adorabile e uno stile di vita molto più rilassato e tranquillo.

cambiare vita a 40 anni

Perché hai scelto proprio l’Irlanda per ricostruire la tua nuova vita?

Innanzitutto volevo trovare un lavoro nel mondo della traduzione, dopo un master in localizzazione del software che avevo frequentato a Roma. Sapevo che in Irlanda c’erano molte società, operanti in questo settore, perché alcuni miei colleghi di master già lavoravano a Dublino. Poi preferivo un paese anglofono. Quindi ho ristretto la mia ricerca tra Irlanda e Gran Bretagna.

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E quindi ora di cosa ti occupi?

Lavoro in una società di traduzione. L’azienda è americana e a Galway ha una delle proprie sedi europee. Ho iniziato come traduttrice tecnica dall’inglese all’italiano, ma adesso ricopro anche il ruolo di Multilingual Language Lead. In pratica mi occupo di tutto il materiale di riferimento dei nostri clienti, utilizzato dai nostri traduttori (guide di stile, glossari, controllo qualità, etc.)

E’ stato difficile per te trovare questo lavoro? Come ci sei riuscita?

Ho trovato l’inserzione di lavoro su Internet ed ho inviato il curriculum. Dopo un primo colloquio telefonico con l’agenzia di recruitment, ho sostenuto un test di traduzione via e-mail che ho superato ed in seguito sono stata chiamata dall’azienda per il colloquio. Ci tengo a precisare che in quell’occasione l’azienda ha sostenuto le spese del volo e del soggiorno, cosa impensabile qui in Italia. Il colloquio è andato bene e dopo un mese e mezzo sono partita.

Una differenza fondamentale tra il mondo lavorativo italiano e quello irlandese è che qui l’età non è un aspetto discriminante, credo sia addirittura proibito dalla legge indicare limiti di età negli annunci di lavoro. Una mia ex-collega ha perso il posto a 54 anni e dopo una settimana ne aveva già trovato un altro. Anche se ora, rispetto a qualche anno fa, si impiega molto più tempo a trovare un lavoro, settimane, anche mesi. Ritengo ci siano dei settori che ancora offrono opportunità, come quello alberghiero, della ristorazione e dell’informatica, ma sono necessari un po’ di esperienza e la conoscenza discreta della lingua inglese.

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Ti sei trasferita a 40 anni. Questo significa che hai dovuto lasciare tutto ciò che avevi prima, per lanciarti in una nuova avventura. E’ stato difficile per te?

In realtà avevo bisogno di un cambiamento, quindi sono partita con grande entusiasmo e senza niente da perdere. L’unica cosa che mi ha fatto stare male, è stato il dover lasciare gli affetti, la famiglia e gli amici.

Pensi sia più difficile ricominciare tutto daccapo a 40 anni ?

Penso sia difficile a qualsiasi età, ma forse a 40 anni è un po’ più dura. Più per convenzione che per altro. A 40 anni ci si aspetta che tu abbia già una famiglia e un lavoro ben avviato e partire può essere visto e vissuto un po’ come un fallimento. Oltre al fatto che risulta anche più difficile ambientarsi e fare amicizie.

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Come sei riuscita ad affrontare questo cambiamento? Quali sono state le tue paure, i tuoi dubbi e come sei riuscita a superarli?

Quando sono partita ero molto serena e non avevo particolari dubbi o paure. Solo quando ho messo piede a Galway mi sono detta: “Mio Dio, che ho fatto?”. Ma ho cercato sempre di prendere le cose come venivano, senza particolari piani predefiniti. D’altronde la mia esperienza mi ha insegnato che a volte la vita decide per te, quindi non vale neanche la pena fare troppi progetti.

L’unica cosa che mi fa ancora paura è la lontananza da casa, l’eventualità che succeda qualcosa a un membro della mia famiglia e che io sia così distante da loro.

Ti senti una persona coraggiosa?

Mah, secondo me, considerata la situazione italiana, ci vuole più coraggio a rimanere che ad andarsene….

Come si vive a Galway?

Direi che si vive bene. Il ritmo della vita è molto rilassato. Non è una città grande, ma neanche piccola (circa 90.000 abitanti) ed essendo una città universitaria, è molto giovane ed estremamente vivace da un punto di vista culturale. Perfino il traffico è ordinato e tranquillo. Un altro aspetto positivo riguarda la cordialità e la disponibilità degli irlandesi. Se ti vedono in difficoltà, stai pur certo che si fermeranno a chiederti se hai bisogno di aiuto.

L’unica nota dolente qui, riguarda il clima. Non esistono stagioni definite, l’estate, così come la intendiamo noi, dura al massimo due settimane e il tempo è sempre imprevedibile, in un quarto d’ora può piovere, grandinare e splendere il sole, non necessariamente in quest’ordine. Un altro problema per me personalmente, è la lontananza: il viaggio Galway-Salerno può durare anche 15/16 ore con i vari spostamenti e mezzi di trasporto da prendere. Per il resto Galway ha un’anima bohèmienne e attira artisti da tutta Europa.

Rispetto a Dublino ha conservato ancora una forte identità irlandese. Soprattutto in estate si anima molto, grazie alla presenza di turisti irlandesi e stranieri; allo svolgersi di parecchi eventi come il Festival del cinema e il Festival delle arti e grazie anche alla settimana dedicata alle corse di cavalli.

Galway si trova in una posizione strategica per poter visitare alcuni dei luoghi irlandesi più belli, come il Connemara, le isole Aran, le Cliff of Moher e devo dire che la natura nei dintorni è davvero spettacolare, non ci si stanca mai di ammirarla.

Come città è costosa?

Rispetto a quando mi sono trasferita, il costo della vita è sicuramente diminuito o quanto meno non è aumentato.

Gli affitti sono rimasti invariati e c’è anche più margine di negoziazione con i padroni di casa. Io vivo in un appartamento in periferia con due camere da letto, due bagni, soggiorno e cucina e pago 750 euro al mese. Ci sono cose che costano di più, almeno rispetto a Salerno, come il mangiare fuori, il parrucchiere e l’estetista. Anche il costo per gli asili nido è molto alto, si arriva a pagare anche 700/800 euro a bambino.

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Ciò che costa meno è sicuramente la benzina. La recessione comunque ha contribuito a ridimensionare le cose rispetto a qualche anno fa. Si trovano molte più offerte nei supermercati, nei ristoranti e in molti negozi.

Puoi dirci qualcosa anche della situazione sanitaria? E’ strutturata come qui in Italia?

No, il sistema sanitario non è gratuito come in Italia, ma segue più il modello americano. In pratica occorre avere l’assicurazione sanitaria, che nel mio caso è pagata dall’azienda per cui lavoro. A seconda del piano assicurativo varia anche la copertura.

Con la mia, per esempio, posso richiedere il 50% di rimborso sulle visite dal GP (il medico di famiglia, in pratica), che costano di solito tra 50 e 60 euro. Si può anche richiedere un rimborso di queste visite al servizio sanitario nazionale, anche dei farmaci su prescrizione, come gli antibiotici.

Qualche altra differenza tra il vivere irlandese e il vivere italiano?

Gli irlandesi hanno la cultura del bere, mentre da noi c’è quella del cibo. Per loro, il luogo di maggiore socializzazione è senz’altro il pub.

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A volte mi stupisco come ai banconi dei pub ci siano tanti uomini soli, che poi si ritrovano a fare quattro chiacchiere con il vicino di sgabello o il barista. Un’altra differenza che ho notato è che in Italia c’è molto il gusto dell’apparire, mentre qui sono molto più rilassati rispetto al proprio modo di vestire, fin troppo a volte.

Ti è dispiaciuto lasciare Salerno?

Sicuramente mi è dispiaciuto lasciare la mia famiglia e alcuni dei miei amici. Ma mi sono anche resa conto che quest’esperienza mi ha aiutato a fare un po’ di “pulizia”, a riconoscere i veri amici dai conoscenti.

Mi ha insegnato a distinguere quelli che veramente fanno la differenza nella mia vita e che sento vicini, anche a migliaia di chilometri di distanza.

Dopo sei anni ti senti parte della realtà irlandese?

In linea di massima direi di sì. Non sono una grande bevitrice e questo può essere una “discriminante” perché, sicuramente, il luogo di aggregazione preferito qui in Irlanda è il pub. Ho molti amici di diverse nazionalità, con gli irlandesi non sempre è facile fare amicizia.

Ci si diverte molto in loro compagnia, sono simpaticissimi e davvero amano divertirsi, ma non è sempre facile stringere rapporti di amicizia un po’ più profondi. Una riflessione che spesso condividiamo con i miei amici stranieri è che, alla fine, non ti senti veramente a casa né qui né nella tua nazione di origine.

Galway forever?

Mah, e chi può dirlo. Ho smesso di fare piani. Se 10 anni fa mi avessero detto: “Nel 2012 sarai a lavorare in Irlanda e avrai un compagno irlandese”, li avrei fatti rinchiudere al reparto neurologico! Per il momento sto acquistando casa, quindi c’è una certa intenzione di rimanere. Ciononostante è da quando mi sono trasferita che ripeto che, se qualcuno della mia famiglia avesse bisogno di me e del mio aiuto, non ci penserei due volte a tornare a casa.

Una cosa è certa e già decisa, la pensione, se mai ci arriveremo, io e Brian ce la godremo in Italia.

A cura di Nicole Cascione