A parlare è Brunella Lintas, cagliaritana, che, dopo aver perso nel giro di pochi anni i genitori e il suo compagno, con cui ha vissuto ventidue anni, ha lasciato Italia.  Si è trasferita a Watamu, cambiando vita e lavoro. In Italia era responsabile commerciale delle Poste Italiane nel nord della Sardegna. In Kenya gestisce un’agenzia turistica www.kenya-safari.it

Vivere in Africa

“Vedendo morire per un male incurabile -dice- tre persone care, per me la vita era finita. Nonostante avessi una figlia adorabile, non riuscivo a vedere più la luce. Sono stata molto male e così mia figlia un giorno ha deciso per me. Un viaggio in Kenya per farmi distrarre. Sapeva che adoravo e adoro ancora viaggiare. Il Kenya ci mancava. Due settimane serene. Davvero spensierate. Al rientro in Italia è scattato qualcosa nella mia mente. Due mesi dopo, ero di nuovo in Kenya da sola a cercare casa. Insomma, in sei mesi ero stata in questa parte dell’Africa tre volte.  Non ci ho pensato tanto, e mi sono trasferita. Vivo a Watamu da tre anni”.

Di preciso Brunella abita sulla spiaggia tra Malindi e Watamu. “E’ più facile capire dove mi trovo- aggiunge- se dico che si tratta della spiaggia jacaranda, dove, c’e’ l’ hotel omonimo.

Non avrebbe mai scelto, dunque, un posto diverso per ripartire, vero?

Ho scelto questo posto, perché la prima volta in vacanza sono stata proprio qui. Ed è qui che ho deciso di acquistare casa. Il Kenya, in generale, e’ un posto magico. Il mal d’ Africa esiste davvero.

Cos’è?

E’ quel senso di nostalgia struggente, che non ti fa pensare ad altro, quando sei lontano, se non a ritornare. I profumi, il mare cristallino e il caldo dell’ oceano indiano, la sabbia di un bianco abbagliante, la savana, la terra rossa, la gente vera e genuina, i sorrisi che ogni minuto ti regalano i bimbi, l’ allegria di un popolo che non ha niente, perché qui si muore ancora di fame, rendono questo posto affascinante. Direi, avvolgente. E’ difficile trasmettere tutte le emozioni che ogni giorno vivi  qui”.

Italiani in Kenya africa

Ci sono tanti italiani?

A Malindi ci sono 6500 residenti italiani. In genere vengono qui per sei mesi a ricaricarsi. Altri hanno locali, ristoranti, discoteche.  C’è chi ha aperto un’azienda di mozzarelle e formaggi, chi un negozio di import export, chi un panificio. C’è chi vende salumi, chi si è buttato nel settore turistico, e gestisce alberghi.

Come si vive?

Bene, non manca niente. La vita non e’ cara. Per aprire un’ attività, comunque, all’ inizio ci vogliono tanti soldi. Il clima e’ caldo per tutto l’anno. Nel periodo delle piogge, da fine aprile a giugno la temperatura scende fino ad arrivare a 23/24 gradi. Ma in genere siamo sempre sui 29/30 gradi. Da dicembre a marzo, siamo in estate, e tocchiamo anche i 40, ma la media sui 34 – 35 gradi.

Le tradizioni che l’hanno colpita di più?

Beh, i masai che danzano, facendo dei salti altissimi, soprattutto in occasioni di feste e cerimonie di benvenuto, sono un magnifico spettacolo. Qui non esistono cimiteri. C’è solo quello arabo, perché i kenyoti preferiscono seppellire i propri defunti di fronte alle loro capanne per non dimenticarli!

La vita in Kenya africa

Altre usanze?

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L’ allungamento del lobo dell‘orecchio. La musica per loro e’ di vitale importanza, come la danza.

Com’è la cucina?

I piatti tipici sono: il chapati, una sorta di piadina romagnola che viene accompagnata da fagioli, verdura, carne. Il pilau, che e’ il riso con carne, la samosa, simile agli involtini- primavera cinesi ripieni  di carne o di verdure, la polenta bianca, che non va mai mangiata da sola, è come il nostro pane, la polenta con la carne, il brodo di pesce. I  mandazi, dolci, hanno una forma quasi triangolare e si mangiano a colazione.

Vita e religione

Qui sono in prevalenza musulmani, ma ci sono anche i cattolici e gli appartenenti ad altre religioni. Ognuno rispetta l’altro.

Le scuole?

Sono sia pubbliche che private, ma anche in quelle pubbliche i ragazzi devono pagare le divise e l’ occorrente per la scuola.

Come vive la donna?

E’ sottomessa all’uomo. Anche se è lei il motore della famiglia e della società. A me piace parlare di donne trattori. Sono loro che si occupano di tutto, dal lavoro fuori casa, alla ricerca della legna per cena, ai bambini. Lavorano sodo. Tantissime donne fanno lavori pesanti e duri.

Il mare di Watamu africa

Tipo?

Molte  trasportano cemento, pietre, per esempio, quando si deve costruire una casa.

I trasporti sono efficienti?

Ci sono i matatu, pulmini che fungono da pulman, le bici taxi (boda boda), moto taxi (piki piki) e il tuc tuc, la nostra ape, che può portare massimo tre persone. E’ un mezzo comodo soprattutto per circolare in città. E poi, é molto economico.

Le maggiori difficoltà della vita a Watamu?

Non ne ho incontrate. Anche perché, avendo scelto io di stare qui, mi sono adattata subito.

I posti da non perdere e che fate visitare nelle vostre escursioni?

Il safari, è un’emozione unica. Escursioni sulle spiagge,  tipo laguna blu, dove si mangiano riso al cocco, aragoste, gamberoni, pesce alla griglia, frutta. Tutto vien cucinato dai nostri ragazzi in mezzo al mare su un atollo di sabbia bianca. Poi, da vedere sono: marafa (gran canyon o cucina del diavolo), l’ isola di Robinson e la spiaggia dorata. Ma lo spettacolo per me magico è un altro.

Quale?

L’effetto della bassa marea che caratterizza il Kenya. Ogni sei ore il mare si ritira, lasciando delle piscine naturali, favolose, dalle acque cristalline e calde, dove ci si può immergere. In quell’occasione il mare assume varie gradazioni di verde turchese.

WATAMU, KENYA africa

Ha progetti per il futuro?

Mi piacerebbe vivere tanto in questo Paese, che è diventato la mia seconda patria. Ogni anno, però, per due mesi torno sempre in Sardegna. Lo faccio nella stagione delle piogge e quando qui finisce la stagione turistica. Non mi manca niente dell’ Italia. Beh, una persona. Quella, sì. Tanto. Mia figlia, che riesco a vedere due volte l’anno!

Dunque, non potrebbe più fare a meno dell’Africa, che le ha ridato la vita.

Sì, perché si guadagna in salute, vivendo qui. Si mangia in modo sano, e poi non c’è stress. Qui tutti vanno piano piano (pole pole) e non si arrabbiano mai. Hakuna matata (non c’e’ problema) è una frase che ci si scambia spesso.