Luca e la sua esperienza a Wall Street

 

Mi ricorderò per sempre il mio primo seminario a Wall Street. Da perfetto oratore, lo speaker era riuscito a cogliere l’attenzione di tutti nel primo minuto di discorso. Con una frase semplice, ma dal contenuto che ha per sempre cambiato il mio modo di pensare al mondo lavorativo e alla mia ricerca.

Facciamo un passo indietro, il mio nome é Luca e dopo una laurea in biotecnologie all’Universitá di Milano mi sono trasferito a New York per frequentare un dottorato in Medicina Molecolare all’NYU Medical Center.

Diversamente dall’Italia, i dottorati in America prevedono 2 anni di corsi intensivi e n, con n tendente a + infinito, di ricerca.

Venendo da esperienze solo Italiane, l’impatto con il mondo accademico americano é stato una sorpresa. Mentre in Italia si da molta enfasi alla teoria e alle nozioni e tutto é affrontato in modo quasi astratto, il piú lontano possibile dal mondo lavorativo reale e pratico, in america si pone una notevole attenzione alla praticita’ dei contenuti. Con analisi di possibili applicazioni per il mercato reale.

Partendo dal presupposto che il successo di una idea non solo faccia arricchire gli Archimede di turno, ma é benefico per tutta la cittá e societá in cui l’idea passa dall’essere in potenza all’atto.

Quindi, a parte corsi dai nomi quali “creazione di farmaci” con lezioni tenute da professori che hanno fondato biotech companies o creato farmaci di pió o meno fortuna (una delle migliori a cui ho assistito tenuta da un certo Jan T. Vilcek, europeo di nascita e scienziato multimilionario e mecenate da adulto), le universita’ fanno a gara per invitare personaggi di successo per tenere seminari per ispirare gli studenti.

Da questi seminari, cié che traspare sono tre concetti che per noi italiani non sono cosí scontati:

Il progresso scientifico e tecnologico é bene ed é il primo motore di ogni economia moderna. In opposizione all’Italia, dove il progresso scientifico e’ il male, e le discipline umanistiche hanno invece la meglio sin dalla tenera eta’ sui banchi di scuola.

I giovani sotto i 25/30 anni rappresentano il potenziale innovativo di una nazione, le loro idee vanno coltivate e aiutate. Senza che sia lo Stato a farlo. I privati esistono e hanno piu’ flessibilita’ e capacita’ di analisi.

Gli imprenditori di successo e con elevate disponibilita’ economiche non si limitano a investire in rendite (concetto tanto caro agli italiani, basato sull’ acquisto di immobili o autostrade…) ma sono disposti a investire ingenti somme di denaro, loro denaro, non pubblico, in idee in germe, portate avanti da ventenni sognatori.

Con probabilitá di successo minime. E non per la bramosia del dio soldo, ma per avere un impatto ancora superiore sulla societá.

Da un recente studio, quest’ultimo concetto dell’impatto é risultato essere uno dei motivi fondamentali che spinge una persona a diventare imprenditore negli States. Quindi non per comprarsi la Porsche o per andare al Billionaire. Ovvio, se l’idea si mostrerá vincente il rendiconto economico sará notevole, ma sará anche reinvestito in idee di giovani di future generazioni. Portando avanti un ciclo virtuoso. La PayPal Mafia é il caso piú eclatante.

Passati i primi mesi, ho poi iniziato a partecipare ad incontri e meeting organizzati nella City da imprenditori e associazioni per invogliare i giovani a mettersi in proprio. Gli incontri non erano piu’ solo focalizzati all’ambito della ricerca medica.

Ma avevano topics piú generali, con lo scopo di stimolare i giovani a pensare a cosa il mercato, qualsiasi mercato, avesse bisogno. Per farvi un esempio, un incontro era un case study di uno studente di 21 anni dell’NYU che aveva creato un web-based servizio di pick up/drop off di bagagli da casa all’aereoporto/dall’aereoporto all’hotel grazie a finanziamenti di privati. Quindi incontri business-centrici ma molto vari. Ed é durante uno di questi meeting, il mio primo a Wall Street, che l’epifania é giunta.

L’incontro al 250 Greenwich St, era solo per studenti di dottorato o master di New York City. Ed era un seminario per convincere menti fresche e brillanti a partecipare ad un programma di due anni mirato a lanciare una company vera sul mercato americano, company che poteva essere esterna o creata dall’idea di uno dei partecipanti al programma. Company di qualsiasi tipo.

Lo speaker era un imprenditore di circa 40 anni, atletico e ben vestito, che appena prese la parola calmo’ l’intera sala al 40esimo piano dicendo: “Se avete un’idea che credete vincente, l’ultima cosa di cui vi dovete preoccuparvi sono i soldi. Nonostante la crisi, negli Stati Uniti c’é e sempre ci sara’ gente che non sa dove mettere tutti i soldi che ha. E aspetta solamente voi, e la vostra idea per investire.”

 

Questa semplice affermazione, sconcertante per me (sono pur sempre italiano, e nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere), fu seguita da una presentazione di un’ora mirata a convincerci che noi siamo il futuro, che grazie al nostro metodo scientifico tanto deriso in Italia abbiamo un vantaggio sul resto della popolazione.

Che grazie alla nostra capacitá di analisi e problem solving siamo dei candidati imprenditori eccellenti. Insomma una lunghissima sviolinata condita da esempi reali, Page e Brin in primis. Contenuti opinabili se volete, soprattutto se avete una preparazione classica.

Finita la presentazione, mi sono ritrovato con un sorrisino ebete sulla mia faccia, similmente a tutti i miei colleghi seduti intorno a me.

Passato lo shock, la realizzazione del fatto che qualcuno li fuori nel mondo avesse bisogno di me o di uno come me con le mie capacitá per creare qualcosa di nuovo e di successo mi ha inondato di un’euforia e una voglia di fare incredibile.

Durante la reception successiva al discorso ho avuto la fortuna di parlare per 10-15 minuti con lo speaker e farmi ispirare ancora di piú.

E l’ispirazione era talmente tanta che per le settimane a seguire non ho fatto altro che pensare a come rendere la mia ricerca piu’ pratica e/o fondare una start up company.

Sebbene il discorso dello speaker avesse svegliato con precisione chirurgica il mio ancora sconosciuto desiderio imprenditoriale, si era rivelato talmente effettivo che invece di fare domanda per il programma di due anni ho semplicemente deciso di diventare imprenditore appena possibile, appena l’idea giusta fosse giunta.

In quel momento con un socio, Cristina, avevo appena aperto un sito/blog su New York City. Il sito, dal nome www.inewyork.it, aveva e ha ancora come scopo quello di raccontare la vera New York agli italiani in Italia. Senza luoghi comuni e con occhi privilegiati di chi New York la vive quotidianamente sul posto. Non da migliaia di chilometri di lontananza. Sito che nei mesi successivi al fatidico incontro di Wall Street abbiamo cercato di trasformare da hobby a start up company.

Trovati un po’ di soldi e altri collaboratori, a Gennaio 2011 abbiamo fondato una societa’ qui in america e abbiamo creato un tour operator online, chiamato DITOURviaggi.com, che si affianca ad iNewYork.it ed offre tour accompagnati inusuali per chi New York la vuole conoscere come solo i veri newyorkesi sanno fare. Andando al di la’ di Fifth Avenue o Times Square.

 

La nostra offerta e’ poi completata da appartamenti in affitto, corsi di inglese e stiamo gia’ cercando di espanderci al di la di New York per coprire tutto il Nord America. Ovviamente la nostra nuova impresa e’ solo agli albori, e stara’ a noi trasformare un’idea promettente in un successo duraturo.

Le probabilita’ di affermazione sono minime, pero’ daremo l’anima nell’esecuzione del nostro sogno. Come disse lo speaker all’incontro di Wall Street, a New York le persone con idee interessanti sono moltissime. Cio’ che fa la differenza tra il successo e l’insuccesso e’ solo l’esecuzione della vostra idea. Che sia l’aprire una cup cake bakery o creare nuovi farmaci.

E l’incontro ha stravolto radicalmente anche il mio modo di pensare alla ricerca scientifica. Fino ad allora avevo solo fatto ricerca di base, devota al puro piacere della conoscenza, senza alcuna possibile applicazione.

Negli ultimi tre anni mi sono invece dedicato a creare le fondamenta e i presupposti per poter creare un potenziale farmaco da poter utilizzare in trattamenti chemoterapeutici. Presa un’idea gia’ sussurrata in passato da luminari ben piu’ esperti e intelligenti di me, ho cercato un modo per poter mettere in pratica un concetto affascinante e se fortunato con impatto importante.

Lavoro che é  il fulcro del mio dottorato, che si concluderá nei prossimi mesi.

Mi reputo fortunato ad aver studiato in Italia fino alla Laurea, e ancora di piu’ di essere capitato a New York, un ambiente incredibile, stimolante e unico. Sono fermamente convinto che il sistema scolastico italiano sia uno dei migliori al mondo, nonostante i recenti tentativi di peggiorarlo e sia forse troppo sbilanciato verso le materie umanistiche.

Credo inoltre che lo Stato Italiano stia facendo il possibile per permettere a tutti di avere un’istruzione praticamente a costo zero. Sono cose che si apprezzano solo quando ci si scontra con realta’ come quella americana, dove i college costano decine e decine di migliaia di euro all’anno. Un’esperienza all’estero in una citta’ come New York completa una preparazione eccellente ma astratta.

Da quella marcia in piu’ per finalmente iniziare a pensare a cose pratiche, ad affrontare e risolvere problemi reali. In definitiva, insegna come mettere a frutto anni e anni di studio.

Inoltre il segreto americano del successo di Facebook, Google, Twitter, Paypal, Ebay, Amazon, Apple, Tesla e chi piu’ ne ha piu’ ne metta ho scoperto essere non solo in aiuti (minimi) statali ma soprattutto nella mentalita’ dei privati.

Di chi ha soldi da investire e rischiare. Con un po piu’ di fiducia nei giovani italiani da parte dei privati, non dello Stato, l’Italia potrebbe diventare una fornace di nuove company, di innovazione, una nuova Silicon Valley multidisciplinare.

La base di partenza, cioé noi giovani, é ottima e non diversa da quella americana (Molto probabilmente anzi e’ migliore). Ecco, forse ho trovato la mia nuova idea da portare avanti. Cercheró soldi a New York da portare in Italia e investró in giovani italiani under 30 con un sogno imprenditoriale nel cassetto. Cosí da iniziare un circolo virtuoso che permettera’ ai nuovi futuri imprenditori di sovvenzionare idee brillanti delle prossime generazioni.

Nella speranza che storie alla Meucci non si ripetano piú.

Si accettano idee, ai soldi ci penserá New York!

Luca

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