Vivere in Ungheria, Budapest

E’ la storia di Giulio D’Angelo, lucano, 52 anni, docente di Storia della Musica presso il Conservatorio di Trieste e responsabile per l’Italia del Sziget Festival (in programma dal 9 al 16 Agosto prossimi), che ha lasciato lo Stivale per due motivi. “Nel Belpaese- confessa- c’è un tasso di democristianità che mi ammorba: preti dappertutto. Una presenza invasiva e ossessiva della Chiesa Cattolica. Gli italiani sono peggiorati, hanno toccato il fondo. E poi mia moglie, che oggi insegna all’Istituto Superiore del Commercio Estero, non riusciva ad integrarsi a Bari. Anche se qui le cose in futuro non andranno bene. Per colpa della vittoria di Fidesz, il partito conservatore, alle recenti elezioni politiche”

Fidesz si è, infatti, affermato con il 52,7% dei consensi. I socialisti, al Governo da più di quindici anni, si sono fermati al 19,3%. Non solo. Si è affermata in modo massiccio la destra xenofoba Jobbik, che entra per la prima volta al Parlamento di Budapest con il 16,7%. “E questo- dice D’Angelo- perché i socialisti, che hanno governato discretamente con i liberali, hanno gestito male lo scandalo del Primo Ministro, il quale aveva ammesso di aver raccontato frottole ai cittadini. E poi ci sono stati troppi episodi di corruzione che li hanno coinvolti”

Dunque, scenari da brivido per questo Paese!

Certo, il futuro non è roseo. Ma qui, almeno, ci sono istituzioni e valori che reggono.

A cosa si riferisce?

Parlo della laicità dello Stato. In Ungheria non sono previste ore di religione nelle scuole. Anzi, sulle pareti di molte strutture scolastiche, sono affissi cartelli, in cui é scritto che i sacerdoti ricevono solo in Chiesa. E così il rabbino e il pastore luterano.

Vivere in Ungheria, Budapest

Le fanno più paura i sacerdoti che i neonazisti?

Non sopporto l’ipocrisia dei preti e dei cattolici. In tutti i momenti di crisi, dappertutto, si individuano le minoranze come responsabili . Qui il problema grosso è rappresentato dagli tzigani, una comunità numerosa in Ungheria con problemi di integrazione spesso drammatici. Ed è la loro forte presenza, associata a quella degli ebrei, a spiegare l’ascesa dei neonazisti. Spero che, passata la crisi, anche questi rigurgiti della storia si ritirino.

Come vivono rispetto alla città gli ebrei e gli tzigani?

I primi sono ben integrati. I secondi vivono in parte in città, altri nelle campagne. E sono questi ultimi, i più poveri , ad avere più problemi.

Come sono gli ungheresi?

Le donne molte belle, gli uomini molto brutti. Scherzo, ma non troppo. Qui ci si sposa e si divorzia con tanta facilità. Le donne sono molto forti ed indipendenti. Volitive, sanno affermarsi e sono ben presenti nella società. Hanno ruoli importanti. Questo è uno dei lati positivi di questo Paese.

L’altro aspetto che le piace?

Non è un Paese gerontocratico. L’ex primo ministro aveva 42 anni, l’ex capo dell’opposizione 32 quando divenne per la prima volta capo del governo. E in tutte le attività trovi una classe dirigente prevalentemente giovane e aperta, che spesso ha integrato la sua formazione culturale con lunghi soggiorni all’estero.

BUDAPEST

E gli anziani come vivono?

Male. Le pensioni sono basse. I più anziani non hanno vissuto bene il crollo del regime comunista, che garantiva loro parecchi servizi, più o meno decenti.

Quanto è rimasto della dominazione russa nello stile di vita e nella cultura degli ungheresi?

C’è stata una rimozione. Chi parla russo, fa finta di non conoscere questa lingua. I russi sono stati considerati sempre degli occupanti. Le tracce visibili sono, invece, quelle dell’impero austroungarico. Resistono gli edifici di quel periodo.

La principessa Sissi, allora, è rimasta nel cuore degli ungheresi?

Si, e da qualche anno c’è tanta nostalgia di quella parentesi. Hanno rimesso un monumento di Sissi sotto il Ponte Elisabetta. E una nostalgia absburgica rinasce qui a Budapest proprio come nell’altra città, dove vivo più spesso, Trieste, l’ex porto principale dell’impero austroungarico: anche lì da qualche anno, nella piazza della stazione hanno rimesso il monumento a Sissi.

Un popolo, quello ungherese, che ha vissuto tante tragedie. Venti anni di fascismo, cinquanta di comunismo, poi il governo delle croci frecciate (i repubblichini ungheresi).

Si, è vero ed è per questo che mi arrabbio. Nonostante queste tragedie trovano ancora spazio movimenti antisemiti ed esplicitamente nazisti. Le lezioni della storia sembrano non insegnare niente. Qui a Budapest c’è un edificio emblematico, davvero terrorizzante. Su Andrassi ùt, i cosiddetti Campi Elisi di Budapest, c’è una palazzo che ha prima ospitato la Gestapo, poi i servizi segreti comunisti. Un palazzo che è diventato il Museo del Terrore, che fa molta paura, in cui non sono mai stato. Non riuscirei a reggerne l‘impatto.

Di cosa vive l’Ungheria?

Oggi c’è una crisi economica grave. C’è il settore del terziario molto sviluppato, c’è un turismo in crescita ma, comunque, l’attività produttiva principale, è l’agricoltura. A dispetto della congiuntura poco felice, qui la Mercedes aprirà uno stabilimento , perché, è vero, i costi della manodopera sono i più alti rispetto ad altri Paesi dell’Europa dell‘est, però il sistema scolastico è ancora molto efficiente e garantisce buoni livelli di formazione.

Vivere in Ungheria, Budapest città

In che senso?

La scuola è più legata al mercato del lavoro ed è poi molto selettiva e meritocratica. Anche se gli insegnanti vengono pagati pochissimo, in compenso, lo status di docente, soprattutto universitario, gode di prestigio. Questa è una grande differenza rispetto all’Italia. La cultura è importante. E il Paese è molto sensibile alla musica. A Budapest ci sono nove orchestre sinfoniche, una vita teatrale attivissima e di gran qualità, tantissime iniziative culturali. Qui c’è il Sziget Festival il più grande festival musicale europeo di culture giovanili. E sa quanti anni aveva diciotto anni fa chi l’ha inventato?

Prego!

Ventidue. In Italia non avrebbero mai dato credito ad una persona così giovane. E per un evento grandioso. L’anno scorso abbiamo portato qui cinque mila ragazzi italiani.

E veniamo alla lingua. Immagino che parlare ungherese non sia una passeggiata!

E’ la lingua del diavolo. E’ difficile. Molto.

Similitudini con l’Italia?

Abbiamo avuto tanti rapporti nel periodo risorgimentale. E gli italiani in Ungheria sono ben voluti. Il comandante in campo di Garibaldi era un colonnello ungherese, Istvàn Turr. A Budapest, accanto al Parlamento, c’è una via dedicata al grande Generale italiano. Il Giuseppe Mazzini ungherese, che si chiamava, Lajos Kossuth, è morto in esilio in Italia. Anche le bandiere sono quasi uguali.

Budapest, è magica come si dice? Fiorai e violini per strada?

Per me è la più bella città del mondo. E’ molto sicura. Due milioni di abitanti, ma si può circolare in modo tranquillo anche alle due di notte. C’è molto verde. I servizi pubblici funzionano e i taxi costano poco.

MONUMENTI BUDAPEST

Da vedere cosa c‘è?

Ci sono bellezze evidenti ed altre meno: io consiglio il settimo distretto, il quartiere ebraico, dove vivo con la mia famiglia, che ha appunto una bellezza meno evidente. Dietro anonimi portoni trovi cortili e giardini molto curati, decorazioni particolari, piccoli gioielli architettonici.

Aspetti negativi oltre alla lingua?

Beh, chi viene a Budapest deve accontentarsi di guadagnare poco. A meno che non lavori con multinazionali. C’è molto sfruttamento. La vita è meno costosa rispetto ad altre città europee, la qualità è alta, ma a lavoro si è molto sfruttati. Soprattutto, da grandi aziende.

Consigli a chi voglia venire a Budapest?

Stabilirsi qui senza alcun appoggio è impossibile anche perché la lingua può essere davvero un ostacolo. Devi avere un lavoro.

Piatti tipici?

Spezzatini di carne. La cucina è agrodolce. Molto consumato è un formaggio impanato e fritto, preparato con una salsa dolce.

La festa più famosa?

Il 20 agosto, quella nazionale, con i fuochi d’artificio sul Danubio. Bellissima.

La sera si esce e si frequentano pub?

Budapest è una delle sedi preferite dai ragazzi che vanno in Erasmus e questo vuol dire qualcos. E’ una città molto viva e attraente.

Che rapporto hanno gli ungheresi con il fiume?

Beh, il Danubio è presente nella città, più che a Vienna. Per noi è la vita della città.

Scrittori da suggerire per conoscere Budapest?

Mi piace suggerirvi alcuni scrittori ungheresi in generale: Sàndor Marai è stato forse il caso editoriale dell’ultimo decennio, ma io consiglio Giorgio Pressburger, ormai italiano, ma nato a Budapest, Petèr Eszterhazy e il premio Nobel Imre Kertèsz fra i contemporanei . Tra i classici Dezso Kosztolanyi e suo cugino, Geza Csath , narratore psicanalista, musicologo, morto pazzo. Per tornare bambini, poi, leggete (o rileggete) i ragazzi della via Pàl di Ferenc Molnar.

Cinzia Ficco