Viaggio, quest ed esplorazione nel gaming

Viaggiare è una peculiarità dell’essere umano, è parte della natura umana, metafora della vita e strumento di conoscenza del mondo. Ma il viaggio è anche trasformazione, evoluzione e progresso: personale, se fatto individualmente, collettivo, se finalizzato alla ricerca e alla scoperta.

Non è un caso dunque se il viaggio compare spesso nella trama dei videogiochi, o addirittura rappresenta l’essenza stesso del gameplay. Trama, modello o pretesto nella creazione dei titoli, abbiamo detto: pensiamo a giochi come Oblivion o Zelda, in cui l’eroe deve viaggiare per raggiungere i propri obiettivi, oppure, parlando di slot e giochi di casino, a franchise come Sweet Bonanza, in cui il sottotesto è chiaramente quello del viaggio e dell’esplorazione.

Questo è vero sin dai primi vagiti dei videogiochi, quando la tecnologia non era certo quella attuale e alle carenze tecniche si doveva sopperire con un po’ di fantasia. Cos’era Adventure, leggendario gioco prodotto da Atari, se non il primo esempio di videogioco di avventura?

L’avventura, lo sappiamo, è strettamente legata al viaggio: non c’è avventura senza viaggio, anche se solo virtuale.Il giocatore, raffigurato da un semplicissimo quadrato, doveva muoversi tra labirinti e stanze alla ricerca di un calice da riportare nel proprio castello: il labirinto è un altro dei simboli del viaggio, anch’esso spesso metaforico.

Con l’evolversi della tecnologia videoludica, anche i videogiochi di avventura ed esplorazione, intrecciati al macrotema dei viaggi, sono diventati sempre più sofisticati.

 

Viaggio, quest ed esplorazione nel gaming

E in questo contesto è imprescindibile citare Chrono Trigger, capolavoro prodotto dall’eccellente Square Soft per il Super Nintendo a metà anni ‘90, un gioco di culto che ancor oggi fa parlare di sé.

Chrono, il protagonista del gioco, come si può intuire dal nome, vive una avventura lungo diverse epoche storiche, dalla preistoria fino a un futuro distopico in cui, accanto agli umani, vivono esseri mutanti spaventosi. Ma la caratteristica del gioco, innovativa per l’epoca, era la possibilità di viaggiare a ritroso nel tempo e cambiare il destino finale di Chrono.

D’altro canto, chi non vorrebbe fare un viaggio nel tempo per sistemare qualcosa andato storto? E pazienza per la faccenda dei paradossi temporali… Altro titolo che fa del viaggio la chiave del proprio gameplay è Final Fantasy VIII, uno dei tanti capitoli di un franchise che ha attraversato le varie generazioni di console e giocatori.

Particolarmente rilevante è il personaggio di Ellone, capace di far vivere alle persone eventi passati attraverso gli occhi delle persone di quella determinata epoca: una sorta di viaggio nel viaggio, a cui si aggiunge la compressione temporale, in cui tempo e spazio collimano in un unico momento. Gli appassionati di videogiochi conoscono bene la serie Bioshock.

Il titolo Bioshock Infinite fa del viaggio tra universi e dimensioni paralleli il suo fulcro. Elizabeth e DeWitt esplorano universi infiniti – vedi titoli – generati da un singolo evento, universi che si moltiplicano e si sovrappongono in un dedalo infinito di possibilità. D’altro canto, viaggi, quest ed esplorazione sono i capisaldi dei videogiochi più in voga degli ultimi anni, gli open world.

Abbiamo già citato Skyrim, uno dei capitoli della saga Elder Scrolls, che insieme all’altro capitolo Oblivion permette al giocatore di vagare per il vastissimo mondo, vivere avventure, risolvere quest e poi – collateralmente, volendo – portare a termine la missione principale. C’è poi da citare uno dei capolavori degli ultimi anni, The Last of Us (e seguiti), ambientato in un’epoca post-apocalittica causata da un fungo che ha consentito alla Natura di riaffermare il proprio predominio sulla Terra.

Scenari e panorami mozzafiato, inquietanti ma non privi di fascino, si incrociano con i destini dei due protagonisti viaggiatori, Ellie e Joel, fra cui nasce il classico rapporto che si genera tra compagni di avventura: condivisione di esperienze, sostegno e sentimento.

Infine, non si può non citare l’epopea western del pluripremiato Red Dead Redemption, che vede appunto il protagonista, Arthur, fa un viaggio di redenzione – altro topos sfruttato in cinema e letteratura – lungo i panorami selvaggi del vecchio West.

Si viaggia per conoscere, per ampliare i propri orizzonti, per fuggire o per il piacere della scoperta: come nella vita, così nei videogiochi.