Valentina, “L’India non è solo caos e sporcizia. Io qui ho trovato la mia casa”

A cura di Maricla Pannocchia

Da sempre “pecora nera”, vagabonda e viaggiatrice, Valentina, originaria del Friuli Venezia Giulia, dopo aver fatto avanti-indietro fra l’Italia e l’India per diversi anni, ora lavora online e questo le permette di non dover più ritornare in Italia, se non vuole.

Nonostante la donna possa lavorare da ovunque nel mondo, la sua casa è in India, precisamente nell’Himalaya, una terra dove, specialmente al di fuori del periodo di forte affluenza turistica (che cade da marzo a luglio), è possibile vivere in sintonia con la natura, con gli altri e prendersi cura di ogni aspetto di sé.

“Credo che la vera chiave per la libertà sia avere un pensiero libero, non condizionato” racconta Valentina, “In Occidente, siamo abituati a programmare tutto, strutturiamo i vari passi da fare per raggiungere i nostri obiettivi mentre l’India t’insegna che non dovresti programmare neanche una giornata.”

A chi sogna di trasferirsi in India, o di cambiare vita, Valentina consiglia proprio di non lasciarsi influenzare dagli altri – “ci sono persone dannatamente invidiose di chi fa ‘scelte forti’ nel cambiare vita” – e di approfittare dei lavori online, ormai possibili in molti campi, per lavorare e vivere in un Paese che risuoni loro veramente.

Valentina Himali India

Ciao Valentina, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Buongiorno a tutti, sono Valentina e sono originaria del Friuli Venezia Giulia. Come dice sempre mia mamma, la cicogna con me “ha sbagliato indirizzo”.

Viaggiare è da sempre il mio sogno più grande e la mia forza.

Sono partita per la prima volta per l’India una ventina di anni fa, dopo una laurea e tre anni di lavori saltuari e stages non retribuiti in Italia.

Mi sono giocata quei pochi risparmi che avevo in tasca e sono partita per la prima volta verso l’Himalaya.

Quel viaggio mi ha cambiato la vita.

È stato come riprendersi le tessere mancanti e completare quel puzzle dell’eterno quesito: “Chi sono io?”.

Ero un lupo che aveva perso il branco e lo ha ritrovato molto, molto lontano dal posto in cui era nato e cresciuto.

Quando e perché hai deciso di lasciare definitivamente l’Italia?

Dopo l’Himalaya non potevo tornare indietro. Vivere il mondo era diventata la mia priorità.

Ho continuato a viaggiare e lavorare approfittando dei Working Holiday Visa in Australia e Nuova Zelanda. Posso dire di aver girato continuativamente per nove anni di fila. Sono una vagabonda.

Passi metà dell’anno in India. Dove, precisamente? E cosa ti ha spinta proprio lì?

A un certo punto mi fu diagnosticato un problema di salute che non potevo trascurare.

Sono rientrata in Italia, dove però la sanità non offriva assolutamente soluzioni al di fuori della chirurgia e di “dubbie” pillole chimiche.

Sono quindi ripartita per la Nuova Zelanda e ho lasciato fare alla vita finché, un bel giorno, non ho ricevuto un messaggio da una delle mie amiche più care, che mi chiedeva di raggiungerla in India.

Le sarò per sempre grata di quella mail.

Sono ripartita e, dopo un affannoso viaggio on the road attraverso la Birmania, mi sono ritrovata in questo piccolo paesino indiano tra le montagne: il suo nome è Dharamsala, che in sanscrito significa ”Santuario”.

Il ciclo si chiudeva e mi riportava, ancora una volta, in Himalaya.

Come si vive a Dharamsala?

A Dharamsala si vive in totale semplicità, lontano dal materialismo e vicino alle montagne.

Qui, per la prima volta nella mia vita, ho messo al primo posto me stessa e la mia guarigione, incontrando medici ayurvedici e yogi, facendo purificazioni e riallineamenti posturali.

Ho sperimentato e vissuto quel mondo così antico e a me nuovo.

Ho studiato Ayurveda e conosciuto il mio dosha, seguendo scrupolosamente i consigli per riequilibrarlo. Soprattutto, ho scoperto e approfondito questa grande connessione con tutto ciò che riguarda il Tibet.

A Dharamsala, infatti, c’è la più grande comunità di rifugiati tibetani, che hanno seguito il Dalai Lama in esilio fin qui.

Loro sono la causa principale del mio “mal d’India”.

Che cambiamenti hai notato, sia positivi sia negativi, da quando hai cominciato ad andarci a ora?

I cambiamenti, nel corso degli anni, ci sono stati. Dharamsala, soprattutto grazie alla figura del Dalai Lama, attira molti turisti e inevitabilmente questo afflusso ha portato alla costruzione di appartamenti e hotel, anche in alta montagna!

A parte questo, indiani e tibetani non sembrano lasciarsi condizionare troppo dalle novità, restando legati alla terra e alle loro semplici abitudini.

Questo è davvero rassicurante.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Sono nata pecora nera e pecora nera resto.

A un certo punto, le persone devono arrendersi all’evidenza e accettare quello che siamo.

Alla fine, anche la mia famiglia ci è riuscita.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Con un visto e uno zaino sulle spalle. Forse lo zaino nemmeno serve in India. Si trova sempre tutto!

Di cosa ti occupi?

Ho trovato la mia vocazione nel campo dell’insegnamento, che ora pratico anche in modalità a distanza. Di sicuro il basso costo della vita in India mi aiuta a mantenere questo stile di vita.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Facile non direi, anche se incontro molti espatriati che qui riescono a cavarsela senza problemi.

Spesso lavorano online, come me.

I salari dei locals sono davvero bassi per poter vivere in questa zona dell’India.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

No, mi è capitato di vedere offerte di lavoro in ambito ristorazione e gli stipendi si aggirano intorno ai 150€ – 200€ al mese, lavorando 6 giorni su 7.

La soluzione migliore è avere appunto un’attività online oppure lavorare in altri Paesi per alcuni mesi all’anno… e poi godersi il resto del tempo qui!

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Gli indiani sono le persone più amichevoli del pianeta!

Grazie a loro, ho davvero riscoperto la semplicità del relazionarsi, senza farsi influenzare da pregiudizi e paranoie.

I tibetani, invece, sono timidissimi, ci vuole molto tempo per conquistarsi la loro fiducia ma poi ti danno davvero il cuore! Sono persone meravigliose, con un vissuto spesso drammatico.

Valentina Himali India

Come descriveresti le loro vite?

Semplici, pragmatiche e vicine alla terra.

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

In questa parte dell’India i servizi sono eccellenti.

Per quanto riguarda la sanità, abbiamo la fortuna di poterci avvalere non solo dell’Ayurveda, l’antica Scienza della Vita, con i suoi 5000 anni di storia, ma anche della medicina tibetana.

Il Men-Tsee-Khang è l’istituto fondato dal Dalai Lama per preservare la conoscenza medica del Tibet e proprio qui, a Dharamsala, ci sono le scuole per diventare medici tibetani.

Non potrei desiderare sanità migliore, a me sistema sempre tutto e in tempi record!

Non mancano, però, gli ospedali tradizionali, per chi vuole farsi del male (ironica).

In India, “tutto è possibile”. A differenza dall’Italia, qui la burocrazia è spesso una cosa di facciata.

I mezzi di trasporto sono vari e quindi ognuno può scegliere in base alle proprie esigenze e disponibilità.

In città mi muovo prevalentemente con il Riksha, equivalente indiano del “tuc tuc”.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

É facilissimo trovare alloggio qui, a patto che non si arrivi nel picco della stagione, che corrisponde al periodo che va da marzo a luglio. Questi solitamente sono mesi di grande afflusso turistico e può essere difficile trovare una stanza, perfino sulle montagne!

Poi inizia il periodo dei monsoni e i turisti scappano. Questo è il momento più impegnativo nell’India del Nord.

Com’è una tua giornata tipo?

Non sono una persona molto abitudinaria quindi la mia routine dipende dalla “fase” in cui sono. Al momento frequento le lezioni di buddismo alla Libreria Tibetana, quindi, le mie mattine sono dedicate a questa pratica.

Al pomeriggio, che corrisponde alla mattina italiana, lavoro online.

Il week-end è dedicato alle passeggiate in montagna.

Questo comunque è un luogo che offre tantissimo. Ho avuto la fase dell’Ayurveda, nella quale mi dedicavo solo a questo e collaboravo con una clinica qui, poi la fase dello yoga… Non mi annoio mai!

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Le principali difficoltà sono legate ai visti, che al momento mi permettono di stare nel Paese solo 6 mesi l’anno, dopo il 3° mese occorre uscire e rientrare, quindi, diventa difficile “mettere radici”.

Una volta ho perfino dimenticato la scadenza del visto (probabilmente, dentro di me, non me ne volevo accorgere).

In quell’occasione, mi sono ritrovata nell’ufficio dell’ispettore indiano a pagare una penale e a supplicare, in lacrime, che mi lasciassero la possibilità di rientrare (perché la pena può essere il ban a vita dal Paese).

In quell’evento, il mio tatuaggio sulla spalla destra (fatto durante il mio primo viaggio in

Himalaya) mi salvò.

É una frase in nepalese che dice: “Dio protegga l’Himalaya e le sue genti.”

Un funzionario vide il mio tatuaggio e lo fece presente all’ispettore.

Mi sorrisero e grazie a questo dettaglio non m’impedirono a vita di rientrare nel Paese.

Da allora, Dharamsala è la mia casa.

Quali sono le difficoltà del passare metà anno lì e l’altra metà in Italia?

Fortunatamente, ora non devo più rientrare in Italia.

Lavorando online riesco a esplorare luoghi sempre nuovi e a trovare nuovi lidi da poter chiamare “casa” per un po’.

In questo momento, infatti, sto andando in avanscoperta!

Che consigli daresti a chi vorrebbe avere uno stile di vita simile al tuo?

Gli direi di non arrendersi.

Ormai abbiamo a disposizione tanti modi per mantenerci ovunque vogliamo. Oggi più che mai abbiamo la possibilità di scegliere luoghi che riflettono i nostri desideri più profondi.

Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi sull’India?

Sicuramente l’India è molte cose, non solo caos e sporcizia.

Io stessa avevo un gran timore di questo Paese prima di arrivarci.

Davvero non pensavo che avrei avuto “lo stomaco” per affrontare tanta povertà…

Sono un’amante della natura e nei miei viaggi ho sempre cercato lo spirito selvaggio del mondo ma poi ho capito che l’India offre praticamente di tutto, se sappiamo cercare. Io ho trovato il mio posto nei boschi di cedro dell’Himachal Pradesh ma ci sono infiniti paesaggi da scoprire in un territorio così grande.

Che suggerimenti hai per chi vorrebbe andarci in vacanza?

L’importante è essere pronti a lasciarsi travolgere dall’India perché, in un modo o nell’altro, questo Paese ci trasforma e ci costringe a cambiare punti di vista.

Niente è logico in India.

In Occidente tendiamo a crescere con l’idea che la razionalità è tutto e che dev’essere alla base di ogni nostra scelta. Ci facciamo il nostro “piano di vita”, studiamo i passi da fare per arrivare al lavoro dei sogni, alle ambizioni sperate…

Poi arrivi in India e capisci che non dovresti programmare nemmeno un giorno.

Qui, conta solo il sentire del cuore, l’intuizione.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

A parte il nascere in Italia? (Ironia!)

Andrei a studiare all’estero immediatamente, dopo i 18 anni.

Questo mi avrebbe facilitato enormemente le cose nel mio percorso.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho imparato soprattutto a vivere secondo le mie priorità, a smettere di dare valore al giudizio altrui. Gran parte delle persone è dannatamente invidiosa di chi fa scelte “forti”. Seguire la propria chiamata ti espone a critiche continue.

Per me la chiave sta nel de-condizionare il nostro pensiero.

Viviamo una vita tremendamente “condizionata”. Diventare liberi nel pensiero è il segreto per la vera libertà.

Progetti futuri?

La lista dei desideri e delle esperienze da vivere è ancora lunga.

Per scaramanzia, la terrò per me.

Per seguire e contattare Valentina:

E-mail: ifioridellaterra@gmail.com