Nella lista dei dieci,  c’è un connazionale, un altro talento in fuga, il professore Maurizio Porfiri, del Polytechnic Institute of New York University.

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Intanto, Chiara, perché, in sintesi,  questo riconoscimento?

Abbiamo sviluppato una nuova lente acustica nonlineare. E’ uno strumento che può essere utilizzato per focalizzare onde acustiche/sonore in un punto di fuoco adiacente alla lente (un po’ come le lenti usate in ottica si usano per focalizzare luce). La novità della nostra scoperta risiede nell’uso di sistemi nonlineari.

Di che si tratta?

Questi sistemi  permettono di trasformare onde acustiche in impulsi molto compatti all’interno della lente, per poi focalizzarli in maniera molto precisa e controllabile nel mezzo adiacente alla lenti.

Che tipo di applicazioni potrebbe avere la sua scoperta?

Queste lenti acustiche potrebbero essere usate in apparecchiature biomediche, per esempio, per acquisire immagini con ultrasuoni ad alta risoluzione, o in chirurgia. Altre applicazioni si possono trovare nei sistemi di valutazione non-distruttiva di materiali, per determinare, per esempio, le condizioni strutturali di ponti e sistemi meccanici. In queste applicazioni l’uso di onde acustiche permette di scoprire la presenza di piccole fratture o danneggiamenti nascosti nei materiali, non visibili con altri metodi.

Come ci é arrivata?

Ci sono voluti vari anni di studi, e contributi di vari collaboratori, colleghi e studenti. Ho iniziato a studiare sistemi nonlineari durante il mio dottorato, nel 2002, e da allora ho sempre pensato a come poter sviluppare applicazioni pratiche degli studi  fatti.

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Come mai si trova in America?

A San Diego ho studiato tra il 2000 e il 2006. Presso l’Università della California ho completato gli studi per conseguire il master e il dottorato in Scienza dei Materiali e Ingegneria. Nella città californiana sono giunta undici anni fa. Frequentavo l’ultimo anno di studi presso l’Università di Ancona, ora Politecnico delle Marche. Sono arrivata grazie ad una collaborazione tra il relatore della mia tesi ad Ancona, il professore Enrico Evangelista, e un suo collega di San Diego, il professore, Mike Kassner, che mi ha ospitato nei suoi laboratori per uno stage di 9 mesi.

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Poi cosa è successo?

Durante il periodo di ricerca a San Diego, svolto per completare la mia tesi di laurea italiana in Ingegneria Meccanica, ho fatto domanda per ammissione al dottorato di ricerca, che ho ottenuto. Sono tornata in Italia per laurearmi nel 2001, e subito dopo sono ripartita per San Diego, per iniziare il dottorato. Durante il mio ultimo anno di studi per il dottorato, nel 2006, ho ricevuto un’offerta dal California Institute of Technology (Caltech) per una posizione da Assistant Professor (simile al ricercatore in Italia). Quest’anno sono stata promossa a professore ordinario.

Complimenti, Chiara, per la sua interessante carriera, che, forse in Italia non avrebbe potuto fare. Almeno, non in tempi brevi. Dunque, vive in California da undici anni. Lei è l’ennesimo cervello in fuga. Questo non le fa rabbia? Non vive questa situazione con senso di frustrazione?

Non  sono scappata. Semplicemente, ho scelto di vivere in una nazione, l’America, che mi ha dato opportunità uniche per perseguire i miei interessi ed applicarli al meglio.  No, non mi sento frustrata. Forse direi triste, di vedere l’Italia incapace di crescere come nazione, e incapace di fare tesoro dei suoi talenti e delle sue ricchezze.

Università in Italia e Università in California. Tre differenze  importanti.

Meritocrazia nelle promozioni ed assegnazione di fondi, passione per la scienza e rispetto per gli studenti. Questo e’ vero, non solo in California, ma anche nel resto degli Stati Uniti.

Un altro aspetto che l’ha colpita molto?

Ce ne sono tanti. Indipendenza. Qui anche i giovani hanno larghi spazi di pianificazione per la ricerca, e generosi fondi a disposizione. Gli stipendi sono senz’altro più alti, anche in relazione al costo della vita.

Com’è stata la vita a San Diego?

San Diego mi piaceva moltissimo da studente. Ora ci torno con piacere nei fine settimana con la mia famiglia. Il posto più suggestivo di San Diego era la Jolla. Ho dei ricordi bellissimi di passeggiate sul lungomare quando abitavo li.

A chi sconsiglierebbe di vivere a San Diego?

A chi non piace passare molto tempo in aereo.

E a Pasadena si trova bene?

La vita qui è molto piacevole. La città é parecchio tranquilla, e ordinata. Ci sono parchi bellissimi. Puoi fare tante attività all’aperto. E non solo in estate, grazie al clima temperato che c’è tutto l’anno. Los Angeles è vicina e questo ti permette di avere una vita culturale dinamica.

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In genere com’è la California?

La California e’ uno Stato speciale negli USA. E’ un crogiolo di razze, culture e lingue diverse. L’ambiente accademico, in particolare, e’ internazionale. Di conseguenza, accogliente nei confronti degli stranieri. Gli italiani di solito sono visti con molta simpatia. In generale, e’ facile sentirsi benvenuti, e supportati dalla comunità locale, conoscere persone e essere coinvolti in varie attività sociali.

Forse l’aspetto negativo è rappresentato dai terremoti.

Non ci penso più di tanto. Siamo preparati con un kit di emergenza, sia a casa che in ufficio.

Ci sono episodi di microcriminalità a Pasadena?

Microcriminalità bassissima. Spesso mi scordo di chiudere casa a chiave.

E il clima?  

Un’ eterna primavera.

Gli abitanti come sono?

Guardi, quello che colpisce di più in questa città, è il sorriso dei passanti e dei vicini di casa.

Si mangia bene?

Ci sono ottimi ristoranti con cucine etniche di varie origini. A casa, la pasta non manca ed  e’ ottima!

Tornerà in Italia?

E’ difficile, ma chissà. Magari!

Consigli a chi voglia seguire le sue orme?

Ci sono varie opportunità. La cosa migliore da fare e’ contattare docenti americani con cui si e’ interessati a lavorare, e stabilire collaborazioni.

A cura di Cinzia Ficco