Sara: in India, specialmente a Calcutta, ho trovato me stessa

A cura di Maricla Pannocchia

Estetista professionista, Sara, originaria de L’Aquila, al momento vive in Italia ma a ottobre tornerà nella sua amata India, “stavolta per raccontare e documentare, attraverso le mie foto, un Paese ricco e complesso”. Sara, infatti, non è nuova dell’India, avendo esplorato non solo i luoghi più turistici ma anche posti meno noti, come il Nagaland, e vivendo esperienze uniche, come l’aver svolto volontariato presso le missionarie che portano avanti, con impegno, amore e umiltà, gli insegnamenti di Madre Teresa. “Quella è stata un’esperienza unica”, racconta Sara, “Lì incontri volontari provenienti da tutto il mondo che sono persone aperte e buone, sempre pronte ad accogliere il prossimo”.

Sara conferma che quello che si è soliti leggere o sentire sull’India è vero, “C’è molto inquinamento, sia acustico sia per via della spazzatura, che è ovunque. Anche gli odori possono essere contrastanti, spesso molto forti. Tuttavia, le persone sono splendide e l’India è ammantata da un qualcosa che sa di magico, di mistico”. E chissà che, un giorno non troppo lontano, Sara non decida di realizzare quel sogno ancora un po’ segreto e di fermarsi in India per sempre!

Sara Tobia India

Ciao Sara, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, sono Sara, ho 42 anni e vengo da L’Aquila. Sono estetista di professione ma da due anni ho intrapreso il percorso fotografico, esattamente il reportage. Tutto è nato dai miei viaggi in India, precisamente da Calcutta, città che ho nel cuore. Una volta tornata in Italia, ho deciso di raccontare questa città straordinaria, tra tutti i suoi mille, milioni di contrasti ma assolutamente affascinante, complessa e molto coinvolgente. La città che porta alto il nome di una donna straordinaria, Madre Teresa, che ha fatto e lasciato tanto per i più poveri tra i poveri. Un grande esempio per il mondo intero.

A ottobre tornerai in India per la quarta volta. Cosa ti attira costantemente di quel Paese?

Sì, a ottobre tornerò finalmente nella mia adorata India, un Paese che già dalla prima volta in cui vi ho messo piede mi è penetrato nelle viscere e non è più andato via. È una cosa difficile da spiegare, è un fermento intenso di emozioni contrastanti tra loro, sono un miliardo di domande che ti ruotano in testa senza risposta, sensazioni miste a sbalordimento e un sentimento profondo di umanità e di impossibilità che toglie il fiato. L’India è anche il senso di casa, di appartenenza, di non confine tra tutti gli essere umani, capisci quanto ci sia oltre le nostre vite e, all’improvviso, ti si spalanca un mondo e se sei abbastanza coraggioso da volerti conoscere più in profondità, allora ci vuoi entrare dentro sempre di più. In ogni caso, c’è tanto, tanto di più e questo è solo un breve riassunto 🙂

Lavori e vivi in Italia. Di cosa ti occupi?

Dopo aver vissuto molti anni a Roma, da 5 anni sono tornata nella mia città natale, L’Aquila, dove vivo e lavoro come estetista nel mio piccolo studio.

Come mai sei andata in India la prima volta?

Incontrai sul pullman, dopo venti anni, una mia vecchia amica dei tempi dell’adolescenza, parlammo molto e lei mi raccontò di tutti gli splendidi viaggi che aveva fatto negli ultimi anni. Ci scambiammo il numero di telefono e dopo qualche giorno mi propose di partire con lei per L’India. Per una settimana la mia risposta è stata un “no” secco ma poi, leggendo le varie testimonianze su Internet, mi son resa conto che questo Paese aveva, a detta di tutti, un non so che di mistico e magico che nessuno riusciva a spiegare. Incuriosita da ciò decisi di andare e quando tornai… sapevo cos’era il mal d’India!!

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Erano tutti abbastanza perplessi, come lo ero anche io, d’altronde, ma vivendo in un contesto occidentale piuttosto “razionale” m’incuriosiva non poco tutto questo misticismo, questo scuotimento emotivo, questo non capire da parte di tanti viaggiatori una terra così profondamente complessa. E questa curiosità o attrazione sono state decisamente più forti dei dubbi.

Sara Tobia India

Ricordi che cos’hai provato la prima volta in cui sei arrivata in India?

Appena atterrati a Delhi l’impatto non è stato positivo. Sulla strada dall’aeroporto al centro vedevo case distrutte ovunque dove i bambini giocavano felicemente su sassi, mattoni e immondizia. Vedevo degrado, ma un degrado vissuto da loro nell’accettazione e nella serenità. Ero confusa, perplessa. In strada incrociammo degli elefanti, le mucche, i carretti. Arrivati in centro iniziammo a visitare monumenti, stradine, mercati e mi piacque, non poco, non solo quello che vedevo ma soprattutto quello che sentivo. Tuttavia, non dimenticherò mai il momento in cui passammo a piedi sotto un ponte, era sera oramai e ci stavamo dirigendo in hotel, quando all’improvviso è emersa dentro di me una sensazione forte e improvvisa di attrazione per il contesto e posso dire che il viaggio è iniziato da lì!

L’India viene spesso descritta come caotica e maleodorante, con una scarsissima igiene. Sei d’accordo?

Beh, come potrei non esserlo? Purtroppo è un dato di fatto, l’inquinamento acustico è un qualcosa da uscire pazzi, gli odori buoni e cattivi si mischiano insieme in ogni angolo, ovunque guardi c’è sporcizia di ogni tipo. A Jaipur ricordo che rimasi stupita di vedere come i locals utilizzassero proprio le montagne d’immondizia come materassi! Credo che le persone del posto accettino la loro condizione, per loro è una cosa naturale, ma, alla fine di tutto, ami l’India anche per questo!

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Gli indiani sono persone meravigliose, estremamente accoglienti. Le donne hanno una dolcezza infinita. Sono un popolo che sa accettare l’altro, il diverso, senza giudizio. Sono persone centrate, che non vengono smosse da nulla. Un popolo da cui si può solo imparare.

Dove hai vissuto in India?

Nel primo viaggio ho visitato il Rajasthan, eravamo lì in occasione dell’Holi Festival, un’esperienza davvero incredibile, che non dimenticherò mai. L’abbiamo vissuta in un tempio di Mathura, con fiumi di acqua colorata che travolgevano le stradine gremite di persone che si divertivano come matte. Jaipur, la città rosa, Orchha, Agra con l’imponente Taj Mahal, Balaji con il suo tempio degli esorcismi (esperienza un po’ inquietante) e i vari villaggi per strada con famiglie che vivono in capanne fatte di sterco. Khajuraho con il tempio del kamasutra e, infine, Varanasi, città incredibile dove appena ho messo piede ho subito sentito che ci sarei tornata. Infatti, tre anni e mezzo dopo, ci sono tornata di nuovo e sono restata una settimana, vivendola il più possibile con la gente del posto. Da lì poi son partita per i villaggi del Nagaland, terra delle tribù dei Konyak e degli ultimi tagliatori di teste, vivendo sicuramente un’esperienza unica. Le tappe intermedie sono state Gaya, dove c’è la statua del Buddha più alto dell’India, e Calcutta. Già prima di arrivare alla stazione di Calcutta avevo un fermento interiore, non so spiegarlo, una volta scesa dal treno (dopo un viaggio lungo ed estenuante) sono finalmente arrivata alla città della gioia. Da li cambiò per sempre la mia vita perché un anno dopo ci tornai per vivere quella che è stata l’esperienza che mi ha cambiata profondamente. Sono stata un mese volontaria presso le meravigliose missionarie della carità di Madre Teresa vivendo questa città unica, girando il più possibile, conoscendo gente da ogni parte del mondo con cui poi sono nate anche delle belle amicizie. Ed è proprio in quell’occasione che è emerso, in me, il desiderio di voler raccontare tutto ciò che vedevo, che sentivo, ero piena di emozioni e sentimenti, ne ero travolta. Non volevo più andare via, malgrado non sopportassi più molto gli odori acri e forti che sentivo in strada, l’immondizia, la sporcizia sempre e ovunque. Sentivo l’esigenza delle mie comodità e del mio cibo italiano 🙂

Prima di ripartire però ho voluto fare una tappa nelle isole Andamane dove vanno spesso i volontari a rilassarsi prima del rientro in Italia. Le isole Andamane sono un posto rimasto ancora quasi completamente vergine, ricoperte dall’80% da foreste nelle quali vivono scimmie, coccodrilli e serpenti, spiagge bianche e incontaminate con dei tramonti da urlo, elefanti che fanno il bagno, barriere coralline e pesce fresco pescato, grigliato e mangiato sul momento. Un vero paradiso!

Quando sono ripartita, ho ringraziato di cuore l’India per avermi fatto vivere un’esperienza unica.

Sara Tobia India

Dove andrai in questo tuo prossimo viaggio?

A ottobre tornerò nuovamente a Calcutta, ma questa volta in veste documentarista. Sono passati quattro anni dall’ultima volta, per ora posso dire che passerò li circa due settimane per poi spostarmi al Nord del Bengala e poi prenderò il treno per Darjeeling per concludere questa nuova esperienza sorseggiando del buon tè nero.

Hai fatto anche volontariato a Calcutta. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza?

Eh! Un’esperienza unica, incredibile, assolutamente trasformativa! Una cosa che consiglio a chiunque, ti tocca nel profondo. Le missionarie sono persone splendide, come i volontari da tutto il mondo che incontri lì, pronti ad aiutare con il cuore aperto, c’è un’energia fortemente positiva, riesci a toccare con mano cosa significa l’amore incondizionato verso l’umanità. Ho visto queste persone fare cose incredibili, che spesso mi facevano sentire davvero piccola. Sono anime elevate, dei veri angeli. Nel dormitorio dei volontari la sera mangiavamo spesso insieme e ci raccontavamo le storie vissute durante la giornata, molte delle quali erano talmente crude e toccanti da voler sapere giorno dopo giorno i vari aggiornamenti. Lì è molto importante il concetto di dignità e affetto, qualsiasi essere umano deve potersene andare sentendosi amato e accudito.

Che consigli daresti alle persone che vorrebbero vivere un’esperienza simile?

Nessuno, fai la valigia e VAI!

Hai definito il tuo secondo viaggio in India, “avventuroso”. In che senso?

L’ho descritto come “avventuroso” perché il Nagaland è completamente diverso dal resto dell’India (anche in termini religiosi, visto che lì le persone praticano l’animismo) per cui sembra di trovarsi in un altro mondo. Arrivammo di sera nella capitale Kohima senza prenotare nulla, vedevo solo montagne verdeggianti, c’era silenzio, una quiete a cui non ero abituata 🙂 Anche la fisionomia della popolazione è completamente differente. Nei giorni seguenti prenotammo gip e driver che ci accompagnò nei dieci giorni successivi tra i villaggi di queste tribù, gli alloggi sono pochissimi in Nagaland e molti non hanno né luce né acqua o gas per cui, dopo il tramonto, finiva tutto e dovevamo aspettare il giorno seguente mangiando e chiacchierando con la luce delle candele. Faceva freddo, anche l’acqua era fredda e le temperature medie erano di qualche grado sopra lo zero (era novembre). Girammo questi villaggi parlando con le splendide persone del posto, sempre molto dolci e accoglienti, tra le vaste distese di risaie. Abbiamo chiacchierato con gli anziani delle tribù tatuati in volto (tanti erano i tatuaggi quanti i nemici a cui avevano tagliato la testa fino agli anni Settanta) che ci hanno invitato nelle loro capanne a bere tè e ci hanno spiegato un po’ la loro storia e le loro avventure. Il Nagaland dà un senso di pace, per le strade spesso s’incontrano cartelli con delle frasi profonde e positive. Ha un non so che di magico. C’è anche la capanna del Re, la cui struttura sta per metà in territorio indiano e per metà in territorio birmano. Lui è una persona semplice e alla mano, ci ha accolto come se fossimo amici da sempre a bere del tè insieme.

L’ultima notte abbiamo dormito a casa di persone del luogo, con i loro figli dolcissimi e gentili che la mattina venivano a portarci la colazione. Un luogo di pura semplicità, pace e umanità.

Sara Tobia India

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita in India?

I costi sono bassi, mangi, dormi e vivi con poco. Si ha più un senso di semplicità, il che ci piace 🙂

È facile trovare un alloggio lì? Quali sono i costi medi?

Direi di sì, solitamente utilizzo le varie app che uso normalmente anche in Italia e non ho mai avuto problemi. I costi degli alloggi sono vari, da quelli molto economici a quelli più costosi.

Ti piacerebbe trasferirti definitivamente lì?

Non nego di averci pensato, chissà che un giorno non trovi il mio posto dove costruire una nuova vita:)

Che consigli daresti a chi sta pianificando il primo viaggio in India?

Di partire con l’essenziale e di lasciarsi trasportare da ciò che si sente una volta arrivati. Lo so che noi occidentali preferiamo le certezze e pianificare, ma penso che l’India ti spinga a uscire fuori dai tuoi schemi e, inoltre, credo che questo sia il senso di un vero viaggio.

Hai scoperto dei luoghi fuori dai sentieri più battuti da consigliare ai nostri lettori?

Sicuramente il Nagaland, che è anche un posto poco turistico.

Nel viaggio che farai a ottobre vorrai creare dei reportages, puoi parlarcene meglio?

Sì, Calcutta è una città che mi suscita una serie infinita di emozioni e sentimenti prepotenti. Amo ogni cosa di quella città, ogni angolo, ogni vicolo, anche le flotte di topi per strada, i suoi odori eccessivi, il caldo e l’umidità. Il traffico con i suoi tredici milioni di abitanti, l’inquinamento acustico e climatico, i mercati in cui sembra di essere tornati indietro di secoli, i botteghini con gli artigiani, gli estrattori di succo di canna da zucchero, i carretti trainati dai cosiddetti “uomini cavallo”, come venivano definiti da Dominique Lapierre nei suoi libri su Calcutta. Ma quello che per me ha fatto la differenza rispetto alle altre città che ho visitato è l’aria di umanità che si respira. Ovunque trovi volontari, persone, come dicevo, aperte e meravigliose. Si respira l’accudimento di Madre Teresa, tutti gli insegnamenti che ha lasciato e che le sue missionarie portano avanti con determinazione, coraggio, amore e umanità. E con tanta, tanta umiltà. Tutto questo mi fa sentire a casa e proprio come se stessi a casa vorrei raccontare esattamente la quotidianità. Dalle cose più piccole a quelle più grandi. I miei saranno quindi racconti di vita quotidiana ma anche di duro lavoro, di povertà e dignità, di accettazione e serenità. Racconti di persone che sanno rimanere salde mentre il mondo intorno a loro è un vero casino, estremamente fedeli al loro credo, forti, e, malgrado tutto, sempre pronte ad accogliere l’altro. Racconterò il loro cibo di strada, i dolci buonissimi, i loro sorrisi, l’architettura e tutto ciò che potrò concretizzare da emozione a foto.

Che cos’hai imparato, finora, vivendo in India?

In India ho scoperto una seconda me che prima non conoscevo e voglio continuare a farla crescere proprio lì. L’India ti frantuma e poi ti permette di ricostruirti nella versione migliore e più vera di te. Credo che sia l’essenza di ognuno di noi. Ho capito dopo tanti anni cosa s’intende con la frase “in India ritrovi te stesso”. Questo è il più grande regalo che l’India mi ha fatto.

Progetti per il futuro (a parte il viaggio di ottobre, s’intende )?

Continuare a girare il mondo e conoscermi. E raccontare.

Per seguire e contattare Sara:

Facebook: https://www.facebook.com/sara.p.tobia

Instagram: https://www.instagram.com/sara.tobia.my.india.14_19/

E-mail: jeordie2000@yahoo.it