Prendersi cura dei cavalli maltrattati

Di Enza Petruzziello

Prendersi cura dei cavalli, accogliendoli e ospitandoli, dopo essere stati maltrattati e abusati. È questa la mission di IHP Italian Horse Protection Onlus, nata nel 2009, e situata a Montaione (Firenze) nel cuore della campagna toscana. Si tratta della prima associazione italiana ad operare sia in ambito istituzionale che attraverso la gestione diretta degli equidi. Oltre a informare, sensibilizzare e promuovere norme di tutela, IHP gestisce il primo Centro di recupero per equidi maltrattati e sequestrati, autorizzato con Decreto del Ministero della Salute, e il primo Centro di accoglienza di cavalli positivi all’Anemia Infettiva Equina. I cavalli che vengono accolti e ospitati, tutti provenienti da situazioni di maltrattamento e abuso, beneficiano di programmi di recupero fisico e psicologico finalizzati a riportarli in condizioni di benessere ed equilibrio..

Dopo che la vita li ha messi a dura prova, infatti, i cavalli devono riabituarsi anche a un tocco delicato. E IHP, nel pieno rispetto della loro natura, combatte costantemente per conquistare la loro fiducia, restituendo speranza, dignità, libertà. Libertà da ogni forma di sfruttamento: una premessa indispensabile per l’affermazione dei diritti dei cavalli e degli altri equidi. L’Associazione ha infatti creato per loro condizioni ambientali simili a quelle naturali: vivono in branco in ampi spazi dove possono pascolare liberamente e avere una vita sociale. Ad oggi ospita 68 equidi tra cui cavalli, pony e bardotti, può contare su numerosi volontari e su un veterinario di fiducia che supervisiona la salute dei cavalli.

Attualmente IHP è impegnata su tantissimi fronti, come ci racconta il presidente Sonny Richichi che, dopo un passato di bancario e direttore di filiale per 14 anni, decide nel 2007 di cambiare radicalmente vita e scegliere di fare delle sue passioni il proprio lavoro.

Italian Horse Protection: così ridiamo vita ai cavalli abusati e maltrattati

Presidente Richichi come è nata l’idea di questo centro?

«Il Centro di recupero, che rappresenta una parte delle attività di IHP, è nato contestualmente all’associazione. L’idea è frutto della mia passata esperienza di volontario per la LAV, Lega Anti Vivisezione. Mi sono reso conto della situazione paradossale in cui si trovano i cavalli, più di qualsiasi altro animale: sfruttati in tutti i modi possibili, vittime dell’ignoranza dei proprietari, non tutelati dalle leggi e poco aiutati dalle stesse associazioni animaliste, prive di conoscenza sia del cavallo come animale che del mondo equestre e dell’ippica».

Qual è la mission di IHP?

«Favorire un cambiamento normativo ma anche e soprattutto culturale nel nostro Paese. Il mondo del cavallo è complesso, variegato e con utilizzi e sfruttamenti molto diversi tra di loro. Se uno non è dentro questo mondo, molte cose non le comprende e nemmeno può immaginare che esistano. Le conseguenze per gli animali coinvolti sono tante e diverse e cambiano a seconda del tipo di utilizzo. Il filo conduttore, troppo spesso, è il macello, che è spesso la destinazione finale di un cavallo che “non serve più”. Prima di questo, nella stragrande maggioranza dei casi, il cavallo vive una vita innaturale, possibile fonte di danni fisici e soprattutto comportamentali anche gravi. Un cavallo che vive 23 ore al giorno chiuso in un box non ha la possibilità di fare tutte le cose che farebbe per natura: pascolare, socializzare con i simili, muoversi in grandi spazi».

L’associazione è impegnata su tantissimi fronti: dalla denuncia di maltrattamenti alla verifica di segnalazioni, dalla promozione di leggi e norme a tutela dei cavalli al recupero psicofisico degli animali sottratti ai maltrattamenti e alla macellazione. Che cosa fate concretamente per i cavalli?

«IHP opera in ambito nazionale facendo denunce, verifiche di segnalazioni di maltrattamento, supporto alle forze dell’ordine. Inoltre promuove normative e fa divulgazione scientifica, sia attraverso corsi di formazione che ospitando visite al Centro di recupero o diffondendo materiali cartacei e multimediali. Collabora con enti o istituzioni quali Ministero della Salute, Carabinieri-Forestali, Polizia di Stato, e occasionalmente anche con giornalismo d’inchiesta (Edoardo Stoppa-Striscia La Notizia, Le Iene, SkyTG24, La Repubblica). Al Centro di recupero ospitiamo animali posti sotto sequestro per maltrattamento, li curiamo sotto l’aspetto veterinario e comportamentale e li inseriamo in un branco, dove riprendono – o iniziano – a vivere davvero da cavalli, ritrovando la loro natura».

In che condizioni arrivano da voi i cavalli?

«Provengono quasi tutti da sequestro per maltrattamento, da varie zone d’Italia: in questi anni abbiamo partecipato a vario titolo, spesso come denuncianti, a 13 operazioni di sequestro. In molti casi gli animali sono poi stati portati da noi, ma in alcuni casi li abbiamo gestiti invece in loco. Mediamente arrivano da noi in stato di grave debilitazione fisica e molto spaventati dall’uomo. A volte, più raramente, con dei seri problemi comportamentali».

Purtroppo nella legislazione italiana il cavallo non ha nessun riconoscimento particolare, nonostante sia tra gli animali più sfruttati. Lo troviamo nelle competizioni legali e nelle corse clandestine, nei palii, nei maneggi, per il traino di carrozze per turisti, nei circhi, usato per i trasporti, fino ad arrivare alla macellazione, alla vivisezione e all’impiego per le pellicce. Che cosa si può fare per cambiare questa situazione?

«Anzitutto migliorare l’aspetto culturale. Infatti, ancora oggi paradossalmente i cavalli sono considerati animali d’affezione per lo più da chi non ha e non ha mai avuto cavalli, e da una piccolissima parte dei proprietari. Per il resto, oggi il possesso di un cavallo è pressoché legato a un utilizzo: quando la possibilità di utilizzo viene a mancare, il cavallo diventa solo un peso economico e quindi o si “ricicla” in qualche altro uso, o si deve “eliminare”. Per quanto riguarda la legge, più che da cambiare è da creare: in Italia oggi non esiste un quadro normativo di tutela dei cavalli».

Prendersi cura dei cavalli maltrattati

Come vi sostenete finanziariamente?

«IHP non riceve finanziamenti pubblici né rimborsi dalle procure per gli animali affidati in custodia giudiziaria. Tutte le attività sono finanziate da donazioni, offerte, lasciti».

In che modo possono aiutarvi fattivamente le persone?

«Le donazioni possono essere fatte in varie forme: come sostegno generico, come si fa con qualunque associazione. Oppure adottando a distanza uno dei cavalli salvati dai maltrattamenti che vivono al Centro di recupero, ovviamente venendo anche a trovarlo. Si possono anche acquistare capi di abbigliamento o altri accessori firmati IHP, e donarci il 5 per mille della dichiarazione dei redditi, che non costa nulla. Inoltre è possibile farci regali materiali, dal fieno ai farmaci fino ad attrezzature di vario tipo. Sul sito www.horseprotection.it si trovano tutte le indicazioni su come fare una donazione. Abbiamo anche una pagina Facebook e una Twitter».

Un altro modo per aiutarvi e sostenervi è diventare volontari. In che modo è possibile farlo?

«Siamo alla continua ricerca di volontari che vi aiutino nei lavori quotidiani. Il volontariato può essere svolto a distanza, aiutandoci a raccogliere donazioni oppure verificare segnalazioni o a monitorare gli affidamenti. E può essere svolto al Centro di recupero, aiutandoci nella gestione quotidiana dei tanti cavalli ospiti, molti dei quali anziani: in questo caso è richiesto un periodo minimo di due settimane, durante le quali si sta a contatto con i cavalli liberi e si impara tutto su questi animali e su come relazionarsi correttamente. Bisogna essere consapevoli, allo stesso tempo, che si tratta di un’attività fisicamente impegnativa. Ai volontari vengono forniti alloggio, affiancamento e formazione iniziale di base sulla cura del cavallo e sulla gestione degli equidi anziani. In base al tempo di permanenza, il volontario può beneficiare di mini sessioni di etologia applicata e di assistenza alle terapie. In cambio si chiede un lavoro quotidiano di circa sei ore al giorno, con un giorno libero a settimana. Non è richiesta una specifica esperienza con i cavalli, basta la buona volontà e la propensione a camminare, visto che i cavalli vivono in grandi spazi aperti».

Sonny Richichi

Ma che cosa significa diventare volontari IHP?

«Diventare un nostro volontario è un’esperienza unica, appassionante e coinvolgente. Passare un periodo da noi significa anche fare una esperienza di socializzazione tra ragazzi, italiani e stranieri, uniti da una passione comune, con i quali è possibile confrontarsi e anche divertirsi. Questo comporta una condivisione totale e continua del tempo e degli spazi. Rappresenta sicuramente un valore aggiunto poter contare sulla presenza di volontari che decidano di rimanere anche per lunghi periodi, dai 2 ai 6 mesi, diventando così anche un prezioso punto di riferimento».

Siete aperti dal 2009, un bilancio di questi primi 8 anni?

«Il bilancio è positivo se pensiamo che IHP è nata dal nulla e senza un soldo e negli anni è sempre cresciuta, portando a termine tantissimi sequestri e riuscendo a incidere sui comportamenti di tanti proprietari e spesso delle Autorità preposte. A distanza di 8 anni IHP rimane ancora l’unica realtà nel suo genere in Italia, cioè di associazione che opera sul piano istituzionale e che contemporaneamente gestisce un Centro di recupero con numeri importanti. Dall’altro lato, dobbiamo lottare ogni giorno per trovare le risorse necessarie per andare avanti, e spesso ciò penalizza le nostre potenzialità».

Progetti per il futuro?

«Aumentare la nostra presenza in tutti gli ambiti in cui ci sia un utilizzo o un sfruttamento di cavalli e di equidi in generale, mostrando a tutti cosa accade “dietro le quinte” e cosa sono costretti a subire i cavalli anche laddove da fuori sembra tutto perfetto. Aiutare i proprietari a conoscere meglio i cavalli, scoprendo che si può instaurare un bellissimo rapporto anche senza montarci sopra. Fermare la macellazione».

Per contattare la fondazione IHP questo è il sito internet:

www.horseprotection.it/index.asp

Fotografie © Vanessa Salvati