Renzo: vivo a Singapore da più di 20 anni

A cura di Maricla Pannocchia

Renzo ha lasciato l’Italia ormai più di due decenni fa, alla volta di Singapore. “La ragione primaria è che mi sono innamorato della mia attuale moglie, singaporiana e di etnia cinese ma, onestamente, già nel 1982 di ritorno dal Borneo, dove lavoravo a una mega raffineria, mi fermai in vacanza per tre giorni qui a Singapore e ne rimasi affascinato” racconta l’uomo.

La città-Stato è famosa per le sue multe e l’alto livello di sicurezza. “Sì”, conferma Sergio, “qui si applicano ancora le pene corporali (frustate) e vige la pena di morte per reati legati al traffico di droga. In una parola, qui vige la certezza della pena. La lotta alla corruzione è draconiana e non rispetta nessuno. Tutta Singapore sa che, se si vuol vivere sicuri e tutelati, si deve sacrificare parte della propria privacy”.

Spesso tappa per uno scalo in direzione di altre mete più gettonate per le vacanze, Singapore è comunque un luogo da visitare almeno una volta nella vita. Per chi, invece, vorrebbe trasferirsi lì, secondo Sergio ci sono degli aspetti positivi notevoli come la burocrazia del tutto digitalizzata o il fatto che tutti i servizi siano molto efficienti.

Ciao Renzo, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Lasciate che mi presenti, sono Renzo Streglio e sono italiano. Nacqui, nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, nella città eterna, Rom, più precisamente nella zona di Ponte Milvio. Attualmente, vivo a Singapore, ormai da più di vent’anni. Comunque, pressappoco ogni anno faccio una capatina a Roma per salutare le mie due sorelle e riempirmi gli occhi della grande bellezza.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Esattamente nel 1980 fui assunto in qualità di disegnatore tecnico da una fabbrica americana con sede a Roma, specializzata nella produzione di apparecchiature speciali, necessarie per il trattamento e la raffinazione di prodotti petroliferi. Un lavoro che mi appassionò subito e infatti, dopo poco tempo, mi proposero di passare come “Vendor Rappresentative” per la supervisione al montaggio di questi marchingegni, presso i cantieri nazionali ed esteri. Il mio primo viaggio in assoluto fu ad Abu Dhabi. Esperienza indimenticabile.

Vivi a Singapore da più di 20 anni. Cosa ti ha spinto a trasferirti proprio lì?

Beh, la ragione primaria è che mi sono innamorato della mia attuale moglie, singaporiana e di etnia cinese ma, onestamente, già nel 1982 di ritorno dal Borneo, dove lavoravo a una mega raffineria, mi fermai in vacanza per tre giorni qui a Singapore e ne rimasi affascinato. Poi la svolta ci fu nel 2000 quando venni qui per fare un cantiere per la EXXON MOBIL e rimasi per un anno e mezzo; incontrai Sarah (il suo nome cinese è Bee Kim), colei che sarebbe diventata mia moglie, e allora decisi di trovare il modo e la maniera per stabilirmi in pianta stabile qui a Singapore. Mi ci vollero tre anni, ma alla fine ebbi successo.

Che cambiamenti hai notato nella città-Stato in quest’arco di tempo?

Quello che è impressionante è lo sviluppo urbanistico e d’infrastrutture che però sono concepite e realizzate per salvaguardare quel poco di patrimonio storico del periodo coloniale inglese. Non mi fraintendete, non voglio sminuire Singapore, ma io vengo da Roma… ed è tutto dire. A loro vanto va detto che, nonostante costruiscano a tutta forza, hanno una particolare cura nel preservare e implementare le aree verdi. Qui ci sono moltissimi parchi pubblici, per citarne uno su tutti il “Botanical Garden”, con la sua serra delle orchidee. Strepitoso! Un appunto, molti anni addietro le strade erano più curate e pulite, non che non lo siano anche adesso, ma io avverto un certo rilassamento.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Direi molto bene, l’Italia è un Paese bellissimo ma difficile dove vivere richiede sforzi sovrumani. Tutte le persone della mia cerchia ne sono consce e hanno capito la mia insofferenza al modo di vivere e di lavorare all’italiana nel quale impera la corruzione, dove il nepotismo la fa da padrone e fai carriera solo sei amico degli amici. Mia madre e mio padre sono venuti molto spesso a trovarmi qui e ne erano entusiasti.

Adesso sei in pensione, ma di cosa ti sei occupato?

Come dicevo, ho iniziato come disegnatore tecnico in questa fabbrica americana di apparecchiature per il trattamento e la raffinazione dei prodotti petroliferi. Sempre nella stessa società, sono quindi passato alla supervisione al montaggio di queste apparecchiature, nei cantieri sia nazionali sia esteri. Infine, ho raggiunto il grado di direttore delle costruzioni. Nel 1987 ho voluto aprire insieme a tre soci la nostra compagnia di costruzioni, è stata un’esperienza esaltante e molto istruttiva, ma di uno stress infinito, se si vogliono seguire le leggi e il codice etico. Per salvaguardare la mia salute (mentale e fisica), dal 1995 ho mollato tutto e mi sono messo a lavorare come “freelance” nel campo della direzione di progetto, specializzandomi nella pianificazione, controllo costi e gestione rischi. Il mio ultimo impegno è stato qui a Singapore nel 2021.

renzo streglio singapore

A cosa ti dedichi, ora che hai più tempo per te?

Fin da ragazzo ho avuto una spiccata vena artistica, tanto è vero che nei ritagli di tempo dopo la scuola e i compiti, passavo molto tempo nello studio di un pittore che abitava nel nostro caseggiato, che era conosciuto da tutti come “il pirata”, per via di una spada tatuata sull’avambraccio. Mi ricordo del mio primo quadro che vendetti, alla fine degli anni 60, sulla scalinata di piazza di Spagna a un turista, credo per mille lire. Che gioia, veder apprezzato il tuo lavoro, la tua creatività. Quindi, ora che non ho più pressioni economiche e che ho tempo libero, ho ripreso in mano la tavolozza e i pennelli e mi dedico alla ricerca pittorica. Sono molto fiero del fatto che, alla mia veneranda età, il curatore della mostra collettiva “The Sound of Art II”, che si terrà qui a Singapore (ION Orchad) dal 13 al 18 dicembre prossimo, abbia selezionato tre delle mie tele.

Come ti sei mosso per trovare un alloggio? Quali sono i costi medi e le zone in cui è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Se vieni qui a lavorare da espatriato, non hai problemi, perché è la tua società che ti aiuta a trovare alloggio. Comunque, dipende da cosa ti puoi permettere. Se vuoi il condominio lussuoso e in zona centrale (Grange RD, River Valley, etc.), di tre/quattro stanze, devi mettere in conto dai 10K/20K SGD al mese. Se invece vuoi risparmiare e cerchi negli HDB, che sono le case popolari (ma che nulla hanno a che vedere con le nostre italiane, che sono oscene) con 3K/5K SGD il mese te la cavi. Vuoi risparmiare ancora, allora vai a nord, Woodland o JurongEeast o Jurong West, oppure a sud, East Coast/Punggol. Per concludere, qui c’è una vastissima scelta per tutte le tasche e le esigenze.

È facile, per un italiano, aprire un’attività lì? Come funziona?

Singapore è tutta digitalizzata, la burocrazia è ridotta all’osso. Si fa tutto online ed è di una facilità assoluta, senza contare che la nostra camera di commercio (https://www.italchamber.org.sg) è molto attiva e assicura agli imprenditori italiani il massimo del supporto. Comunque, basta andare su questo sito” https://www.bizfile.gov.sg” e cliccare “E-Services – Start a new business,” per poi seguire le istruzioni. Tutto qui, va da sé che bisogna fare un’attenta “Due Diligence” per evitare errori drammatici, specialmente nel budget. Da non scordare che Singapore è una delle città più care al mondo.

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E per trovare un lavoro? Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Onestamente non ho dati necessari per dare una risposta esauriente ma, a mia sensazione, e a lume di logica, il settore della finanza è il più privilegiato, seguito dalla ricerca scientifica e dalle “start-up” tecnologiche. L’unico settore non specialistico che un italiano può esplorare con un certo margine di successo è l’F & B (food and beverage). La cucina italiana tira sempre alla grande. Un dato oggettivo; sono finiti i tempi in cui l’apparato produttivo singaporiano era affamato di talenti stranieri e faceva del tutto per accaparrarseli. Ora la competizione è asprissima e per ottenere il tanto agognato PR (Permanent Resident) status è difficilissimo. Ai miei tempi, lo ottenni in un paio di settimane. Ora so che ci voglio mesi e non è detto che alla fine ci si riesca.

Quali requisiti è necessario avere per aumentare le proprie possibilità di trovare lavoro?

Sapere l’inglese è un must, se poi sai anche il mandarino sei al top. Da non dimenticare che l’85% della popolazione è di etnia cinese e tutte le leve del potere reale sono in mano a cinesi. Poi bisogna avere degli ottimi titoli accademici, per trovare un “Permanent Employment”. Certo, se sei un ottimo cuoco, con anni d’esperienza internazionale, la strada è più semplice. Un aspetto da non dimenticare è che qui vige la meritocrazia nel senso stretto della parola e che, a pari merito, sono privilegiati prima i locali e poi vengono tutti gli altri. Da quello che so un’azienda per richiedere un permesso di lavoro deve sborsare svariate migliaia di dollari, quindi ci vanno molto caute. Un’ultima cosa, qui non esiste il “posto fisso”. A seconda del contratto che hai firmato, ti possono licenziare in pochi giorni. Inoltre, non esiste il diritto di sciopero.

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Se si ha il passaporto italiano, di default l’immigrazione ti dà tre mesi di visto turistico, ma con questo non puoi lavorare. Per lavorare hai bisogno di un contratto ufficiale che la tua azienda deve registrare e di ottenere il permesso di lavoro. Tutto qui.

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

Una sola parola, eccezionali ed efficientissimi. Comunque, bisogna partire dal fatto che qui è tutto privato, non esiste una sanità pubblica. Se non hai un’assicurazione sanitaria, devi avere molti fondi per affrontare visite specialistiche, per non parlare di una eventuale ospedalizzazione. Qui gli ospedali sono come i treni di una volta, c’è la classe economica e la prima classe.È vero che ci sono strutture sanitarie molto più economiche, ma devi sempre avere la possibilità di pagare. Per quanto riguarda i mezzi pubblici, sono economici ed efficientissimi. Da quando non lavoro più, ho venduto la macchina (che, detto tra noi, costa una cifra sproposita in acquisto per via di tassa di possesso, tassa di circolazione, assicurazione, carburanti e parcheggio) e mi trovo benissimo. Per quanto riguarda la burocrazia, come ho appena detto, è tutto digitalizzato e velocissimo. Perdi la carta d’identità, vai alla polizia e immediatamente te ne rilasciano una nuova. Non ci sono né file né tempi di attesa, basta pagare.

Singapore è reputata una delle città più sicure al mondo. Cosa ne pensi?

Assolutamente sì. Singapore è sicurissima e la legge è rispettata da tutti. Come sapete, qui si applicano ancora le pene corporali (frustate) e vige la pena di morte per reati legati al traffico di droga. In una parola, qui vige la certezza della pena. La lotta alla corruzione è draconiana e non rispetta nessuno. Tutta Singapore sa che, se si vuol vivere sicura e tutelata, deve sacrificare parte della propria “privacy”. Tutta la popolazione è schedata. Le autorità hanno tutto sotto controllo costantemente. Basta vedere le miglia di telecamere sparse in tutta la città.

Che consigli daresti a chi vorrebbe andare in vacanza lì?

Onestamente, Singapore è un posto di passaggio. Ci si ferma qui quando si è diretti in Australia, Nuova Zelanda, Bali, Thailandia, Cambogia, Vietnam o le migliaia di isole filippine. Singapore è un grande “shopping center”. È bellissimo viverci ma per vacanza ci sono molti altri bellissimi posti da visitare nel Sud-Est Asiatico. Il mio consiglio: tre o quattro giorni qui sono più che sufficienti.

Puoi consigliare ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Come dicevo, Singapore è, a mio avviso, uno” shopping heaven”. A me piace ricordare che, quando i miei genitori ci venivano a trovare, mia moglie ed io ci trasformavamo in guide turistiche. Alcuni posti che mi sento di consigliare caldamente sono il Botanical Garden con la stupenda serra delle orchidee, lo strepitoso Bird Park; lo zoo (ma io odio gli animali in gabbia). Garden by the Bay e una passeggiata da Boat Quay a Clark Quay e, infine, una visita al Victoria Theater e al vicino Esplanade. Per il resto, con il caldo e l’umidità che ci sono qui, è meglio starsene nella piscina dell’hotel, magari il Marina Bay Sand, che è favoloso.

Come descriveresti lo stile di vita della gente del posto?

Singapore, come mi pare di aver detto, ha un costo della vita molto alto. Per cui lavoro, lavoro, e ancora lavoro. Il turn-over nelle aziende è impressionante, si cambia occupazione velocemente e si è sempre alla ricerca di migliori opportunità economiche. È una vita frenetica ma abbastanza “noiosa”. Sicuramente, non esiste la movida all’occidentale e la serata la finiscono immancabilmente in un “Hawker Center” a mangiare i loro noodles o chicken rice.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Assolutamente no! Rifarei esattamente quello che ho fatto. Il passato è passato. Ho avuto una vita molto piena e soddisfacente, con molti momenti di sconforto e di dolore, che però mi hanno reso più forte e determinato. Ho qualche rimorso, sì, ma ho la piena consapevolezza di aver sempre agito secondo la mia etica e la mia volontà.

A chi consiglieresti un trasferimento a Singapore?

Quello che mi sento di consigliare a tutti i giovani è di uscire dal bozzolo e di viaggiare e fare esperienza, non solo a Singapore, ma in tutto il mondo. Se mi volto a guardare indietro alle mie passate esperienze mi rivedo in Kuwait, dove sono stato alla grande, come a Balikpapan in Borneo, a Seoul, Sud Corea, a Yokohama in Giappone, a Tianjin in Cina, a Khabarovsk in Far East Russia, solo per citare alcuni luoghi. Vivere intensamente ed essere sempre curiosi di apprendere cose nuove.

Progetti futuri?

L’unico progetto che voglio perseguire è dipingere. Il mio traguardo è quello di esporre le mie opere in una galleria internazionale, tipo a Londra, Parigi o New York. ma il top per me sarebbe al MAXXI di Roma e alla Biennale di Venezia. Per il resto, mia moglie, i miei gatti, la mia cucina (amo cucinare), i miei libri, la mia musica, un po’ di volontariato e lunghissime passeggiate in riva al mare.

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