Sfilate, incontri importanti, e qualche soddisfazione come Emma Marrone, e soprattutto Susan Sarandon, che indossano le sue scarpe. Ma c’è soprattutto quella strana sensazione di poter inseguire un sogno liberamente, senza essere circondati dalla sfiducia degli altri. E’ un privilegio di cui non godeva in Italia. Il suo studio è a Chelsea, un quartiere mito di Manhattan grazie alla presenza del Chelsea Hotel, quello in cui per anni si sono alternati artisti, scrittori, geni creativi di tutti i tipi. Il punto migliore da cui cominciare.

Pamela Quinzi moda

Chi è Pamela Quinzi?

“Sono una fashion designer italiana, ma oramai vivo a New York da tre anni. Sono cresciuta a Roma, dove ho studiato nell’ Istituto professionale di moda Armando Diaz, poi ho continuato a Milano all’Istituto Maragoni in cui mi sono diplomata nel 2005. Ho iniziato così a fare stage in aziende italiane.

Un mondo difficile quello degli stagisti?

Sicuramente, ma in realtà nella moda devi avere molta passione. Il primo l’ho fatto da Extè, per cui facevo la disegnatrice di accessori. Fino al 2009 ho lavorato in diversi uffici stile, tra cui quello di Fiorucci design, poi con la stilista Rossana Buriassi, che mi ha permesso di lavorare per grandi brand come Armani e Dolce &Gabbana, per progetti speciali di accessori.

E poi arriva il giorno in cui lasci tutto, e parti per New York?

Le cose non andavano bene in Italia. L’ultimo anno, nel 2009, avevo lavorato per un’azienda di pellicceria. Alla fine si sono tirati indietro nei pagamenti, con la scusa che era arrivata la crisi. Nessuno mi ha tutelato, attraverso le vie legali sembrava impossibile ottenere qualcosa. Io ero molto giù: 27 anni e senza un lavoro. Non sapevo cosa fare. Avevo prenotato una vacanza di una settimana a New York per distrarmi.

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E cosa è successo?

Non mi vedi? Sono ancora qua. Mi ha cambiato la vita. Appena arrivata New York mi ha contagiata con un’energia immensa. Questa città è una botta di vita incredibile. Una sensazione mai provata altrove.

New York fa questo effetto un po’ a tutti

Perdersi tra le sue vie, entrare nei negozi o nelle boutique, la gente che incroci per strada, la creatività ad ogni angolo. Io lo dico sempre: New York mi ha salvato la vita, io ero veramente disperata. A Milano avrei dovuto ricominciare per l’ennesima volta. A New York ho subito inizato a vivere la città, a cercare contatti. La verità è che mi sono innamorata a prima vista, e allora ho fatto di tutto per rimanere.

Ma avevi qualche appoggio?

Qui fai amicizia facilmente, e dopo due notti ho conosciuto una ragazza, una studentessa di moda, che mi ha detto di rimanere a casa sua e di trovare un lavoro. Così ho iniziato a mandare curriculum dalla mattina alla sera.

Ma trovare lavoro non è così facile?

Non è facile, infatti durante quelle vacanze non l’ho trovato. Ma oramai avevo deciso. Quando sono tornata a Roma ho parlato con la mia famiglia e ho detto chiaro e tondo: “Io lascio Milano, chiudo l’appartamento, trasloco e vado via”. Punto.

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Pamela Quinzi stilista moda

Ed arriva il momento del biglietto solo andata.

In realtà all’inizio non avevo il visto adatto, ma ero convinta che ce l’avrei fatta. Era destino. Dopo due giorni mi hanno offerto un lavoro, e una azienda di borse ed accessori mi ha sponsorizzato con un visto J1 (formazione professionale). Ma mentre lavoravo, ho iniziato contemporaneamente ad intraprendere il mio percorso personale.

L’oramai arcinoto american dream

Volevo a tutti i costi riuscire a fare qualcosa di mio. Avevo iniziato a decorare delle scarpe, una ragazza allora mi disse: “Ti va di fare una sfilata assieme? Basta trovare un locale”. Non credevo potesse essere così semplice.

E invece lo era

Pensa tu che la prima sfilata l’abbiamo fatta al Greenhouse per amici e conoscenti, un locale “ecologico” molto noto a New York. Poi si è sparsa la voce e da quel momento, in pratica da aprile 2010, non mi sono mai fermata, altri club mi hanno richiesto per avere la mia collezione. Ho avuto i miei show durante le fashion week, party, qualche celebrity come Susan Sarandon che ha indossato le mie scarpe. Ho così chiesto un altro visto, come artista, e me l’hanno dato.

Vivi a Chelsea, New York è cara, ce la fai a mantenerti col tuo lavoro?

Ci riesco, ma è arrivata l’ora di far crescere il progetto, cerco investitori. Mi spinge ad andare avanti soprattutto il riscontro che ho da parte delle persone, gli ospiti alle sfilate e agli eventi. Ma soprattutto una cosa mi rende felice.

Pamela Quinzi stilista con Emma Marrone moda

Cosa?

Le ragazze, quando indossano le mie scarpe, spesso mi dicono “Mi fai sentire come una principessa”, io sono felicissima. Forse anche per questo mi chiamano la Cenerentola di New York.

Perché disegni scarpe che fanno sognare. Cosa consiglieresti alle persone che vogliono intraprendere la tua strada?

Semplicissimo: se avete una passione seguitela. Tutto qui, non fatevi buttare giù da nessuno. Più cerchi di fare qualcosa di buono e più vorranno scoraggiarti, soprattutto in Italia. Io non conoscevo nessuno, non lo sapevo che sarei diventata una stilista a New York. Se non fossi venuta qui forse starei a Milano, forse sarei già sposata come le mie amiche, la domenica a spasso con la mamma. Invece sono a New York, e vivo una vita allucinante.

Quindi New York è anche un luogo di emancipazione per una donna dalla tradizione italiana?

I tempi stanno cambiando, però una ragazza in Italia è più attaccata alla famiglia, forse troppo. Certo, anche a me mancano tante cose dell’Italia, mi manca la mia famiglia, anche i piatti di mia mamma. Ma voglio stare qui anche perchè qui si cresce più in fretta, sarà perché si è indipendenti. Io non mi sento gli anni che ho, devo fare meeting con presidenti di aziende, organizzare eventi. Posso andare anche in pensione ormai. Ogni tanto sogno un’isoletta deserta in mezzo all’Oceano. Sono stato alle Maldive anni fa, mi sono rimaste nel cuore. Forse un giorno mi trasferirò a vivere là. Chissà.

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