Mirka: mollo tutto e compro una fattoria in Nicaragua

Hanno scelto la settimana meraviglia del mondo per cercare di dimenticare la morte di un loro amico, avvenuta in circostanze misteriose e chiudere in modo definitivo con un Paese, che tende ad insabbiare la verità.

E’ successo a Mirka Saccomani, nata a Venezia nel ’55 e al suo compagno di Amburgo, che hanno deciso di mollare il Belpaese, dopo il decesso di Aldo Bianzino, il falegname del ’44, trovato senza vita quattro anni fa nel carcere di Capanne, nel Perugino.

Vivere in Nicaragua fattoria

“Non riuscivano a vivere più – fa capire Mirka – in un Paese che non fa luce su avvenimenti misteriosi. Allora eravamo a Pietralunga, in provincia di Perugia e gestivamo una fattoria con molti animali: cavalli, cani, gatti e pappagalli.

Abbiamo viaggiato per molto tempo in Oriente: India, Indonesia, Thailandia, Sri Lanka, Pakistan. Eravamo sempre in giro, prima di iniziare una vita con gli animali e nel Centro Italia. Solo che dopo l’episodio di Aldo, su cui ancora non si è fatta chiarezza, non aveva per noi più senso rimanere in Italia. Non nascondo, però, che da qualche anno stavamo pensando di emigrare.

La situazione stava diventando insostenibile. La morte di Aldo ci ha convinti a lasciare tutto”.

La scelta del Nicaragua?  

“Un amico veneziano – replica Mirka – che da quasi venti anni abita in Costa Rica, un giorno ci chiamò e ci invitò a casa sua. Siamo rimasti in quel Paese per un anno, di preciso a Montezuma. Nel Centro America ogni tre mesi il visto scade e devi per forza spostarti. Abbiamo conosciuto il Nicaragua. Ci avevano parlato bene dell’Isola di Ometepe, la settima meraviglia del mondo. Dopo una breve visita, fu subito un colpo di fulmine.

L’isola, dove sembra che il tempo si sia fermato, ci piacque subito.  Nel giro di tre giorni avevamo già visto quella che ora e’ la finca (fattoria, ndr) “Montania Sagrada”.

Vivere in Nicaragua fattoria

Da quanto racconta la veneta, il proprietario del terreno,  Daniel Garcia, era strangolato dal sistema bancario, che in Nicaragua per un prestito impone alti tassi di interesse.  “Stavano per confiscare la sua proprietà – racconta – per una cifra irrisoria.

A quel punto gli proponemmo di entrare in società con noi, dal momento che avevamo bisogno di un posto da cui cominciare la nostra nuova vita. Non volevano perdere tempo e, nel contempo, evitare truffe. Ora siamo qui, con i nostri animali: dieci cani, otto cavalli, quattro gatti, e due meravigliose cerbiatte”.

Mirka e il suo compagno vivono felici, anche perché i nicaraguensi sono semplici. Non hanno attrezzi di lavoro, al di fuori del superaffilato machete, con il quale fanno tutto.

La loro paga e’ di circa centoquaranta cordobas al giorno (circa sei dollari) per i lavori più pesanti. “Eppure – spiega – sono sempre sorridenti e bendisposti nei confronti dello straniero”.

Per il resto, sembra che la scuola  sia “decisamente poco qualificante e la sanità praticamente inesistente. La parola proibita sull’isola è: malattia. Al pronto soccorso ti danno sempre e per qualsiasi problemi gli stessi farmaci”.

Il mezzo di trasporto più diffuso e’ il cavallo ed e’ proprio con questo animale che il compagno di Mirka, lavora. Organizza tour per visitatori dell’ isola. “Quando – aggiunge – saranno pronte anche le cabine, potremo ospitare i clienti che vogliano starsene tranquilli, fare qualche passeggiata a cavallo, degustare la cucina italiana, tanto apprezzata”.

Ma quanto serve per iniziare una nuova vita sull’isola?

“Per completare il nostro sogno – chiarisce – servono circa centotrenta mila dollari. Una cifra irrisoria in Italia”.

OMEPETE, NICARAGUA fattoria

Mirka Saccomani fattoria

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Ma ne vale davvero la pena?

Sembra proprio di sì. Per Mirka l’Isola di Omepete è un autentico paradiso. La temperatura oscilla tra i 26 e i 31 gradi.

Si alternano una stagione secca e una umida. I turisti hanno cominciato a visitarla nel 2008. “La nazione e’ ancora vergine – aggiunge – e inesplorata. Di potenzialità ne ha tante”. Tanto per fare un giro virtuale, si può aggiungere che é la più grande isola lacustre al mondo, situata all’interno del lago Cocibolca, formata da due grandi vulcani attivi di oltre 1600 metri di quota: il Madera e il Conception. La sua superficie è di circa 270 chilometri quadrati e conta circa 35.000 abitanti, che si dedicano soprattutto all’agricoltura.

Ci sono tanti platani.  Il suolo dell’isola è fertile. L’isola è abitata dal 2000-2500 avanti cristo. Ci sono quindi reperti archeologici da vedere, oltre a splendide spiagge bianche. Per raggiungere l’isola di Ometepe si può prendere la barca che parte da Granada. Dopo quattro ore di navigazione si raggiunge il porto di Altagracia.

Oppure si può partire dal porto di San Jorge (cinque chilometri da Rivas) per arrivare con un’ ora di navigazione a Moyogalpa. Il collegamento viene effettuato sia con barche leggere in legno che possono trasportare solo passeggeri, che con ferry boat che possono veicolare auto e camion.

Per scrivere a Mirka:

mirka06026@yahoo.it

A cura di Cinzia Ficco