Come dicevo ho 34 anni, ho frequentato solo le scuole medie inferiori con scarso profitto. All’età di 15 anni lavoravo nell’azienda dei miei genitori come tutto-fare, un classico nella piccola impresa a conduzione familiare. Lavorare con i genitori è altamente frustrante, perchè, le dinamiche del lavoro si insinuano e rendono problematica la vita all’interno delle mura domestiche. Così, all’età di 18 anni decisi di andarmene a vivere da solo, lasciando anche il lavoro.
La ricerca della mia indipendenza a 18 anni è stata la cosa piu’ bella che avessi potuto fare. Anche se tutto cio implicava di trovarsi da soli, finanziariamente autonomo, ed esposto ad errori dai quali nessuno prova a difenderti. Ad un’età così giovane piu’ essere anche pericoloso se ci si inserisce in compagnie e situazioni ambigue.
Comunque, bellissima esperienza, per forza formativa.
Il primo lavoro è stato al mercato ortofrutticolo della città, lavoravo 3 giorni a settimana non sufficciente però a coprire le spese mensili! A 18 anni, intendiamoci, sono anche piu’ alte del normale !
Trovai un lavoro come falegname, ma non era il mio lavoro, levigare finestre a mano per 8 ore al giorno a 4500 Lire all’ora.., dopo 7 giorni ho stretto la mano al titolare e mi sono licenziato.
Cercando e parlando trovai un bel posto di lavoro nel taglio di polistirolo espanso per imballaggio, ci rimasi due anni. Facevo qualche disegno tecnico e seguivo la macchina di taglio con la messa a punto e settaggio. Mi piaceva ma ero sempre al chiuso, ad aggravare il tutto le solite malelingue ed invidie da fabbrica. I colleghi sgarbati, i dispetti dei veterani dell’azienda, sopportare tutti i giorni il pressing del caporeparto o di chi per esso che controllavano ogni 5 minuti il tuo operato, aspettando il primo errore per poi riferirlo subito (con le classiche azioni di sudditanza e lecchinaggio) al titolare, in cambio non si sa ben di cosa!
Dopo varie e brevi avventure che salto nella descrizione, trovai un lavoro come addetto alla manutenzione dei distributori automatici in una piccola azienda locale. Accettai di buon grado, si trattava di girare in furgone, rispondere alle chiamate di urgenza e visitare i miei clienti giornalieri. Un lavoro che mi ha sempre lasciato libero, libero di pensare! Qui lavorai per 3 anni.
Nel frattempo mi misi assieme alla mia attuale compagna, con la quale andai a vivere assieme di li a poco. Il tutto procedeva al meglio, quando, all’età di 24 anni, mi trovai, per fattori famigliari, l’affidamento dei miei due fratelli. All’epoca, mio fratello aveva14 anni e mia sorella 11. La mia fidanzata ed io facemmo famiglia subito! Fortuna per noi che lavoravamo entrambi, per cui economicamente ce la facevamo senza molti problemi.
Credete che a 24 anni, trovarsi a crescere e sostenere due fratelli, non è facile! Sia dal punto di vista mentale sia per il fatto che non sai mai cosa è giusto e non. In fin dei conti anche loro erano nell’età piu difficile! Bene o male ce l’ho fatta.
Il lavoro mi piaceva, nonostante l’isterismo cronico della titolare. Sentivo che mancava ancora qualcosa. Fare la trottola in un furgone, sentirmi aggredito tutto il giorno dalla titolare, discutere sempre a vuoto e farsi anche togliere i soldi dalla paga per non continuare oltre.. No, non era ciò che volevo dalla mia vita. Dopo un po’ di tempo, un po’ di incoraggiamento dall’esterno, mi decisi. Aprii la mia azienda di Ristorazione Automatica con un socio.
Fare società si è rivelato frustrante, specialmente per chi è alle prime armi e senza obiettivi comuni con il partner. Gli investimenti erano esagerati, ogni macchinario costava dai 1500 ai 6000 euro. Li si piazzavano “gratis” dai clienti in cambio di consumazioni da 20 centesimi. Nel frattempo mi staccai dal socio, mi diede una mano mio padre fino che arrivai alla soglia dei 140 clienti. Essendo che alla fine mi ritrovavo con gli stessi problemi che a 18 anni mi avevano portato ad andarmene di casa, mi tirai indietro, decisi che la serenità all’interno delle mura domestiche era piu importante. Vendetti tutto a un concorrente grosso della zona.
Lavorai per il concorrente, per due anni come socio di minoranza, onestamente? Rilassante! Azienda grande, organizzata, furgone pagato e tutto, ma dopo un po’ tornai dentro alla situazione di lavoro italiana, cedo sia uno standard.. cavolo. Dispetti, discussioni, trattenute in paga, urla al telefono, corri tutto il giorno e ti senti dire che sei uno cretino qualunque. Non va bene. Come si fa a sopportare il genere di “schiavismo da quartiere”. O i colleghi, che sono tutti pronti a darti ragione quando nessuno li sente, ma dopo in ufficio sono i primi a strisciare per terra. Inutile combattere, me la presi comoda per 2 anni, fino a che uscii dalla società!
In questo periodo sono nate le mie due bellissime bambine, Noemi e Giada. A questo punto pensai che era meglio fare qualcosa che mi piacesse. Il campo informatico era da sempre una mia passione che avevo approfondito e studiato da solo. Decisi di dedicarmici concretamente.
Non avevo soldi, anzi solo qualche debito, e con il conto corrente in rosso aprii l’azienda Omnitech Informatica. Allorae credevo ancora nelle persone e partii con 1 socio che dopo 1 anno e mezzo ho messo alla porta per la solita differenza di obiettivi.
Continuai per 4 anni, era un lavoro che mi piaceva molto, davo assistenza tecnica e vendita di computer a privati e settore small business. Dapprima con la fascia bassa, poi con computer usati, ed infine, negli ultimi anni con la fascia alta e settore Business. Mi sentivo realizzato ed avevo un buon giro di clienti.
Ma anche qui con il tempo capisci che sei libero, ma con il trucco. Ti ritrovi in mezzo a un sistema veramente ruggine, perverso e contorto, dove hai uno Stato contro e te devi farti “furbo” per sopravvivere. Così ti trovi a combattere con persone che fanno di tutto per fregarti, trovi quelli che promettono mari e monti con il solo obiettivo di aggirarti. Per non parlare degli insolventi. Situazioni gia’ ampiamente descritte nel mio blog! Qui non si tratta piu’ di avere buone idee o di saper fare business!
Non è questo il futuro che voglio per le mie bambine! Sognavo di dargli un pezzo di libertà, ma alla fine gli avrei regalato una gabbia, dove da piccole gli si insegna a essere educate e oneste, e poi da grandi se non diventano furbe e “mafiose” non fanno strada! No non voglio questo. Dopo l’ennesima rottura di scatole, con clienti che mandano l’avvocato in via preventiva, routine con cui non riuscivo piu’ a convivere, fuori da ogni pensiero razionale, arrivai a casa e dissi alla mia compagna: CHIUDO TUTTO E CE NE ANDIAMO VIA.
Subito la mia compagna disse NO ! Non posso lasciare i miei genitori da soli, ma dopo un po’ pensando al futuro delle bambine, a cosa potevamo dargli di concreto, ai loro studi e ai loro sbocchi professionali, ci siamo accorti che non ci sono molte alternative.
L’unica era tagliare le catene che ci legavano a questo bellissimo paese e ricostruire qualcosa via da qui, ed essendo che mio fratello era già in Danimarca da 5 anni con famiglia, dopo esserci stato ben 6 volte, presi il negozio e gli detti un giro di chiave.
E’ stata una agonia chiudere, non è semplice in italia, perchè sei dentro a un sistema che ti tiene legato fino al collo, ma bisogna essere determinati.
Ora siamo felici della scelta, e a Settembre saremo in Danimarca pronti a ricominciare la nostra nuova vita. Consiglio a chi pensa di fare questo passo, di assicurarsi che il partner sia d’accordo, assieme si supera ogni dubbio e ostacolo, in mezzo ce ne sono molti ma nessuno di insormontabile.
In Danimarca non ho ancora lavoro, e andro’ sicuramente in fabbrica o a fare qualche lavoro “umile” come dice qualcuno, ma questo non è importante, perchè saremo fuori da un sistema corrotto, che sta cadendo a pezzi. Una volta introdotti e imparata la lingua Danese continuero’ la mia strada nel ramo IT o chissà che cosa mi sta aspettando dall’altra parte della siepe. Non ho paura, sono molto fiducioso e so che come sempre trovero’ la mia strada.
Un Saluto a Tutti
Mattia Musiello