Il giro del mondo a piedi: Mattia Miraglio

Il 13 settembre del 2013 Mattia Miraglio sul balcone di casa, ha deciso di fumare l’ultima sigaretta, quella del “condannato a vita” e partire per il giro del mondo.

A piedi. Perchè? Per lui è stata semplicemente una necessità, nata dalla sensazione di sentirsi sempre fuori posto, dall’alzarsi al mattino senza volerlo davvero, senza una motivazione o uno scopo. Dalla volontà di fare qualcosa di radicale, che gli permettesse di apprezzare la vita per quello che è davvero: un regalo.

Così il 19 Aprile 2014 alle ore 11.00 del mattino è partito da casa, da Savigliano in provincia di Cuneo ed ha iniziato il suo giro del mondo a piedi.

Mattia raccontaci, da quando hai iniziato il tuo viaggio ad oggi, quali Paesi hai già visitato?

Oltre ad aver attraversato l’Italia del Nord ad inizio giro del mondo, ho calpestato: Slovenia, Croazia Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Armenia, Iran, India, Nepal, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Australia per 3 mila km di deserto da nord a sud per poi arrivare in Nuova Zelanda.

Mattia Miraglio

Quali, invece, ti restano da visitare?

La seconda parte del giro comprenderà l’America da Nord a Sud, partendo dal confine Canada USA, rimanendo probabilmente sulla west coast e camminando per tutto il centro America e parte del sud, per arrivare fino a Santiago.

Poi, se arrivare eventualmente in Argentina e in Brasile, dipenderà dal budget che avrò ancora a disposizione. Dopodichè, se riuscirò a trovare qualche altro sponsor, ci sarà l’ultimo continente: quello africano.

Vorrei partire da Città del Capo per poi tenermi sempre ad est fino ad arrivare al Nord Africa, in Egitto, Libia, Tunisia Marocco, per poi risalire dal Portogallo, Spagna, Francia e chiudere il cerchio in italia, raggiungendo Savigliano, il mio paese natio in Piemonte.

Quali sono i momenti più brutti e quelli più belli che hai vissuto fino ad ora?

E’ difficile da dire, per me non esistono momenti brutti, preferisco chiamarli difficili. Una volta nel centro della deserta Armenia nel cuore della notte, fui svegliato da una sensazione di freddo e umido. Accesi la lampada da campeggio e mi ritrovai sommerso dall’acqua, con il sacco letto completamente bagnato, la tenda in balia dal vento e della pioggia.

Tremante, misi la testa fuori, faceva molto freddo e mi accorsi di essere nel bel mezzo di una tempesta a più di 2 mila metri, con una temperatura di massimo tre gradi. Con le mani ghiacciate, cercai di buttare fuori dalla tenda più acqua possibile, avrei potuto anche entrare dentro la piccola cappella, ma la tempesta era fortissima e rischiava di crollare il tetto.

Cercai di mantenere la calma, ma a un certo punto fulmini e saette cominciarono a cadermi vicino, percepivo quasi il loro calore, tutto si illuminava in esplosioni violente. Sentivo la paura addosso, ero solo e impotente davanti a qualcosa che non potevo controllare. Tutto d’un tratto, sentii un boato incredibile e l’attimo dopo più nulla, rimasi completamente stordito per colpa di un fulmine caduto a pochi metri dal campo. Con gli occhi lucidi e la testa che scoppiava, continuavo a buttare fuori acqua, fino a quando, stremato, mi rannicchiai in un lato della tenda, sperando che la tempesta finisse al più presto.

Dopo forse un’ora, completamente sordo a causa del rumore dei tuoni, crollai in un dormiveglia pieno di incubi. Un altro dei tanti momenti difficili l’ho vissuto al mio arrivo in Iran, dove venni operato ad entrambe le ginocchia perchè ormai erano grandi come due meloni, per via del troppo liquido all’interno, dovuto allo sforzo prolungato per colpa delle troppe salite in montagna e anche per il fatto di dover spingere un passeggino da jogging, che io chiamo “carretto”, che può pesare da 50 kg fino anche a 100.

Mattia Miraglio, 50.000 chilometri. Rigorosamente a piedi!

Sulla prima parte del tuo viaggio nel mondo a piedi hai anche scritto un libro. Quando e com’è nata l’idea di scriverlo?

Credo di aver sempre avuto il desiderio di scrivere un libro. Nel tempo, mentre andavo in giro per il mondo, tenevo aggiornato settimanalmente il mio blog, così senza volerlo mi sono anche allenato a scrivere, rendendo il più possibile scorrevole la descrizione delle mie avventure.

Quando sono tornato dalla Nuova Zelanda, conclusa la prima parte, molti mi hanno suggerito di scrivere un libro. Poi la casa editrice “L’Artistica Editrice”, una piccola realtà del mio paese, ha voluto scommettere su di me. Aver avuto l’opportunità di scrivere un libro è per me un privilegio. Scrivere è pura magia.

Quali sono le difficoltà più ricorrenti che incontri lungo il cammino?

Solo il fatto di spostarsi camminando è una difficoltà in sè, le difficoltà più importanti possono essere le condizioni climatiche, giungle, deserti ed anche le grandi città.

Non facendo più di una cinquantina di km giornalieri, si ha il chiodo fisso di dove poter accamparsi durante la notte con la tenda o dove chiedere ospitalità se non se ne riceve, sono situazioni quotidiane difficili che però rendono il viaggio una vera avventura. Ci sono spesso problemi legati al fisico, come dolori costanti alle mie ginocchia, oppure passare 7 mesi, su quasi 19 di viaggio, con la dissenteria.

Ti andrebbe di raccontarci un aneddoto curioso legato al tuo viaggio?

Ce ne sono davvero molti in realtà. Oltre ad essere stato ospite di Baba Indù o in Moschee con Imam un po’ particolari, mi piace sempre ricordare anche il giorno di Natale 2014, quando nel nord dell’india a circa una settimana di cammino dal confine con il Nepal, sono stato ospite di una caserma di polizia, in un piccolo villaggio ultra popolato.

Le persone erano talmente tante intorno a me, come spesso accade in India, da non riuscire a camminare. Ho ricevuto un invito dal comandante della polizia che passava per caso vicino a me, che fortunatamente parlava un po’ di inglese. Hanno voluto ospitarmi perché continuavano a dire che con la tenda in giro non sarei stato al sicuro.

Mi accompagnarono in caserma e mi fecero mettere le mie cose in una cella che veniva usata anche come ufficio. Ricordo che dopo le otto di sera veniva tolta la corrente a tutto il villaggio, caserma compresa. Ho passato la mia sera di Natale intorno al fuoco con tutto il corpo di polizia, incuranti del fatto che per me quello era un giorno particolare essendo il 25 dicembre.

Il cortile era popolato da centinaia di scimmie che, con molta furbizia, riuscirono anche a rubarmi la cena dalle mani. Mi resi subito conto di quanto particolare fosse quel momento e che avrei passato la notte di Natale in una cella indiana. Non ricordo nessun Natale precedente a quello.

I tre oggetti da cui non ti separi mai:

In viaggio potrei dirti, il mio carretto con cui cammino, che contiene tutto l’indispensabile. Se devo dirne tre, uno è sicuramente lo Smartphone con cui posso condividere le mie avventure e rimanere a contatto con casa. La mia macchina fotografica e le mie scarpe.

In che modo riesci a sostenerti economicamente?

Per questa prima parte di viaggio ho usato soldi messi da parte nel tempo, ho venduto tutto ciò che possedevo, dalla macchina ai vestiti e ho anche contratto qualche debito. Ora per la seconda parte sono riuscito a trovare degli sponsor come Cs Union, The North Face o Birra Antagonisti che renderanno possibile la continuazione del mio viaggio.

Mattia Miraglio

Cosa farai una volta rientrato a “casa”?

E’ una domanda che mi fanno spesso. La verità è che non ne ho idea. Per come la vedo ora, vorrei ovviamente continuare a viaggiare, vorrei che “La Condivisione” sul web diventasse la mia linea guida e magari riuscire a sostenermi così.

Continuerei a scrivere e produrre sempre più video, dato che sto studiando per farlo. Poi lasciar scorrere le cose senza mai avere un obbiettivo preciso, così da non annoiarmi e non sedermi mai, nemmeno quando sentirò di aver davvero combinato qualcosa nella mia vita.

Mattia Miraglio – Giro del mondo a Piedi.

YouTube: www.youtube.com/channel/UC-0uXQ_W2Zq865ZaxphMTrQ

Facebook: www.facebook.com/MattiaMiraglioGiroDelMondoaPiedi/

Blog: www.mattiamiraglio.it/

Instagram: www.instagram.com/mattiamiraglio/?hl=en

A cura di Nicole Cascione