Maria Luisa: sto imparando a viaggiare e vedere il mondo in maniera diversa

A cura di Maricla Pannocchia

In seguito alle terapie per un tumore, due anni fa Maria Luisa ha ricevuto la diagnosi di una lesione ai nervi ottici, che la porterà alla cecità. “Ho sempre viaggiato” racconta la donna, che ha anche un suo blog di viaggi, “Questo mio amore per il viaggio nasce proprio dal non poter viaggiare quanto avrei voluto. Durante gli studi universitari, infatti, lavoravo per mantenermi e non avevo abbastanza soldi per fare grandi viaggi. Tuttavia, scrivendo delle persone che vedevo nella mia vita quotidiana, mi sembrava di viaggiare ogni singolo giorno.”

Adesso, in seguito alla diagnosi, la donna sta imparando a vedere il mondo in maniera diversa rispetto a quella a cui era abituata. “Se ci facciamo caso, ci accorgiamo che il nostro è un mondo che basa tutto, o quasi, sulla vista” dice Maria Luisa, “Quando diciamo ‘wow’, di solito è perché abbiamo visto qualcosa di meraviglioso, eppure, possiamo imparare a dire ‘wow’ anche per una folata di vento.”

Il piano di Maria Luisa è di usare il suo blog di viaggi per raccontare le sue esperienze sensibilizzando su un modo di spostarsi ed esplorare il mondo che sia inclusivo. “Spesso, se parliamo di disabilità, ci riferiamo alle persone in carrozzella ma ce ne sono altre che hanno disabilità non visibili” continua Maria Luisa, “Ci sono alcune realtà, come dei musei, che hanno programmi per questa categoria di pubblico, tuttavia, spero che il mio progetto crei una rete di condivisione e comunicazione per ricordare a tutti che anche chi ha una disabilità può e deve viaggiare e vivere al meglio.”

Maria Luisa Bruschetini

Ciao Maria Luisa, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Maria Luisa, sono toscana e, a maggio, compirò 58 anni. Ho vissuto quasi sempre in Italia, anche se ho fatto ben 29 traslochi! Sono originaria del Valdarno, una zona tra Firenze e Arezzo, e ho vissuto in altre zone della Toscana, qualche anno a Roma, qualche altro in Sicilia e, per un breve periodo, a Londra.

Di cosa ti sei occupata, nel corso della tua vita?

Mi sono sempre occupata di cultura, nel senso più ampio del termine. Organizzavo eventi, spettacoli di danza o musica, facevo consulenze come commercialista per i finanziamenti per le associazioni culturali e ho fatto la guida in un museo. Mi sono anche occupata di storia e tradizioni siciliane e mi sono appassionata ai miti fondanti e, quindi, a tutta la scienza sapienziale antica.

Dove vivi adesso?

Da circa un anno ho deciso di tornare in una zona che non amavo molto, quella dove sono cresciuta, perché ho iniziato un percorso personale e per trovare un equilibrio nelle radici. In realtà, però, adoro il mare e, un giorno, vorrei abitare dove posso sentirne l’odore.

So che, nella tua vita, c’è stato un punto di svolta importante. Ti va di parlarcene?

Il mio cambiamento di vita è cominciato quando, due anni fa, ho ricevuto la diagnosi di una lesione ai nervi ottici che mi porterà alla perdita totale della vista. In seguito alla diagnosi, ho vissuto un periodo in cui mi sentivo persa, ero depressa e non sapevo più cosa fare.

È comprensibilissimo. Questo, però, ti ha portata a prendere una decisione e a trovare un nuovo focus…

Ho sempre avuto la passione per la scrittura, tanto che ho un blog di viaggi e ho collaborato anche con varie realtà. Mi sono resa conto che si parla poco di persone fragili o con disabilità e ho deciso di raccontare i miei viaggi in quest’ottica, ovvero di avere una narrativa, nei miei racconti, che si rivolga e sia dal punto di vista delle persone fragili. So che ci sono dei musei che hanno fatto qualcosa rivolto a questa categoria di persone ma si tratta, per esempio, di formazione in braille.

In sostanza, vorrò viaggiare per il mondo finché sarò in grado di farlo e, dopo, vorrei tornare negli stessi posti che avrò già visitato. A quel punto, non potrò più vederli con la vista ma sicuramente riuscirò a farlo in un’altra maniera.

Come ti stai muovendo per realizzare questo tuo meraviglioso progetto?

Ho già cominciato a muovermi in tal senso. Invece di focalizzarmi solo sulla vista, ho iniziato a prestare più attenzione ad altri sensi e aspetti del viaggio. Per esempio, mi concentro sui suoni, sento il vento sulla mie pelle, annuso gli odori e i profumi… Vai racconto un episodio. Due anni fa feci una camminata in mezzo agli ulivi e, alla sera, c’era un professionista che ci ha fatto vedere le stelle e ce ne ha parlato. Io, però, le stelle non le vedevo! Allora, mi focalizzai sul respirare l’odore della terra, sul soffio del vento, sui suoni che cominciarono ad arrivare con l’avanzare della notte. Come dicevo, quindi, ho cambiato sia il modo di vivere i viaggi sia il mio modo di raccontarli attraverso la scrittura, facendo più caso, già da ora, a sensi e aspetti che esulano dalla vista.

Al momento sono in quella fase che chiamo di “start-up psicologica” che, tuttavia, è fondamentale. Vorrei cercare collaborazioni, destinazioni, strutture che siano sensibili a queste tematiche e che se ne occupino… penso ai musei che, per esempio, fanno visite per ipovedenti. Mi viene in mente il Museo del profumo a Firenze, che organizza una bellissima esperienza in questo senso. Ho visto che a ottobre, a Perugia, ci sarà il primo G7 dedicato proprio al turismo inclusivo e all’inclusione. La prossima settimana, a Firenze, ci sarà Tourisma, nell’ambito del quale l’Università di Macerata presenterà un progetto.

Quando parliamo di disabili spesso ci riferiamo solo alle persone in carrozzina, dimenticando quelli che io chiamo “disabili invisibili” ovvero persone la cui disabilità non è visibile. Cosa ne pensi?

Sì. Tanti anni fa ho dovuto usare le stampelle e, anche in quel caso, mi sono resa conto di quanto fosse difficile spostarmi. In seguito, ho affrontato un brutto tumore e mi sono accorta che, anche lì, era davvero difficile muoversi. Per esempio, i mezzi pubblici erano sempre affollati, privi di spazi adeguati. Il problema era anche, semplicemente, quello di fare la spesa perché, se non ti vedono in carrozzella, molte persone non ti fanno passare avanti. Se provi a dire che stai male, in tanti rispondono, “Come no, vuoi solo passare avanti nella fila.”

La mia sensibilità è cresciuta nel tempo e, adesso, devo affrontare altre sfide. Mi riesce difficile vedere i cartellini dei supermercati, figurarsi quelli dei musei che non riesci mai a leggere.

Mi hai accennato del binomio, purtroppo comune, tra disabilità e buonismo. Ti va di parlarne un po’?

Certo. Spesso, quando parliamo di disabilità, scatta il buonismo ma non è neanche di questo che le persone disabili hanno bisogno. Anni fa sono andata in un parco dell’Austria nel quale c’era un percorso a sassolini, che sembrava comune, invece era fatto apposta per usare le carrozzelle o, semplicemente, i passeggini. Ovviamente, non copriva l’intero percorso però quell’attenzione permetteva a tutti di godere di quel bellissimo punto panoramico e di farlo in un modo naturale, che non metteva a disagio.

In passato hai studiato musica e ora guardi diversamente anche a quella…

Sì, mi sono chiesta in che modo possa sentire la musica una persona che non ha mai visto. In che modo concepisce lo spazio? La persona che non ha mai visto vive la musica come me, la sente o la compone come me? Mi sto ponendo tutta una serie di domande, sto facendo una sorta di “traduzione” del mondo funzionale visivo.

Se ci facciamo caso, il nostro mondo, la nostra realtà e la nostra società si basano sulla vista. Voglio capire come arrivare a percepire altro. Se pensiamo alle volte in cui diciamo “wow”, solitamente lo facciamo come conseguenza di qualcosa di meraviglioso che abbiamo visto però c’è anche un “wow” dato da un colpo di vento. Adesso, mentre sto rispondendo a queste domande, c’è un’aria che non è ancora di primavera, polverosa, perché sono vicina alla ferrovia ma, in realtà, c’era anche prima. Direi che è un’aria innaturale per questo periodo. Una persona, magari, percepisce solo la temperatura, che è l’aspetto più impattante, e questa luce “strana” però è tutto un insieme di sensazioni che ti porta alla conclusione che il clima sia “strano”.

Il problema agli occhi, come mi hai raccontato, è causato anche dalla cura a cui ti sei sottoposta per il tumore…

Sì, è in parte congenito e, in parte, causato dalla cura che mi ha salvato la vita. Lì per lì, la priorità era, appunto, salvarmi la vita. Anche in quel caso, ho dovuto riorganizzare tutto per affrontare la malattia, le terapie e un intervento che mi ha lasciato molti limiti fisici. Mi ha impedito e tuttora m’impedisce di svolgere molte attività che un tempo facevo senza problemi e questo mi ha obbligata a reinventarmi. Ad esempio, prima andavo a correre e nuotavo mentre ora non posso fare più nessuna di queste due attività. Ancora, a causa dell’intervento al braccio per il tumore al seno, non riesco più a pettinarmi bene e poi, anche se non mi truccavo molto neanche prima, ora non riesco più a mettere il mascara. Non posso proprio alzare la mano e cose semplici come pettinarmi o asciugarmi i capelli ora mi sono impossibili. Questo mi ha portata a cambiare modo di portare i capelli. La prima batosta è stata quella del tumore poi, nel 2017, ho avuto un problema di violenza famigliare. È stato e continua a essere un continuo dovermi stabilizzare, volta dopo volta, apportando i cambiamenti necessari alla mia vita per andare avanti e fare del mio meglio.

Ammetto che ora sono tremendamente stanca e, soprattutto, ho voglia di finalizzare questo ricominciare. Questo perché, come ho accennato, mi sono sempre ri-organizzata per scoprire qualcosa di me, motivo per cui sono tornata dove sono cresciuta. Ora la mia scommessa è girare il mondo per condividere quest’esperienza anche nell’ottica del dover reagire a qualcosa che sta svanendo. Per questo, voglio lavorare molto anche con la memoria, sui ricordi, sull’osservare lentamente, anche perché mi ci vuole molto a mettere a fuoco 

Riparto di qui, sto andando a vivere in un mondo diverso e nuovo rispetto a quello a cui ero abituata. Come ho accennato, mi sono già re-inventata diverse volte e lo farò anche ora solo che, stavolta, ho un progetto in mente, che voglio condividere e che non sarà solo per me. La scrittura mi permetterà di comunicare con altre persone e dar voce a chi viaggia e vive con disabilità anche invisibili. Credo che userò principalmente il mio blog. La mia voglia di viaggi, a ben pensarci, è nata dal “non viaggiare”. Ai tempi dell’università facevo la pendolare e lavoravo per mantenermi agli studi, quindi, non avevo soldi per grandi viaggi. Avevo, però, un diario nel quale scrivevo storie ispirate alle persone che vedevo. Quello era un viaggio che facevo ogni giorno e, ogni volta, mi arricchivo con un’osservazione nuova. Da lì è nata la mia voglia di scrivere dei viaggi, dall’osservare.

Per seguire e contattare Maria Luisa:

E-mail: marluisbruschetini@gmail.com

Instagram: https://www.instagram.com/azul_misa?igsh=a2wwaTlyNzF2ajhn

Sito web: www.viaggivoltieparole.it