Vivere ad Innsbruck, un paesino di 2.000 abitanti

Di Cristina Pellicciotti

 

Modenese, classe 1984, Diana vive da quasi quattro anni in un paesino di 2.000 abitanti sulle colline a sud di Innsbruck, in Austria, ed attualmente si occupa di marketing presso un’azienda locale. Laureata in Politica Internazionale, il suo sogno iniziale era quello di fare carriera diplomatica o di lavorare presso qualche organizzazione internazionale poi però, grazie alla conoscenza delle lingue straniere, iniziò a lavorare nell’ufficio estero di una ditta italiana. Fu solo dopo la nascita della figlia quando si rese conto quanto fosse complicato combinare casa e carriera, soprattutto in un Paese come il nostro. “Dopo il parto, a causa dei miei orari di lavoro” -ci spiega- “avevo bisogno che mia mamma mi aiutasse nella gestione della bimba. Avevo un lavoro ma non era la vita che volevo.”

vivere in tirolo

Sia lei che il compagno stavano valutando da tempo l’idea di andare a vivere all’estero, anche perchè entrambi avevano il desiderio che la figlia fosse bilingue. Perciò, dopo attente valutazioni, decisero che la loro meta sarebbe stata la vicina Austria dove, dalle molte informazioni attinte, sapevano che sarebbe stato più facile conciliare il lavoro con la vita familiare. “Innanzitutto se sei laureato, in Austria gli stipendi sono più elevati che da noi”, ci dice Diana. “A parte il settore alberghiero e quello ristorativo nei quali il lavoratore è maggiormente legato alla presenza fisica del cliente, in quasi ogni azienda privata è possibile chiedere un adattamento degli orari di lavoro: la tendenza generale infatti è quella di andare incontro alle mamme lavoratrici. Io, ad esempio, ho pattuito un part time di 30 ore settimanali per cui posso uscire alle 16: in questa maniera mi è possibile andare a prendere personalmente mia figlia Isabella quando esce da scuola alle 17, senza dover delegare il compito a nessuno. Poi godo della possibilità di una settimana di ferie destinata specificamente alle eventuali malattie di mia figlia e poi anche di 5 giorni opzionali non retribuiti. Poi la gente si lamenta anche qui delle condizioni di lavoro, per carità…”, sorride Diana.

Le domandiamo quali consideri siano gli aspetti più difficili della vita in Tirolo. “Sicuramente l’integrazione nella comunità locale”, ci risponde Diana. “Gli austriaci sono molto cordiali formalmente, però ad esempio durante tutto il primo anno di permanenza qui abbiamo avuto solo frequentazioni con compatrioti. Venivamo da un’ esperienza italiana con molta vita sociale fatta di ritrovi, cene e feste, e soprattutto mia figlia soffriva per il fatto di non ricevere inviti alle festine dei suoi compagni.

Un aspetto che trovo particolarmente curioso nell’organizzazione dei compleanni dei bambini tirolesi è il fatto che si inviti una quantità di bambini corrispondente al numero di anni che compiono: ad esempio, 5 anni da festeggiare, 5 amichetti da invitare. Comunque già mi avevano avvisato che i tirolesi sono un po’ particolari, montanari e regionalisti, e che devono conoscerti per almeno un anno prima di stabilire le prime relazioni di amicizia. E così effettivamente è stato: il vantaggio è che una volta che riesci ad entrare nella comunità locale non ne esci più. Naturalmente conoscere bene la lingua -e qui si parla un dialetto dell’austriaco con suoni a cui bisogna familiarizzarsi un po’- è un punto cardine per una vera integrazione”.

Chiediamo a Diana di raccontarci un po’ più nei dettagli la sua vita in Tirolo. “Oltre al lavoro part-time collaboro anche con l’ufficio turistico di Innsbruck e da poco ho iniziato a dare un corso di italiano per bambini. Tempo fa ho anche creato un blog che si chiama “La mia vita da mamma in Austria” dove, oltre a parlare della mia esperienza tirolese sia come mamma che come donna, offro molte indicazioni utili per chi ha intenzione di trasferirsi in zona. Diciamo che vorrei avere più ore a disposizione per gestire tutte queste attività”.

Le domandiamo quali altri aspetti della vita in Tirolo vorrebbe mettere in risalto per coloro che stanno valutando questa zona come possibile meta: “Innanzitutto la qualità della vita”, ci risponde. “È un posto perfetto per famiglie con bambini. L’aria è pulitissima, si vive a stretto contatto con la natura e naturalmente con la montagna. Ci sono ottime strutture di svago, non solo tante piste da sci ma anche molte piscine. Il sistema scolastico austriaco poi prevede l’inserimento ai sette anni, con ritmi ed orari molto rilassati per i bimbi: gli orari di lezione di mia figlia ad esempio, sono dalle 8.00 alle 11.40. Il dopo scuola è facoltativo e può durare fino alle 17: durante queste ore vengono realizzati i compiti per casa oltre a varie attività ludiche. Diciamo che in generale si punta di più al gioco libero e alla libertà di movimento che ad una scolarizzazione composta da numeri e lettere da imparare a memoria. Personalmente trovo che questo metodo riesca a far emergere i talenti innati dei nostri figli”.

Chiediamo infine a Diana quale sia il suo bilancio dopo circa 4 anni in Tirolo: “Nel complesso positivo per tutte le ragioni che ho esposto in precedenza”, ci risponde. “Apprezzo molto anche il rispetto delle regole che si respira in Austria, però mi devo ancora abituare alla poca flessibilità delle persone. Come ritardataria cronica che sono, qui ho imparato ad essere puntuale, anche se appena varco la frontiera con l’Italia dentro di me mi dico: “Libertà!””.

Se volete seguire Diana ed i suoi interessanti articoli da mamma italiana in Austria vi lasciamo il link al suo blog ed anche alla sua pagina Facebook.