Luca: a Barcellona ho fondato una compagnia teatrale

A cura di Maricla Pannocchia

Fondatore della Compagnia Teatrale Italiana di Barcellona, una vera e propria fucina di talenti, spettacoli, corsi e idee, non c’è da stupirsi nello scoprire che Luca il teatro ce l’ha nel sangue.

Ha cominciato a recitare sul palcoscenico da piccolo, nella sua Salerno, per mettersi a studiare sul serio all’età di 17 anni. In un Paese come l’Italia “dove il termine ambizione spesso viene visto come una parolaccia”, Luca non riusciva a trovare il suo posto e, dopo un viaggio a New York, ha capito che ciò che in patria veniva deriso o visto come un limite all’estero era invece valorizzato.

Da lì, la decisione di partire per Londra, dove ha vissuto per 6 anni e, dopo un breve periodo nuovamente in Italia, la partenza per una nuova città, Barcellona, visto che sua moglie è catalana. E Luca è innamorato di Barcellona, una città economica, sul mare, piena di vita e dove non ti senti giudicato nonché teatro – stavolta è proprio il caso di dirlo – di tutta una serie d’incontri e amicizie che è facile instaurare e portare avanti. Luca guarda al futuro senza preoccupazione e con un pizzico di fatalità e si tiene stretto il presente fatto di soddisfazioni – “solo nel 2022 abbiamo portato a teatro oltre 650 persone”.

Se vivete a Barcellona o ci andrete per le vacanze, adesso sapete dove e come passare una serata. Del resto, la compagnia di Luca è sempre super attiva con tanti spettacoli in cartellone!

Luca Galdi Barcellona

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Ciao Luca, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ho 35 anni, quasi 36, e sono di Salerno. Mi sono formato a Salerno: liceo(classico) euniversità. Tutto in casa, insomma. Fino ai 25 anni ho sempre dato tutto me stesso per realizzarmi nella mia città, cercando di sviluppare idee nuove. Per anni in estate ho fatto l’animatore nei villaggi turistici, ho recitato a teatro, sono stato organizzatore di serate a tema nei locali e persino allenatore di una scuola di calcio. La mia principale occupazione nel mio periodo salernitano, tuttavia, è stata il giornalismo. Ho cominciato appena 19enne.. Una scuola di vita importante, con i miei colleghi si è creato un rapporto stupendo: i “ragazzi del giornale” per me resteranno sempre una famiglia. Eppure, dal punto di vista lavorativo, avevo bisogno di nuovi stimoli. Nel nostro Paese, purtroppo, l’ambizione giovanile viene spesso frenata, vista quasi come un nemico da combattere.

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

Come dicevo, l’ambizione, parola che in Italia spesso è vista come una parolaccia, ma anche la voglia di essere libero, di vivere lontano dai giudizi e pregiudizi. Avevo bisogno di uscire dal mio piccolo recinto.

Come sei finito proprio a Barcellona?

Non sono finito subito in terra catalana. Il mio cambio di vita è “colpa” di New York. Nel 2012 ci andai in viaggio di laurea con un amico, quell’esperienza mi ha cambiato la vita. Ricordo la reazione positiva di alcuni newyorkesi con cui stavo parlando quando dissi che ero laureato in Scienze della comunicazione, in Italia laurea derisa, all’estero immensamente apprezzata e attuale. In quelle settimane capii che era il momento di andar via dall’Italia. Qualcosa in me era cambiato. Volevo andare a New York per 3 mesi, ma invece, spinto da un amico, partecipai a un progetto Leonardo che mi diede l’opportunità di andare a fare uno stage a Londra. Dovevo restare 4 mesi, rimasi 6 anni. A Londra ho trovato tutto, l’amore della mia vita (mia moglie Blanca), la carriera e la possibilità di aprire il cervello e di allargare gli orizzonti. Vivevo in un acquario, avevo trovato l’oceano. Dopo 6 anni a ritmi altissimi, come molti italiani all’estero, avevo voglia di tornare in Italia per provare a fare qualcosa per il mio Paese. Sono stato per 2 anni a Roma ma qualcosa non è andato per il verso giusto: troppo diverso io dal ragazzino che lasciò l’Italia nel 2012. Quando ti abitui a vivere all’estero, in città dove i servizi funzionano alla perfezione e il giudizio è praticamente inesistente, è difficile ritornare alle vecchie abitudini. Con mia moglie abbiamo rifatto le valigie e siamo andati a Barcellona (lei è catalana). Mai scelta fu più azzeccata. Ho trovato una città sul mare che è europea, vibrante, piena di cultura, libera, funzionante. Potrei continuare a parlare bene di Barcellona per ore.

Prima di scoprire meglio la realtà che hai creato, è giusto domandarti: dove e come nasce la tua passione per il teatro?

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Il primo spettacolo a teatro lo feci a 10 anni, ho sempre sentito un desiderio fortissimo per quest’arte. Dai 17 anni ho cominciato a studiare seriamente. Prima ho studiato teatro classico, tragedia greca, poi sono passato ai laboratori dei teatri della mia città. Dai 19 ai 25 anni ho fatto parte stabilmente della Compagnia del Teatro delle Arti di Salerno, con la direzione di Gaetano Stella. Un gruppo fantastico, a cui sono ancora molto legato, con cui abbiamo girato l’Italia. Ho anche partecipato ai laboratori tenuti dal maestro Renato Carpentieri e da altri attori di fama nazionale.

Luca Galdi Barcellona

Sei direttore della Compagnia Teatrale Italiana di Barcellona, com’è nata e di cosa si occupa?

La pandemia mi ha fatto fermare a pensare. Dopo 8 anni vissuti a 3000, il primo lock-down mi ha obbligato a fermarmi a riflettere. Mi sono chiesto, “Cosa mi è mancato in questi 8 anni lontano da Salerno?

Due cose: il mare e il teatro”.

A Barcellona il mare lo vedi sempre, è lì, pronto ad aspettarti. Per il teatro decisi che avrei creato qualcosa di mio, solo con italiani. Perché gli italiani all’estero hanno una capacità di fare comunità, di aiutarsi, di capirsi che quando non senti, ti manca.

Scrissi su uno dei gruppi Facebook d’italiani a Barcellona nel dicembre 2020, in piena pandemia. Qui in Spagna i teatri non hanno mai chiuso (a parte nel marzo- aprile 2020), sono rimasti sempre aperti, con le dovute misure di sicurezza, ma aperti. La cultura a Barcellona è una cosa seria. Al primo incontro vennero in 15, dissi loro che in 3 mesi sarei voluto andare in scena, alcuni non mi presero sul serio, altri il 25 aprile erano con me in scena con il primo spettacolo “Viva l’Italia”. Da quella data siamo cresciuti a dismisura.

Avete oltre 40 alunni che frequentano i vostri laboratori, essi sono accessibili a tutti? In cosa consistono?

Abbiamo due laboratori, ogni lunedì e mercoledì, da ottobre a giugno, con spettacolo finale. Quello del lunedì si chiama “la valigia dell’attore” ed è basato sulla tecnica di base, gestione delle emozioni e sul corpo (oltre che sulla parola), l’altro è d’improvvisazione. Con la scuola di teatro siamo partiti a maggio 2021 e non ci siamo mai fermati (mai saltata una lezione). Partecipano più di 40 persone, con il gruppo della compagnia arriviamo anche a 50. Ci sono italiani, ma anche spagnoli o sud americani che amano la nostra lingua o che hanno fatto l’Erasmus nel Belpaese. Per la festa di Natale di quest’anno abbiamo organizzato un Italian Karaoke, ho detto a tutti di venire con amici…eravamo 150! Una famiglia!

Quali spettacoli avete portato in scena finora?

Solo nel 2022 abbiamo portato a teatro oltre 650 persone, senza contare l’organizzazione, da direttore artistico, dell’AuthenticItalian Taste, festival sull’italianità che ha visto la partecipazione di 5000 mila persone. Abbiamo portato in scena, praticamente, uno spettacolo al mese. Sette titoli unici e due spettacoli di laboratorio. Una produzione che l’anno prossimo raddoppierà, inizieremo anche il teatro per bambini.

Luca Galdi Barcellona

I vostri spettacoli attirano solo un pubblico italiano o anche gli stranieri/gli spagnoli vengono volentieri?

A Barcellona ci sono praticamente 80mila italiani e tantissimi spagnoli che hanno studiato in Italia (fatto l’Erasmus) e Sud americani con origini italiane. Ci vengono a vedere anche non italiani.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

In maniera fantastica. A Barcellona c’è fame di cultura e quella italiana è apprezzatissima. Nello scorso giugno abbiamo fatto uno spettacolo sul Sud Italia e sulla Resistenza in un’università di lingue catalana. Abbiamo organizzato il Raffaella Carrà day nella festa del quartiere “Fort Pienc” di Barcellona e abbiamo cominciato a fare laboratori di teatro in italiano nelle scuole pubbliche catalane. Abbiamo già fatto 4 incontri e aumenteranno.

Com’è il rapporto costo/qualità della vita a Barcellona?

Venendo da Londra, Barcellona ti sembra super economica. Ovviamente razionalmente ti dico che Barcellona non è affatto cara per essere una delle principali città europee. Io credo che la qualità della vita sia troppo soggettiva. A Londra vivevo con il freddo e il cielo grigio per 300 giorni all’anno, ma ti posso dire che ho avuto una qualità della vita molto superiore a Roma dove non piove quasi mai. Posso affermare che nel Meditterraneo non esiste una grande città sul mare funzionale e accogliente come Barcellona. Una città libera, moderna e green.

Quali difficoltà hai dovuto affrontare e come le hai superate?

Io sono arrivato qui a gennaio 2020, pronti, via, ecco la pandemia. Nonostante ciò ho creato un gruppo di amici in men che non si dica. A breve festeggio il compleanno, saremo in 60. Barcellona è fantastica perché è a misura d’uomo, puoi crearti gruppi di amici in maniera semplice e coltivare le amicizie senza gli stress di Londra.

Luca Galdi Barcellona

Quali insegnamenti hai imparato sinora sia dalla vita a Barcellona sia dal teatro?

Barcellona ti entra dentro e ti cambia, ti fa dare il giusto peso alle cose e t’insegna a prenderti meno sul serio. Gli spagnoli (e anche i catalani) sanno godersi la vita, noi italiani ci siamo dimenticati che la vita è una. Diamo troppa importanza al lavoro e ci stressiamo in maniera allucinante. Barcellona t’insegna ad apprezzare le piccole cose. Il teatro mi ha insegnato tantissimo, non saprei sintetizzare le emozioni che provo sul palcoscenico. È una sensazione unica.

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Quali sono i luoghi meno conosciuti di Barcellona che, secondo te, non sfigurerebbero nell’itinerario di chi viene in città anche per la prima volta?

Io dico che l’anima di Barcellona batte dalla Gran via in giù, verso il mare. Born e Gotico sono must see, Gracia è la zona hipster che fa impazzire i Nord europei, poi c’è il mare. Quanto è bello il mare. Per gli italiani suggerisco un posto, il Blau a carrer de Freixures 5. Un’istituzione per gli italiani a Barcellona, un bar dove sentirti a casa anche se non conosci nessuno. Diego e Silvia, i due proprietari, vivono qui da 18 anni. Sono perfettamente integrati, cosa che noi italiani qui dovremmo fare di più.

Tra gli italiani vige l’idea che i catalani siano freddi, forse di primo impatto è vero, ma se li conosci capisci che sono fantastici.

La tua compagnia sta lavorando a un prossimo spettacolo?

Stiamo lavorando a due nuovi spettacoli. Ormai lavoriamo con doppio cast. Il 18 e 19 Febbraio faremo uno spettacolo per bambini, sul Carnevale, mentre il 25 e 26 Marzo una divertentissima commedia. Non vediamo l’ora!

Pensi di rimanere in pianta stabile a Barcellona?

Chi può dire cosa ci dirà il futuro? La nostra è la generazione Erasmus, siamo nati con una valigia, non di cartone come quella dei nostri nonni e bisnonni e con motivazioni diverse, ma siamo sempre alla ricerca della nostra posizione nel mondo. Amo Barcellona e da qui ai prossimi 5-10 anni mi vedo qui, poi chi lo sa? Chi può dire cosa ci riserva il futuro? Non è questo il bello?

Luca Galdi Barcellona

Progetti per il futuro?

Mi piacerebbe aprire un teatro tutto nostro dove poter dare spazio a tutte le realtà artistiche italiane presenti qui e non solo. Uno spazio culturale sempre aperto, a 360 gradi, che sia un nuova fucina d’idee e di cultura per la città.

Per seguire e contattare Luca e la sua compagnia:

Facebook:https://www.facebook.com/TeatroItaBarca

Instagram:https://www.instagram.com/teatro_ita_barcelona/