Vivere a Vienna: il negozio di Monica

Per darsi l’ennesima scossa, ha deciso di lanciare una sfida alla mafia e trasformare il berretto caro agli omminidonnore, in un business. Ha pensato di farlo non a casa sua, dove sarebbe stato forse più facile vendere i copricapo, ma a Vienna, dove si é trasferita, da qualche tempo,  lavorando come esperta di marketing.

Tre anni fa nella capitale austriaca Monica Mel, romana del ’74, ha aperto un negozio de La Coppola Storta, che ha fatto del cappello dei picciotti lo stereotipo di una coscienza desiderosa di cambiamento. Ma perché parlare di ennesima scossa? Semplice. Per Monica la vita deve essere sempre un po’ oltre le righe.  E le occasioni per vivere a mille non sono mancate. Lavorare nel marketing in varie multinazionali l’ha aiutata.

vivere a vienna

A questo punto,  riavvolgiamo il filo della sua storia.

Dopo la laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio alla Sapienza di Roma, Monica sperava di fare ricerca all’Enea, dove aveva preparato la tesi. Ma le sue aspettative vengono deluse.

“Avrei fatto il primo concorso – racconta – dopo due anni. Per tenermi ‘in caldo’ mi propongono una borsa di ricerca di un milione e duecento mila lire, ma per un anno di lavoro, non ogni mese. La paghetta di papà era più alta. Arriva un’offerta di lavoro all’estero. Sarei diventata indipendente. Rifiuto. Molti colleghi non capiscono. “Ma come? – mi dicono – Hai un piede dentro, e tu non accetti?” Io volevo iniziare una vita nuova, autonoma. Ma ero molto indecisa. Peggio. Confusa. Per giunta ero vissuta per ventisette anni nella capitale. A Roma ero affezionata. I miei, invece, avevano viaggiato parecchio. Non sapevo cosa fare”. Alla fine del 2001 Monica entra in Fiat. Con un programma trainee. Una bella esperienza.

“L’ambiente internazionale mi ha insegnato tantissimo – spiega – Mi è piaciuto da impazzire”.

E Vienna? “Sono qui per un caso – dice –  e non per una mia scelta. I primi sei mesi sono stati durissimi, perché non parlavo il tedesco. Ma la possibilità di cominciare da zero – io la chiamo l’euforia da foglio bianco – ti dà una carica indescrivibile. Un’energia difficile da quantificare. Un nuovo lavoro, una nuova casa, nuovi amici e tanti nuovi costumi da imparare. Sì, non è semplice, ma, ripeto, ti scarica adrenalina addosso. La soddisfazione è enorme. Ammetto a malincuore che ogni tanto sogno di fare un altro giro e cominciare da zero da un’altra parte”.

Agli inizi nella capitale austriaca Monica lavora nel reparto marketing come Junior Product Manager della Fiat. Dopo un anno e mezzo sarebbe dovuta tornare in Italia, ma chiede di rimanere in Austria. Vienna le piace troppo. Con un contratto locale, non più da espatriata, le offrono la posizione di Brand Manager Lancia. Dopo la Fiat, arrivano la Genaral Motors e Tele2, dove è impiegata come esperta di Marketing e sempre con contratti a tempo indeterminato.

“Nella primavera del 2008- confessa- comincio a sentire i primi sintomi del burn out. Mi dimetto. Pensavo di rimanere un paio di mesi a casa, rimettermi in sesto e poi cercare di nuovo qualcosa che avesse a che fare con la mia esperienza. Dopo aver lasciato la Fiat sentivo nostalgia dell’Italia. Certo, non abbastanza da pensare di tornare. Però, mi dispiaceva stare lontana e ormai parlavo italiano solo al telefono con la mamma e pochi amici”.

A quel punto una mega virata nella sua vita. Di nuovo tanta adrenalina, ma questa volta per un obiettivo completamente diverso: aprire un negozio.

“L’idea – dichiara – è nata per una strana coincidenza. Conoscevo La Coppola Storta, perché ero una buona cliente del negozio di Roma. Anzi, quella bottega era una delle chicche, che raccomandavo a chi mi chiedeva dritte per una vacanza a Roma. A giugno di tre anni fa apro il negozio a Vienna.”.

Ma di preciso quali obiettivi hanno i negozi? “Semplice – spiega – Monica: “È un progetto sociale contro la mafia, che ha lo scopo di creare posti di lavoro legali sull’isola. Al momento ci sono quindici sarte, che lavorano a tempo pieno, più tante altre che lavorano da casa. Ho conosciuto il proprietario e le sarte, e  visto la produzione. Le coppole sono bellissime e di una qualità fantastica. Ad ottobre 2008 inauguro il negozio, che è mio. Sono importatore generale e al momento faccio tutto con l’aiuto del mio compagno, che si occupa dell’e-commerce e in generale di social media. Gestisco il marketing, la logistica, la contabilità. E faccio anche la commessa. Tra qualche mese avrò bisogno di un aiuto. Ma si sa, quando ci si mette in proprio, bisogna considerare che si deve lavorare a tempo pieno, almeno per due – tre anni”.

Dunque, la “vita passata” le è servita? “La mia carriera professionale- replica- è stata decisamente a zig zag! Non ho mai fatto l’ingegnere, nonostante la laurea sia stata un traguardo per cui ho sputato sangue. Ripensandoci, gli studi durissimi mi hanno resa molto sicura di me e azzerato la paura di affrontare nuove sfide. Il marketing mi è piaciuto molto e, ovvio, mi ha aiutata parecchio nel realizzare quest’impresa. Sapevo bene come preparare un business plan. Sono esperta di comunicazione. In generale il marketing insegna a considerare come tutti gli aspetti di un’azienda, grande o piccola, debbano funzionare ben coordinati. Mi sento più debole sull’aspetto contabilità e per questo ho un commercialista, che mi dà un a mano”.

Rimpianti Monica non ne ha. “Non avrei mai e poi mai pensato di mettermi in proprio- dice- Fare l’impiegata mi piaceva. Ma in questa fase della mia vita mi sento molto gasata. Non so dire se sarà per sempre così. Ho aperto il negozio durante la crisi economica più drammatica che la mia generazione abbia mai vissuto. Forse nel momento sbagliato. Ma se aspettiamo che tutto sia perfetto, non ci muoviamo più. Il tempismo mi ha assicurato un locale in una posizione fantastica e la banca mi ha offerto condizioni ottime”.

Ma è un’attività che rende? “Non vorrei parlare di cifre – si affretta a rispondere – e sono ancora agli inizi. Il negozio sta andando benissimo, ho avuto molta risonanza mediatica e il passaparola funziona che è una meraviglia. Ho appena cominciato a vendere anche online. Per un piccolo negozio con prodotti di nicchia la pratica insegna che ci vogliono cinque anni per raggiungere il massimo potenziale. Io sono qui da due e mezzo e il mio lavoro mi permette di vivere tranquillamente”.

Ha detto che ora non cerca collaboratori, ma che lo farà tra qualche mese. “Al momento- dice- non cerco personale, ma presto comincerò a guardarmi intorno. Mi piacerebbe avere la collaborazione di un italiano o un’italiana che parli tedesco, superi la prova telefono, e che conosca un po’ l’ inglese. Assumerei persone che trovino divertente avere rapporti con il pubblico. Indifferente sarebbe il suo background. Potrebbe essere una mamma con figli grandi e che cerca tempi flessibili. Una che abbia l’occhio allenato al buon gusto. Non sarebbe difficile lavorare e vivere qui. A Vienna si vive bene”.

La qualità della vita, a sentire Monica, è altissima. Non a caso la città si piazza sempre tra le tre città più vivibili al mondo. “In più – afferma – l’immagine dell’Italia qui è positiva. Non pizza, mafia, sciopero, ma moda, vacanze, buon cibo, ottimo gusto, arte. Essere italiani qui significa avere una marcia in più”.

Nessuna nostalgia? Dell’Italia a Monica mancano due cose: il clima e il mare vicino. Tanto. A Vienna fa troppo freddo e l’inverno è lunghissimo.

“La lingua – aggiunge – è stata un grosso scoglio all’inizio, ma l’ho affrontato di petto e ho vinto io. Dopo tre anni ho fatto colloqui di lavoro in tedesco. Sono stata assunta da aziende per le quali il fatto che parlassi italiano non contava niente”.

L’aspetto più bello di Vienna? “La capitale – fa sapere – è una città che mi ha stregata subito. Molto tranquilla. E per una donna che vive sola, questo è fondamentale. La burocrazia è onnipresente, ma gira come un orologio svizzero. Gli ammortizzatori sociali ci sono e funzionano. Vienna è piena di stranieri, di prima o seconda generazione. È una città internazionale, qui ci sono l’ONU, l’OPEC e al supermercato trovi la mozzarella di bufala. Vienna è una metropoli moderna, quasi due milioni di abitanti e la si attraversa tutta in venti minuti. I mezzi pubblici funzionano alla perfezione. Io non ho la macchina. ma una bicicletta. Rispetto a Roma, non è affatto cara. Gli affitti sono ancora abbordabili, anche se stanno salendo in fretta. Fare la spesa e mangiare al ristorante costano di più come un po’ ovunque in Europa. Rispetto all’Italia sono gli stipendi ad essere più alti e un neolaureato al primo lavoro può vivere da solo e fare vacanze tranquillamente”.

Per ora Monica non ha in programma di tornare in Italia. Le piace venire di rado. “Ma dopo più di nove anni in Austria, l’Italia – confessa- mi irrita in fretta. Non sopporto più la maleducazione, i politici che fanno demagogia, la mancanza di senso di responsabilità”. Continuerà ad oliare da Vienna le attività di riciclaggio, facendo concorrenza alla Piovra. E sapete come? Da qualche tempo, infatti, la catena ha avviato un progetto. Vestiti di ogni genere, ma anche coperte, meravigliose tappezzerie da arredamento, capi vari e in disuso, si possono facilmente inviare a San Giuseppe Jato da tutto il mondo per averli “riciclati” in forma di vere coppole siciliane.

A cura di Cinzia Ficco