La vita di una velista in Polinesia

A cura di Maricla Pannocchia

È difficile immaginare Jasna Tuta nei panni della classica maestra delle scuole elementari, lavoro che ha svolto in Italia e che ha amato perché, a leggere quello che ha da dire, tutto trasuda avventura e voglia di fare. Nel 2009, quando aveva 29 anni, Jasna ha mollato l’Italia con un biglietto di sola andata per l’Asia. Quel continente, però, è stato solo il primo dei diversi visitati. Data la sua forte passione per il mare, Jana ha effettuato diverse navigazioni e si considera una sabbatica.

Ella ha tanti posti che chiama “casa” e uno di questi è la Polinesia. Scartata Bora Bora, troppo contaminata dal turismo di massa, Jana consiglia la Polinesia Francese a chi è in cerca di scenari da cartolina arricchiti da una popolazione locale genuinamente gentile e da uno stile di vita più semplice rispetto a quello occidentale.

“Quando sono in Occidente spesso mi capita di riprendere a vivere velocemente”, racconta Jasna, “perché quella frenesia è contagiosa, allora torno in Polinesia ogni anno per un paio di mesi, per ricordarmi come e perché scalare le marce.”

Jasna Tuta

Ciao Jasna, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono Jasna Tuta, ho 42 anni e vengo da Sistiana, un piccolo paese vicino a Trieste. Una volta facevo la maestra delle elementari, un lavoro che mi piace molto, ma poi ho scoperto che viaggiare mi piace ancora di più. La mia passione più grande è il mare e di conseguenza amo tutti gli sport che hanno a che fare con l’acqua: navigare in barca a vela, fare immersioni e apnea, nuotare, praticare windsurf…

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Sono partita nel 2009, a 29 anni. Ho comprato un biglietto di sola andata perché una vocina dentro di me mi diceva di farlo e avevo capito che non mi avrebbe dato pace finché non l’avrei assecondata. All’inizio pensavo di prendermi solo un anno sabbatico. Mi ricordo una bambina alla quale raccontavo i miei progetti di viaggio che tutta entusiasta mi disse: “Che bello, anch’io da grande voglio fare la sabbatica!” Al momento ho riso, ma adesso mi rendo conto che lei ci aveva azzeccato, aveva previsto il mio futuro. Ormai sono 15 anni che faccio la sabbatica…

Che Paesi hai visitato finora e quale ti ha colpito di più?

Ho cominciato in Asia per poi andare in Australia. Lì le cose sono cambiate, mi sono imbarcata e ho cominciato a esplorare il mondo da una baca a vela. Un viaggio così è molto più lento, ma ti permette di vivere i Paesi più intensamente. Dopo l’Australia ho navigato in Messico, in Polinesia Francese, alle Figi, alle Tonga, in Nuova Zelanda ecc. Il Paese che mi è rimasto più nel cuore è sicuramente la Polinesia Francese. È semplicemente meravigliosa. Quella volta ci rimasi per 3 anni e anche adesso che sono tornata nel Mediterraneo, torno in Polinesia quasi ogni anno per un paio di mesi. Ho vissuto talmente tante bellissime esperienze tra i polinesiani che ho deciso di dedicare loro un libro intero, che uscirà prima dell’estate anche in italiano.

Dove vivi precisamente e di cosa ti occupi?

Io sono una nomade, ho tanti posti che chiamo casa, Polinesia inclusa. Al momento la mia casa preferita è Tahuata, la mia barca. Le ho dato il nome di un’isola polinesiana dove ho trascorso tanti momenti speciali e dove ho lasciato un pezzettino del mio cuore. Io non ho un lavoro fisso ma faccio tante cose. Diciamo che d’estate la mia occupazione principale sono i corsi di vela, d’inverno invece scrivo libri, organizzo serate dove parlo di viaggi e navigazioni, mi prendo cura della mia barchetta e, quando il tempo me lo permette, viaggio.

Come sei arrivata in Polinesia?

In Polinesia ci sono arrivata in barca e quella lunga navigazione dal Messico alle Marchesi è stata una delle esperienze più forti della mia vita. Sono stati 32 giorni di navigazione senza mai fermarmi, con tanti momenti di pura gioia ma anche tanta paura. Ho raccontato questa mia esperienza nel mio primo libro “Un oceano di emozioni”, edizioni Il Frangente.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

I polinesiani sono famosi per la loro ospitalità e devo dire che questo negli anni non è cambiato. Specialmente nelle isole meno turistiche, per esempio le Marchesi, la gente si fa in quattro per farti sentire il benvenuto. Se ti vedono passare ti corrono incontro e ti portano un dono, di solito un frutto. Non vogliono niente in cambio, gioiscono nel dare, anche se hanno poco. Forse l’unica isola dove non mi sono sentita benvenuta è stata Bora Bora, si sente che la gente del posto è un po’ stanca di vivere sempre circondata da una massa di turisti… d’altronde li capisco. Per avere l’occasione di legare con la gente del posto bisogna trovare un’isola minore. Meno turisti ci sono, più bella sarà l’esperienza.

Nell’immaginario collettivo la Polinesia è spesso sinonimo di Paradiso. È davvero così?

Sì. Nel mondo ci sono tanti Paesi bellissimi, ma la Polinesia è proprio un altro pianeta. Ha la fortuna di essere davvero lontana da tutto, per cui tranne quelle principali che hanno un po’di turismo, le isole sono esattamente come erano 50 anni fa, incontaminate.

È facile trovare lavoro o avviare un’impresa in Polinesia?

La sensazione che ho è che sia molto più facile avviare un’impresa che trovare lavoro. Quando sono in Polinesia vedo opportunità lavorative a ogni angolo. Per la parte burocratica non posso rispondere perché ho sempre lavorato scrivendo per riviste europee e quindi non avevo bisogno di permessi. Tuttavia, non è molto complicato, diciamo che per chi si è allenato con la burocrazia italiana in Polinesia non avrà grandi problemi.

Quali sono, secondo te, i luoghi che non possono mancare nell’itinerario di chi visita la Polinesia per la prima volta?

Dipende tutto dal tempo che si ha a disposizione. A grandi linee, secondo me è meglio non visitarla troppo di fretta quindi, se il tempo a disposizione è poco, meglio scegliere meno isole e godersele per più tempo. Le isole sono tutte bellissime, è difficile sbagliare. Bora Bora è quella più famosa, anche se purtroppo il turismo di massa l’ha rovinata un po’. Se dovessi sceglierne un paio per una vacanza breve direi Moorea, Huahine, Maupiti e almeno un atollo, Fakarava o Rangiroa.

E quali sono quei posti meno conosciuti che meritano una visita?

Le Marchesi. Queste isole sono molto lontane e, per via della sabbia nera, non hanno l’acqua cristallina, quindi di solito non sono inserite negli itinerari turistici ma proprio per questo sono rimaste molto autentiche. L’ospitalità di quella gente e il suo calore umano sono uno dei tesori più belli che ho trovato viaggiando per il mondo. Sono incontri molto intensi e speciali, che restano nel cuore per sempre.

Che cos’hai imparato vivendo in Polinesia?

A vivere lentamente e a godermi la vita. L’ho imparato lì, ma cerco di farlo anche quando sono a casa e navigo in Adriatico. Non è sempre facile, il ritmo frenetico della vita occidentale è molto contagioso. Per questo ogni tanto scappo in Polinesia… per ricordarmi come si fa a scalare le marce.

Progetti futuri?

Tanti. Adesso sto finendo un progetto di scuola vela per non vedenti, ad aprile andrò a navigare un po’ da sola, per la mia anima, poi in estate farò tanti corsi crociera in Italia e in Croazia e andrò a trovare un amico che naviga in Alaska. Vorrei anche organizzare una crociera in Polinesia in autunno e, tra tutte queste cose, devo anche pubblicare il libro sulla Polinesia, la versione audiolibro di “Un oceano di emozioni” e poi ho cominciato a scrivere un libriccino per chi ha voglia di cambiar vita ma non sa da dove cominciare o ha paure che lo bloccano. Insomma, anche quest’anno non mi annoierò!

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E-mail: info@jasnatuta.com

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