Ico Gasparri, dall’archeologia alla fotografia

Ci sono esperienze che si nascondono in luoghi defilati. Via Stoppani, a Milano, è una via discreta, di quella eleganza sobria di cui Milano, a volte, è ancora capace. E mi piace pensare che questo luogo e questa via non si siano incontrati per caso. Vengo a conoscenza di questa “bottega” in una grigia mattina di febbraio. E, insieme alla bottega conosco la storia di Ico Gasparri e della sua compagna Paola Periti.

Sebbene tra le storie che pubblichiamo quelle che riscontrano un maggior gradimento siano quelle degli italiani espatriati, a me piace scovare parole che raccontano di cambiamenti meno clamorosi, forse, ma certo non meno avventurosi e affascinanti. In fondo la filosofia di questo sito è il cambiamento e cambiare non è necessariamente sinonimo di espatriare. A volte cambiare è anche mettersi di lato, tirarsi fuori e provare a fare.

Fotografie di Ico Gasparri  archeologia

Oggi parliamo di Ichome e del suo fondatore Ico Gasparri. È stato archeologo fino al 1992 per poi dedicarsi alla sua grande passione: la fotografia. Per essere precisi la fotografia sociale. Racconta: “Scattare foto per raccontare agli altri cosa stesse succedendo di brutto in situazioni e luoghi che non potevano essere visti tutti insieme.” Sono molti i lavori e i progetti fotografici che escono dalle visioni di questo fotografo; lavori sui migranti e sugli scempi urbanistici del nostro territorio. Nel 1990 si trasferisce a Milano e inizia quella che è la sua ricerca forse più articolata che va sotto il nome di Chi è il maestro del lupo cattivo? una ricerca dice “dedicata alle radici culturali della violenza sulla donna nelle pubblicità stradali”.

Il suo percorso continua e continua sempre nel solco del sociale e del rispetto ambientale. Nel 2005 da vita al progetto fotografico Ri-ciclo una documentazione artistica sull’uso corretto dei rifiuti, sulla riduzione dello spreco attraverso il riutilizzo. Sempre di quegli anni sono altri due bellissimi percorsi di testimonianza per immagini e di denuncia di sguardi, se così posso dire: Il parco non giochi dedicato alla perdita dello spazio del gioco per i bambini nelle zone di guerra e Mare clandestino, serie di foto realizzate nei porti siciliani sui relitti abbandonati dai migranti. L’arte, la cultura in genere, contrariamente a quanto qualcuno pensa, possono fare moltissimo per sensibilizzare sulla necessità di una convivenza civile e civica meno miope. Dice Gasparri “Fotografia sociale sono per me anche La città cattiva e Un fiore di città, due lunghe indagini parallele sui micro abbandoni della città di Milano che finiscono per disegnare un vestito – brutto da indossare – che non smette mai di essere tessuto.”

Vite individuali raccontate in modo collettivo, perché i singoli gesti, piccoli o grandi, hanno sempre una valenza e una ricaduta sociale. La fotografia di Ico Gasparri sembra un continuo richiamo alla responsabilità di ciascuno. Come il progetto Antichissimo fiore dedicato ai giovani siciliani che combattono contro la mafia e che Gasparri ritrae metaforicamente come fiori bianchi che crescono tra i templi di Selinunte.

Fotografie di Ico Gasparri archeologia

Poi, nel giugno del 2010, nasce un altro progetto e a raccontarmelo è Paola Periti, energica ed entusiasta compagna di percorso di Ico: “Ad un certo punto abbiamo deciso di scendere in strada, diciamo così, aprendo questa bottega. Anche perchè io, nel frattempo, dopo una vita di lavoro nel mondo finanziario, vengo lasciata a casa. Senza neanche tanti preamboli. Così apriamo questo spazio che non è una galleria ma un luogo di incontro e di condivisione.”

Paola è una donna molto decisa e convinta del proprio progetto che, oltre ad un legittimo aspetto economico legato alla vendita delle fotografie di Ico, continua, sempre più a radicarsi nel sociale. “Abbiamo dato vita ad una serie di iniziative chiamate Zattere su cui salgono progetti più che persone.” E inizia a raccontarmene una legata alla comunità rom sgombrata dal campo di Rubattino, periferia milanese: “Il problema più drammatico era relativo ai bambini. Tutti loro andavano regolarmente a scuola e questo, con lo sgombero, rischiava di non essere più possibile. Pensa che quando li hanno sgomberati, molti bambini tenevano stretti tra le braccia i libri di scuola, come fossero il loro bene più prezioso. Cosa accade allora? Alcune mamme di bambini compagni di scuola dei piccoli rom decidono di fare qualcosa di concreto anche con la nostra collaboazione. Una cooperativa toscana mette a disposizione del vino. Le mamme organizzano una vendita nel nostro spazio chiamando questo vino ROM rosso d’origine migrante. Con il ricavato di questa vendita e con altre iniziative riescono a sistemare quattro famiglie sgomberate.”

Paola e Ico hanno dato vita ad un’esperienza complessa e articolata in cui la bottega su strada, come la chiama Paola, diviene punto d’incontro per altri artisti e persone che abbiano un progetto da condividere. Progetto è la parola su cui Paola, durante la nostra conversazione, insiste particolarmente perché è quello che conta, più che i nomi delle persone che lo realizzano.

 archeologia

Zattera è un nome che ci piaceva perché da in pieno l’idea di persone che si imbarcano insieme per un viaggio” mi dice Paola mentre mi mostra alcune foto del suo compagno. Chiedo quali altre zattere hanno fatto salpare da quel posto in via Stoppani: “La prima è stata Terranica, sulle tradizioni della ceramica vietrese, poi quella Esclusi e recluse, sulle barche dei migranti, sugli oggetti lasciati che raccontano storie. La terza zattera è stata Ripartiamo dai limoni sul dissesto idrogeologico della Costa d’Amalfi con il conseguente abbandono dei terrazzamenti coltivati a limoni. La quarta, salpata il 19 gennaio 2011 è sull’isolamento degli artisti a Milano.

La storia di Ico e Paola è una storia fatta di parole e immagini che diventano fatti e gesti concreti. Gesti d’arte che tentano di fare da testimoni e da cassa di risonanza ad altre storie per cambiarne il corso. Forse il cambiamento è anche questo.

L’indirizzo di Ichome è Via Stoppani 10 a Milano

Se volete fare due chiacchiere con Ico questo è il suo blog

http://icofotografico.blogspot.com

 

A cura di Geraldine Meyer