Esodo dei giovani dall’Italia

A cura di Gianluca Ricci

Se la massiccia immigrazione a cui stiamo assistendo negli ultimi anni dai Paesi meno ricchi e privi di risorse a quelli dotati di maggior appeal dal punto di vista del benessere generale sta interessando anche l’Italia, ciò sta avvenendo tuttavia in senso biunivoco. Da un lato le nostre coste sono diventate meta agognata di migliaia di uomini provenienti dalle aree più depresse del pianeta, tutti alla ricerca di nuove opportunità là dove in patria queste, per motivi diversi, non possono più essere garantite; dall’altro però migliaia e migliaia di nostri connazionali stanno lasciando la loro terra natia a caccia di occasioni che nel Belpaese non sembrano più alla portata di tutti, ovviamente in zone del pianeta che per benessere e ricchezza superano ampiamente gli standard medi a cui siamo abituati alle nostre latitudini.

A sostenerlo sono i dati in possesso dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro Italiani: freddi numeri, che certificano però una situazione di sofferenza diffusa, dal momento che risulta come fra il 2007 e il 2015 quasi 800mila persone si siano cancellate dagli archivi anagrafici dei comuni italiani, i due terzi delle quali cittadini italiani in cerca di fortuna all’estero. Ciò che è peggio è che si tratta per lo più di ragazzi giovani, colpiti da un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa (peggio solo Spagna e Grecia) e costretti per questo ad armarsi di passaporto e spirito di iniziativa.

Una conferma alle peggiori previsioni di qualche anno fa, quando inascoltati soloni paventarono un futuro, perniciosissimo esodo delle nuove generazioni verso altri Paesi, più attrezzati del nostro ad offrire loro allettanti possibilità. Le mete più attraenti – ed è questa la particolarità del fenomeno – risultano tutte in Europa: il Paese che esercita sulle nuove generazioni italiane maggior interesse è senza ombra di dubbio la Germania, dove hanno trasferito la propria residenza oltre 20mila nostri connazionali. Al secondo posto, nonostante i timori legati alla Brexit e alle possibili conseguenze sui lavoratori stranieri, il Regno Unito, dove sono finiti 19mila italiani, e al terzo la Francia, scelta da 12mila giovani.

Ognuno di essi ha pianificato il proprio viaggio, consapevole che non è sufficiente prendere il primo treno o il primo aereo e raggiungere una città qualsiasi del nord Europa per garantirsi automaticamente un’occupazione dignitosa. Molti si erano preparati al grande balzo già alle scuole superiori, magari frequentando un anno all’estero o espatriando durante i mesi estivi per svolgere qualche lavoretto alternativo in attesa del diploma o della laurea. Non pochi sono stati coloro che, anche grazie a specifiche agenzie, hanno preferito dedicare le loro energie relative all’alternanza scuola-lavoro prevista dalla nuova riforma scolastica a stage condotti in aziende estere: un sistema che per alcuni si tradurrà, una volta maturati i tempi, in utili contatti per il futuro.

Già, perché all’estero le occupazioni possono riguardare anche settori delicati come il marketing o la comunicazione, utilissimi per sviluppare competenze linguistiche indispensabili ad un futuro trasferimento. Coloro che invece hanno già concluso il loro percorso formativo e sono già pronti ad entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro, sempre che non abbiano avuto l’opportunità di stringere contatti autonomamente con qualche azienda o imprenditore, possono fare riferimento su alcune agenzie specifiche promosse direttamente dalle istituzioni europee, come per esempio l’Eures, il portale europeo della mobilità professionale in cui si cerca di incrociare domanda e offerta di lavoro in tutti i Paesi dell’Unione Europea, e non solo.

Ma c’è speranza anche per chi giovane non è più, visto che alcune agenzie hanno pensato di estendere il sistema anche a quanti hanno oltrepassato il confine delle 35 primavere e ritengono opportuno mettersi in gioco da qualche altra parte del continente che non sia l’Italia. Basta iscriversi, frequentare adeguati corsi di formazione o riconversione professionale e il gioco è fatto.