Intervista a Gigi Rana: chef

A cura di Nicole Cascione

Definire “cuoco” Gigi Rana, chef del Ristorante Boutique Tentazioni a Cavigliano, è riduttivo. Gigi, persona creativa e determinata, cucina non per professione, ma per un vero e proprio stile di vita. Per lui la cucina va intepretata come una forma d’arte e come un mezzo potentissimo di scambio culturale tra i popoli.

Tra i suoi sogni nel cassetto c’è la creazione di una Casa del Talento in Valle d’Itria, in Puglia, “dove i giovani creativi di ogni competenza artistica under 30 possano avere la possibilità di mettersi in gioco e lavorare, amando le proprie radici senza dover scappare come ladri dalla propria madrepatria, che li caccia per vie subdole e meschine in ogni angolo remoto del pianeta.

Una vera rivoluzione culturale creativa. Fatta di menti e di cuori”.

Gigi Rana: vivo e cucino con la verve di un artista

Gigi, presentati ai lettori:

Ho 29 anni sono pugliese, nato a Bari. Vivevo e lavoravo a Milano sui Navigli e il mio capo decise di farmi vedere l’Hotel Boutique Tentazioni a Cavigliano nei pressi di Ascona sul Lago Maggiore, nel cuore del Canton Ticino.

Apprezzai subito la location e la cura degli arredi di design, l’orto, il giardino e le cinque suite lodevoli e minuziose. Immediatamente avvertii la potenzialità di concretizzare un progetto serio, ambizioso e pieno di cultura.

La mia fortuna è quella di aver trovato delle menti affini che sono state sin dal principio risorse preziose per questo progetto: il proprietario Francesco Di Giacomo, il Restaurant Manager Francesco Gaiardelli e il Sous Chef Giovanni Gigante.

Di cosa ti occupi?

Io cucino. Non ho mai cucinato assolutamente per professione, bensì per uno stile di vita vero e proprio. Vivo e cucino con la verve di un artista. Sono stato sempre sicuro che la cucina interpretata come una vera forma d’arte non abbia confini, ma abbia lo scopo di amplificare e unire tutte le forme culturali e del talento che esistono, come la pittura, la musica, il teatro, il cinema, il design, l’architettura, la danza, ecc..

La cucina non è una gara, è un grande mezzo potentissimo di scambio culturale tra tutte le culture, i popoli e gli usi e costumi di chiunque si nutra.

Qual è stato il tuo percorso professionale?

Il mio percorso professionale è iniziato sicuramente nel periodo scolastico nel 2002 con l’alternanza scuola e lavoro che, grazie ai miei professori e alla mia famiglia, ho potuto affrontare serenamente. Questi ultimi hanno sempre visto in me, con grande lungimiranza, una vera attitudine innata per la cultura culinaria.

In seguito ho viaggiato molto in tutta Italia e all’estero. Tra tutte le esperienze lavorative quelle che mi hanno segnato maggiormente sono state a Londra, New York City, Milano, Abu Dhabi e Roma.

Qual è l’aspetto più bello del tuo lavoro?

Chi sceglie come me un percorso di cucina ambizioso, sa che tutti i sacrifici, le rinunce e le sofferenze che comporta la formazione Gourmet, dopo minimo quindici anni di investimenti e duro lavoro, si tramuta in soddisfazioni molto intense e appaganti.

Non esiste un aspetto più bello ed uno meno bello. La Cucina Gourmet ad alti livelli è una missione che va oltre gli standard di normalità.

Cosa apprezzano maggiormente della cucina italiana gli svizzeri ?

Tutto il Made in Italy è agli apici del pianeta, perche abbiamo sempre creato i modus vivendi e le tendenze da sempre in qualsiasi ambito professionale e creativo.

Penso che il popolo svizzero possieda uno stile di vita molto alto, perció ama mangiare bene e vivere bene. Dunque è la semplicità disarmante degli chef italiani che toccano e lavorano la materia prima e il modo in cui riescono a ricavare dei piatti di un livello altissimo con pochi tocchi.

Nel tuo settore, credi che ci siano possibilità per gli italiani in Svizzera o è un settore oramai saturo?

Anche se sono in Svizzera da diversi mesi, ho notato che c’è un abisso di possibilità di crescita culinaria spaventosa.

Il mercato è vergine e tutt’altro che saturo. Sono presenti molte grandi cucine in tutto il territorio, ma c’è ancora molto da creare, specialmente perché la Svizzera è una terra prestigiosa e molto ricca non solo economicamente, ma anche dal punto di vista sociale, con una grande sensibilità civica e ampia visione.

Tornando al tuo lavoro, quali sono gli ingredienti a cui non riununceresti mai?

Sono nato e cresciuto in Puglia, nella terra di Bari, ed essendo stato forgiato in una terra eletta da Dio che possiede una biodiversità stagionale spaventosa per numero di ingredienti, è un po’ difficile indicare degli ingredienti specifici.

Sarebbe riduttivo, ma se devo, scelgo l’olio extravergine Peranzana nel nord barese, il limone e la vaniglia Bourbon.

Qual è il tuo piatto forte?

Ne scelgo uno tra molti. Un primo piatto: tagliatelli di alga spirulina con polpa di ricci, limone biologico e olio extra vergine del Frantoio Muraglia di Andria.

Quali sono i pro e i contro del vivere in Svizzera?

Mi trovo molto bene. Questa è una terra dove vige il rispetto sociale, la meritocrazia e la precisione zelante. Quindi per ora è tutto PRO. Il paesaggio, l’aria pura, le vallate e l’organizzazione maniacale dell’urbanistica e della società in tutti gli aspetti. Solo devo ancora abituarmi all’economia e all’alto costo della vita, quattro volte superiore ai costi dei beni primari nel Sud Italia.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Sono un sognatore per antonomasia. Più ne realizzo e più continuo ad ambire. Oggi a 29 anni ho tre grandi sogni:

– Aprire il mio ristorante 40 posti di Cucina Pugliese Gourmet nel West Village a Manhattan, a New York City, con la mia filosofia e le mie idee piu nascoste e remote che custodisco segretamente.

– Vivere in Africa e realizzare un progetto sul cibo in Ghana o in Congo o anche in Kenya.

Penso che tutta l’umanità sia iniziata in Africa e tutto finirà lì.

– Creare una Casa del Talento in “Valle d’Itria”, dove i giovani creativi di ogni competenza artistica Under 30 possano avere la possibilità di mettersi in gioco e lavorare, amando le proprie radici senza dover scappare come ladri dalla propria madrepatria, che li caccia per vie subdole e meschine in ogni angolo remoto del pianeta. Una vera rivoluzione culturale creativa. Fatta di menti e di cuori.