Gaia: una vita intelligente e senza soldi a Tenerife

Si può vivere senza soldi? Per Gaia Rizzoli sì! Bastano volontà, intelligenza, una spiccata empatia e una meravigliosa comunità con cui identificarsi.

Di Paola Grieco per Voglio Vivere Così

Ciao Gaia, parlaci di te: vita e lavoro

Ho 28 anni, sono nata a Bologna ma dopo il diploma come Operatore Grafico Pubblicitario mi sono trasferita a Ferrara per ottenere la laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione (3 anni). Dopo la laurea, mi sono trasferita a Milano dove ho acquisito la mia seconda laurea in Strategic Communication, un innovativo corso in inglese dell’università IULM. Sono poi rimasta a vivere a Milano, lavorando prima in un’agenzia di eventi e poi accettando il “lavoro dei sogni”: diventare parte del Well-being Team di Deloitte, una delle quattro maggiori società di consulenza al mondo. Attraverso inchieste periodiche, Il mio compito era quello di identificare le principali problematiche relative al benessere dei nostri impiegati e studiare azioni per migliorare sempre di più l’esperienza delle persone all’interno dell’azienda. Dopo un solo mese di lavoro, ci hanno mandati tutti a casa a causa del COVID, per due interi anni. Le grosse aziende non hanno mai permesso ai propri impiegati di tornare in ufficio.

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Come e quando è nata la tua voglia di cambiare vita e lasciare l’Italia?

Dopo un anno e qualche mese, ho iniziato a mostrare i sintomi della depressione. È iniziata con il vomito continuo nel mese di marzo ed è terminata forse solo ora. Dopo la malattia, quando sono tornata in ufficio, mi è stato detto che la mia performance non rispecchiava assolutamente le aspettative, e che non mi avrebbero rinnovato il contratto. Ho deciso di dare un’altra possibilità a Milano, all’Italia, alla vita che ci dicono che vogliamo. Purtroppo, dopo un altro anno, ho capito che quella città, quel paese, non aveva più nulla da darmi. Ero guarita, ma ancora spenta.

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Gaia Rizzoli: un vita intelligente e senza soldi a Tenerife

La molla del trasferimento deve essere scattata a seguito del licenziamento e/o della diagnosi medica. Molte persone avrebbero potuto disanimarsi ma tu hai deciso di voltare pagina.

Perché? Qualcosa già bolliva in pentola?

Ho preso un biglietto di sola andata per un’isola qualsiasi delle Canarie (Tenerife), sono rimasta in ostello per circa un mese mentre mi guardavo intorno e cercavo di capire come avrei vissuto. Le possibilità erano infinite, e in questi anni di dolore, pandemia, guerre, crisi idrica, energetica, climatica, umanitaria e quant’altro, ho iniziato a sentire il bisogno di imparare a sopravvivere a una potenziale apocalisse.

Forse il trauma del COVID, unito alla depressione, unito al rifiuto da parte di un’azienda a cui avevo dato tutto, compresa la mia salute mentale, mi ha fatto capire che non ero fatta per stare in una società “normale”. Non più. All’epoca pensavo ancora di poter salvare il mondo un passo alla volta, stando seduta nel mio ufficio, e non mi rendevo conto che sarebbe stato meglio comprare qualche ettaro di terra e iniziare a coltivare.

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Ci parli del progetto in cui ti sei integrata a Tenerife?

Come e perché hai scelto di vivere in un santuario per animali? Avevi contatti previ?

Mentre mi trovavo in ostello, cercando di capire se avrei lavorato come cameriera, chiesto l’elemosina per strada cantando oppure lavorando nelle piantagioni di banane, ho iniziato a contattare diversi posti in cui sapevo che offrivano vitto e alloggio in cambio di lavoro con gli animali. Si trattava di tornare alle origini. Sono cresciuta in campagna e ho uno spiccato senso per il problem solving pratico.

Ho visitato Tenerife Horse Rescue, un santuario animale sostenibile e autosufficiente. In cambio di poche ore di lavoro al giorno (nell’ambito che più ti piace) hai una casa, che può essere un van, una cueva (n.d.a. tipiche caverne scavate nella roccia che, in passato, servivano da riparo agli strati più umili della popolazione, oggi ristrutturate e rese più vivibile), una tenda, una tiny house o altre tipologie di abitazione, cibo illimitato e una meravigliosa comunità di una quarantina di volontari.

Si può vivere con pochi o scarsi ricorsi? Facilitati, forse, dal fatto di vivere in una comunità e su un’isola?

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Assolutamente sì. Abbiamo degli accordi con diversi supermercati e distributori di frutta e verdura. Tutto il cibo che non possono più vendere – ma che rimane comunque buonissimo – lo danno a noi. Andiamo ogni giorno a recuperare il cibo che altrimenti andrebbe buttato. In questo modo riusciamo a dare da mangiare a 40 volontari e 400 animali al giorno … Fa pensare, vero? L’unica cosa che acquistiamo è l’acqua potabile. Abbiamo pannelli solari, filtri di ogni genere, e la nostra acqua viene riutilizzata praticamente all’infinito. Il cibo che non è più buono per noi va agli animali e se non è buono nemmeno per loro, va nel compost. Il compost, infine, viene utilizzato per il giardino dal quale nascono altri frutti e così via.

santuario animali tenerife

Come hai trovato il passaggio da una città frenetica come Milano a una vita sull’isola? Come si vive a Tenerife?

Passare da Milano a una vita su un’isola è stata la cosa più facile e naturale che potessi fare. Appena sono arrivata mi sono sentita nuovamente a casa, circondata da persone sorridenti e gentili. Trovare un lavoro qui è facilissimo. Mi sono stati offerti lavori come cameriera o cassiera anche mentre camminavo per strada, ma poi ho trovato un modo per vivere alla grande senza dover sottostare a turni estenuanti o alla tipica giornata 9 – 18. L’unico contro è che tutti i miei medici si trovano in Italia. Il dermatologo, la mia ginecologa, la mia psichiatra eccetera. Tutti con le mie cartelle cliniche e la mia storia (lunga e tortuosa). Per determinate visite devo ancora tornare in Italia, ma la cosa diventa più facile una volta ottenuto il NIE (permesso di soggiorno per i cittadini comunitari) bianco o verde.

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A proposito di NIE, sui siti italiani sembra la cosa più complessa del mondo e girano consigli come “Vai in agenzia” – “fallo prima di partire” –, la realtà è che se hai la possibilità di stare almeno qualche settimana in ostello o in un’altra sistemazione, nessuno sa che sei lì, nessuno viene a cercarti.

Puoi tranquillamente andare sul sito ufficiale del Governo di Spagna, prendere appuntamento e poi andare e fare il documento. Per i cittadini comunitari è tutto abbastanza facile e diretto. Stop. Fine.

Spesa totale = 9 euro. A quel punto puoi cercare lavoro. Io non ho ancora fatto il NIE, perché al momento non mi serve.

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Che consigli potresti dare a chi volesse seguire le tue orme?

Consiglio di seguire l’istinto. La società in cui viviamo ci fa credere che tutto sia estremamente complesso. Ma il mio trasferimento alle Canarie è letteralmente la cosa più semplice che io abbia mai fatto. Non c’è nemmeno paragone rispetto allo stress di vivere nella società “occidentale” ogni giorno. Ogni minuto a Milano, sperimentavo lo stesso livello di stress che qua sperimento nell’arco di quattro mesi. Consiglio di venire sull’isola per una settimana, guardarsi intorno, parlare con la gente, conoscere persone, chiedere in giro. Scoprirete che le soluzioni sono davvero infinite!

Gaia Rizzoli: un vita intelligente e senza soldi a Tenerife

Che cosa ti manca dell’Italia e che cosa non ti mancaMi manca il cibo, la cucina. Non mi manca tutto il resto. Non può mancarmi un paese che ha deciso di votare per qualcuno che vuole portarlo indietro di 70 anni.

Come vedi il tuo futuro?Al momento ho un progetto in mente. Ho intenzione di acquistare un terreno e creare la mia personale finca (azienda agricola) sostenibile. Nel frattempo, ho adottato un cane. Si chiama Mac ma tutti qui lo chiamiamo Maki. Era depresso come lo ero io, tanto che erano tutti convinti che avesse ormai 12 anni. In realtà era solo molto triste.

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