Auni: equilibrio tra il mondo indiano e quello occidentale

A cura di Maricla Pannocchia

Rimasta in India per scelta durante la pandemia da Covid-19 “perché lì le restrizioni non erano ferree come in altri Paesi”, Auni, originaria del Piemonte, ne ha approfittato per re-inventarsi. “Prima del Covid-19 facevo l’insegnante di yoga a tempo pieno, oltre che la massaggiatrice ayurvedica. Successivamente, senza poter lavorare a contatto con le persone, ho tenuto lezioni online per un certo periodo ma, non avendo troppa dimestichezza con la tecnologia, pian piano ho ridotto anche quelle. Sfruttando la mia creatività e i contatti in ambito tessile ho iniziato a collaborare con realtà sartoriali e ho creato una piccola linea di vestiti” racconta la donna, che, adesso, crea anche gioielli con il macramè.

La vita in India, secondo Auni, non è per tutti, e vivere stabilmente lì è diverso dall’andarci in vacanza. Per questo, la donna non se la sente di consigliare tale mossa ad altre persone, “di solito queste sono decisioni personali che si prendono dopo aver vissuto determinate esperienze in India. Trasferirsi qui non è come andare a vivere in Spagna o in Paesi simili.” Auni, tuttavia, non vive ancora stabilmente in India, “perché l’unico modo, per me, per rimanerci a lungo termine, sarebbe sposare un indiano.”

Alla continua ricerca di un equilibrio fra questi due mondi per molti aspetti così diversi da loro, quello indiano e quello occidentale, Auni continua con i suoi lavori creativi, determinata anche ad ampliare le sue conoscenze.

Auni Kamalika India

Ciao Auni, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao! Sono nata in una piccola valle del Piemonte, al confine con la Svizzera. Mia mamma é finlandese e mio padre è italiano. Il mio legame con la famiglia materna è sempre stato molto forte e, fin da piccola, ho iniziato a viaggiare tra i due Paesi trascorrendo il periodo scolastico in Italia e le estati in Finlandia. Forse è stato proprio allora che è cominciato il mio amore per i viaggi.

Da molti anni vivi più in India che altrove. Come mai questa scelta?

La scelta è nata dopo numerosi viaggi in India e dalla sensazione che avevo ogni volta tornata in Italia. Mi sembrava di aver lasciato in India una parte di me e il rientro era solo finalizzato a lavorare e mettere da parte i soldi sufficienti per il viaggio successivo. Nel 2016 decisi, quindi, di partire per un anno sabbatico, che si é poi trasformato in una vita all’estero.

Puoi raccontarci la prima volta in cui sei stata nel continente indiano e cosa ti ha colpita così tanto da spingerti a trascorrervi così tanto tempo?

L’India mi affascina da quando ero bambina. Un’amica di mia madre ci andava spesso e mi portava regali che custodivo come tesori. È stato allora che ho iniziato a interessarmi alla cultura indiana. Il mio primo viaggio in India é stato a 25 anni, zaino in spalla all’avventura tra Rajasthan, Kashmir, Ladhakh, Varanasi e poi Nepal, un’esperienza fantastica. Ho amato soprattutto la ricchezza culturale e la varietà tra i vari Stati indiani.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Hanno pensato che fossi un po’ matta, una ragazza in India e da sola! La verità è che le persone che s’incontrano sono sempre molto disponibili e gentili. Certo, talvolta bisogna stare attenti, soprattutto nelle grandi città, ma come bisogna esserlo ovunque nel mondo.

Di cosa ti occupi?

Da circa tre anni mi dedico alla creazione di gioielli in macramé utilizzando pietre comprate per lo più in Rajasthan; da poco ho iniziato a sperimentare anche con l’argento. Di tanto in tanto collaboro anche con piccole sartorie indiane disegnando modelli per capi di abbigliamento.

Dove ti trovi precisamente?

Sto a Pushkar, in Rajasthan.

Puoi raccontarci una tua giornata tipo?

Vivo una vita semplice. Di mattina pratico yoga o un po’ di esercizio fisico, faccio colazione, svolgo le normali faccende domestiche e vado in paese a compare ciò che occorre. Al pomeriggio mi dedico ai miei gioielli, studio Hindi, e leggo. La sera ceno e mi vedo con gli amici.

Quali sono, secondo te, le principali differenze e gli eventuali punti in comune fra lo stile di vita indiano e quello italiano?

Questo è un argomento molto vasto. Le differenze sono parecchie e più dei punti in comune. In India la vita ruota molto intorno alla famiglia, che ha un’importanza fondamentale anche a livello sociale. Inoltre, si rispettano molto le tradizioni legate alle festività hindu, numerosissime durante tutto l’anno. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, le donne sono ancora essenzialmente legate alla cura della casa e della famiglia. Nelle aree più rurali le donne hanno ancora poca voce in capitolo in molti campi, solo nelle grandi città e con le nuove generazioni, questo sta un po’ cambiando.

Come ti sei mossa per trovare un alloggio?

Sono stata in diversi posti, per lo più piccoli hotel o guest house ma anche in appartamenti in affitto. Ho sempre trovato piuttosto facilmente dove stare chiedendo ad amici o conoscenti.

Quali sono i costi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Se ci si adatta gli affitti mensili possono costare anche solo un centinaio di Euro circa, se, invece, si vogliono più comfort, naturalmente, i prezzi salgono.

Per quanto riguarda il cibo i prezzi possono essere bassissimi se si mangia nei ristoranti “dhaba” (piatto completo a 1 Euro circa) o cucinando a casa ma in ristoranti più sofisticati si può spendere molto di più. Anche in questo caso tutto dipende da cosa si va cercando.

Pensi che gli stipendi siano allineati al costo della vita?

No, non penso che siano allineati al costo della vita. Gli stipendi in India sono bassi per la maggior parte dei lavori e, negli ultimi anni, il costo della vita è aumentato. Ad esempio, chi fa il cameriere o il cuoco prende circa 10000 rupie al mese (110 Euro). Altre persone fanno lavori durissimi e prendono molto meno.

Chi invece ha una buona istruzione può avere introiti più consistenti.

Consiglieresti a un italiano di lavorare in India come dipendente? Perché?

Generalmente no, proprio perché gli stipendi sono bassi, tranne in casi particolari.

Come funziona, invece, per aprire una propria attività lì?

Si possono aprire attività in società con un locale ma non in modo autonomo.

Quando sentiamo parlare dell’India, spesso sentiamo nominare la sua sporcizia. È vero che l’India non è proprio pulitissima?

È vero, l’India non è pulita perché manca un’efficiente catena di raccolta e riciclaggio rifiuti. Inoltre la maggior parte delle persone non è stata educata a non buttare l’immondizia in giro, un po’ come eravamo in Italia fino a pochi decenni fa. In India vivono moltissime persone quindi il tutto è ancora più complicato e amplificato.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Molto bene, mi sono sempre sentita accettata, ben accolta e aiutata.

Auni Kamalika India

Quali sono le caratteristiche della cultura indiana che ti hanno colpita di più?

Sono molte, tra cui la semplicità e l’accettazione con cui si vive ciò che accade nella vita, la capacità di adattamento, ma anche la fierezza per il proprio Paese e le sue tradizioni. L’India è un Paese molto vasto e costituito da diversi Stati, davvero molto ricco dal punto di vista culturale dove non si smette mai d’imparare e che continua ad affascinare.

Come descriveresti la vita dei locals?

Come dicevo in precedenza, la loro vita è legata principalmente alla famiglia, al proprio ruolo nella società e alla religione. Pushkar è un luogo molto importante per la religione Hindu, i turisti che ci passano ogni anno sono molti, sia indiani sia stranieri. La vita della maggior parte delle persone del posto è legata anche a questo.

Come valuteresti servizi quali sanità, burocrazia e servizi pubblici?

Per problemi minori la sanità funziona, medici e medicine sono accessibili ma, se si hanno problemi di salute più complessi, bisogna rivolgersi a strutture o medici privati che costano moltissimo, con prezzi allineati al mondo occidentale. La burocrazia è una rete intricatissima e la corruzione è parte integrante del sistema, spesso un passo inevitabile.

Che consigli daresti a chi andrà in India per la prima volta, per adattarsi al meglio?

Consiglio di essere molto aperti mentalmente. La vita in India mostra molte cose che in Occidente vogliamo nascondere ma esistono, sono parte della vita e spesso arrivano quando uno meno se l’aspetta. Suggerisco di fare qualche ricerca per essere un po’ preparati prima della partenza ma anche di buttarsi con fiducia, assaporando ciò che il viaggio offre. Spesso, soprattutto in India, i programmi cambiano inaspettatamente prendendo direzioni anche migliori di quanto si era preventivato!

Quali lingue si parlano in India? L’inglese è diffuso?

La lingua ufficiale è l’Hindi ma le lingue che si parlano sono moltissime. La Costituzione indiana ne riconosce 22 ma poco tempo fa leggevo che, si se si considerano i numerosi dialetti, si arriva a più di 1650. L’inglese è diffuso più che altro nelle città e nei luoghi turistici.

Ti trovavi in India anche durante il Covid-19. Puoi raccontarci meglio di quel periodo?

Sì, sono stata in India quasi due anni durante il Covid-19, per scelta. Per moltissimi mesi è sembrato che non ci fossero i problemi che vivevano gli altri Paesi, non c’era sovraffollamento negli ospedali e le persone non si ammalavano più del solito. C’é stato un picco di casi nel 2021 che ha portato a un breve lock-down ma l’allarme è rientrato velocemente. Le precauzioni che venivano prese tra test, mascherine e vaccini erano pochissime rispetto all’Occidente.

Naturalmente il Covid-19 ha comunque avuto un forte impatto sul Paese a causa della sospensione dei voli e sono cambiate molte cose tanto che le ripercussioni di quel periodo si avvertono ancora oggi.

Hai detto che, in quel contesto, ti sei “re-inventata”. Cosa intendi dire?

Prima del Covid-19 facevo l’insegnante di yoga a tempo pieno, oltre che la massaggiatrice ayurvedica. Successivamente, senza poter lavorare a contatto con le persone, ho tenuto lezioni online per un certo periodo ma, non avendo troppa dimestichezza con la tecnologia, pian piano ho ridotto anche quelle. Sfruttando la mia creatività e i contatti in ambito tessile ho iniziato a collaborare con realtà sartoriali e creato una piccola linea di vestiti. Ho inoltre appreso l’arte del macramé da autodidatta. Questa ora riveste un grande ruolo nella mia vita. Diciamo che, al momento, ho accantonato la diffusione dello yoga e sono diventata creativa/artigiana.

Credi che l’India possa aiutare in un processo di risveglio spirituale o semplicemente d’introspezione? Se sì, in che modo?

Lo yoga, la meditazione e la medicina ayurvedica sono nati in India e certamente sono vie per conoscere e comprendere meglio sé stessi e, di conseguenza, ciò che ci circonda. Sperimentare queste vie studiando e praticando porta a una maggiore armonia personale che poi si riflette nei vari ambiti della vita. Ciò non può fare altro che bene in un mondo che è sempre più artificiale e distaccato dalla natura.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi in India?

Sicuramente consiglio prima di viaggiare e capire dove si sta andando perché vedere i luoghi da turisti è diverso rispetto al vivere qui. Per la mentalità indiana uno straniero è sempre e comunque un outsider, il che non é sempre semplice da accettare e affrontare. Una piccola eccezione è, forse, lo Stato di Goa, dove la comunità straniera è numerosa e dove c’è uno stile di vita meno tradizionale.

A chi suggeriresti la vita lì?

Non sono sicura di voler suggerire a qualcuno di vivere in India, è una scelta molto personale e credo che avvenga solo se si sono vissute delle esperienze sul luogo in precedenza. La cultura è davvero molto differente dalla nostra e bisogna sentirsi comodi e a proprio agio prima di una scelta del genere. Non è certo come trasferirsi dall’Italia alla Spagna o in luoghi simili.

Che consigli hai per chi, invece, vorrebbe andarci in vacanza?

Consiglio di munirsi di spirito di adattamento e tenere una mente aperta pur restando vigili per non farsi ingannare. Consiglio, inoltre, di scegliere un’area d’interesse e visitarla senza fretta, poiché le distanze sono molto grandi e spesso c’è il rischio di stressarsi negli spostamenti per nulla.

Come mai non ti sei ancora trasferita lì in pianta stabile?

Perché l’unico modo per farlo é sposarmi con un indiano. Non esistono altri modi per stare in India in modo stabile e a lungo termine.

Cos’hai imparato, per ora, dall’India?

Ho imparato che le cose materiali non sono poi così importanti e non è necessario avere un attaccamento morboso a esse. Abbiamo bisogno di pochissimo per vivere felicemente. Ho imparato, poi, che bisogna essere grati per tutto ciò che abbiamo perché c’é sempre chi sta peggio di noi e non dobbiamo dare per scontati gli agi o le fortune che ci sono nella nostra vita. Ho appreso moltissimo e proseguo ogni giorno scoprendo e capendo aspetti della vita intorno e di me stessa.

Progetti futuri?

Ho alcuni progetti che non svelo per scaramanzia, tra questi c’é la volontà di proseguire con i miei lavori creativi e ampliare le mie conoscenze, cercando una maggiore stabilità nella mia vita tra il mondo indiano e quello occidentale.

Per seguire e contattare Auni:

Instagram: aunikamalika ethnic.bloom