Poi città, metropoli piene zeppe di gente, fiumi, ponti, foreste abitate da folletti e fuochi fatui, castelli infestati da fantasmi. Nel mio mondo dai mille scenari c’erano sempre tesori da ritrovare, e allora mi mettevo a scavare nell’orto dei miei nonni, oppure pericolosi animali da domare, e allora inseguivo le “feroci” galline del cortile o infilavo un dito nella gabbia dei “voraci” conigli.

Vivere all'estero arrivederci

Sono nata e cresciuta in un paesino tra le nebbiose colline del Piemonte, dove c’e’ il vino buono e la gente, nel bene e nel male, si conosce tutta. Poco spazio per l’immaginazione e zero grilli per la testa, molto buon senso sabaudo e iniezioni di sobrietà: non proprio il mio stile. Con il tempo ho imparato a tenere a bada la mia natura sensibile e intemperante: a scuola ero un disastro, disordinata e distratta, mi piaceva solo leggere, scrivere i temi e disegnare. Con l’aiuto di genitori prodighi di affetto e buon cibo, ho appreso a mimetizzarmi e provato a seguire i ritmi della sveglia mattutina, mia acerrima nemica di sempre.

Alla fine sono diventata una studentessa brillante all’Università, coadiuvata da svariati, fugaci soggiorni in mete vicine e lontane, dove ho imparato a parlare bene altre lingue.

La laurea e un inizio di carriera come traduttrice: ho continuato per un po’ a vestire panni borghesi fino a che, un bel giorno, il mio desiderio di avventure ha trionfato! Bando alla carriera e alle chiacchiere, ho mollato tutto e sono partita per l’Australia, tutta sola e senza mete precise, prendendo finalmente l’onda, come un surfista, spericolatamente, seguendo la corrente fin dove porta, fino alla fine dell’arcobaleno se necessario, là dove giace il paiolo pieno di monete d’oro.

Ho sempre voluto essere una cercatrice di tesori. Non denari o gioielli, ma esperienze e cose belle, mattoncini con cui costruire pensieri ed emozioni. Viaggiare ha precisamente questo significato: brillare di stimoli, ispirazioni, luci e colori nuovi.

Via dall'Italia arrivederci

E allora l’Australia. Due anni con la valigia. Arrivare in un posto nuovo, trovare un lavoro qualunque, stabilirmici per una settimana o un mese e poi via, in un’altra città, nuove voci, nuove storie, tanti modi diversi di vivere la vita in scenari surreali, spazi aperti e senso di libertà. Respirare!

Non è sempre facile. Bisogna vegliare su se stessi, covare il passaporto come fosse un uovo (il nostro bene terreno più prezioso all’estero!) e sono bandite le sventatezze. Si vive (o meglio: si co-abita) in ostello, o in case rustiche, a volte meravigliosamente di legno e sulla spiaggia, a volte il letto è scomodo, quando non scomodissimo, niente bidet o cuscino e spesso niente riscaldamento (e non fa sempre caldo!), pochi fronzoli, cibo neanche lontanamente paragonabile quello di Mammà, i vestiti stropicciati e lavati in acqua fredda, manicure da film horror. Lo spazio! Poco o nessuno per i miei effetti personali. Per due anni mi sono trascinata un trolley blu con cui ho sviluppato un rapporto simbiotico tipo Tom Hanks con il suo Wilson (in Cast Away, avete presente?) con l’assillo di farci stare dentro tutto il mio modo, libri compresi. Come si fa?

In Australia non è difficile, come in tutto il mondo britannico, grazie agli onnipresenti Charity shop, dove si trova, letteralmente, tutto: vestiti usati o nuovi ma fuori stock dai negozi, oggetti di ogni tipo, libri, giochi, trucchi, di tutto! A prezzi stracciati e il ricavato rigorosamente in beneficienza!

Elisa Chisana Hoshi in Giappone arrivederci

Dopo qualche mese di rodaggio ho imparato a disfarmi dei vestiti fuori stagione ricomprandone sempre di nuovi, e di inutili zavorre. Con la valigia alle calcagna salire su un bus e arrivare in una nuova città, spesso dal nome impronunciabile. Presentarsi al bar del paese con il sorriso, ordinare una birra e chiedere agli avventori, o al barista: “Cerco lavoro! Sapete se c’è qualcuno qui in giro ha bisogno di una mano?” e trovare lavoro in meno di venti minuti, un posto dove dormire, il tutto senza la minima ansia. Vivere, esplorare, lasciarsi guidare dall’istinto. Così, per due anni.

Ho conosciuto persone fantastiche e fatto quarantasette lavori diversi, per citarne solo alcuni: raccoglitrice di manghi e sfrondatrice di caschi (a suon di machete) in una piantagione di banane nel Queensland, night manager in un ostello a Sydney, lucidatrice di pomi d’ottone in un pub nel deserto a Monut Isa, aiuto-architetto per gli scavi del metrò a Perth e venditrice di vestitini Vintage a Hobart.

Ho esplorato tutto un continente, ne ho conosciuto i volti e le storie, ne ho respirato gli eccessi e le contraddizioni, dal rosso del nord tropicale al verde delle foreste della Tasmania, tra canguri, pappagalli, coccodrilli, ragni, serpenti e pinguini!

Questa vita non assomiglia neanche un po’ a quella che le colline piemontesi avevano da offrirmi.  In Australia ho assaporato la libertà e incontrato l’amore, raccolto i fiori più belli. In Italia mi sembrava tutto difficile, mentre in Australia, tutto possibile!

E allora ho cominciato con naturalezza a fare quello che ho sempre desiderato: scrivere! Se non avessi abbandonato l’Italia, questo non sarebbe mai accaduto. E ora che ho accumulato storie, esperienze e tesori inestimabili mi fermo ad ascoltare l’acqua che scorre, mi prendo il tempo e il piacere di raccontare, finalmente libera di sentire, ed esprimere. Voglio continuare a viaggiare e scrivere, insegnando italiano e inglese all’estero. Si può fare. Detto fatto, eccomi ripartita verso nuove avventure!

ElisaChisana Hoshi in Giappone arrivederci

Ora vivo tra i campi di riso, non lontano da Tokyo, e insegno inglese: credo di essere la prima madrelingua italiana in assoluto a insegnare inglese in Giappone!

Rientrata in Italia dopo due anni di Australia più un mese di Tailandia, sono ripartita per il Giappone seguendo un impulso quasi improvviso, volevo esplorare un altro luogo lontano anni luce dal mio modo di vivere e di pensare, un luogo di cui molti parlano e subiscono il fascino e di cui pochi conoscono davvero le infinite contraddizioni e anomalie.

Sono arrivata senza un lavoro, ma l’ho trovato quasi subito. Senza conoscere nessuno, senza neppure parlare giapponese. So per esperienza che questo tipo di lavoro non si trova stando comodamente seduti nella poltrona di casa in Italia, contrariamente a quanti molti pensano. Non basta inviare un curriculum brillante. Un posto d’insegnante d’inglese in Giappone è difficile da ottenere: ma nella vita, come sappiamo (e questa è sapienza italica), spesso conta trovarsi al posto giusto al momento giusto!

Quel che paga è prendere iniziative e rischi, non senza informarsi, prepararsi un piano A e un eventuale piano B, avere un budget in tasca, e il miglior mazzo di carte pronte da giocare in mano.

E poi bisogna imparare a parlare e scrivere bene in inglese, e non perché “così si trova lavoro”, il motivo non è solo questo! L’inglese lo dobbiamo imparare per viaggiare in maniera sicura e indipendente, per comunicare con tutti in tutto il mondo, per usare bene le risorse del Web e per leggere le news direttamente dalle fonti!

Viaggiare mi ha regalato avventura, sapere e coraggio, e il piacere di tornare a casa.

Aver lasciato l’Italia mi ha permesso di scriverne!

Elisa Chisana Hoshi vive dalla scorsa estate in Giappone, a Tochigi, non lontano da Tokyo.

Scrive poesie e Haiku, racconti e saggi. Potrete trovare immagini, parole e alcuni tesori nel suo blog (appena nato!) Treasures.

http://elisachisanahoshi.blogspot.com