Esperienze di viaggio

Anzitutto mi sembra doveroso iniziare con un saluto a voi che leggerete ed un ringraziamento al magazine Voglio Vivere Così che ha mostrato interesse per me e la mia storia.

Prima di iniziare con le presentazioni farò un piccolo preambolo: quando decisi di partire per questo lungo viaggio, o meglio dire per questa esperienza, lo feci in silenzio e in punta di piedi. Non lo dissi a nessuno se non a familiari e amici stretti (strettissimi). Il motivo è semplice. Volevo essere “nessuno”, semplicemente anonimo.

Non volevo suscitare curiosità che poi avrei dovuto colmare o domande a cui avrei dovuto rispondere. Non si tratta di privacy, di quello mi importa relativamente poco. E’ una questione di attitudine. Così facendo sarei stato più libero e leggero. Sono solito leggere, vedere, sentire di gente che viaggia tanto e non perde mai l’occasione per aggiornare socials o amici sui loro spostamenti e le loro avventure. Ma non fa per me.

Attenzione non è assolutamente una critica: ognuno ha il proprio modo di viaggiare. Questo era il mio! Essere un puntino in mezzo al mondo. Oggi, adesso. Senza passato e senza futuro, solo presente. Senza una base da cui partire o una meta da raggiungere. Solo io e il mio diario, nient’altro.

Ad eccezione dei miei genitori ovviamente. Quello era l’unico compromesso a cui sono sceso volentieri, d’altronde la mamma è sempre la mamma. Detto questo, tenete conto che questa è la mia prima vera “uscita in pubblico”. Non nego i dubbi che ho avuto quando mi è stata proposta l’intervista. Però sapete che c’è?

La felicità è reale solo quando condivisa”

Scusate se rubo citazioni al buon Christopher, ma dopo le esperienze fatte e i quasi 5 mesi di viaggio\vita mi sentivo di condividere con voi, potenzialmente perfetti estranei, ciò che fino ad ora ho condiviso solo col mio diario. E poi.. per non rinnegare i miei intenti, non dirò il mio nome. Sarò solo Holly.

diario holly

Chi è Holly?

Sarò breve pur di non annoiarvi. Holly, io, è un ragazzo semplice con una vita normale: una bella famiglia, degli amici e dei sogni.

Nato in una città tanto meravigliosa quanto complicata come Palermo, ho da sempre seguito la strada che mi era stata mostrata fin dalla nascita. Un percorso scolastico terminato con una laurea mirata al conseguimento di un buon lavoro stabile. Ero e sono un ragazzo come ce ne sono tanti. Forse con qualche sogno di troppo e con una voglia di realizzarli più forte del resto. Ben presto la mia testa, anzi il mio cuore, ha iniziato ad accendere qualche lampadina dentro di me. Qualche idea che mi diceva che dovevo fare qualcosa di più in questa vita.

Dovevo perché volevo e quindi potevo. Studiare, farsi una cultura, degli amici, aspirare ad un lavoro stabile o ad una famiglia e nel frattempo rispettare le regole che ci erano imposte.

Ma davvero esisteva solo quello?

Siamo nati per percorrere tutti la stessa strada?

Era così che volevo spendere la mia vita?

E se ci fossero altri modi?

Queste erano le tipiche domande che non mi facevano dormire la notte, quando tra doveri e piaceri, trovavo il tempo di pensare tra me e me. La voglia di movimento, di ingenua scoperta, non tardò ad arrivare.

Insieme ad esse le prime esperienze di viaggio all’estero. Di viaggio, mai di vacanza. Per tutto c’è una prima volta: la mia è stata indimenticabile. Mi ha cambiato la vita. Da allora ogni viaggio successivo alzavo l’asticella della difficoltà e dell’avventura.

Ma chi ama viaggiare non riesce a farne a meno. E quella strana voglia di vedere sempre nuovi orizzonti non mi ha mai più lasciato. Il tempo passava. Tra università, amici, doveri e qualche esperienza di viaggio (sempre o quasi in solitaria) stavo bene. Ma sentivo che non era abbastanza. Almeno per me.

La decisione

Ero ufficialmente laureato da qualche mese e già mi ero immerso in una nuova avventura lavorativa. Una start up, che stando ai miei piani era quella opportunità che mi avrebbe reso possibile in futuro lavorare e viaggiare.

Sì, probabilmente era così. Ma mentre aspettavo che il domani arrivasse, l’oggi passava inesorabilmente. Passava ogni giorno, immancabilmente, aspettando domani. Per quanto il mio “lavoro” (se così possiamo chiamarlo) mi piaceva tanto, quella non era la vita che avevo sognato per me. Specialmente a 22 anni.

Dicono che questa sia l’età di costruirsi un futuro. E dell’oggi che ne facciamo? Lo impegniamo nella speranza di stare bene domani?

No. Non poteva essere così, per me. Io in quell’oggi avevo bisogno di rischiare, di buttarmi nel mondo. Non potevo seguire una strada prefabbricata, uguale per tutti. Dovevo costruirmi la mia, aprendomi ad ogni possibilità che mi si presentava davanti.

E decidere, così su due piedi, se prenderla o meno. Dopo un anno in balia del tempo che passava, decisi di smettere di aspettare. E’ stato un procedimento un po’ troppo veloce per quello che stavo per fare. Ma era l’unico modo. Comprai uno zaino più grande e un biglietto aereo. Prima ancora di abbandonare il mio “socio” e parlare con la mia famiglia. Mi avrebbero condizionato. Invece, quella era la mia vita, la mia scelta e non dovevo dare conto a nessuno se non a me. Nel giro di due settimane affrontai i miei genitori e le situazioni che abbandonavo, momentaneamente o meno. Nessuno era d’accordo, specie i genitori, ma quando si sente nel cuore una cosa non ci sono ostacoli che tengano.

La partenza

Il cuore mi diceva di seguire i miei sogni, il mio presente, il mio tempo. Non importava dove sarei andato, l’importante era andare. L’aereo mi avrebbe portato a Dublino: era il più economico trovato con così poco preavviso.

Il mio budget era molto ridotto, frutto di ciò che ho salvato negli ultimi anni, ma non mi creavo problemi. Sono abituato ad adattarmi piuttosto bene in viaggio. Non avevo idea di niente: cosa avrei fatto in Irlanda, dove sarei arrivato ecome avrei vissuto. Nessun organizzazione. Ma ero prontissimo, era ciò che aspettavo da anni. Almeno pensavo di essere pronto..Lo schiaffo in faccia l’ho ricevuto appena salito sull’aereo con l’immagine di mia madre con le lacrime agli occhi che mi salutava chissà per quanto tempo.

Dove stavo andando? Cosa stavo facendo? Perché? Tutte le mie certezze erano crollate in un secondo. Benissimo. Era ciò che volevo.

L’incertezza più assoluta! Una strada nuova mi si apriva davanti, una strada mai battuta prima. La paura era sacrosanta e decisi di godermi anche quella fino in fondo.Fino a che non sarebbe diventata adrenalina, pura energia. Fino a che non sarebbe diventata vita!

Il viaggio.

Come detto precedentemente, ognuno viaggia a modo proprio. Ed ogni modo è corretto se ti fa stare bene. C’è chi scappa da qualcosa; c’è chi cerca qualcosa; c’è invece chi sa cosa cerca e la trova. E poi c’è chi viaggia solo per viaggiare.

Senza nessuna pretesa, nessuna aspettativa: ma solo per il piacere di trovarsi in cammino. Io mi sento di essere tra quest’ultimi. Non importa dove vado o qual è la mia meta. Importa solo oggi e come mi sento oggi. Per cui non vi dirò di come mi sia ritrovato dopo un paio di mesi in Asia. O dei volontariati nelle scuole per bambini con meno possibilità delle zone rurali della Cambogia.

Non mi metterò a descrivere i posti che ho visto, le chiese o i monumenti che ho visitato. Per quelli ci sono le guide e per quanto possano essere belli ed emozionanti alla fine lasciano il tempo che trovano. Io vi parlerò di ciò che ho conquistato viaggiando.

Il tempo.

Ho conquistato il tempo. A casa ero abituato a sentire il ticchettio delle lancette che mi scorrevano in testa, che mi ricordavano che non stavo sfruttando ogni singolo momento. Adesso non ho più paura del tempo che passa. Lo faccio passare tranquillamente perché ho imparato a sfruttarlo. Non ho più l’ansia che caratterizzava le mie notti e le mie giornate. L’ansia di sapere quale strada seguire, di come passare il proprio tempo, di assecondare le regole imposte dal sistema.

Ho conquistato la serenità e la pace con me stesso.

Viaggiare in solitaria ti permette di parlare con te stesso, conoscerti meglio e soprattutto ascoltarti. Nessuno meglio di te sa cosa è giusto e cosa no. E noi giovani finiamo troppo spesso per coprire la nostra voce interiore con il rumore che proviene dall’esterno. Penso che in realtà quello che facciamo nella nostra vita non è dettato quasi mai dal nostro cuore, bensì da ciò che ci viene insegnato o appiccicato davanti il naso. Niente di peggiore.

Ho conquistato la leggerezza.

Ormai prendo tutto con leggerezza. Ho imparato a vedere e non guardare.

Ho conquistato libertà.

Come mi pago il viaggio?

Questa è la più tipica delle domande. La verità è che ogni situazione è diversa dalle altre ed ognuno deve, per forza di cosa, fare i propri conti in tasca. Quindi non voglio né generalizzare né cadere in frasi fatte. Però penso che ci sia una cosa che si debba valutare prima ancora dei soldi a disposizione: la volontà!

Se davvero si vuole fare un’esperienza del genere, i soldi sono soltanto uno dei tanti fattori che servono. Per quanto riguarda me, sono partito con un budget davvero ridotto. I soldi che mi ero conservato nel tempo rinunciando a qualche pizza con gliamici e qualche sfizio in più.

Inoltre sono un copywriter autodidatta, quindi quando posso arrotondo con qualche collaborazione. Ma il punto non è tanto questo. Ovviamente per poter viaggiare i soldi servono, ma se si è bravi ad adattarsi e a sacrificarsi tutto è possibile.

Ad esempio, io prima di partire per l’Asia ho lavorato per un mese come lavapiatti in Inghilterra. Giusto per guadagnarmi quei soldi e partire. Inutile dire che le mie priorità non sono certo alberghi stellati o piatti deliziosi al ristorante.

Se sono riuscito a spendere poco più di 300 euro in un mese, andando piano piano e via terra da Singapore fino in Thailandia lo devo al mio spirito di adattamento. Ho ridotto le mie spese all’essenziale (e a volte neanche quello).

Le comodità e gli sfizi le ho lasciate a casa. Qualcuno dirà: “ma che vacanza è se dormi nelle catapecchie e mangi sempre le stesse cose?”. Sono d’accordo. Ma qui non stiamo parlando di vacanza. Spesso si confonde il viaggiare con l’andare in vacanza. Ho imparato a non avere bisogno di nulla se non mangiare, bere e dormire. Anche questa è libertà. Penso che riuscire ad essere felice con poco sia una grande conquista. Pensate quando, tornati a casa, vi prenderete una birra con gli amici o una crepe con nutella a fine pasto…Tutto ciò che prima davate per scontato, anche la più piccola cosa, acquisterà molto più valore.

E poi, come molti di voi sapranno, esistono modi alternativi di viaggiare che ti fanno risparmiare tanto e ti regalano bellissime esperienze. Alcune di queste sono Workaway, Couchsurfing o l’hitchiking stesso. Per non parlare anche del work for stay, la possibilità di presentarsi ad un ostello e chiedere di essere ospitato in cambio di lavoro.

Ecco che ritorno alla questione della volontà: i modi per viaggiare spendendo poco esistono, ma chiedetevi: “lo voglio veramente? E’ ciò che più desidero fare? “. In questo caso non c’è portafoglio, orologio o limite che vi possa fermare.

Il mio rapporto con Palermo

Questo è un punto molto particolare per me. E sì, perché io vengo dal Sud e per quanto si possa credere il contrario solitamente chi viene dal Sud nutre un costante sentimento di odio e soprattutto di amore. Il mio amore per la Sicilia e per Palermo è nato proprio viaggiando.

Quanto più mi allontanavo, più mi mancava il mio splendido mare, il sole a gennaio, l’odore di fritto per le strade del centro e il cibo unico nel suo genere. Si sa che la Sicilia, come il resto del Sud Italia, è una terra tanto bella quanto difficile. Motivo per cui gran parte dei giovani partono alla volta del nord in cerca di fortuna.

Abbandonando la Sicilia al suo destino di terra combattuta. Io da sempre ho deciso di non accodarmi a questa triste migrazione. Volevo crearmi la mia fortuna a Palermo, senza abbandonare la mia città. Anzi, nel mio piccolo mi impegno attivamente per dare il mio contributo alla causa. Infatti, insieme ad altri amici, ragazzi che come me nutrono una passione forte per questa città, abbiamo messo su un’associazione no profit con lo scopo di incrementare il rispetto, la sensibilità e l’amore dei palermitani verso le proprie origini.

Ci muoviamo anche sul fronte turistico, accogliendo nel migliore dei modi i visitatori sempre più ingenti, proponendo free walking tours e quant’altro (per seguirci visitate la nostra pagina Facebook). Questo mio sentimento, però, fa a cazzotti con la mia voglia di viaggiare. E ogni volta che partivo mi sentivo di tradire la mia Sicilia.

Ma con il tempo ho imparato a metabolizzare il “problema”. Io viaggerò sempre, per scoprire le parti più remote del mondo, ma non smetterò mai di tornare. Perché io Palermo non la voglio abbandonare. Io vado e torno. Sempre.

Il diario di Holly

Chiudo con leggerezza. Vi ricordate la premessa che ho fatto ad inizio intervista? Ecco per lo stesso motivo per cui ho deciso di aprirmi con voi, ho anche deciso di creare “Diario di Holly”, una pagina Facebook con l’unico scopo di condividere idee, opinioni e considerazioni personali con chi nutre la mia stessa passione per i viaggi.

Non sono mai stato un tipo social, per questo non ho voluto seguire la tendenza dei viaggiatori d’oggi che aprono pagine Instagram, blog e via dicendo. Ciò che scrivo, lo scrivo per me e per chi mi vuole leggere.

La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione!”

Questa è una frase, del grande Giorgio Gaber, che mi ha convinto ad aprirmi con voi nel modo più genuino ed umile possibile.

Detto ciò vi saluto e ringrazio il magazine per l’opportunità datami. Ah.. in realtà Holly è solo un ragazzo che ho conosciuto prima di partire. E’ stata la goccia che mi ha fatto prendere la decisione più importante della mia vita. Mi sembrava irrispettoso lasciarvi dopo avere aperto il mio cuore senza neanche dirvi il mio vero nome. Quindi un saluto da U… scusate devo andare! 😉

Per seguire “Holly”:

www.facebook.com/diariodiholly/

Pagina dell’associazione:

www.facebook.com/SiiTuristaDellaTuaCittaPalermo/