Cristina da 7 anni in Etiopia
A cura di Nicole Cascione
“La Cristina di 7 anni fa era sicuramente una ragazza comune ma non semplice! Nata e cresciuta in un bel quartiere alla periferia sud di Roma, tra l’EUR e il litorale romano, uscivo con gli amici, frequentavo l’università a Roma. Non avevo ancora le idee molto chiare per il mio futuro, ma non mi precludevo nulla. Sono sempre stata un po’ insofferente verso schemi e regole e mi sentivo come in un bozzolo dal quale non riuscivo però ad uscire o forse semplicemente non era ancora il mio momento”.
Il momento di uscire dal bozzolo per Cristina De Luca è arrivato con l’amore.
L’incontro con Ettore, un ragazzo italo-etiope conosciuto all’università, che le ha fatto conoscere una magnifica realtà. Sono passati ormai sette anni dal giorno in cui Cristina ha fatto il grande salto che l’ha portata a vivere in Etiopia dove, dopo aver lavorato come architetto, da circa tre anni ha aperto un brand di accessori e abbigliamento con tessuti tradizionali fatti a mano con telaio e non solo.
Cristina, perchè hai scelto di trasferirti in Etiopia? Non ti spaventava l’idea di avere a che fare con una cultura così diversa dalla nostra?
Mi sono trasferita in Etiopia seguendo il mio cuore: all’università RomaTre conobbi al primo anno del corso di scienze dell’architettura, quello che attualmente è mio marito (anche se non amo molto questa parola, come tutte le etichette, d’altronde): Ettore, il mio compagno di vita, un ragazzo italo-etiope che mi ha conquistata con la sua dolcezza, ma soprattutto forza d’animo e solidi e validi principi di onestà e correttezza, verso se stesso e gli altri. Con la scusa di un esame di fisica al terzo anno ci siamo avvicinati e da lì è nata la nostra storia, che ormai dura da più di 15 anni.
Con il passare degli anni la relazione andava consolidandosi, così come l’idea di un trasferimento alla fine della laurea specialistica. Seguendo il mio istinto e stringendo la sua mano, non ho sentito poi tanto il buco nello stomaco di questo grande salto, anche perchè sono sempre stata una persona avventurosa, amante dei viaggi, alla ricerca di nuove esperienze che potessero arricchire il mio personale bagaglio di vita, consapevole del fatto che la vita mi stava offrendo una grande opportunità. Spesso si pensa che il proprio modo di vivere sia l’unico possibile; in realtà c’è un intero mondo di stili di vita: ogni paese fa le cose in modo un po’ diverso da come le fanno gli altri e c’è tantissimo da imparare in ognuno di essi.
Quali sono stati i tuoi timori, dubbi, al principio?
C’è da dire che prima del trasferimento definitivo ad Addis Abeba, con Ettore abbiamo fatto due indimenticabili viaggi in Etiopia, visitando insieme luoghi magnifici, ricchi di storia e culture millenarie, praticamente sconosciute ai più. La vastità della savana sconfinata, con i suoi colori dalle mille sfumature della terra, con la sua tipica vegetazione in cui svettano le famose acacie e gli animali selvaggi (iene, facoceri, leopardi, ippopotami, avvoltoi, falchi, babbuini), ammirati nel loro habitat naturale; e poi le sconfinate vallate verdissime, tra fiumi e acque termali, con altissimi alberi secolari, sotto cui ancora oggi si radunano gli anziani dei villaggi per le decisioni più importanti.
Tutto questo e non solo mi ha conquistato e ho cominciato a mettere sul piatto della bilancia la mia “solita” vita da un lato e il senso di libertà e di appartenenza a qualcosa di più vasto, che avevo provato, visitando questo straordinario Paese, dall’altro. Dopo ogni viaggio non vedevo l’ora di tornare. Quando abbiamo deciso per il trasferimento definitivo, i miei timori passavano in secondo piano ed erano legati principalmente alla nostra prima figlia, perchè ebbene sì, in quel momento Jasmine aveva 1 anno e mezzo e le mie paure erano legate alla sua salute e alla sua istruzione. Ho deciso però di affrontarli alla maniera “Etiopica” ovvero “chigeherellem”, che in amarico significa: non c’è problema, a tutto c’è una soluzione e la troveremo strada facendo.
Qual è l’aspetto che più ti ha colpito del popolo africano?
Non parlerei di popolo africano, soprattutto per quanto riguarda l’Etiopia: con gli anni ho scoperto che questo Paese presenta dei caratteri veramente originali sotto più punti di vista e il suo popolo rispecchia queste particolarità rispetto ad altri popoli del continente africano. Quelle che mi hanno colpito di più sono la profonda spiritualità, l’orgoglio, la forza d’animo e la fierezza degli etiopi. L’Etiopia è una terra incontaminata, libera, mai colonizzata, rimasta integra e intatta nei secoli. A partire dall’aspetto religioso e spirituale, molto molto forte e che condiziona nel profondo ancora oggi la vita quotidiana, l’Etiopia è l’unico Paese del corno d’Africa di religione ortodossa, la maggioranza di cristiani ortodossi convive pacificamente con la restante popolazione di religione musulmana: un bell’esempio di convivenza e tolleranza reciproca.
Come si vive ad Addis? Quali sono i pro e i contro del viverci?
Addis non è una città proprio vivibile, per come la intendiamo noi europei… ma è una città in forte e veloce sviluppo: in 7 anni è mutata radicalmente, è migliorata sotto molteplici punti di vista. Ad esempio ora abbiamo tantissimi parchi pubblici e aree attrezzate dove passare un po’ di tempo libero, ma è peggiorata in altri, il traffico infatti, è aumentato in maniera esponenziale!
All’inizio non è stato per nulla facile ambientarsi, io nata e cresciuta a Roma e abituata a muovermi liberamente e a camminare, con il naso all’insù, abitualmente tra Testaccio, Trastevere, Monti… L’aspetto più sofferto è stato proprio quello della mancanza di luoghi storici-artistici-culturali da visitare, oltre a quello non indifferente della difficoltà negli spostamenti sia in macchina (i primi mesi guidavo una vecchia toyota degli anni ’70 di mio suocero) che a piedi.
Il lato positivo è che si tratta di una città vibrante, in fermento, ricca di stimoli, in crescita continua, abitata anche da una comunità di expats variegatissima e molto unita, essendo Addis Abeba la terza città diplomatica più grande al mondo. L’aspetto multiculturale è quello che mi piace di più, abbiamo amici provenienti da ogni parte del mondo e anche le mie figlie, Jasmine e Giada hanno l’opportunità di essere in contatto, non solo con bambini etiopi, ma anche inglesi, olandesi, spagnoli, indiani, cinesi, australiani, sudamericani. Da ogni famiglia impariamo un po ‘ delle loro tradizioni e cultura: è un arricchimento continuo. Per non parlare dell’aspetto linguistico. Tutti noi comunichiamo quotidianamente in amarico, la lingua ufficiale del’Etiopia, in inglese e in italiano: Jasmine e Giada sono madrelingua e padrelingua per le 3 lingue sopracitate, io ho riscoperto l’inglese vivendo qui e ora lo parlo fluentemente. Per l’amarico me la cavo abbastanza bene, ma ho ancora tante difficoltà, è una lingua di ceppo semitico, quindi completamente diversa dall’italiano, sia nell’accento che nell’alfabeto.
Per concludere, la posizione geografica e il clima sono uno dei punti forti di questa città: per quanto riguarda il clima, viviamo a 25 gradi fissi tutto l’anno, con il sole che splende per 9 mesi continuativi, tranne che da giugno a settembre, quando impera la stagione delle grandi piogge.
La posizione strategica sul corno d’Africa e con la compagnia di bandiera che collega tutte le principali città del continente con voli diretti, abbiamo l’opportunità di visitare luoghi bellissimi, con relativamente poche ore di volo. Gli ultimi viaggi che abbiamo fatto in famiglia sono stati in Sudafrica, quando abbiamo visitato la meravigliosa penisola del Capo e dintorni e l’ultimo a Watamu, sulla costa sud del Kenya, bagnata da un meraviglioso e trasparente Oceano Indiano.
Dopo aver lavorato come architetto, da circa tre anni hai aperto un tuo brand di accessori e abbigliamento con tessuti tradizionali fatti a mano con telaio e non solo. Raccontaci qualcosa di questa tua bella avventura professionale:
Appena arrivati qui ad Addis, ci siamo dedicati al nostro progetto originario, ovvero quello di aprire uno studio professionale di architettura. Ci tengo a dire che, per realizzarlo, siamo partiti veramente dal basso, perchè appena usciti dall’università, non avevamo soldi da investire e abbiamo sempre voluto fare tutto da soli, non volendo chiedere nulla e pesare sulle nostre rispettive famiglie di origine.
Pur restando grati ai nostri genitori, per il loro supporto arrivato senz’altro in altro modo che non quello economico, per noi è molto importante lanciare questo messaggio ai giovani: ce la si può fare anche senza una famiglia che ti finanzia o senza avere dei genitori professionisti con un’attività già avviata. Quello che conta davvero è la forza di volontà, lavorare sodo, ma soprattutto credere nelle proprie capacità e nei propri obiettivi. Quindi sì, un bell’obiettivo raggiunto insieme: finalmente avevamo il nostro piccolo studio a Bole, il centro pulsante di Addis. Un bellissimo periodo, i primi clienti, l’assegnazione di nuovi progetti.
Il lavoro non è mai mancato e aumentava esponenzialmente. Dopo circa 2 anni e mezzo abbiamo deciso di avere un altro figlio e questo è stato l’altro punto di svolta, perchè i mesi della gravidanza non sono stati facilissimi dal punto di vista emotivo: ero sempre un po’ inquieta, la vita da ufficio cominciava a starmi un po’ stretta, non reggevo più lo stress e quindi a circa metà gravidanza ho deciso di allontanarmi momentaneamente dallo studio. E’ in questo periodo che si concretizza l’idea di un’attività tutta mia, legata alla produzione di tessuti artigianali tradizionali, dei quali sono rimasta subito affascinata. Con l’acquisto di due macchine da cucire e qualche metro di stoffa tessuta a telaio inizia la mia nuova avventura, pochi mesi dopo aver dato alla luce Giada.
AURADORO cross-cultural fashion è una delle parti della mia vita che mi dà più soddisfazione, mi fa sentire viva e mi permette di entrare in contatto con la gente locale, tessitori, commercianti, esplorare mercati, vivere la città. Non è sempre facile, anzi le difficoltà sono tante, i ritmi di lavoro più lenti, ma il segreto è affrontare tutto con fiducia nelle proprie possibilità e grande entusiasmo.
Tornando alla tua vita sul posto, come e in cosa è cambiata in questi sette anni?
Ormai lo shock culturale è completamente superato e sono in piena fase di accettazione e adattamento. Mi sento a mio agio in questa cultura e ne apprezzo gli usi e i costumi. Sono anche molto più aperta nell’affrontare e gestire le differenze culturali in generale.
La mia vita qui la vedo come una curva esponenziale crescente, sono molto contenta e soddisfatta del mio lato professionale, ma soprattutto di quello personale. L’Etiopia mi ha donato tanto, mi ha insegnato tanto, in primis mi ha permesso di iniziare il mio personale percorso di crescita. Ci vuole coraggio a rischiare, a mettersi in gioco, ma è solo uscendo dalla propria zona di comfort che possiamo esplorare e conoscere altri lati di noi stessi, cioè crescere.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Tutti i miei progetti futuri si concentrano intorno ad AURADORO, che voglio far crescere e ingrandire, rendendola nel frattempo sempre più sostenibile, puntando sull’utilizzo sempre maggiore di tessuti in 100% cotone prodotti a mano da artigiani locali -gli shemmane- collaborando strettamente con loro in un‘ottica di crescita reciproca. Mi piacerebbe poter anche espandere le vendite al di fuori dell’Etiopia, verso altri Paesi africani, ad esempio il Kenya da cui ho ricevuto già molto interesse, ma perchè no, anche in Italia? Il sogno sarebbe quello di iniziare un‘attività di e-commerce verso questi Paesi. Obiettivo non immediatamente raggiungibile perchè qui le leggi sul commercio online sono più complicate, per non parlare dei servizi e delle spese di spedizione, ancora non proprio accessibili.
In ogni caso, lenti progressi rendono il tutto più solido, quindi procediamo!
In attesa dell’e-comerce, vi invito a visitare le mie pagine personali , dove condivido eventi, momenti della mia vita in Etiopia e dintorni:
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E quelle professionali dove trovate le nostre creazioni:
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Scrivetemi anche su cristinadeluca@gmx.com per suggerimenti, consigli, proposte di collaborazione o altro!
Vi aspetto, Cristina