Carretera de la Muerte (Bolivia)

Gianluca Ricci

Si chiama Carretera de la Muerte e nel giro di pochissimi anni, a dispetto del nome decisamente poco invitante, è diventata uno degli itinerari ciclabili più ambiti da curiosi e appassionati: si trova ad un’ora di strada dalla capitale della Bolivia La Paz e collega La Cumbre a Coroico, una sessantina di chilometri di adrenalina pura.

La strada

La strada deve il suo nome alla pericolosità dei suoi tornanti e alla ristrettezza della carreggiata, a tratti meno di tre metri senza asfalto: il tributo in vite umane, nel periodo in cui è rimasta l’unica via di comunicazione fra la capitale e Coroico, è stato altissimo, oltre 300 vittime ogni anno, a causa di incidenti il più grave dei quali si è verificato nel 1983 con più di cento morti.

Da qualche anno è stata però aperta una strada più sicura e veloce, ragion per cui il traffico veicolare si è spostato quasi totalmente sulla nuova direttrice, lasciando il sedime del vecchio percorso a totale disposizione delle due ruote.

Via degli Yungas

Attrazione turistica

Il governo boliviano ha compreso la straordinaria potenzialità del sito e nel giro di pochissimo tempo lo ha trasformato in una vera e propria attrazione turistica.

Moltissime sono infatti le agenzie che organizzano la traversata della carretera, portando i ciclisti a La Cumbre direttamente in pullman: si tratta del punto più elevato della strada, a 4650 metri di altitudine, poco più di un migliaio sopra La Paz.

Da lassù ci si lascia andare in discesa e si imbocca quella che viene unanimemente considerata la strada più pericolosa del mondo.

Proprio per questo è necessario adottare in discesa tutte le precauzioni del caso, visto che per la maggior parte il sedime è costituito non da asfalto ma da terra battuta, esposta quindi alle precipitazioni atmosferiche, non di rado nevose – vista l’altitudine – e di per sé poco sicura per gli impianti frenanti delle biciclette.

Una volta presa la mano però il viaggio diventa davvero magico: fatta l’abitudine alla totale assenza di protezioni dalle scarpate su ogni curva o tornante, si inizia a scendere e in breve tempo lo sguardo riesce anche a dirigersi verso l’ambiente circostante, davvero entusiasmante.

Dislivello

Il dislivello è davvero importante, ma una volta comprese le modalità di rallentamento e di frenata c’è solo da divertirsi, anche perché la discesa dura quasi fino alla fine del percorso, quando il precipitare a valle viene naturalmente rallentato dalla conformazione dei luoghi, che nei pressi di Coroico si fanno meno aspri e selvaggi: gli ultimi chilometri sono praticamente pianeggianti, l’unica parte nella quale si deve dare fondo alle proprie energie fisiche.

Quelle mentali sono invece necessarie per gestire tutto l’itinerario precedente, ma proprio perché quasi totalmente in discesa (sempre che ci si serva di un’agenzia e si salga a La Cumbre con un mezzo motorizzato) il tour è sostanzialmente realizzabile da chiunque.

I paesaggi sono incredibili e in caso di difficoltà c’è sempre lo staff al seguito a cui fare riferimento: particolare non da poco, anche perché durante la discesa (il dislivello è superiore ai tremila metri) la temperatura aumenta sempre più e avere qualcuno a disposizione che possa trasportare i bagagli è un vero lusso.