Luca e la sua vita a Buenos Aires

Luca è da sempre impegnato nella cooperazione internazionale e, per questo, fin da giovane in giro per il mondo. Da qualche anno ha fatto di Buenos Aires la sua casa e la sede della sua associazione Sensacional. Una vita all’insegna del viaggio, con un respiro internazionale. Ci racconta la sua esperienza in questa bella e interessante intervista in cui ci parla di sé e del suo lavoro.

Buongiorno Luca, possiamo dire che la scelta della sua professione da subito indicava una certa predisposizione al viaggio?

Sicuramente sì! I miei genitori mi raccontano che ai 6 mesi ero già ad Amsterdam in viaggio con loro e che ai 2 anni avevo già “visto” vari paesi del Mediterraneo. Diciamo che loro mi hanno indicato la strada, poi io appena ho potuto, ho continuato il mio viaggio da solo. Chi mi conosce bene dice che sono un nomade, e a me questo appellativo non dispiace affatto!

Di cosa si occupa nello specifico la sua associazione?

Sensacional è una Onlus che nasce circa un anno fa dalla volontà di alcuni giovani professionisti, dediti alla cooperazione internazionale e non, di dare maggiore concretezza ai progetti di sviluppo locale, generalmente più concentrati a soddisfare le esigenze dei finanziatori internazionali (ONU, governi, agenzie di cooperazione) che a risolvere i problemi reali delle comunità. In quest’ottica, Sensacional propone un nuovo approccio, più umano ed attento alle questioni “micro”. Quello che facciamo è sostenere idee innovatrici che nascono a livello locale e che per mancanza di fondi o di conoscenze tecniche non hanno modo di fiorire, e per questo continuano a dipendere da donatori internazionali. Puntiamo a favorire l’indipendenza locale delle associazioni con cui lavoriamo, operando nella più completa trasparenza, con impegno e professionalità, ma anche allegria. Nel Terzo Mondo non esistono solo persone in difficoltà, ma c’è anche tanta gente che vuole crescere, avere la possibilità di fare, di migliorare la propria condizione di vita e quella della propria comunità. Queste persone possono (e vogliono) farcela da soli, noi li mettiamo sulla giusta strada. Anche questo è un viaggio emozionante, no?

Fondare un’associazione di cooperazione internazionale che cosa vuol dire in termini organizzativi?

Vuol dire non dormire più la notte, non avere più sabato o domenica… Vuol dire portare avanti ogni giorno la propria missione, dedicandoci anima e corpo, completamente. Il nostro motto è “il bene fatto bene” e per lavorare in questo modo ci vuole l’aiuto di tanta gente che condivide la stessa visione della cooperazione internazionale e, più in generale, della vita. I miei collaboratori non lavorano PER Sensacional, ma SONO Sensacional. Senza comprendere questa piccola grande differenza di fondo, non si può dare il massimo per fare il bene e fare di questa una iniziativa vincente.

Potete contare su qualche appoggio del governo argentino?

Preferiamo non dipendere da fondi istituzionali, perché troppo vincolati a interessi che hanno poco a che vedere coi progetti. Ad ogni modo, stimoliamo la partecipazione di tutti gli attori locali (governi, università, imprese, società civile) perché crediamo che il cambio debba venire direttamente dalle persone che vivono in una determinata situazione. Il governo argentino sta portando avanti politiche sociali all’avanguardia, volte all’inclusione ed alla riaffermazione del lavoro degno.

Come mai poi ha scelto l’Argentina?

Perché secondo me rappresenta un giusto compromesso tra l’Europa in crisi ed il mondo latinoamericano, in forte crescita. Qui la gente è allegra ed ha voglia di fare, se pone las pilas (si mette le batterie) perché ha voglia di migliorare e migliorarsi. Gli argentini sono abituati a cadere ed a rialzarsi, per questo sono un popolo che sa anche ridere di se stesso e dei propri (a volte grossolani) errori. Rispetto all’Europa, qui le persone sono più calde, più umane. Avendo più o meno tutti vissuto momenti difficili nella propria vita, si sentono di dare una mano a chi si trova in difficoltà, sapendo che in futuro potrebbe presentarsi la situazione opposta.

Che paese è, dal punto di vista economico e sociale?

La crisi del 2001 ha terribilmente aumentato la forbice tra ricchi e poveri. Prima del crack, l’Argentina era l’unico paese che poteva vantare una classe media; successivamente, si sono generate situazioni de calle (di vita in strada) per tantissima gente comune, che si è dovuta reinventare come ha potuto, cercando di non perdere oltre a tutti i loro risparmi anche la dignità. Per me, le crisi rappresentano sempre un’opportunità di cambio. Nel caso dell’Argentina, la crisi del 2001 ha avvicinato la società civile alle questioni sociali, sempre più strettamente legate all’economia reale. Il movimento dell’economia sociale rappresenta oggi una realtà forte nel Paese: è un nuovo punto di partenza, è la proposta dell’America Latina verso un nuovo modello economico più inclusivo e legato alla vita reale delle persone e non alla fantafinanza globale, che ha portato il Primo Mondo a vivere una crisi economica (e sociale) senza pari.

Un paese in cui, in qualche modo, l’Italia è presente visto il numero di emigrati o figli di emigrati. Si avverte in qualche modo, questa italianità?

Pizzerie ad ogni angolo! Ma la pizza argentina purtroppo è tutta un’altra cosa… Però è bello passeggiare di domenica e vedere le famiglie che si riuniscono per il pranzo a mangiare la lasaña de la nona (la lasagna della nonna!) o ascoltare da una finestra aperta le note della Traviata. L’Italia è presente in ogni aspetto della cultura argentina, ma credo che qui conservino valori “antichi”, legati alle radici italiane del vivere in comunità, aiutandosi, che la società italiana contemporanea ha messo in secondo piano per correre sfrenatamente verso il progresso, verso il profitto individuale.

Dal punto di vista burocratico e organizzativo cosa dovrebbe fare un nostro connazionale che volesse trasferirsi li?

Qui in Argentina gli italiani sono benvenuti, perché tutti hanno un parente italiano nella loro famiglia. Ci vedono di buon occhio e devo dire che in generale gli italiani che ho conosciuto a Buenos Aires sono persone intelligenti e capaci, che lasciano il nostro Paese principalmente per la frustrazione di non potersi esprimere come potrebbero e vorrebbero. L’Argentina gli dà lo spazio per essere come sono e non come dovrebbero essere e per me questo è un grande punto a favore del Paese. A livello burocratico, lo stato argentino facilita l’arrivo di stranieri ma poi si perde in tutta la sua rete borbonica di timbri, incartamenti, traduzioni, postille, notai, ecc… Quindi italiani, armatevi di santa pazienza che vi sembrerà di tornare in un ufficio postale degli anni ’80 italiani! Sul piano organizzativo, Buenos Aires offre ogni tipo di servizio per qualsiasi gusto e per qualsiasi tasca, sta solo alla persona sapere quello che vuole ed abbandonarsi alla dolcezza di questa città unica. E, comunque, si può sempre far affidamento all’Onnipotente: gli argentini dicono che Dio ha un ufficio a Buenos Aires!

Quali ritiene siano i punti di forza e di debolezza dell’Argentina?

L’Argentina è un Paese con un grandissimo potenziale, tanto economico che umano. Dispone di materie prime e di grandissimi spazi e di una società che, nonostante tutte le provenienze, è unita sotto un’unica bandiera. L’apparato politico lascia un po’ a desiderare perché è concezione comune che chi arriva al potere può approfittare dello stato per trarre un beneficio personale, piuttosto che servirlo. Mi ricorda il periodo di Menem che ha portato il Paese alla bancarotta, ma mi ricorda anche qualcun’altro di conosciuto in Italia…

Lei vive in quella che, a detta di molti, è la città più bella del Sud America. Che città è?

Bellissima. Non c’è giorno in cui non sia felice di vivere qui. E io sono cresciuto a Roma!  Buenos Aires è una città che a prima vista ha poco da offrire a livello artistico ed architettonico ad un italiano, ma via via che ci si vive si vanno scoprendo piccoli scorci unici, scorci di vita vera, sincera, a volte arrangiata ma incredibilmente creativa, allegra e colorata. In ogni strada c’è una storia da raccontare, basta avere la volontà di scoprirla.

Come sono accolti gli stranieri? L’integrazione è un problema?

Buenos Aires è una città cosmopolita, perché da sempre si propone come capitale culturale del Sudamerica. Gli europei sono più che benvenuti, specialmente i “latini”, che si sentono a casa fin da subito. L’integrazione con gli immigrati dei Paesi limitrofi (Bolivia, Perù, Paraguay) che vengono a Buenos Aires a cercare fortuna, è più complessa, ma devo dire che alla fine ognuno riesce a trovare la propria strada qui. C’è spazio per tutti!

Lei ha avuto modo di girare il paese: c’è qualcosa che l’ha particolarmente colpita dal punto di vista geografico, umano o urbanistico?

L’Argentina è un Paese mozzafiato, specialmente per la sua grandezza a livello naturale. Il ghiacciaio del Perito Moreno e le cascate di Iguazú sono degli spettacoli naturali unici al mondo, poi c’è il nordovest (Salta e Jujuy) che è spettacolare per conoscere etnie e paesaggi andini. E poi c’è Mendoza con le sue estancias produttrici di vino, Córdoba con la sua splendida natura intorno alla città… Insomma, ce n’è per tutti i gusti! E la cosa bella è che la gente si sa godere la vita.

Il sito dell’associazione:

www.sensacional.org

A cura di Geraldine Meyer